NOZIONI DI IGIENE NAVALE,
AMBIENTE DI LAVORO, FATTORI DI RISCHIO E LORO PREVENZIONE
PRINCIPI GENERALI DI IGIENE NAVALE
Una nave, studiata dal punto di
vista igienico per i materiali da costruzione impiegati, per il
rifornimento degli alimenti, per la provvista dell'acqua potabile e per
la eliminazione dei rifiuti, può essere considerata una vera e propria
abitazione, anche se temporanea, e da questa sotto diversi aspetti non
differisce molto.
Le condizioni igieniche di una abitazione civile sono in genere superiori
a quelle che può offrire una nave, ma se tale fatto è trascurabile per
gli effetti negativi che può causare sui passeggeri, che sostano su di
una nave per brevi periodi, ciò non accade per í componenti
l'equipaggio, che invece trascorrono a bordo una gran parte della loro
vita lavorativa.
L'unico pericolo, anche se molto remoto, per i passeggeri che si trovano
su di una nave da crociera, è quello di una eventuale diffusione di
malattie infettive (intossicazioni alimentari) a causa del grande
affollamento.
Per l'equipaggio la questione è ben diversa, in quanto, oltre le malattie
infettive, si possono verificare influenze ambientali dannose, che,
protratte per lungo tempo, possono essere nocive per il lavoratore.
L'equipaggio è attualmente il soggetto destinatario dell'Igiene navale, al
contrario di quanto avveniva circa 30 anni fa, quando invece lo erano i
passeggeri e gli emigranti in particolare.
Le navi che un tempo erano adibite al trasporto degli emigranti sono ormai
scomparse, restano le navi mercantili che vengono usate a scopo
turistico e commerciale, per il trasporto cioè di persone e cose.
Esse possono essere suddivise in tre
gruppi:
1) Navi per il trasporto di passeggeri (traghetti, da crociera)
2) Navi per il trasporto di passeggeri e di merci (miste)
3) Navi per il trasporto di merci.
Le navi usate come traghetti
* o per crociere **
non presentano rilevanti problemi igienici dal momento che la gran parte
di esse per tecniche costruttive può essere paragonata ad alberghi di
buona categoria: non così quelle del secondo e terzo gruppo e specie
quelle costruite intorno alla II guerra mondiale.
Le navi quindi di cui parleremo sono quelle da carico misto (passeggeri e
merci) e quelle per il solo trasporto merci.
Queste ultime si possono dividere in
4 gruppi a seconda del tipo di merce che trasportano:
1) merci (a pezzi) con o senza imballaggio (merce varia);
2) merci poste in containers;
3) merce alla rinfusa (carbone, minerali, granaglie);
4) merce
liquida (combustibile grezzo o raffinato, oli lubrificanti, vino,
gas liquido, ecc.).
* Le navi
traghetto per il numero di passeggeri (elevato e quasi sempre al limite
di sicurezza della capienza in particolari periodi dell'anno)
presentano, anche per le auto che quasi sempre trasportano, problemi di
sicurezza in caso di incendi a bordo. E' bene, quindi, curare in modo
particolare la sicurezza e dotare queste navi di tutti i sistemi
necessari alla salvaguardia della vita in mare (rilevazione automatica
di fumo, innesco automatico di springler a causa dell'aumento di
temperatura), in modo da escludere per quanto possibile il ricorso ai
mezzi di salvataggio in caso di estrema necessità (abbandono nave).
Infatti in queste navi traghetto, pur se esse sono dotate di tutti i
presidi prescritti per legge, è impensabile operare un abbandono nave
con una grande massa di passeggeri (vecchi, bambini, handicappati),
anche perché in tali momenti il panico può colpire la persona più sana e
farle compiere atti che in condizioni normali non avrebbe neanche
immaginato di fare.
** Per le
navi da crociera, come per le navi traghetto, oltre che i problemi di
sicurezza riportati nella nota precedente ed alla quale si rimanda,
esistono anche quelli legati alla ristorazione in un breve arco di tempo
di migliaia di persone (fast food, tavole calde, ristoranti), per cui
bisogna prendere in particolare considerazione i problemi connessi con
la preparazione, conservazione e distribuzione dei cibi.
Il controllo accurato del personale all'atto dell'arruolamento, i
controlli preliminari prima dell'immissione in servizio (libretto
sanitario), l'esatta e scrupolosa osservanza delle norme igieniche
eviteranno l'insorgenza di infezioni ed intossicazioni alimentari, che
fortunatamente raramente si verificano e colpiscono un grande numero di
persone contemporaneamente.
La nave, quindi, in base ai servizi
che deve svolgere può avere forma e grandezza variabile. Noi tratteremo
delle parti essenziali che interessano particolarmente l'Igiene navale.
La nave ha una serie di piani orizzontali che la percorrono da poppa a
prua e che sono chiamati ponti; il numero di essi varia con la grandezza
della nave.
Altri piani che concorrono al sezionamento della nave sono i piani
verticali (longitudinali e trasversali), che prendono il nome di
paratie.
Partendo dalla chiglia, il primo piano orizzontale al di sopra di questa
delimita una zona chiamata dei doppi fondi, ai cui lati e per tutta la
longitudine esiste una zona inclinata che prende il nome di sentina. La
sentina quindi è la zona marginale sul cielo dei doppi fondi.
Dal piano dei doppi fondi troviamo una serie di strutture di collegamento
(più o meno numerose a seconda della grandezza della nave) ed una di
queste, continua da prua a poppa, prende il nome di ponte di coperta o
ponte principale.
In pratica i ponti al di sotto del ponte di coperta vengono distinti dalle
lettere dall'alfabeto A B CD E; al di sopra hanno nomi derivanti
dall'uso cui è destinato il ponte (ponte delle lance, ponte sole, ecc.).
Il materiale di costruzione delle navi è cambiato con il passare del
tempo. Il legno era il materiale più usato, poi si è ricorso al metallo
in quanto presenta una manutenzione più semplice e una maggiore
resistenza.
Navi di legno - Il legno
viene utilizzato per la costruzione di piccole navi, di velieri da
diporto. Esso oltre ad essere elastico, e quindi indiscutibilmente
importante dal punto di vista costruttivo, è cattivo conduttore di
calore e smorza i rumori; ha però un grave difetto cioè assorbe e
trattiene l'umidità per cui è soggetto a putrescibilità ed usura,
nonostante le vernici e le catramature, ed è suscettibile di incendio.
La carena della nave presenta quindi grossi inconvenienti: il legno lascia
filtrare una certa quantità di acqua, che, raccogliendosi nelle sentine
insieme con le sostanze organiche proprie del legno, entra in
decomposizione creando, se non viene regolarmente smaltita,
quell'ambiente mefitico delle vecchie navi (galere).
Navi di ferro - Il ferro, al contrario del legno, non lascia
filtrare acqua all'interno della nave e, verniciato con antiruggine,
resiste all'usura del tempo; è però buon conduttore di calore e di
rumore, che propaga con grande facilità, e subisce quindi le variazioni
della temperatura esterna.
Le navi in ferro sono, inoltre, dal punto di vista igienico, di più facile
pulizia e, non permettendo infiltrazioni di acqua, non presentano gli
svantaggi delle navi di legno, ma dal momento che, come abbiamo detto,
il ferro è buon conduttore di calore e di rumore, si sono resi necessari
lo smorzamento dei rumori e l'isolamento termico mediante dei
rivestimenti interni.
Si suole quindi ricorrere alle contropareti (applicate alle parti interne
delle murate) formanti intercapedini riempite di materiali coibenti di
circa 10 cm. di spessore. Un tempo il materiale coibente era costituita
da polvere di sughero catramata o non e da segatura, mentre oggi si
preferisce la lana di vetro o di roccia sciolta o compressa in lamine;
pure usati sono i composti di una lega di alluminio o metalli leggeri,
che hanno la funzione di riflettere anche il calore.
Il rivestimento più idoneo per le pareti interne deve essere costituito da
materiale coibente anche resistente al fuoco (laminato plastico su base
incombustibile) di classe A, B, o C, che per isolamento termico e per
caratteristiche strutturali deve presentare una resistenza al fuoco «
standard », rispettivamente per la durata di un'ora, di mezza ora o
essere solo incombusta (solo per la classe C).
La pavimentazione è costituita più spesso da legno (teak, poco permeabile
all'acqua, specie nei ponti scoperti), da gomma, da linoleum e da quanto
altro l'industria può offrire, ma che abbia il pregio di essere perciò
non infiammabile.
Tutte queste ed altre norme brevemente riportate sono contenute nelle
Convenzioni Internazionali sulla Sicurezza (International Convention for
the Safety of Life at Sea) SOLAS del 1948, del 1960 e del 1974.
ALLOGGI PER PASSEGGERI ED
EQUIPAGGIO, IMPIANTI DI BORDO
La conoscenza topografica di una
nave serve per ubicare quanto è possibile gli alloggi al di sopra della
linea di massima immersione e al centro della nave.
Nelle navi da carico e su quelle miste, per differenti ragioni, non sempre
è realizzabile questa norma, per cui gli alloggi situati sotto la linea
di massima immersione debbono sottostare alla condizione che siano
soddisfacenti l'illuminazione e il condizionamento dell'aria.
Principali requisiti igienici e
ventilazione naturale degli alloggi
Le norme igieniche generali che regolano la sistemazione degli alloggi
fanno riferimento alla cubatura, all'isolamento termico ed acustico,
alla luminosità, alla ventilazione.
Le Leggi nazionali (Legge del 16-6-39 n. 1045 e le convenzioni
internazionali (Convenzione n. 75 di Seattle del 29-6-1946 e Conv. n. 92
di Ginevra del 18-6-49) prescrivono delle norme riguardo all'alloggio
del personale imbarcato a seconda se sono destinati agli ufficiali,
sottufficiali e ai comuni.
Agli Ufficiali spetta una cabina singola, decorosa, fornita di letto o
cuccetta con due materassi, dotata di wc, lavandino con acqua corrente e
bagno; la cubatura dell'alloggio non deve essere inferiore a 12 mc in
una nave con stazza superiore a 1600 tonnellate e a 8 mc se di stazza
inferiore.
Le cabine per sottufficiali destinati ad alloggiare fino a 4 persone
devono avere, se cabina singola 6 mc, se destinata a 2 persone 10 mc, se
destinata a 4 persone 16 mc.
Per quanto riguarda l'alloggio dei comuni, i dormitori possono arrivare ad
un massimo di 16 persone; la cubatura minima per persona è stabilita per
legge in mc 3,5 o eccezionalmente in mc 3, se le cabine sono ubicate sui
ponti superiori a quelli di coperta e se la ventilazione naturale
consente il rinnovamento completo dell'aria di almeno 6 volte all'ora e
sempre che la nave non sia adibita a viaggi in zone tropicali.
Comunque la superficie minima per ogni persona deve essere di mq 1,5 e
l'altezza nei locali non inferiori a 2 m.
Le cuccette assegnate ad ogni persona devono essere di metallo ed avere
una lunghezza massima di m. 1,80 ed una larghezza di m. 0,60; non devono
essere collocate in corrispondenza di maniche a vento e distanti dalla
murata di almeno 5 cm, devono avere un lato libero e direttamente
accessibile.
Completano l'arredamento dei dormitori uno stipetto metallico di circa mc
0,3, con sportelli muniti di fori, un attaccapanni ed almeno uno
sgabello.
Qualora tra i componenti l'equipaggio vi siano persone di colore (art. 36
legge N. 1045) a queste dovranno essere riservate sistemazioni di
alloggio e servizi relativi separati da quelle del restante personale;
per lo stesso motivo bisogna loro permettere di confezionare il vitto
secondo le abitudini ed i costumi.
IMPIANTI: Impianto elettrico.
Illuminazione naturale ed artificiale
La corrente elettrica prodotta a bordo viene convogliata ad un grande
pannello di distribuzione dal quale si dipartono linee separate per i
vari locali della nave; questo frazionamento è necessario per motivi di
sicurezza ed evita che una avaria privi di luce una zona troppo grande
della nave. Nelle navi di una certa stazza è prevista anche una linea di
emergenza servita da un generatore autonomo che deve garantire il
funzionamento dei mezzi di comunicazione fra le varie zone della nave,
illuminare i locali di passaggio o di riunione, i locali macchine, le
caldaie e il ponte di comando.
Dal momento che su una nave per ragioni di sicurezza le aperture non
possono essere troppo grandi, a meno che esse si trovino su ponti
elevati, nei locali della nave la luce esterna che serve per
l'illuminazione naturale deve arrivare attraverso aperture, che, a
seconda della loro posizione o forma, devono servire di passaggio, oltre
che di ventilazione ed illuminazione nello stesso tempo.
Le aperture di passaggio, oltre che aprirsi verso l'esterno, hanno sulla
loro parte superiore e nei ponti bassi una apertura circolare attraverso
cui passa poca luce e serve per guardare prima di aprire; i ponti alti
invece hanno una apertura rettangolare che permette l'ingresso di una
maggiore quantità di luce.
Altra apertura che serve per la illuminazione naturale e la ventilazione è
il portellino di murata. Non è questo sufficiente ad una idonea
illuminazione per cui è necessario ricorrere alla illuminazione
artificiale. L'illuminazione artificiale avviene mediante corrente
elettrica.
Lo stato di illuminazione naturale, quindi, più che soddisfacente nelle
parti elevate della nave, diviene precario nelle parti basse, comprese
quelle adibite ad abitazione. Il rapporto fra superficie illuminata e
superficie di pavimento può scendere al di sotto di 1/20 (normalmente è
superiore o uguale a 1/6) e ne deriva da tutto questo il bisogno
dell'illuminazione artificiale anche in molte ore diurne.
Considerando ora l'illuminazione da un punto di vista igienico, con
particolare riguardo alle necessità dell'equipaggio nei diversi ambienti
di lavoro, possiamo affermare che una adeguata illuminazione è
essenziale per ragioni di efficienza e sicurezza, dal momento che è noto
che lo sforzo e la fatica oculare oltre che diminuire il rendimento
lavorativo predispongono ad incidenti sul lavoro.
La fornitura di una corretta illuminazione nei diversi ambienti, a seconda
del tipo di lavoro ed attività che in essi vengono svolti, dipende dalla
intensità e dalla disposizione della sorgente luminosa; la fonte
luminosa deve essere adeguata e disposta in maniera che la luce cada
nella regione adatta senza provocare abbagliamento.
Le navi moderne provvedono alla illuminazione artificiale con lampade ad
incandescenza, però, essendo molto bassi i soffitti, l'illuminazione
diretta produce l'abbagliamento, da ciò la necessità di ricorrere a
schermature o diffusori, che forniscano illuminazione indiretta o
semidiretta, dal momento che la grande quantità di energia che necessita
può produrre eccessivo riscaldamento.
Una buona illuminazione è particolarmente importante nella sala macchine e
nelle cucine, per evitare nelle prime ombre dove l'individuo lavora,
nelle seconde per permettere ai cuochi una buona visione per ragioni di
igiene e sanità.
La misura dell'illuminazione (intensità luminosa) si esprime in LUX e
viene eseguita mediante fotometro a cellula fotoelettrica o
fotovoltaica, chiamato luxmetro.
Impianti frigoriferi e celle
frigorifere
Questi servono nelle navi per conservare la provvista dei viveri
deperibili per la durata del viaggio; sono apparecchiature atte ad
abbassare, in ambiente chiuso e coibentato, la temperatura e la umidità
fino ad un valore prefissato a seconda del cibo da conservare.
L'abbassamento della temperatura si ottiene facendo espandere in apposite
tubature un gas precedentemente compresso e liquefatto. Un tempo i gas
adoperati erano tossici e facili erano per le inevitabili fughe le
intossicazioni acute e croniche; attualmente con l'impiego di gas non
tossici (Argon) questa patologia è molto diminuita e quasi scomparsa.
Gli impianti e le celle frigorifere vengono costruite in modo da avere una
efficiente coibentazione, un impianto elettrico stagno all'umidità,
porte con dispositivi che si aprono anche dall'interno e sistemi di
allarme. La grandezza degli impianti frigoriferi viene misurata in
frigorie/ora mentre quella delle celle in metri cubi.
Navi frigorifere, costruite per la conservazione del pescato da avviare ai
mercati •e per il trasporto di speciali derrate (banane), vengono
allestite da numerose nazioni e sono oggetto di trattazione in
pubblicazioni specializzate.
Impianto idrico: fabbisogno, giudizio di potabilità, correzione
depurazione delle acque ad uso potabile, conservazione e distribuzione
Fabbisogno
L'acqua è indispensabile alla vita dell'uomo e degli animali.
A riposo ed in clima temperato giornalmente una persona elimina una certa
quantità di acqua (come vapore acqueo) attraverso i polmoni con la
respirazione, attraverso la cute con il sudore, e attraverso le urine,
per cui deve reintegrare con le bevande e con gli alimenti i 2-3 litri
di liquidi che perde al giorno.
Il fabbisogno giornaliero per persona (bevande ed altri usi domestici
quali pulizia personale) si aggira in media tra 20 e 35 litri di acqua,
ma tende ad aumentare.
Acqua minerale in bottiglie sigillate o in cartoni impermeabili (tetrapac)
è sempre più in uso sui natanti ed è quella che viene comunemente usata
per bere e cucinare.
La restante acqua occorrente per il fabbisogno di bordo o viene caricata
di volta in volta nei vari porti dove si fa scalo o viene prodotta a
bordo a mezzo di distillatori.
Questa è l'acqua occorrente per le pulizie personali (bagni, docce) per la
lavanderia e per tutti gli usi comuni all'igiene dell'ambiente e servizi
connessi.
Le semplici nozioni che vengono di seguito impartite sul giudizio di
potabilità e sulla correzione e depurazione delle acque ad uso potabile
potrebbero, a prima vista, essere considerate superflue. Ma il conoscere
le metodiche che occorrono per rendere e mantenere un litro d'acqua
potabile forse servirà a limitare gli sprechi di questo bene comune che
con il passare degli anni si fa sempre meno disponibile.
Giudizio di potabilità
L'acqua destinata ad uso potabile presenta, oltre che un certo contenuto
di sostanze chimiche disciolte, anche una certa carica batterica, per
cui, quando questa diventa elevata, rappresenta quasi sempre il mezzo di
trasmissione di importanti malattie (infezioni, tifo-paratifiche,
colera, dissenteria) a prevalente trasmissione oro- fecale.
La sopravvivenza di germi patogeni nell'acqua contaminata non è molto
lunga (10-15 giorni), ma è sufficiente alla propagazione delle infezioni
stesse.
Un'acqua per essere destinata ad uso potabile deve possedere delle
caratteristiche igieniche compendiate nel giudizio di potabilità, che
scaturisce dalla risultante di diverse indagini quali la determinazione
dei caratteri:
— fisici;
— chimici;
— batteriologici.
Caratteri fisici: l'acqua deve essere limpida, incolore, inodore, di
sapore gradevole, fresca (alla fonte).
Caratteri chimici: l'analisi chimica svela, più che la presenza di
sostanze direttamente dannose alla salute, gli indizi di possibili
inquinamenti dell'acqua, rilevabili mediante la determinazione
quantitativa di talune sostanze eccedenti una certa concentrazione
ritenuta ottimale.
Possono far sospettare un inquinamento le sostanze organiche, l'ammoniaca,
i nitriti, i cloruri, i fosfati, l'idrogeno solforato.
Caratteri batteriologici: questi rivestono una grande importanza nel
giudizio di potabilità di un'acqua, in quanto sono indizi di
inquinamento.
La conta totale dei germi presenti nell'unità di volume dell'acqua
considerata non deve contenere più di 100 germi per cc. e soprattutto
non deve contenere escherichia coli in 100 cc. streptococchi fecali
* in 50 cc. e clostridii solforiduttori
** in 20 cc. del campione.
* La
presenza di questi germi, dal momento che sopravvivono per breve tempo
nell'acqua, è ritenuta indice di inquinamento in atto o molto recente.
** La presenza di spore di questi germi è indice di inquinamento di
vecchia data.
Correzione e depurazione delle
acque ad uso potabile
Alcune volte è necessario migliorare taluni caratteri organolettici per
far sì che l'acqua diventi potabile ed anche accettabile al gusto. Gli
odori sgradevoli si allontanano con abbondante areazione, la torbidezza
con aggiunta di sostanze coagulanti (solfato di alluminio), la eccessiva
durezza, data dal contenuto di sali di calcio e di magnesio, si ottiene
trattando con resine particolari.
La correzione batteriologica o depurazione si propone di allontanare o
distruggere i germi patogeni presenti nell'acqua mediante la filtrazione
e mediante l'impiego di mezzi chimici e fisici.
La filtrazione consiste nel far passare l'acqua attraverso filtri
particolari (carbone animale o vegetale, candele filtranti).
I mezzi chimici sono l'ozono ed il cloro; il primo poco usato.
Il cloro, di più facile impiego a bordo, viene usato sotto forma di
ipoclorito di sodio allo stato liquido o sotto forma di gas; la quantità
di cloro da aggiungere deve essere sufficiente ad ossidare tutte le
sostanze organiche presenti nell'acqua ed i batteri in essa contenuti
(bastano da 0,05 a 0,5 mg/1 di cloro attivo, residuo, a seconda
dell'inquinamento dell'acqua).
I mezzi fisici sono rappresentati dal calore i(ebollizione), poco pratico
ed usato per piccole quantità d'acqua, o da impianti a raggi
ultravioletti.
I raggi ultravioletti, prodotti artificialmente da lampade di quarzo a
vapori di mercurio, con y compreso tra 200 e 300 nm sono forniti
di attività battericida. L'acqua trattata con questi raggi mantiene
inalterati i caratteri organolettici, ma deve essere perfettamente
limpida dal momento che la loro azione diminuisce in ragione del
quadrato della distanza e quindi deve scorrere in tutta prossimità della
sorgente che li produce.
Gli alimenti, così come l'acqua, se vengono contaminati dai batteri,
virus, parassiti, veleni chimici possono arrecare danno all'uomo in
maggiore o minore misura, a seconda del grado di contaminazione, per cui
è necessario a bordo disporre di acqua batteriologicamente pura.
Conservazione e distribuzione
Per l'approvvigionamento idrico occorrono come abbiamo già detto
giornalmente almeno 20 - 35 litri di acqua potabile a persona necessaria
per bere, per cucinare e per la pulizia personale.
Oltre a questa necessita acqua per i servizi di macchina, per la
lavanderia e per la pulizia della nave.
Per ottenere acqua potabile a bordo si può distillare quella del mare,
prelevandola per quanto possibile pulita, possibilmente al largo.
L'acqua che si ottiene per distillazione è batteriologicamente pura, ma
manca di sali e, se usata per un periodo prolungato, produce
inconvenienti.
L'acqua per i servizi di macchina e per la pulizia in genere della nave
viene immagazzinata nei doppi fondi, mentre per l'acqua potabile si deve
far ricorso a serbatoi metallici, di rame o di acciaio inossidabile.
La casse serbatoi sono generalmente costruite anche di ferro cementato
internamente e la cementazione deve essere controllata, ed eventualmente
rifatta, possibilmente ogni 6 mesi.
Perché l'acqua sia pura e quindi usabile è bene osservare tre condizioni:
1 - Assicurarsi della buona qualità dell'acqua che si carica;
2 - Effettuare il prelevamento con mezzi che escludano l'inquinamento;
3 - Evitare inquinamenti posteriori alla raccolta.
La disinfezione dei serbatoi deve essere effettuata periodicamente,
assieme alla pulizia dopo ogni cementatura, comunque ogni volta che
sorga un dubbio sulle condizioni igieniche dei serbatoi o in caso che
l'intero impianto di acqua potabile della nave risulti contaminato.
Infatti í serbatoi sono muniti di appositi passi d'uomo stagni, sfoghi
d'aria con dispositivi atti ad impedire la penetrazione di corpi
estranei, e tubi di drenaggio per lo svuotamento. Sono dotati anche di
livello esterno per accertare continuamente Io stato di ripienezza.
I sistemi di distribuzione sono due: uno antico, che consiste nel pompare
acqua in una cassa di gravitazione situata nella parte più elevata della
nave, e distribuirla per gravità; un altro moderno, che consiste invece
nel mettere in comunicazione i serbatoi per mezzo di una autoclave,
attraverso una pompa aspirante-premente, e nel mantenere nell'autoclave
una pressione di circa 2 atmosfere al fine di spingere l'acqua fino alle
parti più elevate.
A causa della prolungata conservazione dell'acqua clorata nei depositi, e
se la temperatura è favorevole, si ha uno sviluppo squilibrato della
flora microbica dell'acqua contenuta nei cassoni, con prevalenza di
microorganismi più resistenti all'azione del cloro (bacilli sporigení e
miceti).
Il sapore di cloro (clorofenoli male-odoranti) nell'acqua può essere tolto
mediante anidride solforosa o iposolfito di sodio.
La ricerca di cloro residuo nell'acqua da distribuire a bordo si attua
mediante la ortotolidina acida che, aggiunta all'acqua in presenza di
cloro, dà una colorazione giallastra più o meno intensa a seconda del
cloro presente, che si legge su apposita scala fornita con Io strumento.
Fognature, impianti igienici ed
allontanamento dei rifiuti
Fognature
Su una nave si distinguono due tipi di fognature, una superficiale, che
elimina per gravità, e una profonda, che elimina forzatamente.
Fognatura superficiale: serve anzitutto ad eliminare le acque bianche
dalle parti alte della nave, le acque nere, e di latrine, che vengono
eliminate anch'esse per gravità attraverso tubazioni preferibilmente
separate da quelle delle acque bianche.
Fognatura profonda - Sentine: i rifiuti liquidi, che si raccolgono sotto
la linea dell'acqua, non si possono eliminare per gravità; necessitano
pertanto di svuotamento forzato (sistema pneumatico).
Le sentine costituiscono una serie di compartimenti esistenti nella parte
più bassa della nave e raccolgono ogni sorta di scoli: delle macchine,
delle caldaie, delle stive, dei depositi alimentari, ed eventualmente
anche le acque che penetrano con i colpi di mare nell'interno della
nave. Per la presenza di materiali organici l'acqua delle sentine si
altera e produce esalazioni moleste (ciò accade specialmente nelle navi
di legno), di conseguenza risulta necessario eliminare continuamente i
liquami che vi si depositano. Con sistemi pneumatici vengono eliminate
sia le acque di sentina che le acque nere delle latrine sottostanti la
linea d'acqua.
Impianti igienici ed
allontanamento dei rifiuti
Le latrine di bordo funzionano con eliminazione diretta. Occorre però
distinguere le latrine situate al di sopra della linea dell'acqua,
quelle in sua prossimità e quelle al di sotto di essa.
Per le prime lo smaltimento può farsi per semplice gravità, dal momento
che si tratta di impianti soprastanti la linea dell'acqua.
Per le latrine situate in prossimità della linea di acqua o sottostanti ad
essa si adoperano vasi a doppia valvola e pompa aspirante-premente,
manovrabile a mano o elettricamente, in modo da aspirare acqua marina
per il lavaggio, eliminare i materiali luridi ed azionare
contemporaneamente le due valvole automaticamente.
Per ciò che riguarda il tipo di water, per le donne •si adottano i cessi a
sedile, per l'equipaggio di sesso maschile, invece, viene preferito il
cesso alla turca, disposto in batteria e munito di buoni appoggi.
Il numero dei vasi per la collettività deve essere, come minimo, di uno
ogni 6 - 12 utenti.
Mentre questo rapporto nelle latrine per uomini è accettabile, dal momento
che vi sono anche gli orinatoi, risulta insufficiente per la
collettività femminile per la quale il rapporto deve essere di uno a 5
utenti.
I servizi igienici devono essere ubicati in vicinanza degli alloggi, e
devono essere previsti, negli antibagni, lavamani muniti di distributore
di sapone liquido, nonché locali destinati alle docce fornite di acqua
calda e fredda.
Il problema dell'allontanamento dei rifiuti non si limita solo allo
scarico delle latrine ma interessa anche lo scarico dei rifiuti delle
cucine e delle sale da pranzo. A tal fine esiste un punto della nave, la
cosiddetta tramoggia (la lupa), che attraverso un grosso tubo favorisce
lo scarico a mare di ogni sorta di materiale di rifiuto.
Impianto di ventilazione
Ventilazione naturale
La ventilazione naturale a bordo avviene attraverso le aperture verticali
(boccaporti) e le aperture laterali (finestre, oblò, portelli per
servizi). Essa, se risulta adeguata per quanto riguarda i ponti
superiori fino al piano di coperta e nel piano di coperta stesso,
diviene del tutto insufficiente nei ponti e nei locali inferiori a
quest'ultimo, per cui bisogna ricorrere ad altri sistemi e soprattutto
quando, a causa del mare agitato, vengono chiusi boccaporti ed aperture
laterali.
Ventilazione sussidiaria
La ventilazione sussidiaria avviene attraverso le cosiddette trombe
d'aria, che consistono in condotti verticali terminanti in alto con
boccaporti in senso orizzontale ed orientabile a volontà. Queste trombe,
a seconda di come vengono orientate, immettono aria nei locali o al
contrario fungono da aspiratori.
Generalmente sono situate in punti diversi della nave, nelle parti più
elevate e riparate dai fumi.
Per la ventilazione delle singole cabine agli oblò possono essere
applicate delle piccole trombe a forma di cucchiaio.
Quando la nave è in movimento, questi mezzi per la ventilazione
sussidiaria risultano efficienti, quando al contrario la nave è ancorata
e l'atmosfera è calma possono divenire inattivi.
Nelle 'moderne navi questa ventilazione è stata sostituita dalla
ventilazione artificiale o dal condizionamento d'aria.
Ventilazione artificiale
La ventilazione artificiale viene ottenuta per mezzo di aspiratori o
propulsori elicoidali o centrifughi, che vengono messi in funzione
elettricamente, ed è indispensabile nelle navi per colmare le deficienze
della ventilazione naturale o sussidiaria *.
* Il
condizionamento d'aria diventa sempre più necessario su navi adibite al
trasporto di combustibili o sostanze pericolose e si rivela l'unica
possibile.
Gli apparecchi aspiratori o
propulsori possono essere applicati in diversi punti della nave; la
difficoltà tecnica della loro sistemazione sta nella razionale
distribuzione delle correnti d'aria specialmente nei sistemi
centralizzati. I requisiti principali che devono possedere questi
apparecchi sono rappresentati dalla loro equa distribuzione nei vari
locali, tenendo conto delle diverse caratteristiche e della diffusione
dell'aria immessa su larghe superfici per evitare correnti moleste.
In ogni caso, a secondo dell'uso cui è adibita la nave, deve essere
studiato un sistema appropriato di ventilazione, che costituisce senza
dubbio uno dei più importanti problemi di igiene navale.
Per quanto riguarda il problema della viziatura dell'aria, assai raramente
questo è legato alla diminuzione di ossigeno, dal momento che non scende
a quote così basse da produrre asfissia. Del resto è stato dimostrato
che l'anidride carbonica può arrivare negli spazi confinati fino a 30 -
35 per mille senza causare incidenti degni di nota; tuttavia la presenza
nell'aria di sostanze organiche (le cosiddette antropotossine), ma
soprattutto le alterazioni fisiche (temperatura ed umidità), rendono
necessari dei sistemi di prevenzione prima ancora che i tassi di
ossigeno e di anidride carbonica divengano preoccupanti.
Gli apparecchi di propulsione della nave incidono sulla viziatura
dell'aria, perché, sebbene protetti, immettono nell'ambiente piccole
quantità di gas di scarico, vapori di nafta e benzina.
La correzione dei fattori fisici dell'aria riveste enorme importanza
perché essi concorrono in modo determinante nell'indurre l'insorgenza
del malessere da aria confinata; tale condizione è facile a verificarsi
nel periodo estivo quando la temperatura aumenta a causa del calore
sviluppato dagli apparecchi di propulsione associati ad un alto grado di
umidità prodotta anche dalla respirazione umana.
Un tempo si faceva circolare l'aria in un sistema di tubazioni a contatto
con l'acqua marina per sottrarre calore e condensare l'umidità;
attualmente si usa un impianto di apparecchi refrigeratori che
raggiungono il doppio scopo di abbassare la temperatura e condensare
l'umidità.
Talora anche con semplice rimescolamento dell'aria con i sistemi
centralizzati si attiva una circolazione in tutti gli ambienti della
nave e si favoriscono specie quelli che si trovano in peggiori
condizioni.
Impianti di riscaldamento e refrigerazione
Le navi, specie quelle in ferro, subiscono le variazioni della temperatura
esterna in misura maggiore rispetto alle ordinarie abitazioni a causa
del materiale di costruzione.
Se la temperatura esterna è di 00 nei locali interni vi sarà una
temperatura di -3°/-5°, intollerabile durante l'inattività, il contrario
avviene per le elevate temperature.
Nelle zone torride l'alta temperatura raggiunge i limiti della
sopportazione, se ad essa poi si aggiunge il calore emesso dai
macchinari, dall'illuminazione e dall'affollamento diviene necessario
provvedere ad una regolazione termica.
Riscaldamento artificiale
Il sistema più raccomandabile per il riscaldamento artificiale è quello
del condizionamento dell'aria, esso associa la ventilazione al
riscaldamento, evitando le correnti fredde prodotte in caso di
ventilazione separata.
Il condizionamento dell'aria nelle navi si effettua utilizzando il vapore
centrale; viene realizzato con più impianti locali di apparecchi
chiamati « thermotank », ognuno dei quali serve una determinata zona
della nave.
Impianto di refrigerazione
L'impianto di refrigerazione è richiesto nelle navi che compiono viaggi
attraverso le zone tropicali e, in tutte le navi, nei locali macchine.
Gli accorgimenti che in genere si adottano per attenuare l'azione del sole
o del calore sono le verniciature bianche delle murate, l'innaffiamento
dei ponti di coperta, l'erezione di tende ampie, eventualmente a doppio
strato, cioè a cuscinetto d'aria, in coperta, le intercapedini isolanti
di rivestimento delle murate.
Nei locali macchina per ottenere la minima irradiazione del calore si
usano rivestimenti isolanti e schermi protettivi e si fa circolare acqua
attorno alle parti più calde dei macchinari.
Tutte queste misure divengono insufficienti nell'interno della nave senza
la ventilazione, che deve essere veramente efficace soprat tutto nelle
condizioni più critiche, per cui non basta che essa venga effettuata con
l'aria ambiente, che può essere già per se stessa calda, ma deve essere
attuata con aria raffreddata. Ciò si ottiene mediante il condizionamento
dell'aria, attraverso gli stessi thermotank, facendo circolare aria
refrigerata prodotta dagli impianti di frigoriferi centrali, che sono
utilizzati anche per la conservazione degli alimenti e per la
fabbricazione del ghiaccio.
Gli agitatori a palette sono un altro accorgimento che serve per
refrigerare; essi provocano un movimento dell'aria stessa anche se senza
ricambio e favoriscono l'evaporazione cutanea e quindi la dispersione
del calore organico.
La nave, in genere, risente più del caldo che del freddo, in quanto è
molto più facile aumentare che diminuire la temperatura ambiente.
La regolazione della temperatura è di particolare importanza nei locali
macchine e caldaie, ove, a causa delle elevate temperature ivi
esistenti, il personale può andare soggetto ad affezioni acute, come il
colpo di calore, o croniche, come l'anemia dei fuochisti (diminuzione di
tasso di emoglobina), anche se, specie quest'ultima, è rimasta come
esempio nella storia della medicina navale.
E' nota l'influenza che un elevato stato igrometrico (umidità) può
esercitare sulla tolleranza della temperatura.
Nelle navi l'umidità può essere elevata sia per effetto dello stesso
ambiente esterno, sia per l'umidità creata nella nave in seguito alla
eliminazione umana del vapor acqueo, alle perdite delle caldaie o di
altri macchinari, alla evaporazione di acqua raccolta nelle sentine.
Questa si combatte con la ventilazione e sopratutto con il
condizionamento dell'aria che descriveremo.
Ambulatori - Infermerie (artt. 46
- 55 legge n. 1045)
Navi che intraprendono traversate senza scalo di oltre 48 ore, aventi a
bordo più di 10 persone di equipaggio, dovranno essere dotate di un
locale di medicazione (ambulatorio) bene illuminato, ventilato, fornito
di lavabo con acqua fredda e calda, bene arredato e dotato del
prescritto strumentario e di medicinali.
Navi che intraprendono traversate senza scalo di durata superiore a 48
ore, ed aventi a bordo più di 20 persone di equipaggio, devono essere
provviste di una cabina atta ad isolare un malato; devono essere
provviste anche di una cuccetta ed un lavandino.
Navi di oltre 3000 tonnellate che intraprendono traversate di durata
superiore a 5 giorni devono avere una infermeria bene aereata ed
illuminata, situata almeno sopra la linea di galleggiamento, con un
ingresso-passaggio sufficientemente largo, comunque da consentire il
passaggio di una barella di usuali dimensioni. Nella infermeria devono
essere installati due letti e i servizi igienici idonei (lavabo, water,
doccia) e separati, ad uso esclusivo dei ricoverati. Oltre la comune
illuminazione deve esistere nell'infermeria una lampada elettrica
portatile.
L'art. 7 del D.P.R. 31 Luglio 1980 n. 620 prevede che venga assicurata la
presenza su tutti i natanti italiani, addetti al traffico ed alla pesca
oltre gli stretti, di un componente l'equipaggio che abbia superato
corsi di pronto soccorso finanziati ed organizzati dal Ministero della
Sanità.
In base alla legge 18 febbraio 1923 approvata con R.D. 11 Aprile 1929 n.
1086 e con legge n. 685 del 22-12-1975 vi deve essere a bordo un
apposito registro di carico e scarico che il comandante (o il medico di
bordo) è tenuto a compilare (art. 46), tenendolo aggiornato e
riguardante la dotazione di stupefacenti esistenti nella farmacia di
bordo. I farmaci devono essere tenuti chiusi in cassaforte e sotto la
custodia e responsabilità del comandante.
Con Decreto Ministeriale del 13-6-1986 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
n. 141 del 30-6-1986 è stata predisposta la Istituzione del servizio
medico su navi della Marina Mercantile italiana addette alla navigazione
nel Mare Mediterraneo.
Le caratteristiche dell'aria atmosferica sono legate oltre che ai
costituenti chimici normali, testé elencati, anche alle proprietà
fisiche, che sono:
IGIENE DELL'AMBIENTE
L'aria atmosferica
L'aria è indispensabile per la vita dell'uomo, dal momento che gli
fornisce l'ossigeno necessario per la respirazione e partecipa alla sua
termoregolazione.
Le caratteristiche dell'aria atmosferica sono legate, oltre al vapore
acqueo sempre presente in varia percentuale, anche ai suoi normali
costituenti.
Essi sono in volume:
— azoto (N 78%);
— ossigeno (0 21%);
— anidride carbonica (CO, 0,03%);
— idrogeno, che si trova in quantità molto piccole così come i gas rari
quali l'argon, il neon, il krypton, l'elio, lo xenon ed altri che sono
presenti solo in tracce;
— vapore acqueo, presente in proporzioni molto variabili e che deriva
dall'evaporazione delle acque superficiali per azione del calore;
— pulviscolo ed elementi corpuscolati di varia natura, detriti minerali,
squame epidermiche, corpuscoli vegetali, granuli di polline, batteri,
spore ecc., presenti in percentuale variabile *.
— temperatura, influenzata dalle radiazioni solari, dai venti e dalla
altitudine (nel caso della nave si è a livello del mare);
— pressione atmosferica, influenzata dallo spostamento delle masse d'aria;
— umidità atmosferica, data dalla percentuale di acqua che si trova
nell'aria sotto forma di vapore (molto elevata a bordo);
— ventilazione, data dalla esposizione; luminosità, data
dall'irraggiamento solare.
Il rapporto ottimale dei vari
costituenti chimici e delle caratteristiche fisiche nell'aria
atmosferica permette la vita ed il lavoro, senza che si manifestino
alterazioni che possono ripercuotersi su una larga parte della
popolazione e che vanno sotto il nome di inquinamento.
Dal punto di vista dell'igiene grande importanza rappresenta quindi lo
studio degli inquinamenti dell'aria (gassosi, pulviscolari, microbici),
i quali si verificano soprattutto nell'atmosfera delle città industriali
e ad alta densità abitativa e nei locali confinati, quali abitazione,
ambiente di lavoro (navi).
* Sulla nave
mentre diminuisce il pulviscolo dovuto a detriti minerali, corpuscoli
vegetali e granuli di polvere, aumenta quello dovuto alla combustione
del carbone e nafta oltre a tutti quegli altri elementi emessi dagli
apparati motori.
INQUINAMENTO DELL'ARIA
ATMOSFERICA
L'inquinamento dell'aria è causato prevalentemente da alterazioni di
natura gassosa, ma anche da inquinamenti pulviscolari e microbici.
Gli inquinamenti gassosi si verificano specie negli ambienti chiusi a
causa del mancato o insufficiente ricambio dell'aria. La respirazione
infatti determina un impoverimento di ossigeno ed un aumento
dell'anidride carbonica.
Gli inquinamenti gassosi, che si verificano nell'aria confinata di una
nave, sono prodotti dall'ossido di carbonio e ossidi di azoto
provenienti dallo scarico di motori, e dall'anidride solforosa, causata
dalla combustione di carbone e nafta.
Gli inquinamenti pulviscolari sono determinati dalla polvere in
sospensione nell'aria.
Gli inquinamenti microbici provengono dai microrganismi (batteri, muffe)
diffusi da malati o da portatori di malattie infettive.
La Legge contro l'inquinamento atmosferico è la n. 615 del 13-8-66 e il
D.P.R. il n. 322 del 15-4-71, emanati dal Ministero della Sanità, dal
momento che i danni provocati dall'inquinamento si ripercuotono sulla
salute degli individui che stabilmente vivono e lavorano in quei
determinati ambienti, per i quali è necessario adottare tutte le misure
idonee per prevenire eventuali malattie.
INQUINAMENTO DELL'ARIA DEGLI AMBIENTI CONFINATI
Ogni individuo assorbe ossigeno dall'aria ed elimina anidride carbonica e
vapor acqueo; l'entità di questo scambio gassoso varia notevolmente a
seconda dell'età, del sesso, del peso corporeo, del suo stato di riposo
e di attività muscolare e del tipo di alimentazione.
I valori medi per un individuo adulto sono: in 24 h consumo da 400 a 500
litri di ossigeno, cioè 600-800 grammi e la produzione di 350-450 di CO2
cioè circa 700-900 grammi.
La presenza dell'uomo a riposo o in attività lavorativa determina un
inquinamento dell'aria nell'ambiente limitato o confinato, cioè in
quello dove non è possibile lo spontaneo ricambio dell'aria.
Ciò è dovuto all'accumulo di sostanze prodotte dall'organismo con la
respirazione ed è in rapporto al numero di persone presenti e alla
grandezza dell'ambiente.
La diminuzione di ossigeno al di sotto del 15% o l'aumento di anidride
carbonica oltre il 4-5%, solo quando raggiungono valori così elevati
provocano nell'uomo disturbi alcune volte gravi.
Una certa importanza viene attribuita anche ai gas (idrogeno solforato,
indolo, ammoniaca ecc.), originati dall'attività dell'apparato
digerente, agli acidi grassi volatili ed ai prodotti di decomposizione
provenienti dalle secrezioni sudorali e sebacee, dal cavo orale, dagli
indumenti ecc.
Queste sostanze volatili, chiamate antropotossine, non mancano mai negli
ambienti affollati e la loro quantità varia notevolmente in rapporto
alle condizioni di pulizia degli occupanti. Negli ambienti confinati la
contaminazione dell'aria può essere dovuta oltre che alla presenza di
atropotossine anche alle alterazioni fisiche dell'aria e soprattutto
all'aumento dell'umidità e della temperatura.
Per evitare che nell'aria dei locali confinati, e quindi senza ricambio
spontaneo, si verifichino le modificazioni chimiche e fisiche prima
descritte, che determinano malessere, cefalea, lipotimie, diminuzione
del rendimento lavorativo, è necessario che coloro che vi soggiornano
dispongano di un sufficiente cubo d'aria e che questa sia opportunamente
rinnovata.
Si rende quindi necessario e frequente l'uso dei mezzi ausiliari di
ventilazione, quali: oblò, fessure ventilatrici, canne di ventilazione
ecc. o addirittura di mezzi meccanici di areazione e di condizionamento.
L'aria in un determinato ambiente non può essere ricambiata in modo troppo
rapido altrimenti si generano correnti moleste che determinano sulle
persone sensazioni termiche fastidiose: da ciò si comprende quindi come
il problema della ventilazione propriamente detto e quello del benessere
termico siano risolti dal cosiddetto condizionamento dell'aria.
AGGLOMERAMENTO UMANO SULLE NAVI
Il problema dell'agglomeramento
umano sulle navi ha interessato gli igienisti fino a che si è svolto il
flusso di emigrazione specie verso le Americhe.
Esso era molto diverso a seconda dei diversi tipi di nave, delle classi di
viaggio (tre) ed a seconda che si prendevano in considerazione i
passeggeri o gli equipaggi. Per quanto riguarda i passeggeri gli
inconvenienti che potevano derivare dalla corruzione dell'aria e dal
disagio dell'affollamento, trattandosi sempre di soggiorno transitorio,
erano di secondaria importanza in confronto al pericolo della diffusione
di malattie infettive. Per gli equipaggi, invece, che trascorrevano e
trascorrono molta parte della loro vita a bordo, l'agglomeramento
assumeva ed assume importanza anche nei riguardi dell'azione che su di
esso può esercitare il microclima delle navi.
Agglomeramento dei passeggeri
Nelle prime classi dei grandi transatlantici c'era lusso, spazio e
comodità di ogni genere. Nelle classi per emigranti l'agglomeramento
arrivava a limiti non solo antiigienici, ma anche inumani. Col passare
del tempo tali rischi diminuirono notevolmente, infatti in luogo dei
grandi dormitori, capaci di centinaia di letti, si cercò di costruire
cabine a 4 - 8 posti, che rendevano più agevole il viaggio e più facile
la profilassi delle malattie infettive. La moderna igiene attualmente
prescrive una cubatura di mc 9 a persona, ed un ricambio orario
dell'aria di 3 volte, il che assicura mc. 27 di aria per ora a persona.
Nei dormitori per emigranti sulle vecchie navi la cubatura veniva
considerata in ragione di mc 2,50 - 3 a persona,; per raggiungere quindi
i 27 mc orari occorreva un ricambio di aria di 9 - 10 volte all'ora.
Non soltanto la scarsa cubatura creava il disagio ed il pericolo, ma anche
il modo in cui erano disposte le cuccette nei dormitori collettivi: ve
ne erano di due ordini, l'uno sovrapposto all'altro, in locali che
avevano un'altezza di m 2 o poco più.
Le varie persone quindi erano a contatto l'una dell'altra, a causa dei
letti soprastanti o dei soffitti, che si trovavano alla distanza di
appena 70 cm dal piano di riposo.
Si è parlato al passato in quanto non vi sono più navi per gli emigranti,
per cui la descrizione fatta resta come un ricordo di storia dell'igiene
dell'emigrazione *.
* Chi scrive è
stato imbarcato su navi passeggeri ai primi degli anni 70 come Medico di
Bordo, quando le nostre ammiraglie rappresentavano il vanto della
marineria italiana. Ci riferiamo alla Michelangelo, Raffaello, Leonardo
da Vinci.
Agglomeramento degli equipaggi
Un discorso diverso si deve fare per l'agglomeramento degli equipaggi.
La cubatura individuale può raggiungere anche i mc 5 - 6 nelle grandi
navi, ma si abbassa a mc 1,50 o poco più in quelle di minori dimensioni,
che però vanno sempre più scomparendo.
Il pericolo di diffusione delle malattie infettive è senz'altro minore fra
gli equipaggi che fra i passeggeri; i marinai infatti rappresentano una
collettività omogenea ben sorvegliata sotto il punto di vista igienico.
Una malattia che in questi ultimi anni ha mostrato una ripresa tra gli
equipaggi delle navi mercantili è la tubercolosi, insieme ad alcuni tipi
di tossicomanie.
IL MICROCLIMA DELLE NAVI
La nave è stata paragonata ad una
abitazione terrestre, presenta però, a differenza di questa, molte delle
sue parti, specie quelle più centrali e quelle più basse, in condizione
di insufficiente comunicazione con l'ambiente esterno; nelle zone basse
sono presenti piccoli oblò che unitamente alle pareti delle navi in
ferro, permeabili e conduttrici di calore, conferiscono caratteristiche
speciali al microclima interno.
La corruzione dell'aria ed il problema della ventilazione condizionano il
microclima.
Gli ambienti ubicati sui ponti alti con ampie finestre e lontani dalle
parti della nave dove sono situati i macchinari, cucine e magazzini, non
presentano problemi di corruzione d'aria. Gli ambienti interni delle
navi invece la subiscono per una quantità di cause che si possono così
riassumere:
sviluppo di anidride carbonica, di vapore acqueo e delle antropotossine o
chenotossine nei locali ove esiste agglomeramento, come dormitori;
esalazioni tossiche, rumore e calore provenienti dai motori, dalle caldaie
e da ogni altro macchinario;
esalazione (vapore acqueo - odori) provenienti dalle cucine e dai forni
alimentari;
esalazione, gas putridi, gas esplosivi provenienti dai magazzini e dalle
stive;
esalazioni provenienti dalle sentine, specie nelle navi in legno, e da
latrine poco pulite;
pulviscoli fuoriusciti dai fumaioli e penetrati nell'interno della nave
attraverso le aperture.La limitazione di spazio, che esiste in molti
compartimenti della nave, necessita di una adeguata ventilazione che
provvederà al ricambio dell'aria numerose volte all'ora (fino a 20 - 30
volte all'ora).
E' necessario inoltre distribuire su larghe superfici l'immissione
dell'aria, per non superare la velocità di m 0,30 al secondo e provocare
così correnti sgradevoli o dannose. Migliori risultati però si ottengono
con il condizionamento d'aria.
Riportiamo qui di seguito alcune notizie su come approfondire l'indagine
di rilevazione ambientale a bordo.
In questo rincorrersi di scoperte le metodiche consigliate potrebbero
essere già superate all'uscita del presente volume, che tuttavia può
rappresentare un utile elenco di misurazioni di base necessario nei
luoghi di lavoro.
La misura del rumore è espressa in DECIBEL (dB) e gli strumenti utilizzati
per misurarlo variano in funzione del tipo di rumore e dell'informazione
che si vuoi ricavare. I rumori a bordo sono prodotti da strumenti
vibranti, da motori specie diesel e da altre macchine che, posti in
ambienti confinati ed ad elevata rifrazione del rumore, ingigantiscono
anche i rumori meno fastidiosi. Sono soggetti a questa patologia i
motoristi, i macchinisti, i picchiettini, i calderai, i calafati in
ferro.
Il fonometro è lo strumento che misura il livello di espressione sonora in
maniera istantanea; in caso di rumori discontinui ed impulsivi è
necessario misurare il livello equivalente (Leq), cioè la dose di rumore
cui è esposto il marittimo in quel determinato ambiente.
Vi sono anche gli analizzatori statici che oltre a ricavare il Leq
determinano il L massimo L minimo e possono funzionare per tutte le otto
ore.
Esistono anche i dosimetri personali che, se permettono di fornire solo il
valore del Leq, accompagnano il lavoratore in tutta la fase del lavoro.
Tali strumenti forniscono una buona indicazione sulla esposizione del
rumore, non individuano la fonte e non forniscono informazioni sui
livelli di pressione sonora presenti nell'ambiente di lavoro. Molte
normative fanno riferimento al Leq nello stabilire i limiti massimi e i
tempi di esposizione.
Studi recenti (M. Del Bo) hanno stabilito che il rumore è dannoso
all'orecchio quando supera l'intensità di 90 dB ed abbia una durata
superiore a 400 millisecondi (Circolare n. 162 del 23-9-1971 del
Ministero della Sanità. D.P.R. n. 303 del 19-3-1956. Direttiva CEE n.
79/113 n. 80/51).
La misurazione di temperatura, umidità e ventilazione a bordo è necessaria
perché tutte insieme permettono di valutare la più complessa situazione
del microclima.
La temperatura interna è misurata in gradi C con termometri a mercurio di
precisione, dove vengono rilevati variazioni di 1/10 di grado. Vi sono
termometri in grado di registrare la temperatura massima e minima.
La umidità relativa interna è misurata in per cento con psicrometri del
tipo a ventolina, forniti di bulbo secco e bulbo umido a mercurio. Dalla
differenza di temperatura fra i due termometri e con apposite tabelle si
può calcolare il grado di umidità relativa.
La temperatura radiante in presenza di notevoli fonti di calore (motori,
turbine, caldaie di vapore) è misurata con globotermometro di Vernon con
una precisione di 1°/grado C.
La ventilazione è misurata in modo diretto con anemometro in m/sec; il più
accurato è quello a filo caldo che permette una precisione di 0,01
m/sec.
Il metodo indiretto utilizza il katatermometro, speciale termometro ad
alcool che serve a misurare la cessione di calore in mille calorie.
Ci sono in produzione stazioni microclimatiche computerizzate, che in
continuo e su scrivente permettono la rilevazione di queste misure anche
su pannelli luminosi.
Una esatta misurazione degli indici di benessere termico
* è indispensabile per la valutazione del rischio microclimatico
nei particolari ambienti di lavoro esistenti sulle navi e specie quelle
costruite prima della seconda guerra mondiale.
* Benessere
termico: stato fisiologico caratterizzato dalla mancanza di sensazioni
dolorose o moleste di caldo, di freddo o di correnti d'aria
Le modificazioni delle
caratteristiche fisiche dell'aria confinata (in ambiente confinato), con
aumento della temperatura e della umidità, e le variazioni del movimento
dell'aria condizionano le sensazioni di malessere negli ambienti dove
soggiornano numerose persone senza un sufficiente ricambio di aria
fresca. Queste modificazioni, inoltre, contribuiscono a determinare la
sensazione di caldo o di freddo o di benessere termico.
La combinazione dei diversi parametri (temperatura, umidità e
ventilazione, opportunamente combinati) può determinare una medesima
sensazione termica soggettiva, legata fondamentalmente allo sforzo
maggiore o minore imposto al sistema regolatore per mantenere
l'equilibrio termico.
Infatti, variando opportunamente i parametri che condizionano il
microclima in un ambiente confinato, si possono produrre identiche
impressioni fisiologiche di temperature apparenti di eguale benessere,
ad esempio in estate:
— temperatura di 28°C 509S di umidità 1M/sec velocità dell'aria;
— temperatura di 31,5°C 3096 di umidità 3,5m/sec velocità dell'aria.
L'analisi dei prodotti chimici
presenti nei vari ambienti di lavoro è l'aspetto più complesso
dell'analisi ambientale su una nave.
Esistono sistemi di monitoraggio continuo dei principali gas che possono
prodursi in cicli produttivi (ossidi di azoto, anidride solforosa,
metano), la cui determinazione automatica viene eseguita con metodi
ottici e chimico-fisici di analisi. Nelle varie zone di lavorazione sono
disseminati sensori, che determinano in continuo la percentuale del
particolare gas nell'ambiente e quando i valori raggiungono i valori di
soglia pericolosi, scatta un allarme ottico e sonoro oltre che
nell'ambiente contaminato anche nella centralina di raccolta dati, che
provvede ad adottare tutte le misure urgenti per evitare ulteriori danni
(interruzione della produzione, allontanamento del gas, abbandono del
natante).
Sarà bene qui accennare anche agli apparecchi portatili per la
individuazione delle sostanze chimiche presenti sotto forma di gas e di
vapori.
Sono le pompe Drager, corredate di numerose fiale contenenti diversi
reattivi che cambiano di colore in presenza di particolari sostanze
chimiche. Vengono usate solo a scopo orientativo dal momento che
numerosi fattori ne possono alterare il funzionamento.
AERAZIONE E CONDIZIONAMENTO
DELL'ARIA
Aerazione
L'aerazione è l'apporto di 1-2 m3 di aria fresca all'ora che ogni ambiente
abitato da più persone deve avere.
Ciò può essere assicurato come abbiamo già detto per mezzo di una
ventilazione naturale (oblò, portellini di murata o prese d'aria
sussidiarie) o per mezzo di ventilazione artificiale (sistemi accessori
di aspirazione dell'aria), quando l'ambiente non dispone di un'apertura
diretta sull'esterno.
In casi particolari e per speciali ambienti quali sono le navi si può
realizzare la climatizzazione o il condizionamento dell'aria.
Questo sistema consente di mantenere nell'ambiente desiderato una
determinata situazione climatica mediante la introduzione di aria
filtrata, depurata, deodorizzata, con un gradiente termico in genere di
10° C ed un grado igrometrico del 509.
Condizionamento dell'aria
L'aria esterna opportunamente preparata, cioè privata del pulviscolo con
umidità e temperatura confacenti con il benessere delle persone, viene
detta « aria condizionata ».
Condizionamento dell'aria è detto il sistema per ottenerla e distribuirla
con velocità e ritmo opportuno e costante (Mirra).
Si può avere condizionamento con:
circolazione di sola aria esterna;
circolazione mista con ricircolazione (per risparmio di energia).
Il sistema di condizionamento dell'aria è formato da complessi meccanismi,
la cui armonica funzione è quella di mantenere nell'ambiente considerato
una temperatura gradevole in rapporto a quella esterna.
Schematicamente la centralina di condizionamento si compone di: un
elettroventilatore per la propulsione dell'aria;
una camera di calma e filtrazione (vengono usati filtri a secco e filtri
umidi);
un sistema termico, dove l'aria può essere riscaldata o refrigerata; un
sistema di umidificazione o deumidificazíone dell'aria;
una camera di miscela per mescolare aria trattata con aria recuperata
dall'ambiente confinato (si ottiene un notevole risparmio energetico);
apparecchi per la regolazione automatica dei parametri richiesti. Il
sistema di distribuzione dell'aria è formato da:
Bacchetta di mandata e distribuzione dell'aria negli ambienti munita di
filtri (sistemata a 20-30 cm dal soffitto) per evitare correnti
fastidiose (velocità di afflusso massimo 5 - 6 m/sec.) in modo che nella
zona di ventilazione non sia superiore a 0,10 - 0,15 m/sec.
Bacchetta di estrazione a pavimento o a filo pavimento:
— nel primo caso la velocità di estrazione non deve superare 0,30 - 0,50
m/sec.;
— nel secondo casa la velocità può arrivare anche a m. 1 - 1,50/sec.;
— queste debbono essere dotate di separatori di polvere e detriti
facilmente pulibili.
Il condizionamento dell'aria quindi
è uno dei più interessanti tentativi realizzati in questi ultimi anni
per mantenere la salubrità degli ambienti.
Esso consiste nella realizzazione simultanea dei diversi fattori
determinanti le caratteristiche fisiche, chimiche e batteriologiche
dell'aria-ambiente, così da creare condizioni ottimali per il benessere
dell'uomo, vicine, il più possibile, a quelle che si hanno nell'aria
libera ed in un clima ideale.
Sarà bene sapere che in un clima temperato per abbassare di 1° C la
temperatura interna di un'abitazione con il condizionamento dell'aria
occorre una quantità di energia quintupla rispetto a quella necessaria
per far aumentare nello stesso ambiente la temperatura di 1° C.
In Inverno
La temperatura animale interna va regolata intorno 18 - 20° C
e la umidità relativa del 60% - 50%.
In Estate
La temperatura ottimale interna va regolata intorno a 25° - 26° C
e la umidità del 70 - 80%; o a 30° - 31° C ed una umidità relativa del 50
- 60%.
La temperatura di conforto non è consigliabile in quanto vicina a quella
di neutralità termica, condizione che abolisce ogni lotta termica tra
l'organismo e l'ambiente, mentre temperatura differenti tengono desta ed
in esercizio la termoregolazione.
Purificazione microbica dell'aria negli ambienti di bordo
Vi è un rapporto tra concentrazione microbica dell'aria, ventilazione ed
umidità relativa.
I germi si trovano nell'aria come: aerosoli, nuclei di goccioline e germi
mescolati alla polvere.
Mentre la ventilazione naturale non è un fattore di purificazione
dell'aria al contrario i valori di umidità relativa intorno al 50% s si
sono dimostrati efficienti e letali per i microrganismi aereo diffusivi
(pneumococchi, stafilococchi, virus dell'influenza).
La disinfezione dell'aria negli ambienti confinati avviene mediante l'uso
di:
mezzi chimici (glicol trietilenico e propilenico);
— radiazioni ultraviolette (raggi ad onda corta- 2537A);
— misure antipolvere.
Il glicol trietilenico è usato sotto
forma di aerosoli ed a concentrazione germicida di 1 gr./2-4mc di aria,
è inodore, insapore, non tossico, non dannoso secondo le attuali
conoscenze e non esplosivo.
Le radiazioni ultraviolette, a lunghezza d'onda pari a 2537.Angstrom e con
una intensità delle radiazioni non superiore a 20 microvatt per cm
quadrato, vengono usate a parete svolgendo un'azione « generale » e per
le camere di recupero e ricircolazione dell'impianto di condizionamento
dell'aria.
Le misure antipolvere prevedono l'aspirazione e la precipitazione
elettrostatica del pulviscolo.
Malattia da condizionatore d'aria.
« Chiunque respiri aria condizionata o umidificata può andare incontro ad
alveolite, provocata da germi diversi (actinomiceti, batteri, protozoi)
che inquinano l'acqua contenuta nelle attrezzature e che si sviluppano
con il favore della particolare temperatura esistente nel sistema. La
sintomatologia tipica del « farmer's lung» in soggetti che vivono in
città ed in ambienti confortevolmente condizionati, deve richiamare
l'attenzione sul possibile inquinamento dei condizionatori o dell'acqua
che rifornisce le attrezzature. » (da D. OLIVIERI).
La sintomatologia del farmer's lung
o polmone dell'agricoltore è caratterizzata da una fase acuta con tosse
cattiva, respirazione, febbre e dolori toracici che simulano una
influenza. Se questi episodi si ripetono con frequenza si può giungere
ad una fase cronica evidenziabile radiologicamente come micronodulazione
diffusa con strie fibrotiche ed in rari casi si può giungere alla
fibrosi diffusa.
Si possono virulentare anche germi di sortita o altri germi (es.
legionella) che in questi ultimi tempi hanno creato una loro patologia
ben definita.
La difesa dagli agenti climatici
- malattie da calore e da freddo
L'uomo ha una incredibile capacità di adattamento alle basse temperature,
molto di più che per quelle elevate; la resistenza alle basse
temperature è in rapporto con i meccanismi di emergenza della
termoregolazione, rappresentati dall'aumento delle ossidazioni organiche
e dalle reazioni vasomotorie della cute; la possibilità di adattare la
produzione di calore alla perdita è in relazione alla termoregolazione
chimica, ma anche la termoregolazione fisica interviene riducendo le
perdite in modo da arrivare all'equilibrio (riduzione della irrorazione
della cute che diviene pallida e che in alcuni casi può interessare
l'intero organismo).
Stress da calore
Quando la temperatura ambiente è elevata esiste il pericolo del
surriscaldamento, cioè la quantità di calore disperso è inferiore a
quella prodotta; il compito di ristabilire l'equilibrio spetta alla
termoregolazione fisica con diminuzione della temperatura cutanea (fino
a 36° - 35°) mediante un aumento della irrorazione sanguigna (le parti
interessate appaiono arrossate). Quando però la temperatura cutanea ha
raggiunto i 35°, non essendo possibile più alcun aumento della
dispersione calorica per irradiazione, conduzione, convenzione, deve
intervenire una più attiva evaporazione del sudore.
L'evaporazione del sudore (a significato antitermico) è legata al fatto
che 1 litro di sudore evaporato corrisponde a una perdita di 580 cal/H.
Termonosi: con questo termine vengono indicate generalmente le sindromi
morbose che comprendono le sindromi da calore (colpo di calore, crampi),
le sindromi da freddo (congelamenti, assideramenti).
Colpo di calore: sindrome
caratterizzata da ipertemia generalizzata dell'organismo, dovuta ad un
aumento o ad insufficiente termodispersione organica, determinata da una
elevata temperatura dell'ambiente ed un elevato grado di umidità
atmosferica ambientale.
A bordo si manifesta per lo più nel personale che lavora in ambienti
chiusi. surriscaldati (sala macchine, caldaie) o scarsamente ventilati
(cambuse, stiva).
Si possono avere forme leggere e forme gravi, per cui da una
sintomatologia caratterizzata da cefalea, nausea, vomito, diminuzione
delle forze, sonnolenza e febbre, pollachiuria, si può passare ad
elevazione brusca e notevole della temperatura, con perdita della
coscienza e convulsioni.
Si possono associare fenomeni respiratori (forma asfittica) o paralisi di
senso e moto (atassico - dinamica).
La diagnosi non è difficile e la terapia consiste nel trasportare
l'individuo in ambiente fresco e ben ventilato, e nelle forme
iperpiretiche bisogna frizionare il corpo con asciugamani bagnati in
acqua fredda, borsa di ghiaccio sulla testa ed alla radice degli arti,
impacchi di alcool denaturato.
La sincope da calore si distingue dal colpo di calore per l'abbondante
sudorazione e per l'ipotermia, mentre i crampi da calore sono da
attribuire a notevole perdita di cloruro di sodio con il sudore. Accanto
ai disturbi generali (astenia, vertigini, sudore profuso) si hanno
crampi muscolari oltre che alle estremità anche all'addome (tanto da
simulare l'addome acuto).
Sindrome da freddo
L'azione derivante dall'esposizione al freddo può essere: locale
(congelamento) e generale (assideramento).
Le alterazioni locali da freddo interessano le parti più esposte
(padiglioni auricolari, la punta del naso, le dita delle mani e dei
piedi) e sono caratterizzate da fatti distrofici che possono portare
alla morte del tessuto.
L'azione nociva del freddo si esplica per via vascolare (congestione e
dilatazione capillare) e per via istogena (cioè distrugge i tessuti per
necrosi sopravvenuta). A bordo è possibile osservare il « piede da
immersione » in naufraghi restati a lungo immersi in acque fredde.
L'assideramento comporta la diminuzione della temperatura corporea e il
rallentamento di tutte le funzioni organiche fino alla perdita della
coscienza ed alla morte.
E' osservabile in soggetti caduti in mare e non prontamente recuperati.
IGIENE DEL LAVORO
Una moderna nave adibita sia al
trasporto di passeggeri che di merci, di medio o grosso tonnellaggio e
che deve percorrere lunghe distanze, è costituita da un grande complesso
di apparati meccanici, elettrici, idraulici e magnetici, che servono a
garantire il movimento della nave oltre che la sicurezza della
navigazione e di tutti i servizi che necessitano alla popolazione di
bordo (equipaggio, passeggeri).
Il personale impiegato in dette navi, distinto in categorie, esplica le
diverse attività di bordo e costituisce l'equipaggio; il suo numero
varia in rapporto al tonnellaggio ed all'eventuale numero di passeggeri
che vengono trasportati.
Il personale di bordo, a seconda la
categoria cui appartiene, è suddiviso in quattro sezioni:
A) Lo stato maggiore, a cui appartengono tutti gli ufficiali che hanno
determinate specialità e mansioni.
B) La sezione coperta, che comprende marinai, timonieri, nostromi,
pompieri, carpentieri, casserieri, personale addetto al controllo della
navigazione e della sicurezza della nave, alla manutenzione dello scafo
e delle lance di salvataggio e a tutte le operazioni di carico e
scarico.
C) La sezione macchine, che comprende motoristi, elettricisti, fuochisti,
frigoristi, operai meccanici, personale addetto alla conduzione
dell'apparato propulsore, ai motori ausiliari e a tutti gli altri
impianti complementari (centrale elettrica, apparati di ventilazione e
condizionamento, impianti frigoriferi, officina meccanica, ecc.).
D) La sezione camera, di cui fanno parte cuochi, camerieri, cambusieri,
garzoni, addetti ai servizi di cabina, di cucina, di lavanderia *.
Le attività lavorative esplicate dal personale di bordo si svolgono in
differenti ambienti di lavoro, per i quali è necessaria una diversa
profilassi in relazione all'igiene e una differente prevenzione rispetto
agli infortuni.
(*) Con le
moderne tecnologie petroliere e navi di grosso tonnellaggio adibite al
trasporto di merci vengono governate da una dozzina di persone.
Il presente
capitolo con aggiunte e modifiche è stato tratto da « Manuale di Igiene
navale per medici di bordo ».
Personale di coperta
Il lavoro del personale di coperta è
svolto all'aria aperta o in ambienti confinati.
Lavoro all'aria aperta
Il servizio di coperta viene esplicato da marinai, nostromi, casserieri e
carpentieri sotto forma di turni di guardia al timone, lavori di
pitturazione dello scafo e dei casseri, lavaggio dei ponti, manovre di
ormeggio e disormeggio, lavori di manutenzione e riparazione dei mezzi
di salvataggio, operazioni ai bighi di carico e così via.
Nelle navi da pesca il servizio esplicato riguarda la posa ed il ritiro
delle reti e la sistemazione del pescato e degli attrezzi da pesca.
Queste attività si svolgono all'aperto sia di giorno che di notte, in
qualsiasi clima e con qualsiasi tempo.
L'esposizione prolungata ad agenti atmosferici sfavorevoli provoca nel
personale differenti forme di malattie, se non vengono adottate idonee
misure preventive.La luce solare esplica un'azione termica e chimica
notevole, per cui, in clima tropicale e subtropicale, l'esposizione
prolungata degli individui al sole, proprio per gli effetti delle
radiazioni ultraviolette e luminose, provoca varie forme di eritema
solare, congiuntive e abbagliamento, che prolungato può causare perfino
la cataratta; in caso di irraggiamento solare molto intenso sul capo e
sulla nuca si può verificare il colpo di sole *
e se si sovrappongono condizioni di elevata umidità si può verificare
anche il colpo di calore.
(*) Colpo di
sole: sindrome morbosa, causata da esposizione al sole a capo scoperto,
caratterizzata da cefalea intensa, vertigini, nausea, vomito e spesso
anche febbre. Alcune volte i sintomi neurologici da edema cerebrale
predominano per cui si può assistere anche a modeste emorragie
subaracnoidee.
Il personale che lavora all'aperto,
a causa dei repentini raffreddamenti specie notturni, degli sbalzi di
temperatura, del clima troppo freddo, dell'umidità eccessiva (che spesso
si riscontra sul mare), delle intemperie (vento, pioggia) è di solito
predisposto a continui raffreddori, a malattie dell'apparato
respiratorio, a reumatismi.
Per l'igiene del lavoro dei marittimi è più che mai opportuno servirsi
durante il lavoro all'aperto dei mezzi che possono proteggere il
personale dagli inconvenienti sopra descritti e che la legge stessa
impone (misure preventive).
Le norme di prevenzione emanate come legislazione marittima sono contenute
nella legge 16 Giugno 1939 artt. 73-74-75-76.
Lavoro in ambienti confinati
Per lavoro in ambiente confinato si intende il lavoro svolto nelle stive,
nei doppi fondi, in locali chiusi e poco ventilati in genere.
Nelle stive durante le operazioni di imbarco e di sbarco delle merci
(carbone, pelli, concimi, lana, zolfo, grano, mangimi, ecc.) le polveri
sollevate possono causare a lungo andare malattie dell'apparato
respiratorio: dalle semplici irritazioni faringee e bronchiali con
affezioni catarrali, a varie forme di pneumoconiosi, fino alle affezioni
più gravi come polmoniti, bronchiti, tumori.
L'azione meccanica e chimica delle polveri provoca anche malattie agli
occhi, come blefariti, cheratiti, nonché alla cute, come eruzioni
pruriginose, allergiche, e molto di rado anche carbonchiose.
E' opportuno quindi usare sistematicamente maschere ed occhiali
protettori, quando vi è grande sollevamento di polvere, e guanti di
cuoio per evitare lesioni alle mani; una accurata pulizia personale e
delle mani, l'astensione dal mangiare e dal bere durante le ore di
lavoro rappresentano poi un'altra buona norma da osservare.
In locali rimasti chiusi per lungo tempo, o a chiusura ermetica, non si
dovrebbe mai entrare senza adottare misure precauzionali, come
assicurare una ventilazione artificiale o naturale e accertarsi che in
tali locali ci sia una sufficiente quantità di ossigeno e non siano
presenti gas tossici o esplosivi. Molti casi mortali si sono verificati
per aver trascurato tali precauzioni.
Bisogna inoltre tener presente che alcuni prodotti di origine vegetale,
quali semi di lino, resina, tabacco, assorbono ossigeno e possono
produrre gas tossici per l'organismo umano, specie se presenti in
ambienti confinati come sono le stive.
Esalazioni tossiche infatti si possono formare nei serbatoi di olio
minerale ed animale a causa della decomposizione dei residui, o in un
locale dove è stato sistemato un carico di pelli che abbia subito un
processo di putrefazione e di fermentazione.
I vapori tossici poi che si formano in compartimenti pitturati di fresco
rappresentano un serio pericolo per l'organismo umano in assenza di
idonea ventilazione. Ciò accade anche nei serbatoi di una nave quando la
pittura delle superfici interne si scrosta, l'ossigeno presente viene
consumato dal processo di ossidazione del metallo esposto e l'aria
chiusa del serbatoio diventa irrespirabile e quindi pericolosa.
I sistemi di refrigerazione meccanica costituiscono anche essi un pericolo
potenziale; possono infatti sviluppare ammoniaca o altre sostanze
chimiche usate come refrigeranti (cloruro di metile). Anche il ghiaccio
secco può essere pericoloso perché produce ossido di carbonio.
Quando vi è necessità di entrare in locali o compartimenti nei quali si
sospetti una deficienza di ossigeno, è opportuno prima ventilare bene
l'ambiente e poi assicurarsi che non ci si trovi in presenza di gas
esplosivo.
Infatti il normale contenuto di ossigeno dell'aria è del 21% in media; in
un'atmosfera che contiene il 19% di ossigeno libero si può eseguire un
lavoro che impegna poco, quando la percentuale di ossigeno va dal 18
all'11% la metà delle persone perde la coscienza; con il 6% di ossigeno
presente la morte sopravviene in pochi
Una persona quindi non dovrebbe entrare in ambienti nei quali il contenuto
di ossigeno dell'aria sia inferiore al 16% (questo è il tasso, raggiunto
il quale, una candela accesa si spegne), a meno che non sia fornita di
una maschera ad ossigeno e di una fune di sicurezza. E' sempre però
meglio provvedere ad una adeguata ventilazione, quando si dovesse
presentare tale necessità è obbligo fare uso di appriopriati
respiratori.
Personale di camera
Il lavoro del personale di camera
varia a seconda della categoria cui ciascuno appartiene.
Per quanto riguarda l'igiene del lavoro, il personale esposto a maggior
pericolo è quello addetto ai servizi di cucina, locali che sono
notoriamente soggetti a forte riscaldamento, sia per l'influenza del
clima esterno (specie nei viaggi in climi tropicali), sia per le
numerose fonti di calore ivi esistenti. Ne deriva che i cuochi e gli
addetti alle cucine in genere e alle lavanderie sono impegnati per 9-10
e più ore al giorno in ambienti molto caldi, in cui la temperatura,
specie in climi tropicali, si mantiene su una media superiore ai 35°C.
Il lavoro in tali condizioni procura loro abbondanti e continue
sudorazioni, che li costringono a bere grandi quantità di acqua,
riducendo nello stesso tempo anche l'emissione delle urine; essi sono
inoltre predisposti al colpo di calore.
In conclusione perché il lavoro in tale microclima sia sopportabile è
necessario provvedere ad una buona areazione dell'ambiente mediante
ventilazione meccanica per mandata e/o estrazione, quando la
ventilazione naturale non è sufficiente, mentre una somministrazione
giornaliera di compresse di cloruro di sodio permette di evitare
un'eccessiva declorurazione dell'organismo.
Il personale di cambusa, a sua volta, dal momento che è addetto anche al
trasporto di derrate alimentari (carni, pesce, verdura, frutta, ecc.)
dalle celle frigorifere, dove la temperatura varia da - 150 a + 5° C, ai
locali notevolmente caldi della cambusa, della macelleria e della cucina
(differenza di temperatura di 30°- 40° C), subisce notevoli e bruschi
sbalzi di temperatura, che risultano dannosi per l'organismo. Tale
squilibrio termico, specie in individui non allenati, può causare stati
improvvisi di malessere, accompagnati da tremore e sudorazione fino alla
perdita della coscienza, e predispone l'organismo a forme di reumatismo,
malattie bronchiali, ecc. E' quindi necessaria una certa sorveglianza
per assicurare la dotazione e l'uso delle misure preventive da parte di
tutto il personale, facendo presente a coloro che le trascurano i danni
notevoli ai quali possono andare incontro.
Per limitare infatti le spiacevoli conseguenze derivanti dalle brusche
variazioni di temperatura, sono in genere disponibili a bordo speciali
cappotti di cuoio foderati di lana, che vengono indossati quando si
entra nelle celle frigorifere per proteggere il corpo dalla improvvisa
bassa temperatura.
La pratica insegna però che non sempre questi cappotti vengono adoperati,
a volte per trascuratezza del personale, più spesso perché sulla nave
non ve ne è in dotazione un numero sufficiente per tutti.
Il personale addetto alla preparazione e Ala distribuzione delle vivande
deve essere sottoposto a continua vigilanza sanitaria; a questo
proposito citiamo l'art. 262 del T.U. delle leggi sanitarie, che rientra
tra le misure preventive di carattere generale per la diffusione di
malattie infettive.
L'art. 262 dice: « Non possono
essere addette alla preparazione, manipolazione e vendita degli alimenti
e bevande persone che non abbiano precedentemente subita la visita
dell'Ufficiale Sanitario, il quale accerta che le persone medesime non
siano affette da malattia infettiva diffusiva o da postumi di essa, che
le mettano in condizioni di contagiare gli altri ».
Il controllo deve essere effettuato
periodicamente (ogni anno) e non solo all'atto dell'assunzione e,
specialmente per gli addetti alla cucina, non deve essere limitato alla
semplice visita clinica, ma deve essere accompagnato da tutte quelle
ricerche di laboratorio che servono a mettere in evidenza l'eventuale
stato di portatore di malattia infettiva (ad esempio: schermografia al
torace, coprocultura per la ricerca di salmonelle, tampone faringeo per
la ricerca di stafilococchi).
Recenti disposizioni (Circ. n. 27 del 8-6-1987 del Ministero della Sanità
D. G. Alim. e Nutr.) hanno stabilito che in sostituzione del vaccino
antitifico-paratifico, costituito da sospensioni batteriche uccise e
somministrato per via sottocutanea, dovrà essere impiegato con le stesse
modalità vaccino antitifico orale vivo attenuato.
Personale di macchina
Il personale di macchina lavora normalmente 8 ore al giorno, a turni di 4
ore, in ambiente confinato surriscaldato, quale la sala macchine, dove
si raggiunge (nei climi caldi) la temperatura di 45°550 C con umidità
relativa più o meno alta.
La forte perdita di cloruro di sodio, provocata dalle abbondanti e
continue sudorazioni, predispone tale personale a forme di astenia e di
nevrosi con sintomi di irritabilità e depressione dell'umore, nonché al
colpo di calore.
La respirazione di aria calda e umida può provocare la congestione delle
alte vie respiratorie e creare una predisposizione alle riniti ed alle
angine. Le esalazioni di gas tossici, che si possono sviluppare
dall'apparato motore (diesel) * rendono
sfavorevoli le condizioni di lavoro dei macchinisti in tali ambienti
confinati, e oltre ad affezioni polmonari e broncopolmonari provocano
azioni dannose sulle congiuntive, con conseguente lacrimazione e
bruciore agli occhi fino alla lesione della cornea nei casi più gravi.
Un altro grave problema presente nella sala macchine è il rumore
**, che, a causa dei numerosi apparati in
funzione in uno spazio relativamente ristretto, raggiunge livelli troppo
elevati per l'apparato uditivo dei macchinisti; questo apparato quindi
subisce una continua e abnorme eccitazione, che, col passare degli anni,
può causare danni a carico dell'orecchio medio e quindi dell'orecchio
interno.
(*) Nei gas
di scarico dei motori Diesel, anche se convogliati all'esterno, le
inevitabili perdite che si verificano provocano la emissione di ossido
di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi incombusti ed andride
solforosa che, combinandosi con la umidità atmosferica, dà luogo alla
formazione di acido solforico.
Inoltre con gli idrocarburi incombusti vi è l'emissione di particolato,
insieme di particelle che danno il fumo nero, che fuoriesce dallo
scarico dei motori e che sembra contenere benzopirene, considerato il
responsabile principale della insorgenza dei tumori polmonari.
(**) Il livello sonoro, misurabile con í fonometri, e tollerato da una
persona che lavora in ambiente rumoroso, non deve superare i 70 decibel,
altrimenti bisogna adottare misure di protezione individuale (cuffie
antirumore). Altri autori elevano il livello sonoro a 90 dB.
Conseguenza di ciò sono le otiti, con lesione del ramo cocleare
dell'acustico e delle sue terminazioni sensoriali, che determinano
facilmente l'ipoacusia fino a causare la sordità.
Oltre che sull'apparato uditivo l'ambiente rumoroso agisce anche sul
sistema nervoso, determinando in individui predisposti forme di
nevrastenia lunghe e difficili da curarsi.
Il problema di come migliorare le condizioni di lavoro del personale di
macchina, costretto ad operare in locali con temperatura elevata,
rumorosi e pieni di esalazioni varie presenta numerose difficoltà. E'
quindi necessario assicurare una ventilazione idonea ed il ricambio
d'aria mediante mezzi meccanici di mandata e di estrazione, come pure
eseguire controlli degli apparati per ridurre al minimo le perdite di
gas e di vapori nocivi.
Per limitare il rumore attualmente si cerca di rendere insonori i motori
con leghe speciali e con idonee misure di protezione antirumore.
Combattere la declorurazione dell'organismo, quando il caldo è eccessivo,
come pure favorire l'ingestione di una razione supplementare di latte al
giorno a scopo disintossicante sono le prime misure preventive da
adottare.
Gli impianti frigoriferi di bordo un tempo usavano un gas cloruro di
medie, la cui fuga causava gravissime intossicazioni ai frigoristi,
tanto più che tale gas non è percepito in tempo. Il pericolo di tali
intossicazioni attualmente è diminuito con la introduzione, negli
impianti frigoriferi moderni, del gas Freon, che ha la caratteristica di
essere inodore e soprattutto innocuo all'organismo, secondo le attuali
conoscenze scientifiche.
IGIENE PERSONALE
L'igiene personale sulle navi incontrava spesso difficoltà a causa della
limitazione di acqua dolce, per cui, a meno di non voler fare uso di
acqua marina, che è poco detersiva, la pulizia veniva effettuata con
parsimonia.
Tali procedure igienicamente condannabili per il pericolo di diffusione di
malattie contagiose sono fortunatamente scomparse.
Oltre a ciò quando a bordo difettava acqua dolce, veniva in parte usata
acqua di mare, specialmente per risciacquare, cosa del tutto
sconsigliabile, perché l'acqua marina lasciava un residuo di sali
igroscopici che mantenevano sulla biancheria uno stato di permanente
umidità, non certo giovevole alla salute. Tali difetti si può dire che
riguardino solamente il passato, perché nelle navi moderne esistono
moderni impianti di lavanderie meccaniche.
L'uso di lavandini e di bagni a docce in numero sufficiente è diffuso a
bordo e gli equipaggi hanno sulle navi conforti che rendono il loro
lavoro meno gravoso.
La pulizia della biancheria effettuata da efficienti impianti di
lavanderie permette sia il bucato della biancheria personale, che degli
effetti letterecci.
CENNI DI ALIMENTAZIONE
Generalità
L'alimentazione è una necessità biologica che ha riflessi
economico-sociali fondamentali nella vita di un popolo.
L'importanza biologica deriva dal fatto che essa deve assicurare un
regolare accrescimento dell'individuo, mantenere il suo stato di salute
e permettere un'attività lavorativa; l'importanza economica dal fatto
che i popoli spendono (quando ciò è possibile) buona parte del reddito
per l'acquisto di alimenti; l'importanza sociale dal fatto che i due
terzi della popolazione mondiale sono ipoalimentati.
E' noto che l'individuo, anche quando è in completo riposo, ha un continuo
dispendio di energie per il mantenimento delle funzioni indispensabili
per la vita, tra le quali ricordiamo l'attività respiratoria, l'attività
cardiaca, la termoregolazione.
La quantità di K calorie (*) di cui
l'individuo necessita rappresenta il fabbisogno alimentare quantitativo,
che è condizionato da numerosi fattori quali l'età, il sesso, il lavoro
esplicato.
(*) Caloria = K
caloria: in fisiologia si intende la quantità di calore necessaria per
innalzare di un grado (C) la temperatura di un Kg di acqua.
Il dispendio di energia è chiamato
metabolismo basale o di riposo.
Il metabolismo basale (m. b.), espresso in calorie, si può ottenere in
modo semplice e con approssimazione moltiplicando per 24 il peso
corporeo del soggetto; di conseguenza il m.b. di un soggetto di 70 Kg di
peso sarebbe di 1680 K calorie pro die.
Il fabbisogno di calorie varia in rapporto all'età (è maggiore
nell'organismo in via di sviluppo, minore nell'anziano), al sesso (in
condizioni normali è maggiore nei maschi), alle condizioni climatiche
(nei climi freddi è maggiore).
Il fabbisogno energetico giornaliero di un soggetto viene valutato
sommando alle K calorie necessarie per il m.b. quelle necessarie allo
svolgimento dell'attività lavorativa, considerando il diverso grado di
intensità (leggera, media, pesante), e quelle necessarie per lo
svolgimento delle attività varie del tempo libero (giardinaggio, sport,
passeggiate, ecc.).
Ogni soggetto necessita quindi di una quantità giornaliera di alimenti
(razione alimentare), che, oltre a produrre calorie per l'esistenza (m.
b. + lavoro esplicato) ed energia, serve anche alla formazione ed al
ripristino dei tessuti soggetti a ricambio.
Il fabbisogno alimentare deve essere quantitativamente e qualitativamente
sufficiente e contenere in giuste proporzioni tutti i principi nutritivi
ed alimentari, che sono costituiti dai protidi, dai glicidi, dai lipidi
o grassi.
I fabbisogni minimi di ciascuna
delle tre categorie sono:
protidi: 70 gr. pro die, che producono 4,1 calorie per 1 gr. di sostanza;
lipidi: 70 gr. pro die, che producono 9,3 cal. per 1 gr. di sostanza;
glicidi: 400 gr. pro die, che producono 4,1 cal. per 1 gr. di sostanza.
Il valore energetico degli alimenti
viene calcolato in base alla quantità di calore e quindi di energia che
il cibo è in grado di sviluppare bruciando, con le dovute correzioni
richieste dall'incompleta combustione (scorie) che essi subiscono
nell'organismo.
Conoscendo le percentuali dei principi alimentari che costituiscono cibi e
bevande, si può facilmente calcolare la dieta occorrente per il singolo
individuo sia in riposo che in attività lavorativa.
Ogni principio alimentare esplica
inoltre una funzione fisiologica specifica che può essere:
— dinamogena o energetica;
— plastica o di restauro;
— regolatrice.
Sono considerati alimenti
— energetici, quelli destinati prevalentemente a fornire energia per il
mantenimento delle funzioni essenziali della vita (glicidi e lipidi);
— plastici, quelli destinati prevalentemente a rimpiazzare o a ricostruire
quei tessuti dell'organismo che continuamente si usurano per effetto dei
processi vitali (protidi);
regolatori, quelli che, anche solo in piccolissime quantità, esercitano la
funzione di permettere una perfetta utilizzazione degli altri principi
(acqua, vitamine, sali minerali, enzimi, ormoni) da parte
dell'organismo.
Affinché l'alimentazione possa ben rispondere alle sue finalità
fisiologiche, occorre somministrare cibi e bevande non solo in quantità
e in qualità adatte, ma anche preparati con opportune manipolazioni di
cucina.
L'aggiunta di condimenti, così come una buona presentazione degli alimenti
e un ambiente accogliente ove consumarli, stimola un'efficace motilità e
secrezione gastrica.
E' bene consumare a colazione il 20% del pasto giornaliero, il 40-50% a
pranzo, il rimanente a cena.
Gli alimenti che si possono considerare completi o quasi dal punto di
vista della razione alimentare sono i derivati del latte, perché ricchi
anche di calcio e di proteine.
Il pane, la pasta, le patate, il riso sono alimenti ricchi di amido;
questi, insieme ai grassi, sono considerati alimenti energetici.
La carne, il pesce, le uova sono ricchi di proteine, ma poveri di calcio e
vengono considerati alimenti plastici.
I sali minerali, le vitamine idrosolubili contenute nella frutta e nei
legumi verdi, le vitamine liposolubili fornite dal burro e dagli oli
vegetali o sostanze grasse sono considerati alimenti regolatori.
Questi sono i prodotti alimentari che, distribuiti in diversa maniera, a
seconda dell'attività professionale del soggetto e degli usi locali,
costituiscono l'alimentazione base dell'organismo umano.
Le vitamine nella dieta hanno assunto una enorme importanza in questi
ultimi anni, in quanto si è visto che una loro deficienza, anche se non
provoca la comparsa di malattie conclamate da carenza (ipovitaminosi),
può determinare molto spesso manifestazioni morbose di cui prima ci
sfuggivano le cause.
Le vitamine, fattori alimentari ad azione eminentemente regolatrice, sono
denominate con le lettere dell'alfabeto: A, B, C, D, K, E, sebbene la
loro identificazione chimica o le malattie che esse provocano nel caso
di gravi carenze, hanno suggerito l'adozione di terminologie più
appropriate.
Si dividono in due gruppi: liposolubili e idrosolubili. Sono liposolubili
le vitamine A-D-E-K; sono idrosolubili le vitamine del gruppo B e la
vitamina C.
Un problema importante nella igiene dell'alimentazione è quello relativo
allo squilibrio dei regimi alimentari per eccesso (sovralimentazione) o
per difetto (ipoalimentazione).
La sovralimentazione provoca l'obesità, il diabete, e specie
l'arteriosclerosi, che rappresenta un fattore di rischio frequente nei
paesi industrializzati, favorendo l'insorgenza di lesioni cerebrali e
miocardiche.
La ipoalimentazione provoca invece malnutrizione, fattore che favorisce
altre malattie ed è conseguenza delle insufficienti risorse alimentari.
Le medie giornaliere di calorie per abitante sono: in India 2000 cal., in
Francia e negli U.S.A. 3500 cal., in Italia 3200 cal. (Rapporto F.A.O.).
Il fabbisogno calorico occorrente per un individuo adulto è in rapporto al
tipo di lavoro esplicato, è calcolato per attività svolta in clima
temperato, ed è riferito a una persona del peso medio di 70 Kg.
Per un lavoro sedentario (sarto, impiegato) il consumo nelle 24 ore è di
2.400 calorie con una proporzione di alimenti così divisa: 12% protidi,
19% lipidi, 69% glicidi; per un lavoro fisico leggero (cuochi,
tipografi) il totale calorie sale a 2.800; per un lavoro fisico medio a
3.200, per un lavoro fisico moderatamente pesante a 3.500 calorie;
infine per un lavoro fisico pesante a 4.400 cal.
L'alimentazione deve essere adattata al clima, per cui nei paesi caldi,
con l'aumento della temperatura esterna, il regime dietetico viene
modificato, per favorire l'evaporazione acquea attraverso la pelle
(principale meccanismo per disperdere calore), somministrando
liquidi in maggiore quantità e alimenti ad alto contenuto d'acqua, e nello
stesso tempo vengono diminuiti i grassi (che sono di difficile e lenta
digestione) e i glicidi, dando la preferenza ai protidi (specie pesce e
carne).
Nei climi freddi è opportuno invece adottare una dieta ricca di grassi e
glicidi, che sono quelli che sviluppano, una volta bruciati, maggiori
calorie a parità di peso. Nei confronti degli equipaggi l'alimentazione
è disciplinata dagli artt. 69-72 Titolo X della legge 16-6-1939 n. 1045.
IGIENE ALIMENTARE A BORDO
Una nave, considerata abitazione
collettiva mobile, deve avere una certa autonomia per quanto riguarda
l'approvvigionamento e la conservazione dei viveri che necessitano
all'alimentazione del personale imbarcato.
La conservazione degli alimenti viene fatta in locali chiamati cambuse,
che devono possedere una buona ventilazione e devono essere ubicati con
un lato a murata; le pareti e i pavimenti devono essere lavabili, così
come gli armadi necessitano di rete a prova di ratto.
La cambusa, destinata alla conservazione di farina, biscotti, pasta e
prodotti secchi in genere, deve avere una ventilazione efficace e
continua.
Il locale con celle frigorifere a diverse temperature serve per la
conservazione della carne, delle verdure e della frutta.
Le cucine e i panifici devono essere ubicati e costruiti in maniera tale
che il loro funzionamento non arrechi molestia all'equipaggio (vapore di
condensazione, fumi, odori).
Le mense e i refettori vanno sistemati vicino alle cucine, devono essere
confortevoli, ben illuminati ed areati. Il refettorio poi deve avere una
cubatura di mc. 1,50 di superf. e di mq. 1 per ogni commensale.
Tutto il materiale usato in tali ambienti per preparare, conservare e
consumare il cibo deve essere in acciaio inossidabile.
Il controllo sanitario del personale di cucina e di mensa si effettua
all'imbarco e periodicamente.
In particolare: panettieri, cuochi e tutto il personale addetto alla mensa
devono avere durante il servizio il capo coperto con ber retto bianco e
grembiule; gli addetti alla mensa inoltre devono indossare la giacca
bianca.
A tutto il personale impiegato in tali ambienti, prima di essere immesso
in servizio, deve essere rilasciato il libretto sanitario, dopo che è
stato sottoposto agli esami previsti per legge. Ciò deve avvenire
all'atto dell'imbarco e periodicamente ogni anno (art. 262 T.U. della
Legge Sanitaria).
ALIMENTAZIONE A BORDO DI UNA NAVE
Caratteristiche degli alimenti
conservati
In linea generale possiamo affermare che la quantità delle provviste
alimentari esistenti a bordo, la loro varietà e confezione nelle capaci
e attrezzate cucine delle navi attualmente in servizio sono tali che non
si può più parlare di malattie da carenze alimentari perché
l'alimentazione è abbondante e variata e non differisce in sostanza da
quella adottata a terra; sono quindi scomparse quelle malattie
carenziali, che decimavano gli equipaggi nella passata epoca di
navigazione a vela.
Le sostanze alimentari di bordo per la maggior parte vengono sottoposte a
conservazione, procedimento per il quale bisogna seguire delle precise
norme per mantenerle più a lungo ed in buono stato di conservazione.
Gli alimenti conservati non pregiudicano fondamentalmente l'alimentazione
degli individui, presentano però alcune differenze, rispetto agli
alimenti freschi, che consistono principalmente in particolari
modificazioni chimiche, che si riflettono sui loro caratteri
organolettici (appetibilità), sul loro valore nutritivo e sul loro
contenuto vitaminico (questi ultimi di poca importanza).
La carne, della quale a bordo viene fatto un largo consumo, è un cibo
molto importante per l'alimentazione, dal momento che contiene in
quantità notevole acqua, albumina, grassi, glicogeno, sali e vitamine.
E' necessario quindi adottare idonei sistemi di conservazione, perché la
carne fresca non ben conservata dopo un po' di tempo va incontro ad
alterazione per cause esterne.
Le carni mal conservate in locali umidi e poco areati possono essere
attaccate dalle muffe, le cui spore abbondano nell'aria, o essere invase
da larve di insetti; l'alterazione più importante, che rende in-
commestibile la carne, è il processo di putrefazione cui essa va
incontro a causa della scomposizione delle sostanze proteiche, operata
da associazioni batteriche. E' evidente quindi che per conservarla bene
è necessario proteggerla dall'azione dei batteri.
I sistemi di conservazione, come l'essiccamento, la salagione,
l'affumicamento, l'insaccamento, sono ormai superati e solo la
refrigerazione, il congelamento e la surgelazione rappresentano oggi i
metodi più diffusi a bordo.
Le carni refrigerate sono quelle conservate in frigorifero ad una
temperatura che va da 0° C a + 4° C ed in cui non avviene la
congelazione dei liquidi interstiziali. Queste carni mantengono quasi
inalterate le loro caratteristiche organolettiche e chimiche, si
conservano bene per un periodo di tempo limitato, che per la carne di
bue si aggira sui 40-55 giorni, mentre per quella di vitello e di suino
sui 20-25 giorni.
Le carni congelate sono invece quelle che vengono conservate alla
temperatura di meno 5° C, indispensabile per la congelazione dei succhi
interstiziali. Esse, tuttavia, pur avendo il vantaggio della lunga
conservazione, differiscono alquanto dalle carni fresche, sia nei
caratteri organolettici (colore, sapore, consistenza) che nei caratteri
chimici.
Un altro metodo largamente usato per la conservazione
* degli alimenti (carne) è la surgelazione (o
congelazione a bassa temperatura) a temperature che vanno da meno 18° C
a meno 30° C; esso è in grado di assicurare una lunga conservazione (da
4 a 10 mesi), a secondo del tenore in grasso dell'alimento, in quanto
riesce a realizzare il blocco delle attività batteriche ed enzimatiche
ed a ridurre notevolmente l'azione ossidativa a carico dei lipidi.
* Di recente in
Svezia (Svezia Oggi 12/1986) è stato messo a punto un nuovo metodo di
conservazione degli alimenti, chiamato Multitherm, che consiste nel
porre i cibi freschi in sacchetti di plastica trasparenti che poi
vengono sigillati e preriscaldati in acqua; dopo una successiva
esposizione alle microonde per la sterilizzazione, i sacchetti vengono
immediatamente raffreddati. Il cibo oltre che mantenere il suo sapore
può essere conservato a temperatura ambiente per anni. Idonei per questa
conservazione sono la frutta fresca e le verdure.
Un alimento che spesso viene usato
nella dieta del personale di bordo sono le verdure, che però se
conservate in frigorifero perdono dopo un certo tempo parte del loro
contenuto vitaminico e dell'acqua.
Gli alimenti conservati in scatola (carne, pesce, frutta, verdura, burro)
presentano quelle speciali caratteristiche organolettiche e nutritive
dipendenti in genere dai processi chimici e fisici cui sono •stati
sottoposti per l'inscatolamento.
Il latte maggiormente usato sulle navi è senza dubbio quello a lunga
conservazione, quello condensato od evaporato ed in polvere, dal momento
che quello fresco è disponibile solo per brevi periodi di tempo.
Provvista e conservazione di
alimenti a bordo
Ogni tipo di nave prima di intraprendere un viaggio viene provvista di una
quantità di viveri in proporzione alla durata del viaggio e al numero
delle persone imbarcate, non tralasciando i porti di scalo in cui c'è la
possibilità di fare rifornimenti specialmente di alimenti freschi.
Le provviste alimentari a bordo di una nave, destinate all'alimentazione
quotidiana, sono svariate e si possono suddividere nelle seguenti
categorie, in rapporto alla loro natura e all'uso cui sono destinate:
— provvista secca;
— provvista fresca;
— bottiglieria.
Provvista secca Fanno parte
di tale provvista i seguenti generi:
a) scatolame, verdure conservate all'aceto, all'olio o al naturale,
acciughe, pesce, carne in scatola, salsa di pomodoro, estratti di carne,
conserve in genere, marmellate, frutta sciroppata, latte evaporato,
latte condensato, burro in scatola;
b) paste alimentari, riso, legumi secchi, frutta secca, gallette, farina,
olio, vino, caffè, zucchero, cacao, pasticceria secca in genere.
Provvista fresca
a) Carni - (bovine, suine, ovine); salsiccia fresca; polleria;
b) uova;
c) pesce fresco, salumi, formaggi, frutta e verdura fresca, patate, burro
fresco, lardo, strutto, pancetta.
Bottiglieria
*
* Molto fornita era la bottiglieria, specie sulle navi passeggeri in
servizio sulle rotte del Nord America, dove per ogni cibo era
consigliato un tipo di vino differente.
— Liquori nazionali ed esteri, vini
in bottiglia, vermuth, aperitivi, marsala, spumanti, acque minerali,
bevande gassate, sciroppi.
I generi alimentari della provvista secca vengono sistemati nei locali
cambusa in appositi armadi e scaffali protetti dall'umidità, dalle alte
temperature e convenientemente ventilati, ognuno conservato in adatto
involucro.
Le paste alimentari e la frutta secca sono tenute in casse di cartone o di
legno e in sacchi di carta; il riso, i legumi secchi, le farine, il
caffè, lo zucchero, il cacao in sacchi di juta sollevati da terra e
posti su scaffali di legno; l'olio in contenitori di latta o in fusti;
il vino in fusti o damigiane.
La provvista fresca viene imbarcata per ultima e conservata nei
frigoriferi di bordo, che sono suddivisi in camere o celle separate,
contenenti ciascuna generi alimentari di natura diversa. Le camere
vengono mantenute a diverse temperature, che devono essere costanti
(appositi termostati provvedono a questo) e accompagnate da una
opportuna ventilazione e da un favorevole grado di umidità relativa,
variabile a seconda delle derrate, ma per lo più aggirantesi attorno al
70-80%.
Derrate alimentari, come la carne, la polleria, le uova, i salumi si
mantengono commestibili per periodi di tempo che vanno fino a 3-4 mesi;
le verdure vengono invece conservate al massimo per 10-15 giorni, e già
allo scadere di tale periodo la perdita raggiunge il 50% circa. Alcuni
tipi di frutta fresca, come le pesche, le albicocche, le prugne, ecc.,
se tenute in frigorifero allo stato acerbo, maturano e si conservano per
15-20 giorni con una perdita di circa il 30%. Altri frutti, come le
arance o le mele, si mantengono per un tempo molto superiore che arriva
fino a due mesi circa.
Le verdure, come gli spinaci e le bietole, non si conservano allo stato
naturale, ma vengono in genere congelate in cella frigorifera dopo
essere state bollite all'atto dell'imbarco.
La dieta del personale imbarcato varia in relazione alla qualifica e
quindi al grado che le persone di bordo rivestono, secondo tre
classificazioni fondamentali: Ufficiali, Sottufficiali, Comuni.
Il trattamento alimentare è regolato da Leggi e Tabelle-viveri allegate ai
contratti collettivi di lavoro. Esse stabiliscono la qualità e la
quantità di viveri spettanti a ciascuna categoria e i supplementi
previsti per i differenti climi e quando le condizioni di lavoro sono
particolarmente disagiate o lo stato di salute lo prevede. (Nella
pratica queste distinzioni tendono a scomparire).
INFEZIONI, INTOSSICAZIONI E MALATTIE DI ORIGINE ALIMENTARE
Gli alimenti, così come l'acqua ed
il latte, se vengono contaminati da batteri, virus, parassiti, veleni
chimici possono arrecare danno all'uomo in maggiore o minore misura a
seconda del grado di contaminazione.
Di seguito, nella tabella annessa, si riportano le infezioni, le
intossicazioni e le malattie di origine alimentare. In particolare
saranno descritte alcune di queste malattie che con più frequenza si
possono manifestare a bordo delle navi.
Intossicazione alimentare
Le infezioni, le intossicazioni e le malattie di origine alimentare sono
in questi ultimi tempi aumentate notevolmente, vuoi per la sempre
crescente pressione antropica, vuoi per l'uso sempre più indiscriminato
dei prodotti chimici oltre che negli alimenti, per conservarli, anche in
agricoltura ed infine per il fatto che sono entrati nell'uso corrente
cibi precotti, la cui preparazione ed ancor più la cattiva o non idonea
conservazione favoriscono la insorgenza di queste malattie.
Sono infezioni alimentari un gruppo di affezioni di natura infettiva
provocate dalla ingestione di alimenti inquinati (massivamente) da
batteri, che elaborano tossine particolarmente attive sull'intestino
(enterotossine) durante la loro moltiplicazione nell'intestino
dell'ospite (febbre tifoide e paratifoide e riportate nella tabella).
Sono intossicazioni alimentari un gruppo di affezioni di natura tossica
provocate dalla ingestione di alimenti inquinati da batteri, che
elaborano una tossina (enterotossina attiva per via digestiva) durante
il loro sviluppo sull'alimento inquinato.
Queste affezioni, oltre che dal bacillo botulino, stafilococco aureo o
salmonelle, possono essere anche provocate da Escherichia Coli,
streptococco fecale o enterococco, da Bacillo Perfrigens, da Clostridium
Welchii, per cui particolari stipiti di questi ultimi, pur trattandosi
di ospiti abituali dell'intestino umano ed animale, possono virulentarsi
ed acquisire attività patogena. La diagnosi eziologica è possibile
isolando il germe in causa dagli alimenti inquinati, o dagli
intossicati, mediante esami batteriologici, prove biologiche e siero-
logiche.
La salmonellosi acuta è spesso classificata come intossicazione
alimentare, ma essa è più un'infezione intestinale che un'intossicazione
Varie altre malattie infettive possono essere trasmesse dai cibi come la
febbre tifoide, le febbri paratifoidi, le faringiti spreptococciche, la
difterite, la brucellosi, l'epatite infettiva, e sono in genere
classificate come forme di infezioni alimentari.
Intossicazione alimentare è un'espressione generica applicata ad una
malattia intestinale generalmente ad inizio brusco determinata
dall'ingestione di cibi o di acqua e caratterizzata da nausea, vomito,
diarrea.
Tale espressione si applica alle intossicazioni causate da:
tossine, elaborate dalla crescita di particolari batteri (tossine
stafilococciche, tossine botuliniche);
contaminanti chimici (metalli pesanti, fluoruri ed altri);
sostanze organiche varie, che possono essere presenti nei cibi, come in
certi funghi, molluschi, anguille e altri prodotti ittici.
Gli episodi di intossicazione alimentare in genere si riconoscono per il
loro improvviso manifestarsi entro un breve periodo di tempo, fra i
soggetti che hanno consumato uno o più cibi e presentano una
sintomatologia comune.
Casi singoli di intossicazione alimentare sono difficili da diagnosticare,
a meno che non si tratti di botulismo, in cui è presente un classico e
drammatico quadro clinico.
Botulismo
Grave intossicazione alimentare caratterizzata da astenia, vertigini,
cefalea e stitichezza, presto seguita da paralisi nei territori della
maggior parte dei nervi cranici.
Le manifestazioni cliniche riguardano principalmente il sistema nervoso, e
la disfonia con voce rauca è spesso il primo segno osservato.
A volte la malattia inizia con vomito e diarrea.
Circa i 2/3 dei pazienti muoiono entro 3-7 giorni, in genere per collasso
respiratorio o cardiaco o per complicazioni infettive, se il medico non
sospetta la diagnosi e non provvede ad un tempestivo ricovero in
ospedale.
La diagnosi viene confermata dal reperto di tossine specifiche nel sangue
e nel cibo sospettato.
Il botulismo è una malattia relativamente rara; in casi sporadici si
verifica in molti paesi, sempre in relazione a cibi preparati o
conservati in modo tale da permettere la formazione della tossina.
L'agente tossico è rappresentato dalle tossine prodotte dal Clostridium
botulinum (bacillus botulinus).
La tossina si produce in cibi impropriamente preparati, solo in condizioni
anaerobiche, e specialmente nei cibi non acidi.
Essa è distrutta dall'ebollizione, mentre l'inattivazione delle spore
richiede temperature più elevate.
Il serbatoio del germe è rappresentato dal suolo, dall'acqua e dagli
intestini degli animali, inclusi i pesci.
La propagazione avviene per il consumo di alimenti contaminati, contenuti
in vasetti o scatole inadeguatamente trattati durante il processo di
inscatolamento e mangiati senza una successiva ed adeguata cottura.
Molti avvelenamenti sono dovuti a vegetali, frutta o pesci, preparati in
vasi dalle massaie per uso domestico; in Europa veicoli di propagazione
sono alimenti come le salsicce, le carni affumicate ed i pesci.
Il periodo di incubazione è vario; i sintomi compaiono in genere dopo
12-36 ore, qualche volta diversi giorni dopo il consumo del cibo
contaminato; in genere più breve è l'incubazione, più grave è la
malattia e più alta è la letalità.
La letalità, una volta assai elevata, può essere notevolmente ridotta
ricorrendo al trattamento sieroterapico specifico o, in mancanza di
esso, utilizzando un siero polivalente.
INTOSSICAZIONE ALIMENTARE DA
STAFILOCOCCHI E DA CLOSTRIDIUM PERFRIGENS
E' un'intossicazione ad inizio brusco, a volte violento, con forte nausea,
crampi, vomito, diarrea e prostazione.
La diagnosi in genere viene formulata in seguito al manifestarsi in un
gruppo di pazienti di una caratteristica sintomatologia acuta,
prevalentemente gastrointestinale, entro un breve intervallo di tempo
dal consumo del cibo. L'inizio della sintomatologia è uguale per tutti.
La malattia è largamente diffusa e relativamente frequente in tutto il
mondo; essa è causata dalle enterotossine stabili alla temperatura di
ebollizione prodotte dagli stafilococchi, che si moltiplicano nel cibo e
producono l'avvelenamento.
In molti casi il serbatoio è l'uomo, raramente gli animali (mucche).
La propagazione avviene per ingestione di uno dei molteplici prodotti
alimentari che possono essere contaminati: pasticceria, creme, insalate,
salse per insalate, sandwiches, affettati di carne e piatti di carne nei
quali gli stafilococchi tossino-produttori di origine umana (provenienti
dalle secrezioni nasali o della pelle, dalle mani o dagli avambracci
apparentemente normali) si sono moltiplicati se i cibi sono stati
conservati in modo non idoneo per molte ore prima di essere serviti.
A volte sono stati implicati in vasti episodi epidemici cibi quali
prosciutto, lardo, carne pressata, latte proveniente da mucche con
infezione alle mammelle, occasionalmente latte in polvere.
Il periodo di incubazione è vario; l'intervallo fra l'ingestione del cibo
e la comparsa dei sintomi è di 1-6 ore, in genere 2-4 ore.
L'intossicazione alimentare da Clostridium Perfrigens sostiene una
sindrome intestinale caratterizzata da brusca insorgenza di colica
addominale con nausea, eccezionalmente vomito e profusa diarrea.
Il serbatoio è rappresentato dall'uomo e la propagazione avviene mediante
la ingestione del cibo contaminato da feci e conservato in modo tale da
permettere la moltiplicazione dei germi.
Gli episodi epidemici possono essere provocati da industrie alimentari,
ristoranti, bar.
ALCOLISMO
Tra le tossicomanie frequenti a manifestarsi nei marittimi è da
considerare anche l'alcolismo, che tratteremo un po' diffusamente dal
momento che può determinare notevoli danni somatici e psichici.
Dal punto di vista medico-sociale l'alcolismo può definirsi quella forma
di assunzione di bevande alcoliche, eccedente il consumo quotidiano
alimentare o superante il quadro dell'abitudine sociale dell'insieme
della collettività considerata. Molte nazioni socialmente evo- Iute
stanno studiando, e in qualche paese attuando, misure atte ad arrestare
o almeno a contenere il rapido espandersi del fenomeno.
In Europa il problema dell'abuso delle sostanze voluttuarie, e in
particolare delle bevande alcoliche, ha assunto proporzioni allarmatiti
per i rischi di cui è causa. L'eccessivo continuato uso-abuso di tali
bevande provoca un rischio che si distingue in acuto e cronico.
Il primo (rischio acuto) può manifestarsi in un incidente di lavoro, o
alla guida di autoveicoli, e cioè come un danno alla persona propria o
altrui oppure come un pervertimento del senso morale di autocritica
dell'individuo, che provoca crimini contro la persona propria (suicidi)
e verso la società.
Il rischio cronico è rappresentato per lo più da uno stato di malattia,
inteso come modificazione •peggiorativa dello stato anteriore, che può
determinarsi nell'individuo e che può interessare sia il corpo che la
psiche.
Entrambi i rischi si ripercuotono negativamente sul singolo individuo,
sulla famiglia, sulla società intera.
Il consumo eccessivo ed incontrollato di alcolici, specie se sensibilmente
protratto nel tempo, può avere rilevanti ripercussioni sull'organismo
con possibilità di un maggiore o minore interessamento della sfera
somatica e neuropsichica.
L'alcolismo, considerato malattia
sociale, ne presenta tutte le caratteristiche in quanto:
a) per frequenza e durata tende a diminuire l'efficienza della
collettività e a provocare conseguenze di ordine economico che si
ripercuotono sulla famiglia e sulla società;
b) trae la sua origine, diffusione e aggravamento da fattori di ordine
sociale e ambientale;
c) richiede, per essere combattuto, mezzi che investono tutta la
organizzazione sanitaria.
La maggior parte dell'alcool
ingerito come bevande alcoliche viene assorbito, ossidato fino ad
anidride carbonica e acqua.
In condizioni normali il coefficiente « etanolo ossidazione » è di 10
Kg./ora; ciò significa che un organismo può metabolizzare senza danno
fino ad un grammo di alcool puro per 10 Kg. di peso corporeo al giorno,
se ingerito in dosi refratte. L'eliminazione della rimanente parte
dell'alcool avviene attraverso gli emuntori polmonari e renali e in
parte attraverso la cute. L'abuso episodico di bevande alcoliche provoca
a carico dell'organismo fenomeni di intossicazione acuta (ubriachezza),
la cui sintomatologia è ben nota. Distinta da questa va tenuta l'ebrezza
patologica, caratterizzata da una reazione abnorme all'ingestione di
alcool con agitazione psicomotoria e disturbi della coscienza.
L'abuso protratto nel tempo di bevande alcoliche provoca i quadri
dell'intossicazione cronica, caratterizzata da alterazioni somatiche e
psichiche. Le alterazioni somatiche, neurologiche (neuriti) o
extraneurologiche, possono interessare vari organi e apparati (tumore
dell'esofago, cardiopatie), ma in particolare gli organi in cui queste
sostanze vengono metabolizzate (cirrosi epatiche alcoliche). Le
alterazioni psichiche sono caratterizzate da alterazioni organiche della
personalità, con caratteristiche patologiche persistenti, e da episodi
psicotici per lo più transitori; esse possono essere definite con il
termine di psicosi alcoliche.
Che l'alcool aumenti la pericolosità della guida, sia di auto, nave, aereo
è dimostrato da tutti gli studiosi e soprattutto è opinione comune che
l'alcool e la guida si escludono reciprocamente. L'individuo che beve
prima o durante la guida non è un malato ma uno sprovveduto, in quanto
l'alcool, anche in piccole dosi, rende il guidatore euforico,
spericolato, aggressivo; gli studiosi parlano in questo caso di
disadattamento temporaneo alle situazioni di emergenza, come si possono
verificare alla guida di un autoveicolo.
La legislazione sanitaria nei paesi scandinavi prevede che, in caso il
comandante di una nave, aereo o auto beva in servizio e tanto che
l'alcolemia superi i limiti stabiliti per legge, è punito per questa
infrazione tutto l'equipaggio o gli eventuali occupanti dell'auto.
TOSSICOMANIE
Con il diffondersi improvviso tra gli anni 60 e 70 degli stupefacenti,
sostanze usate a scopo voluttuario già nell'antichità, il Comitato di
Esperti della Organizzazione Mondiale della Sanità ebbe a definire il
fenomeno, cioè il consumo periodico di una sostanza stupefacente
naturale o sintetica che determina la tossicomania, come:
— desiderio irresistibile di ottenere e consumare tale sostanza; tendenza
ad aumentare la dose;
— dipendenza di ordine psichico e fisico nei confronti della sostanza;
comparsa di una sindrome da astinenza con sintomatologia somatica e
psichica in caso di repentina interruzione del consumo;
effetti dannosi per l'individuo, per la famiglia e per la società.
La legislazione italiana sugli stupefacenti era in precedenza regolata
dalla legge 22-10-1954, N. 1041. In seguito fu emanato il D.P.R.
11-2-1961, n. 249 ed il D.M. 20-12-1961, che qualificarono malattie
sociali le tossicosi da stupefacenti o da sostanze psicoattive.
La nuova legge sulla droga (Legge n. 685 del 22-12-1975) ha sancito la
distinzione fra consumatore e spacciatore di droga, la non
perseguibilità della detenzione di modiche quantità di droga per uso
personale, sia terapeutico che non e la liberalizzazione delle droghe
leggere.
Infatti sul piano degli effetti indotti dagli stupefacenti si distinguono
le droghe dure (morfina, eroina, anfetamine e derivati dall'acido
lisergico [LSD], e di recente il crack) dalle droghe ritenute leggere
(marijuana, hashish).
L'uso prolungato degli stupefacenti determina decadimento somatico e
psichico sull'individuo, che alcune volte giunge alla devastazione; è
quindi da prendere in considerazione come fronteggiare una crisi da
astinenza qualora dovesse verificarsi.
INFORTUNI E NOZIONI DI TECNICA DI
PREVENZIONE A BORDO
Generalità
I trasporti marittimi e la pesca costituiscono una importante fonte di
lavoro in Italia con l'impiego di un notevole numero di addetti, per cui
il problema della causalità degli infortuni nelle attività lavorative
sul mare e i metodi di prevenzione assumono grande importanza.
I fattori che regolano le condizioni di vita e di lavoro a bordo delle
navi mercantili sono molto migliorati alla luce del progresso nelle
costruzioni navali e delle previdenze di carattere legislativo.
In Italia numerose Leggi riguardanti l'assicurazione contro le malattie e
gli infortuni e l'assistenza sanitaria, nonché le leggi sulle condizioni
di igiene e di abitabilità sulle navi, specie mercantili, hanno
procurato notevoli vantaggi alla salute dei marittimi. La sicurezza del
lavoro a bordo, deve quindi riguardare i miglioramenti delle condizioni
ambientali apportati dal progresso tecnico, ma deve anche prendere in
considerazione la necessità di una idonea selezione del personale
navigante, dal momento che dallo studio delle cause di infortunio è
risultato che nella loro genesi la colpa spetta per il 70% all'uomo e
soltanto per il 20% alla macchina.
Con il progresso della tecnica sono state apportate quindi nelle industrie
a terra molte nuove soluzioni di carattere antinfortunistico, lo stesso
è avvenuto a bordo dei natanti, affinché anche l'attività dei marittimi
possa svolgersi in condizioni di maggiore sicurezza, dato il particolare
ambiente di lavoro. E' comprensibile quindi come la nave, per mancanza
di stabilità e ristrettezza degli spazi e pericolosità delle merci
trasportate, è spesso fonte di pericoli e la frequenza degli incidenti
fra i marittimi a bordo avviene in una percentuale più elevata di quella
che si riscontra nelle industrie a terra.
Uno dei pilastri su cui si basa la prevenzione degli infortuni a terra è
la scelta degli operai su basi scientifiche (con la visita psicotecnica
messa a disposizione dell'organizzazione del lavoro), mentre sulle navi
è basata solo da poco sulla selezione umana oltre che sul
perfezionamento di macchinari, ammodernamento dei locali di lavoro e di
soggiorno e sul miglioramento delle condizioni igieniche ambientali.
Il lavoro sul mare specie per alcune attività era considerato fino a
qualche decennio fa « lavoro rifugio », nel senso che per le mansioni
che non richiedevano specializzazione tutti o quasi erano ammessi previa
una visita di idoneità fisica; questo era il motivo per cui frequenti
erano gli infortuni sul lavoro.
Che cosa è un infortunio?
Infortunio è un evento indipendente dalla volontà umana, improvviso e
violento, provocato da una forza esterna che agisce rapidamente e che si
manifesta con un danno fisico e/o mentale.
Non è un evento imponderabile ed assolutamente casuale, ma essendo
considerato una malattia ha una sua eziologia.
Alla base vi sono tre elementi condizionanti: un soggetto, un ambiente, un
agente.
Bisogna convincersi che parte degli infortuni è da attribuire al fattore
umano ed in particolare a comportamenti colposi per imprudenza,
imperizia, negligenza, oltre che a situazioni tecnico-ambientali, cioè
al tipo di lavoro più o meno pericoloso svolto a bordo.
Gli agenti capaci di provocare
incidenti o infortuni sulle navi sono differenti e in sintesi sono:
a) fisici (temperature elevate prodotte da macchine e motori; umidità
atmosferica e dei locali interni, scariche elettriche da apparecchi
difettosi);
b) chimici (fughe di gas per cattivo funzionamento di motori propulsori e
macchinari quali frigoriferi, vapori di vernici, sulle petroliere gas
provenienti dal carico e da polveri o prodotti di fermentazione causati
dai carichi trasportati);
c) meccanici (motori vari, macchinari, argani, gru, bitte, verricelli,
cavi metallici, corde).
Dal punto di vista pratico le cause
sono anche dirette ed indirette.
Tra le principali cause dirette ricordiamo: cadute (da scale, da
boccaporti nelle stive, per scivolamento sul ponte o in sala macchine),
(urti contro scale, parapetti, cavi di acciaio); schiacciamenti, specie
delle dita delle mani, per chiusura improvvisa di porte, cabine, armadi
di ferro, esplosioni ( di caldaie e rotture di valvole); fughe di gas
(da carico di sostanze volatili, per cattivo funzionamento di macchine
frigorifere); corpi estranei nell'occhio (per lavori di picchiettatura e
alla mola), elevata temperatura ambientale.
Tra le cause indirette abbiamo: a) la mansione esplicata a bordo dai vari
individui; b) le particolari condizioni ambientali in cui l'incidente si
verifica; c) statica della nave; d) l'età e la costituzione somatica
degli individui.
Le cause testè enumerate in parte, che possono determinare infortunio a
bordo, sono complementari con l'elemento umano ed il suo comportamento
sul lavoro, così importanti nella genesi dell'incidente stesso.
L'infortunio, quando si verifica, comporta un danno biologico alla
persona, economico alla famiglia e un danno sociale alla comunità.
Il danno biologico è rappresentato dalla morte o dalla invalidità.
Il danno economico e il danno sociale sono difficilmente valutabili data
la complessità del conteggio.
Oltre la mortalità, che è il dato più appariscente e che desta grande
emozione, bisogna prendere in considerazione anche la morbosità (cioè i
casi di malattia) che incide, oltre che sull'individuo portatore della
invalidità, soprattutto sulla famiglia e sulla società.
Al verificarsi dell'evento lesivo le lesioni presentano poi loro
caratteristiche specifiche a seconda delle categorie cui appartengono i
marittimi, in rapporto con le diverse condizioni ambientali in cui i
membri dell'equipaggio svolgono la loro attività. Per il personale di
coperta, la varietà degli infortuni si può giustificare con la mancanza,
in genere, di mansioni specifiche o speciali; la conferma viene
osservando la statistica degli incidenti che hanno colpito i marinai
adibiti abitualmente ai soli lavori di coperta e di governo della nave.
Per il personale di macchine, macchinisti, fuochisti, operai ingrassatori,
che devono lavorare in ambienti presentanti condizioni particolari
(locali angusti, surriscaldati, mal ventilati e illuminati
artificialmente, in vicinanza di macchine) si giustifica l'alta
frequenza degli incidenti da cui sono colpiti (amputazioni, ustioni,
colpo di calore ecc.).
E' stato anche osservato che mentre alcuni infortuni sono dovuti a scarsa
attenzione, trascuratezza delle norme di sicurezza e a scarsa
esperienza, altri sono imputabili a diminuita prontezza di riflessi
nonché ad usura di organi ed apparati che favoriscono l'insorgenza di
particolari patologie (colpo di calore, fratture, amputazioni
traumatiche).
La prevenzione degli infortuni
poggia le basi:
— sulla ricerca scientifica delle loro cause;
— sullo studio delle cause e concause che hanno determinato l'insorgenza
dell'infortunio;
— sull'educazione;
— sull'adozione di efficaci provvedimenti antinfortunistici sugli agenti
lesivi e sull'ambiente con appropriate disposizioni legislative.
La prevenzione dell'infortunio è
basata quindi sullo studio delle condizioni ambientali di lavoro per
eliminare o ridurre gli eventuali fattori sfavorevoli (dimensioni di
locali, accessi a questi ultimi, pavimenti, sistemi di illuminazione ed
areazione artificiale, grado di temperatura e umidità dei vari ambienti,
colore delle pareti, protezione delle parti meccaniche in movimento che
possono venire in contatto coi lavoratori). Sui piroscafi più moderni
sono stati adottati nuovi accorgimenti tecnici sotto la spinta del
progresso e dei nuovi ritrovati della scienza delle costruzioni.
Nonostante ciò non si può evitare che esigenze costruttive rendano non
eliminabile il rischio connesso alle varie attività che si svolgono a
bordo, come la ripidità delle scale — specie quelle di accesso ai locali
di servizio —, l'ingombro creato dalle varie attrezzature in coperta, la
ristrettezza di alcuni locali, la rumorosità e le strutture metalliche
sporgenti nella sala macchine.
Ma la prevenzione non può limitarsi al solo miglioramento tecnico, essa
deve anche affrontare il fattore umano dell'infortunio.
I lavoratori debbono rendersi conto tanto dei rischi cui sono esposti
quanto delle norme di sicurezza cui, nel loro interesse, sono invitati
ad attenersi.
La prevenzione comincia là dove i problemi tecnici sono stati risolti ed è
proprio per questo che verso il fattore umano dell'infortunio debbono
convergere gli sforzi razionali regolando, nell'organizzazione del
lavoro, la gravosità dell'occupazione, il ritmo dell'attività e la sua
durata, i periodi di riposo, l'ora dei pasti e soprattutto la selezione
del personale.
Le misure preventive sono perciò, soprattutto, di ordine tecnico,
individuale. Se però le condizioni di vita e di lavoro nell'ambiente
delle navi hanno subito notevoli miglioramenti, il progresso tecnico ha
favorito questi vantaggi per la salute dell'equipaggio, ma ha, d'altro
canto, fatto aumentare la possibilità di infortunio.
Le nuove attrezzature, i moderni macchinari richiedono, da parte degli
addetti, spiccate capacità psico-intellettive, precise esperienze,
moderne nozioni specialistiche che devono essere continuamente
aggiornate.
Durante il lavoro numerose possono essere le cause che portano il
marittimo a compiere un fatto da cui poi deriva l'infortunio: momentanea
disattenzione, scarsa conoscenza del lavoro o eccessiva confidenza con
questo, diminuzione della prontezza dei riflessi necessari a far
individuare ogni situazione di rischio onde opporre a questa una
immediata ed adeguata reazione, deficienze organiche, regime di vita
irregolare, preoccupazioni familiari.
L'importanza della selezione del personale è fondamentale così come il
tirocinio da far compiere al marittimo, in quanto questa nuova carriera
imprime un cambiamento notevole di vita.
Le ferite e le contusioni, come abbiamo già accennato, sono le conseguenze
più comuni degli incidenti che si verificano a bordo, causate da cadute
sia in coperta che in sala macchine, soprattutto nel salire e scendere
le scale. Per ovviare a ciò è necessario che le scale siano
sufficientemente larghe, ben illuminate, munite di orlo metallico o di
gomma, per offrire al piede un punto di appoggio specie in discesa; ai
lati delle scale è bene porre « corri mano » di metallo o di fune
rivestiti di tela.
E' necessario inoltre che le scale siano situate in posti di facile
accesso, costruite con materiale adatto e di facile pulizia.
I boccaporti (apertura per la circolazione delle persone e dei materiali
in senso verticale tra i vari piani) debbono essere chiusi da
graticolati metallici o in legno, mentre le aperture nei ponti
inferiori, oltre che chiusi da graticolati devono essere circondate da
mastre di ferro, che rendono facilmente visibili i boccaportelli e
trattengono il piede delle persone che potrebbero precipitare nei locali
sottostanti.
La complessità dei vari impianti (principali ed ausiliari) e l'alta
temperatura contribuiscono a creare particolari condizioni di rischio
lavorativo tra il personale addetto ai locali macchine e caldaie.
Anche le gru, le pulegge, gli argani ed i verricelli sono causa frequente,
tra il personale di coperta, di contusione e di ferite.
E' bene quindi che gli addetti alla manovra degli apparecchi di
sollevamento siano edotti sulla distribuzione statica degli sforzi,
sulla modalità d'impiego di questi mezzi, e che provvedano ad accurata
verifica del loro regolare funzionamento ed alla loro manutenzione.
E' bene inoltre dotare gli individui incaricati di lavoro alle parti più
alte della nave (ciminiere) di speciali cinture di sicurezza.
Sui pescherecci e motopescherecci invece sono facili le cadute a causa dei
residui di pesce: si mantengano, perciò, i ponti e le coperte puliti con
abbondanti annaffiamenti.
Il personale addetto ai lavori di coperta è bene che usi guanti di •cuoio
allorché si maneggiano cavi di ferro, verricelli, argani o si eseguono
piccoli lavori di meccanica, e che calzi scarpe con punta metallica
altrimenti i piedi sono continuamente esposti a lesioni di vario genere.
L'amputazione di falangi e dita si verifica spesso in seguito a
schiacciamento delle mani per la chiusura violenta ed improvvisa di
sportelli metallici o di porte e durante l'apertura e soprattutto la
chiusura di boccaporti. Per gli addetti ai lavori di picchiettaggio, che
si compiono durante la navigazione, o per coloro che eseguono lavori di
meccanica, specie quando si debba usare la mola smeriglio, onde evitare
le lesioni oftalmiche dovrebbe essere reso obbligatorio l'uso degli
occhiali protettivi.
Le ustioni sono frequenti in coloro che lavorano in cucina e nei locali
delle caldaie, es. nei fuochisti, a causa dei getti di vapore o di acqua
bollente provocati dallo scoppio dei tubi o di caldaie, o dalla rottura
di valvole e cilindri: si possono prevenire tali infortuni mediante
l'accurato controllo degli apparecchi di sicurezza.
Un incidente, che si verifica con una certa frequenza a bordo delle navi
mercantili specie tra il personale addetto alla sala macchina, alle
caldaie ed alle cucine, è il colpo di calore soprattutto quando la
navigazione si svolge in climi tropicali.
Il colpo di calore è frequente a bordo delle navi mercantili favorito da
fattori individuali, come l'età, la costituzione, l'abuso di alcolici,
oltre che naturalmente dalle sfavorevoli condizioni ambientali
caratteristiche, dalla scarsa od assente ventilazione e dall'alta
umidità.
La prevenzione di tale disturbo si basa sull'adozione di provvedimenti
contro la causa determinante (diminuire l'irradiazione del calore,
aumentare l'areazione, creare spazi sufficienti) e le cause
predisponenti individuali, ma soprattutto sulla necessità
dell'allenamento graduale del personale di macchina a condizioni
ambientali così poco favorevoli e sulla utilità dell'impiego di
individui possibilmente giovani nei servizi ove si impone un lavoro
gravoso (fuochisti e macchinisti) .
Contro il calore irradiantesi dai forni delle caldaie si useranno adeguati
parafuochi, mentre per quello proveniente dai macchinari si provvederà
con l'uso di convenienti materiali coibenti. I tubi che portano vapore o
acqua calda saranno pure rivestiti con materiali isolanti diversi (come
amianto, scorie d'alto forno, ecc.). Si fornirà, altresì una congrua
ventilazione ai locali macchine (maniche a vento), provvedendo ad un
rinnovamento continuo dell'aria che si cercherà, contemporaneamente, di
deumidificare. La ventilazione dovrebbe essere ben regolata e disposta
in modo da evitare che il getto d'aria fresca investa l'operaio intento
al lavoro.
La profilassi del colpo di calore è basata anche escludendo con cura dai
servizi in sala macchina soggetti affetti da malattie renali, epatiche,
cardiache.
I casi di intossicazione acuta da gas possono verificarsi in modo
particolare sulle petroliere nonché sulle comuni navi da trasporto tra
le persone addette ai lavori da compiersi nei locali chiusi e confinati,
nelle stive o nei doppi fondi, come pure tra i frigoriferisti. Nei
lavori di pitturazione, eseguiti nei locali poco ventilati, l'aria si
carica di vapori di trementina e di alcool metilico, che danno origine
ad intossicazioni acute ed a congiuntiviti. Per la prevenzione di tali
infortuni valgono le consuete norme di protezione individuale, da
affiancare a provvedimenti atti ad eliminare, o per lo meno a far
diminuire, la produzione di gas e di vapori tossici. Nei lavori di
pulizia delle tanke delle navi cisterne e di altri locali dai residui di
petrolio, nafta ed altri carburanti bisogna assicurare una sufficiente
ventilazione naturale od artificiale. Gli uomini addetti a tali lavori
dovranno sempre portare maschere a filtro speciale nonché altre
attrezzature idonee a prevenire infortuni (1) (2)
(3).
(1) Esplosimetri:
nelle zone dove c'è pericolo di esplosione per raccolta di gas è
necessario l'uso di esplosimetri, i quali danno indicazione sullo stato
dei locali da bonificare.
(2) Rilevatore di gas tipo DRAGER per idrogeno solforato, ammoniaca,
ossido di carbonio, anidride solforosa.
(3) Uso di maschere antigas e filtri. Ogni filtro serve per i tipi di gas,
polveri, fumi e nebbie riportati su apposita tabella; ad ogni gas
corrisponde un filtro con annesso colore.
Particolare importanza assume a
bordo la prevenzione degli incendi e delle esplosioni.
Da ricerche eseguite, oltre che dalle statistiche, è stato evidenziato che
la maggior parte degli incendi e delle esplosioni ha partenza dalla sala
macchine o dai carichi pericolosi trasportati; si comprende quindi come
la prevenzione deve essere incentrata in particolar modo in questi
ambienti adottando idonee misure, che sono:
avere cura del buon funzionamento degli impianti di alimentazione dei
motori diesel e a scoppio;
contraddistinguere bene e rendere facilmente accessibili i comandi ed i
volantini di impianti ed attrezzature;
mettere a terra tutti i motori ed armature metalliche (per evitare
correnti elettrostatiche) o proteggere bene i cavi elettrici di
alimentazione con guaine di piombo resistenti alla usura, usare
particolari apparecchi chiamati esposimetri portatili, che indicano la
concentrazione dei vapori eccessivi o pericolosi di sostanze
combustibili (petrolio e derivati) fino a che l'ambiente diventi libero
da gar (gas free). Attualmente una serie di esplosi- metri distribuiti
su navi adibite a trasporti particolari fanno capo ad una centralina,
dalla quale si può escludere automaticamente un determinato ambiente
quando diventa pericoloso e vi è possibilità di esplosione;
usare indicatori automatici di fumo, di temperatura (entrano in funzione,
quando questa aumenta rapidamente) e di ossido di carbonio, per ognuno
dei quali viene automaticamente messo in opera un sistema di protezione
(per esempio innaffiamento automatico con violenti spruzzi di acqua in
caso di repentino aumento di temperatura).
In caso di incendio ritenuto non domabile con le attrezzature di bordo,
per la salvezza dell'equipaggio e della nave è previsto l'impiego di un
sistema che consiste nel saturare di anidride carbonica (CO2) la sala
macchine, previa chiusura automatica delle porte tagliafuoco per isolare
meglio l'ambiente.
La prevenzione degli infortuni si può attuare adottando le seguenti
misure:
individuare tutte le possibili cause e concause che provocano gli
infortuni e rimuoverle;
applicare in maniera rigida la legislazione in materia di sicurezza sia
nella costruzione delle navi che degli impianti;
pubblicizzare con tutti i mezzi a disposizione le norme di prevenzione;
— influire sulle classi direttamente impegnate nella costruzione ed
arredamento delle navi (ingegneri, architetti, armatori) per ricercare
soluzioni atte a rendere gli spazi, dove si svolge il lavoro, adatti e
sicuri;
fare una campagna di educazione rivolta ai lavoratori anziani, agli
educatori, dal momento che i giovani imitano i loro maestri di vita.
Infatti se i lavoratori anziani mostrano indifferenza e noncuranza per
le norme di sicurezza e di educazione, i giovani imiteranno questo
atteggiamento e saranno prima o poi candidati a patire un infortunio che
può costare loro anche la vita. Per ogni infortunio mortale, infatti,
accadono 30 infortuni gravi e trecento lievi.
Dal confronto delle statistiche pubblicate degli infortuni, relative al
periodo 1946 - 1954 (Cassa Marittima Tirrena) e 1970 - 1978 (Cassa
Marittima Adriatica) si evince che:
1) gli infortuni ai piedi, alle mani ed agli arti superiori ed inferiori
restano sempre i più frequenti;
2) l'aumento del traffico, della velocità e la navigazione anche con tempo
proibitivo hanno fatto aumentare la patologia politraumatica e specie
quella con gravi lesioni invalidanti;
3) la migliore assistenza sia a bordo che nei porti di approdo ha
determinato una diminuita mortalità complessiva, ma d'altro canto ha
fatto aumentare la percentuale di marittimi portatori di gravi
menomazioni permanenti;
4) l'incremento del trasporto di sostanze pericolose ha fatto aumentare le
ustioni e le intossicazioni acute e croniche;
5) complessivamente gli infortuni sono diminuiti anche se il traffico,
specie mercantile, è aumentato, dal momento che la macchina, specie in
questo ultimo lustro, come sulla terra ferma, sta sostituendo sempre più
l'uomo.
Ci stiamo avvicinando sempre più al racconto fantastico dello « Squalo
Tigre » di un noto autore americano, dove un superman con l'ausilio di
computer comandava da solo un intero sommergibile.
Norme per l'Assistenza Sanitaria
al personale navigante e infortuni sul lavoro
Nel periodo precedente la riforma
sanitaria, l'assistenza sanitaria al personale addetto alla navigazione
marittima e alla pesca ed ai loro familiari era effettuata dalle Casse
marittime Tirrena, Adriatica e Meridionale.
Le forme assicurative, regolate dal R.D.L. 23/Settembre 1937 N. 1918 e
convertito nella legge 24 Aprile 1938 n. 831 relativa all'assistenza dei
marittimi all'estero, prevedevano:
— assicurazione degli infortuni;
— assicurazione delle malattie manifestatesi durante l'arruolamento;
— assicurazione delle malattie denunciate entro i 28 giorni dallo sbarco e
delle malattie veneree;
— assistenza sanitaria ai familiari.
Con l'attuazione della riforma sanitaria e con l'esercizio della delega
concessa al governo con l'art. 37 ultimo comma della legge 23-12-1978 N.
833 e rinnovata con l'art. 2 della legge 29-2-1980 N. 33 viene emanato
il D.P.R. 31-7-1980 N. 620 e con esso regolamentata l'assistenza
sanitaria al personale navigante marittimo e dell'aviazione civile.
In particolare vengono identificati i soggetti beneficiari (marittimi e
loro familiari), le unità sanitarie locali di residenza, che provvedono
ad erogare le prestazioni sanitarie di competenza, e le norme che
assicurano l'assistenza anche in territorio estero con le medesime
modalità stabilite dal D.P.R. 31-7-1980 N. 618 e che riguarda
l'assistenza sanitaria ai cittadini italiani all'estero (suppl. ord.
alla G.U. N. 275 del 7-10-1980).
Il personale marittimo in particolare in base al R.D.L. 17-8- 1935 N. 1765
e al R.D.L. 25-1-1937 N. 200 ed al D.P.R. 620 del 31-7-1980 è tutelato
anche per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro.
Perché un infortunio sia riconosciuto indennizzabile a norma di legge deve
essersi verificato per « causa violenta » ed in « occasione di lavoro ».
Tra le cause violente oltre a quelle che si estrinsecano durante un lavoro
« pesante » vengono incluse pure alcune malattie infettive, che i
marittimi possono contrarre a bordo particolarmente quando toccano porti
in zone tropicali. Il concetto di occasione di lavoro è estesa poi anche
ai viaggi da e per il porto di imbarco e durante le soste nei porti
durante il periodo di imbarco.
La prassi che deve essere seguita quando si verifica a bordo un infortunio
è che tutti gli infortuni anche se di lieve entità devono essere
comunicati mediante apposito rapporto al comandante che li annoterà sul
Giornale Nautico. Nel rapporto devono essere segnate le generalità
complete dell'infortunato, il luogo, il giorno e l'ora in cui è avvenuto
l'infortunio, la natura o la causa accertata o presunta dell'infortunio
e le circostanze nelle quali si è verificato, lo stato della persona
lesa, le conseguenze probabili dell'infortunio ed il tempo in cui sarà
possibile conoscere l'esito definitivo.
Se viene fatta una prognosi con guarigione entro 3 giorni tale rapporto
redatto dal medico di bordo sarà sufficiente, ma se in conseguenza
dell'evento dannoso viene fatta una prognosi con una inabilità al lavoro
superiore a tre giorni, il medico di bordo oltre alla suddetta
comunicazione al Comandante dovrà estendere in triplice copia il suo
rapporto sul modello Denuncia di infortunio che verrà firmata dal
Comandante, dal medico di bordo e da due testimoni e vistata
dall'autorità marittima o consolare del primo porto di approdo.
Nei porti nazionali ed esteri di scalo, qualora si tratti di infortunio
grave che preveda lo sbarco dell'infortunato per ricovero in ospedale o
per esami diagnostici urgenti o prescrizioni terapeutiche non eseguibili
a bordo, la denuncia di infortunio serve anche come richiesta di visita
medica da parte del medico fiduciario.
Qualora non vi fosse a bordo il medico è il Comandante che esplica tutte
le funzioni inerenti le pratiche di infortunio.
Al marittimo colpito da infortunio sul lavoro spettano le seguenti
prestazioni: le cure, l'eventuale ricovero ospedaliero, gli apparecchi
di protesi, una indennità giornaliera pari alla retribuzione percepita
ed una rendita per tutta la vita se dall'infortunio è risultata una
inabilità permanente superiore al 10%.
Se residua una inabilità permanente ed assoluta la rendita è uguale
all'ammontare del salario e se necessita di assistenza personale
continuativa la rendita è integrata da un assegno continuativo.
Se il marittimo muore in conseguenza di un infortunio spettano ai
superstiti un assegno funerario ed una rendita vitalizia alla vedova ed
ai figli fino al compimento del 18° anno di età.
Intossicazioni acute e malattie
professionali
Alcune occupazioni a bordo espongono
all'azione di sostanze tossiche (solventi, ecc.) o di altri agenti
patogeni (vibrazioni, agenti termici, ecc.) nei confronti dei quali è
necessario adottare idonee misure di prevenzione.
Oltre a queste forme morbose possono verificarsi a bordo intossicazioni da
ossido di carbonio (in motoristi da inalazione di fumi per incendi a
bordo, ecc.), intossicazioni da petrolio e derivati (in lavori di
pulizia e di manutenzione di cisterne, doppi fondi, ecc.;),
intossicazioni da tetracloruro di carbonio (in elettricisti), da
solventi organici (coloritura in locali confinati), da ammoniaca, da
cloruro di metile (in riparazione di impianti frigoriferi o di
condizionamento dell'aria), da acido cianidrico (disinfestazione dei
locali di bordo), da idrocarburi (metano), idrogeno solforato e
bentonite usata per la estrazione del greggio. La tabella delle malattie
professionali, le lavorazioni ed il periodo massimo di indennizzabilità
dalla cessazione del lavoro viene riportata dalla legge 15-11-1952 n.
1267.
Notizie più dettagliate sulle piattaforme petrolifere potranno essere
reperite nella pubblicazione del Dr. Antonio Molfese « Piattaforme
petrolifere: problemi di igiene, sanità e sicurezza a bordo ».
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