LEGGI E REGOLAMENTI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI, NOZIONI DI PRONTO
SOCCORSO
REGOLAMENTO DI SANITA' MARITTIMA
Fin dall'antichità presso i popoli
che avevano raggiunto un alto grado di civilizzazione i responsabili
della salute pubblica, utilizzando le conoscenze scientifiche del loro
tempo, tentarono di creare una rete di strutture amministrative e di
servizi sanitari al fine di proteggere la salute della comunità.
Emanarono leggi ed adottarono disposizioni (1),
servizi che avevano tutti lo scopo preminente della salvaguardia della
salute del singolo e della collettività.
I servizi esplicati dalle « dogane sanitarie » in particolare erano
previsti lungo i confini terrestri, porti di fiumi e di mare.
I controlli terrestri venivano eseguiti, specie in concomitanza di
epidemie, nelle dogane, situate a cintura del territorio e che avevano
lo scopo preminente di far pagare le tasse, compreso il « pulveratico »
(2), alle persone e alle merci che entravano
in detto territorio; in particolari situazioni gli stessi doganieri,
aiutati da medici, sottoponevano a visita i viaggiatori e decidevano se
potevano o non transitare (tutto ciò era messo in atto specie per quelle
malattie, quali la lebbra, che erano difficili a nascondersi).
(1) R.D. 29
Settembre 1895 N. 636 Regolamento per la sanità marittima. Capo V
Patente di Sanità art. 38-53. La materia attualmente è regolata dal
Regolamento Sanitario Internazionale reso esecutivo in Italia con la
legge del 9 febbraio 1982 N. 106.
(2) Pulveratico: tassa per l'uso delle strade, dei ponti ecc.
Oltre che dogane di terra vi erano
dogane di mare, situate nei porti (allora molto pochi) o nei facili
approdi, istituite anche per far pagare la tassa di « attraccaggio ».
Ogni veliero prima, o nave a motore poi, era in possesso di una carta di
libera circolazione chiamata « patente di sanità ». Infatti a quei tempi
i principali collegamenti avvenivano per via mare e le « navi » che si
recavano all'estero erano tutte munite della « patente di sanità »,
rilasciata dall'autorità sanitaria del luogo di partenza, mentre nel
porto di arrivo era avallata di persona dal comandante della nave, che
garantiva la salute dell'equipaggio e la sanità delle merci e assicurava
che la nave non proveniva da zone dove erano in atto epidemie.
Se durante il viaggio a bordo si manifestava una epidemia o si erano
verificate morti, la nave era fermata fuori dal porto in attesa della
risoluzione della malattia nei casi lievi, o veniva respinta o fatta
allontanare anche con la forza dal porto nei casi gravi.
Vi erano in alcuni porti (i più importanti) i lazzaretti, creati specie in
prossimità dell'approdo (il primo fu realizzato a Ragusa in Jugoslavia)
per ricoverare in quarantena (1) gli
equipaggi e i passeggeri di navi sospette di portare malattie diffusive
a bordo, quali peste, colera, vaiolo.
Oltre che le persone, venivano bonificate nei lazzaretti secondo le
conoscenze scientifiche del tempo anche le merci, in quanto queste
potevano diffondere « morbi letali » (2).
(1) Quando ancora
non si conoscevano i periodi di incubazione delle varie malattie
contagiose si era soliti tenere isolati per 40 giorni i sospetti; da
allora è rimasta in uso la parola quarantena.
(2) Per raggiungere tale scopo si esponevano le merci a fumi balsamici e a
calore secco in modo che l'azione combinata del fumo e del calore
potessero « sterilizzare » le merci. Si notano ancora oggi su alcune
lettere o plichi dell'epoca i segni della pinza che serviva per esporre
l'oggetto alla disinfezione.
Questo è il motivo per cui furono
create fin dal 1800 le sanità marittime (le sanità aeree furono create
successivamente), quali « dogane sanitarie », per proteggere il
territorio nazionale da eventuali importazioni di malattie altamente
contagiose.
Furono attrezzati in alcuni porti (erano in numero di cinque) delle
stazioni sanitarie idonee a bonificare navi e passeggeri, qualora
dovesse esservi il sospetto di nave infetta, in quanto si era verificato
a bordo un decesso per malattia soggetta a denunzia internazionale
(1).
(1) Le malattie
soggette a denunzia internazionale erano: peste, vaiolo, febbre gialla,
tifo esantematico, colera.
Oltre che i porti, in seguito, anche
alcuni aeroporti furono attrezzati per attuare una cintura sanitaria per
aeromobile e passeggeri, in caso si verificasse a bordo o vi fosse il
sospetto della presenza di una malattia soggetta a denunzia
internazionale. Attualmente due sono gli aeroporti abilitati in Italia:
aeroporto Leonardo da Vinci, Fiumicino (Roma), aeroporto di
Linate-Malpensa (Milano).
Con l'inizio del secolo per regolamentare la massiccia emigrazione che si
svolgeva verso le americhe, e per rendere più umani i viaggi durante i
mesi che le navi impiegavano per raggiungere queste lontane terre, fu
emanato il R.D. 10 Luglio 1901 n. 375 Regolamento per l'esecuzione della
legge 31 gennaio 1901 N. 23 sull'emigrazione.
[Titolo IV - Trasporto di
emigranti in viaggi transoceanici]
Venivano regolamentate le
caratteristiche dei piroscafi (navigabilità e velocità) oltre che le
attrezzature dei piroscafi da emigranti (artt. 94-114), l'espletamento
del servizio sanitario a bordo (art. 115-129), che doveva essere
gratuito e dettava tutte le altre norme per rendere meno gravoso il
viaggio di per sé già lungo, la provvista e distribuzione dei viveri
(art. 130-137), che, oltre che per ammalati o bambini, dovevano essere
sufficienti per tutti gli altri bisogni; si prendeva in considerazione
il problema dell'acqua e dell'approvvigionamento idrico, dato che era
facile a bordo la trasmissione di malattie a ciclo orofecale; si
praticava la visita di idoneità dei piroscafi (art. 138-141), nonché la
visita dei piroscafi e degli emigranti alla partenza (art. 142- 156),
facendo particolare attenzione alle persone ammalate o convalescenti di
malattie infettive trasmissibili o che potevano portare incomodo agli
altri passeggeri; si rivolgeva particolare attenzione alle persone
provenienti da località ove dominavano malattie epidemiche, ed infine
alla vigilanza a bordo (art. 157-160).
Allo scopo di migliorare ulteriormente le condizioni di vita a bordo e di
reclutare personale idoneo a svolgere nell'ambito delle attività
marinare speciali lavori furono emanate leggi che vengono riportate di
seguito in nota.
Con la legge
del 16 Giugno 1939 n. 1045. Condizioni per l'igiene e l'abitabilità
degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali, vengono
codificate:
Titolo I campo di applicazione della legge (art. 1).
Titolo II parla dei requisiti degli alloggi, dei dormitori e dei refettori
(art. 2-22). Titolo III parla dei lavandini delle docce dei bagni e
delle latrine (art. 23-30). Titolo IV parla degli uffici delle
segreterie, delle cambuse, delle cucine e dei panifinici (art. 31-35).
Titolo V Disposizioni speciali (art. 36-38) prendeva in considerazione la
presenza eventuale di equipaggio di colore a bordo. e come rendere
possibile la permanenza a bordo.
Titolo VI parla dell'aereazione, riscaldamento e condizionamento
dell'aria, e dell'illuminazione (art. 39-45).
Titolo VII parla delle infermerie ed ambulatori (art. 46-55).
Titolo VIII parla dell'acqua e del suo approvvigionamento (art. 56-63).
Titolo IX parla di disposizioni varie per l'equipaggio (artt. 64-68).
Titolo X parla dell'alimentazione (art. 69-72).
Titolo XI parla del vestiario (art. 73-76)
Titolo XII parla delle norme di applicazione della presente legge (art.
77-78). Titolo XIII parla delle sanzioni (art. 89-90).
Annesse a questa legge vi sono le Tabelle A-B-C dei Medicinali oggetti di
medicatura prescritti per pescherecci, navi adibite a piccolo traffico e
navi da carico addette a viaggi di lungo corso senza medico a bordo. (Si
omettono i contenuti in quanto riportati aggiornati in appendice, dove è
trattato l'argomento specifico).
Il D.P. 15-2-1952 N. 328 - Approvazione del regolamento per l'esecuzione
del codice della navigazione (navigazione marittima) con le modifiche di
cui al D.P.R. 29 Maggio 1976 N. 952.
All'art. 102-103 parla dei piloti e degli accertamenti dell'idoneità
fisica. all'art. 205 dei palombari; al Cap. VI degli ormeggiatori (art.
208) e dei barcaioli (art. 216). Il D.P.R. 9 Agosto 1956 N. 1250 e
successive modificazioni.
Determinazione delle Circoscrizioni territoriali della Marina Mercantile
Indica le differenti Direzioni marittime, le Capitanerie di porto, gli
uffici circondariali, i limiti territoriali dei circondari, gli uffici
marittimi locali, le delegazioni di spiaggia, ed infine la giurisdizione
(a fini marittimi) sul territorio, delle province indicate.
D.P.R. 14 Luglio 1957 N. 1065. - Approvazione del regolamento per
l'esecuzione della legge 4 Agosto 1955, N. 727, (esecuzione della
Convenzione internazionale N. 69 concernente il diploma di capacità
professionale dei cuochi di bordo, adottata a Seattle il 27 Giugno 1946,
ratificata e resa esecutiva con legge 2 Agosto 1952 N. 1305) (art. 1-9).
Il decreto riporta i requisiti che devono possedere i cuochi di bordo, e
le procedure da seguire per l'accertamento di tali requisiti.
Legge 5 Giugno 1962 N. 616. - Sicurezza della navigazione e della vita
umana in mare. Al capo I (art. 1-13) vengono riportate le norme
generali, al Capo II (art. 14-19) si parla del bordo libero e con
riferimento alla linea di massimo carico, al Capo II (art. 20/24) si
parla del Comitato centrale per la Sicurezza della Navigazione, al Capo
IV art. 25-28 della Commissione di visita, al Capo V art. 29-34 delle
norme penali, al Capo VI art. 35-37 delle norme finali e transitorie
Si riportano le norme vigenti in
Italia.
Nel R. D. 29-11-1895 e successive modificazioni al capitolo VII della
Sanità Marittima all'articolo 17 è previsto che in tutti gli scali di
approdo del Regno sono stabiliti uffici di sanità marittima.
Nel T.U. LL.SS. del 27-7-1934 n. 1265 l'articolo 28 parla degli uffici
sanitari ed annovera:
uffici di sanità marittima, aerea e di confine terrestre; uffici
veterinari di porto, aeroporto e di confine.
Gli uffici di sanità marittima vengono ancora distinti in:
uffici di porto abilitati a tutti i servizi di sanità marittima e diretti
da un funzionario del Ministero della Sanità;
uffici di porto non abilitati, retti da medici incaricati e delegati
(Medici delegati di porto. Decreto Ministero Sanità 11-12-1986 in G.U.
n. 186 dell'11-8-'86) ad espletare il servizio;
b) stazioni marittime - località attrezzate per attuare tutte le misure
sanitarie (disinfezione, isolamento).
D.P.R. 9 Maggio
1968 N. 1008 - Regolamento per l'imbarco, trasporto per mare, sbarco e
trasbordo delle merci pericolose in colli.
Al capo I (art. 1-12) vengono riportate le disposizioni generali con le
classi delle merci pericolose; al Capo II (art. 13-22) i requisiti delle
navi; al Capo III (art. 23-29) l'imballaggio e l'etichettaggio; al Capo
IV (art. 30-35) l'imbarco lo sbarco ed il trasbordo; al Capo V (art.
36-40) lo stivaggio.
D.P.R. 14 Novembre 1972 N. 1154. - Approvazione del regolamento per la
sicurezza della navigazione e della vita umana in mare.
Libro I Titolo I Capitolo I (art. 1-6) Disposizioni generali; Titolo I
Accertamenti e documenti per la sicurezza della navigazione. Cap. I
visite ed accertamenti (art. 16-18) (art. 34 - Controllo speciale a navi
nucleari) (art. 110 controllo della cassetta per corredo farmaceutico.
D.M. 21 Maggio 1976. - Medicinali, oggetti di medicazione e utensili di
cui debbono essere provviste le navi mercantili senza medico di bordo.
(Sostituito dal D.M. 24 dicembre 1986).
Vediamo in sintesi quali sono i
compiti svolti dalla sanità marittima di un porto in Italia.
Il medico di porto, dirigente degli uffici di porto, organo periferico del
Ministero della Sanità, riveste qualifica di ufficiale di Polizia
Giudiziaria per l'accertamento delle contravvenzioni alle norme che
regolano la Sanità Marittima (art. 57 R.D. del 25-6-1914 n. 702).
Egli ha diritto di salire a bordo di qualunque nave, previo avviso alla
Capitaneria per le navi straniere, allo scopo di assicurarsi della
salute dell'equipaggio e degli eventuali passeggeri e della condizione
igienica della nave e del carico.
In precedenza aveva l'obbligo di recarsi a bordo di ogni nave e di
redigere un verbale su un apposito registro, precisando tutte le
circostanze riguardanti la salute dell'equipaggio e concedeva la «
libera pratica » dopo aver visionato tutte le « carte sanitarie » di
bordo e dopo che il comandante, previo giuramento aveva anch'egli
escluso la presenza di malati a bordo.
Alcune volte, ed in particolari circostanze, era il comandante stesso che
raggiungeva la riva con una lancia, su cui era innalzata la bandiera
gialla e tutte le pratiche sanitarie si svolgevano sulla banchina del
porto.
Ottenuta la « libera pratica », che attualmente viene rilasciata dietro
richiesta, via radio, telex o telegramma, il comandante della nave ha
l'obbligo, entro 24 ore, di provvedere a rimettere all'ufficio di Sanità
Marittima la « dichiarazione marittima di sanità », che consta di due
parti: nella prima devono essere contenuti i dati relativi al viaggio ed
alla nave (scali effettuati, certificati di derattizzazione, numero di
passeggeri e di equipaggio e un questionario concernente gli avvenimenti
sanitari verificatisi a bordo durante la navigazione); nella seconda
parte (tabella) devono essere descritti in dettaglio eventuali casi di
malattie o di decessi avvenuti a bordo.
I servizi attualmente svolti dalla sanità marittima si possono così
compendiare:
— igiene e sanità pubblica nell'ambito del porto e delle navi ivi ancorate
(disinfezione, disinfestazione, derattizzazione);
— attuazione delle disposizioni vigenti per la difesa contro la
trasmissione e la diffusione delle malattie infettive e diffuse per via
mare, mediante il controllo dei passeggeri, delle merci, delle derrate
alimentari ed altri prodotti commestibili importati (visite sanitarie,
vaccinazioni, ispezioni sanitarie di tutte le merci, analisi chimiche e
batteriologiche).
I servizi svolti dalla sanità aerea (disciplinati dal R.D. 2-5-1940 n.
1045) sono:
— le stesse mansioni della sanità marittima, ma svolte nell'ambito di un
aeroporto.
Il servizio sanitario di frontiera non è a carattere continuativo, ma
vengono attrezzati uffici temporanei per fronteggiare bisogni
straordinari o situazioni contingenti, come per esempio in caso di
epidemie.
Gli uffici veterinari di porto, aeroporto e di confine, regolati dal
DD.MM. del 20-11-1970 e 20-11-1974, svolgono la vigilanza sanitaria
sugli animali da importare e sui prodotti alimentari di origine animale.
Allo stato attuale le strutture preposte (isolamento di malati o sospetti
di malattie soggette a denunzia internazionale) per la salvaguardia
della salute della collettività per quanto concerne la introduzione in
Italia di malattie esotiche altamente diffusive sono rappresentate dai
centri di isolamento situati presso alcune cliniche universitarie di
malattie infettive e presso il reparto di malattie infettive di alcuni
ospedali (Ospedale Spallanzani di Roma, Ospedale Cotugno di Napoli,
Reparto Malattie Infettive Università di Brescia, Clinica delle Malattie
Infettive di Pavia, Torino e Roma per citarne alcuni).
In queste istituzioni sono stati organizzati anche centri multi-
funzionali per l'isolamento, lo studio e la cura delle malattie
tropicali di importazione.
Il Ministero della Sanità, allo scopo di potenziare le misure ottenute con
le vaccinazioni obbligatorie, suggerisce alcuni consigli stampati su
cartoncini e distribuiti all'atto delle vaccinazioni e nei principali
aeroporti ai viaggiatori che si recano all'estero (zone tropicali).
Oltre che per le malattie per le quali è obbligatoria la vaccinazione,
come per colera e febbre gialla, l'O.M.S. è informata giornalmente sulla
situazione sanitaria mondiale (un cervello elettronico incamera
automaticamente dati provenienti da tutto il mondo, li elabora e li
trasmette su richiesta); sarebbe necessario anche per la malaria, la
malattia più diffusa soggetta a profilassi, che le compagnie aeree e di
navigazione (alcune lo fanno già) aggiornassero un pannello nei maggiori
porti ed aeroporti dove dovrebbero essere indicate:
1) la situazione sanitaria mondiale aggiornata;
2) le zone dove sono obbligatorie le vaccinazioni e quali di esse;
3) le zone dove per la profilassi antimalarica bisogna adottare idonee
misure, in quanto i farmaci di uso comune (clorochina) non sono più
sufficienti.
Per la salvaguardia della salute sono state emanate disposizioni per la
disciplina dell'assistenza sanitaria a terra ed in navigazione.
D.P.R. 31
Luglio 1980 N. 620. - Disciplina dell'assistenza sanitaria al personale
navigante marittimo e dell'aviazione civile (art. 37, ultimo comma della
legge N. 833 del 1978). (art. 1-14).
Decreto del Ministero della Sanità di concerto con il Ministero della
Pubblica Istruzione 7 Agosto 1982 Istituzione di corsi di pronto
soccorso per il personale navigante marittimo con allegato il programma
per i corsi.
Decreto del Ministero della Marina Mercantile 22 Ottobre 1982. Requisiti
degli impianti igienico-sanitari di cui debbono essere dotate le navi da
pesca superiori a 50 t.s.l. ai sensi dell'articolo 15 della legge 17
Febbraio 1982 N. 41.
CONVENZIONI SANITARIE
INTERNAZIONALI
Navi, passeggeri e merci
Con il miglioramento delle
conoscenze sanitarie, con i progressi della medicina e con lo sviluppo
sociale dei popoli si sentì la necessità da parte di alcune nazioni di
cooperare per il mantenimento della salute della collettività, per cui
alla conferenza di Parigi del 1865 nacque il primo embrione dell'attuale
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Con la nascita dell'OMS, istituzione specializzata delle Nazioni Unite,
con sede a Ginevra, e istituita nella Conferenza Mondiale della Sanità
tenutasi a New York nel 1946 allo scopo di ottenere che « tutti i popoli
raggiungessero il più alto livello possibile di igiene e di benessere
fisico », furono codificate sia le malattie, il cui solo sospetto deve
essere notificato alle altre nazioni, che tutte le altre norme di
carattere sanitario da adottare per limitare e contenere il loro
diffondersi.
Con l'approvazione del Regolamento Sanitario Internazionale e del D.M.
24-6-1959, i porti principali, raccolti in apposito elenco, sono
autorizzati a concedere la « libera pratica » via radio alle navi, a
bordo delle quali non esiste alcuna manifestazione di malattia infettiva
o sospetta, e sempre che esse non provengano da località colpite da
ordinanze emesse del Ministero della Sanità (1).
(1) Il
Ministero della Sanità, venuto a conoscenza che in un dato paese è
scoppiata una epidemia, emette un'ordinanza che dirama agli uffici
periferici perché in tutti i trasporti (navi ed aerei) che provengano da
quel dato paese o vi abbiano solo fatto scalo i passeggeri e le merci
debbano essere muniti di « certificato sanitario internazionale ».
Allo scopo però di facilitare il
controllo sanitario dei trasporti internazionali in Europa, le navi in
arrivo vengono dispensate dalla richiesta di libera pratica via radio ed
esonerate dalla presentazione della dichiarazione ora accennata, qualora
abbiano già fatto scalo in « porti sanitari franchi ».
Le navi che vengono da questi porti vengono considerate come provenienti
da porti nazionali, sempre se non hanno toccato porti siti al di fuori
dei paesi aderenti alla convenzione sui trasporti internazionali. Le
navi hanno però l'obbligo di alzare le bandiere internazionali o
accendere i segnali luminosi stabiliti dal regolamento internazionale,
per indicare lo stato sanitario di bordo e altre formalità di natura
igienico-amministrativa.
Tutte queste norme sono contenute negli « arrangements administratifs pour
le Controle Sanitaire des comunications maritimes aeriennes e terrestres
», applicati dall'1-2-1950 e modificati nel 1957, nel 1964, ed
attualmente in vigore nei seguenti stati: Belgio, Francia, Irlanda,
Italia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Federale Tedesca, Gran Bretagna,
Spagna e Grecia.
Sino dai tempi più remoti infatti il traffico marittimo, il solo che
permetteva lo spostamento verso altri continenti, ha enormemente
contribuito all'importazione e successiva diffusione di gravi malattie
infettive.
Con la conferenza sanitaria di Venezia nel 1892 si definì una convenzione
internazionale sulla sorveglianza del Canale di Suez classificando le
navi nei riguardi del colera in infette, sospette, indenni.
Questa prima idea fu perfezionata da Organizzazioni internazionali, che
nel frattempo erano sorte, e si giunse alla istituzione della
Organizzazione Mondiale della Sanità, O.M.S. di Ginevra, che si assunse
il compito di coordinare la materia riguardante la denunzia e quindi le
misure protettive da adottare su segnalazioni di insorgenza, da parte
delle nazioni colpite, di malattie soggette a denunzia internazionale.
Le malattie in questione erano: peste, colera, frebbre gialla, vaiolo,
tifo esantematico, febbre ricorrente.
Per la peste, il colera e la febbre gialla era necessario comunicare il
primo caso che si fosse verificato sul proprio territorio, mentre per il
tifo esantematico, la febbre ricorrente o il vaiolo l'esistenza di una
epidemia. Queste comunicazioni dovevano essere fatte da ogni paese
aderente alla convenzione internazionale elaborata dalla Società delle
Nazioni Unite O.N.U.
Le misure relative alla profilassi internazionale ed applicabili alla
navigazione marittima sono le seguenti:
— alla partenza può essere impedito l'imbarco di persone colpite da
malattie soggette a denunzia internazionale o di chi ha avuto contatti
con queste;
— all'arrivo in porto immune le navi provenienti da zone infette possono
essere classificate in tre categorie:
infette, quando vi siano a bordo casi di malattia o vi siano stati entro
un periodo di tempo inferiore a quello della incubazione della malattia
considerata. Nel caso della peste vengono considerate infette anche le
navi con a bordo ratti pestosi;
sospette, qualora si siano verificati casi di malattia in un periodo di
tempo superiore a quello di incubazione della medesima. Sono considerate
sospette per la peste le navi nelle quali si sia osservata una insolita
mortalità tra i ratti e per la febbre gialla quelle in cui è presente il
vettore (stegomia fasciata);
indenni, quando pur provenendo da zone infette non si sia verificato a
bordo nessun caso di malattia.
E' bene precisare che in base al Regolamento internazionale il periodo di
incubazione per il colera è di 5 giorni, per la peste è di 6 giorni, per
la febbre gialla è di 6 giorni. Inoltre dai paesi infetti è vietato il
trasporto di alcuni tipi di merci che potrebbero diffondere la malattia:
per esempio durante il colera pesci, molluschi, legumi freschi ecc.; in
caso di epidemia •di peste le merci infestate da ratti pestosi. Comunque
in caso di epidemia le merci sospettte possono essere scaricate in zone
isolate e protette e tenute in contumacia per 15 giorni e sottoposte a
misure di risanamento (disinfezione e disinfestazione).
Legge 9 febbraio 1982, n. 106 (') - Approvazione ed esecuzione del
Regolamento sanitario internazionale, adottato a Boston il 25 luglio
1969, modificato dal Regolamento addizionale, adottato a Ginevra il 23
maggio 1973. Appendice 1, 2, 3, 4, 5 e Questionario sanitario.
(1)
Pubblicato nel Suppl. ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 87, del 30
marzo 1982.
(a) Cancellare l'indicazione inutile.
b) Se uno dei compartimenti elencati non esiste sulla nave, occorre
indicarlo specificatamente. (e) Tracce vecchie o recenti di escrementi,
passaggi o rosicchiamenti.
(d) Nessuno, pochi, abbastanza, molti.
(e) indicare il peso di zolfo o cianuro e la quantità di acido cianidrico.
(f) Specificare se si tratta di dislocamento metrico o di altro metodo di
determinazione del tonnellaggio.
Osservazioni - Nel caso di esenzione indicare qui le misure
adottate per mantenere la nave libera da roditori e da vettori di peste.
Timbro, nome e qualifica e firma dell'ispettore.
Appendice 1
CERTIFICATO DI DERATTIZZAZIONE (a)
CERTIFICATO DI ESENZIONE DALLA DERATTIZZAZIONE (a)
rilasciato in conformità dell'ari 54 del Regolamento sanitario
internazionale
(Il presente certificato non deve essere ritirato dalle autorità portuali)
Appendice 2 ()
CERTIFICATO INTERNAZIONALE DI
VACCINAZIONE E DI RIVACCINAZIONE CONTRO IL COLERA
Il vaccino utilizzato deve
rispondere ai requisiti richiesti dall'Organizzazione mondiale della
Sanità.
La validità del presente certificato è della durata di sei mesi, con
decorrenza a partire da sei giorni dopo una iniezione del vaccino o, nel
caso di una rivaccinazione nel corso di tale periodo di sei mesi, dal
giorno di tale rivaccinazione.
Il timbro autorizzato deve essere conforme al modello prescritto
dall'Amministrazione sanitaria del territorio in cui è stata effettuata
la vaccinazione.
Il presente certificato deve essere firmato da un medico di suo pugno e il
suo timbro ufficiale non può essere considerato sostitutivo della sua
firma.
Ogni correzione o cancellatura od omissione di una qualsiasi menzione del
certificato può renderlo non valido.
(1)
L'appendice 2 è stata soppressa con l'art. I del Regolamento aggiuntivo
del 23 maggio 1973 a modifica del Regolamento sanitario internazionale
del 1969.
Appendice 3
il presente certificato è valido
soltanto se il vaccino usato è stato approvato dall'Organizzazione
mondiale della sanità e se il centro di vaccinazione è stato autorizzato
dall'Amministrazione sanitaria del territorio sul quale tale centro è
situato.
La validità del presente certificato è di dieci anni a partire da dieci
giorni dopo la data di vaccinazione o, nel caso di una rivaccinazione
nel corso -di tale periodo di dieci anni, dal giorno di tale
rivaccinazione.
Il presente certificato deve essere firmato da un medico di propria mano;
il suo timbro ufficiale non può essere considerato sostitutivo della
firma.
Ogni correzione o cancellatura sul certificato o il mancato completamento
di una qualsiasi sua parte può renderlo non valido.
DICHIARAZIONE MARITTIMA DI SANITÀ
(da esibirsi da parte dei capitani delle navi provenienti da porti situati
al di fuori del territorio)
Appendice 4
(*) Se sono
trascorse più di quattro settimane dall'inizio del viaggio, basterà
fornire dati sulle ultime quattro settimane.
Appendice 4 (seguito)
(*)
Indicare se il malato é guarito, se è ancora malato o se è deceduto.
(*) Indicare se il malato è ancora a bordo, se è stato sbarcato (indicare
il nome del porto) o se il suo cadavere è stato gettato in mare.
Il Centro internazionale radio-medico — C.I.R.M. — è sorto nel 1935 allo
scopo di fornire assistenza radio-medica a marittimi, imbarcati su navi
di qualsiasi nazionalità, in navigazione su tutti mari, alle popolazioni
delle piccole isole italiane del Mediterraneo ed a quanti abbisognano di
soccorso medico urgente. Il Centro ha la sua sede in Roma ed i suoi
servizi sono del tutto gratuiti. Essi includono anche l'interessamento
per un eventuale trasbordo del paziente su nave fornita di servizi
medici o, se la distanza lo permette, il prelievo del malato con mezzi
navali o con elicotteri per una rapida ospedalizzazione.
Le richieste di assistenza radio-medica pervenute al CIRM vengono
espletate dal medico, in servizio continuativo di guardia presso la sede
del Centro. Tale sanitario, avvalendosi in caso di bisogno dell'ausilio
dei consulenti specialisti, prescrive le opportune cure e si mantiene in
contatto con ciascuna nave che ha richiesto assistenza, seguendo il
paziente fino alla guarigione o allo sbarco; in tal modo può essere
controllata la diagnosi di probabilità, diagnosi che viene confermata
nella maggior parte dei casi.
Il CIRM ha anche una propria Sezione Studi per ricerche nel campo della
'patologia dei naviganti.
Le comunicazioni con il CIRM possono avvenire in italiano, inglese e
francese ed essere appoggiate sia ad IRM — nominativo in sigla del CIRM
— (la stazione radio del Centro unicamente dedicata all'assistenza
radio-medica) sia ad TAR (Roma-Radio P.T.). Una larga rete di radio
stazioni può essere utilizzata qualora non sia possibile mettersi in
contatto diretto con IRM o TAR. Tale rete comprende tutte le stazioni
costiere dell'Atlantico e del Pacifico della U.S. Coast Guard, le
stazioni RCA e Globe radio di Manila. Inoltre il Centro radio nazionale
di St. Lys può svolgere il traffico per le navi francesi. I messaggi
vengono inoltrati sulle linee telescriventi dirette della U.S. Coast
Guard, dell'ITT World Communications Inc., della Press Wireless,
dell'Italcable e di Radio Stampa.
Il CIRM, infine, collabora al servizio AMVER (servizio per le ricerche e
il soccorso in mare) dell'U.S. Coast Guard.
CENTRO INTERNAZIONALE RADIO
MEDICO
Servizio radio della stazione del
CIRM:
1) La stazione r.t. del CIRM — Nominativo 1RM — assicura ascolto continuo
sulla banda di chiamata del servizio mobile marittimo che viene indicata
sulle frequenze tenute in emissione circolare; esegue ascolto su
qualsiasi altra frequenza quando ciò viene richiesto anche tramite altre
stazioni costiere italiane.
2) In relazione alle stagioni ed agli orari, le frequenze che IRM manipola
durante le 24 ore sono scelte fra le seguenti:
Frequenza Nominativo Servizio
KHz 4342 1RM Continuo.
KHz 6365 IRM Disponibile quando necessario.
KHz 8685 1RM Continuo.
KHz 12760 IRM Continuo. Quando impiegata per altri servizi viene
sostituita dalla 8685 e 12748 KHz.
KHz 12748 IRM Disponibile quando necessario.
KHz 17105 IRM Continuo, durante la stagione estiva; diurno, durante la
stagione invernale.
KHz 22525 1RM Dalle 0700 GMT 1900 GMT.
3) Alle ore 0200, 0800, 1400, 2000
GMT (tempornedio di Green wich) viene trasmessa la lista del traffico
giacente (CQ: chiamata circolare) impiegando le frequenze in uso al
momento. È raccomandato l'ascolto di questa lista per l'eventuale
richiesta di transiti.
Per agevolare ed accelerare
l'espletamento del traffico radio- medico si consigliano i Sigg.
Ufficiali RT di osservare, per quanto possibile, le seguenti norme:
a) tentare sempre il collegamento diretto con la stazione del CIRM,
richiedendolo, in caso di difficoltà, per il tramite delle altre
stazioni costiere italiane. Ciò è particolarmente necessario quando si
tratti di messaggi di pronto soccorso;
b) indicare la propria posizione e la frequenza meglio ricevuta per poter
stabilire la frequenza o le frequenze più idonee per i collegamenti
successivi;
e) tener presente che, in caso di urgente necessità e di difficoltà di
collegamento con la stazione radio dell'Ente, i messaggi possono essere
appoggiati in franchigia alle stazioni già citate. I messaggi di
risposta saranno trasmessi attraverso le stesse stazioni, a meno che,
nel frattempo, non sia stato stabilito il collegamento diretto.
SCHEMA DI MESSAGGIO DI RICHIESTA DI ASSISTENZA RADIO-MEDICA
Il messaggio di richiesta di
assistenza radio-medica assume particolare importanza per poter
consigliare con tempestività una appropriata e corretta terapia. Tale
messaggio, quindi, redatto in modo da fornire tutte le necessarie
notizie, dovrebbe contenere:
1) nome della nave e nominativo radio;
2) posizione della nave, porto di partenza e di destinazione, tempo
stimato d'arrivo, rotta e velocità;
3) nome del paziente, sua nazionalità ed età;
4) dati relativi alla respirazione, al polso, alla temperatura e, se
possibile, alla pressione sanguigna del paziente;
5) sintomatologia del paziente, localizzazione e tipo dei dolori, nonché
tutte le opportune notizie relative alla malattia;
6) in caso di infortunio, oltre la sintomatologia del paziente, luogo e
le modalità dell'incidente;
7) precedenti clinici del paziente;
8) medicinali disponibili a bordo;
9) prodotti medicinali somministrati;
10) orari e frequenze della stazione radio di bordo.
NOTA PER IL COMANDANTE
Rivolgersi, sollecitamente, al
C.I.R.M. oltre per i casi di infortunio e malattia a bordo anche per i
casi di apparente scarsa importanza.
Ciò allo scopo di ottenere, tempestivamente, gli opportuni consigli
terapeutici necessari prima che la sintomatologia possa divenire più
complessa.
Le richieste debbono portare la qualifica « MEDRAD ».
I numeri telefonici del CIRM sono: 06/5923331-2-3. Telex 612068 CIRM I.
La Sezione Studi del CIRM esegue, con la collaborazione di studiosi e di
Istituti italiani e stranieri, ricerche sulla patologia dei marittimi.
Tra i lavori che hanno suscitato maggiore interesse vanno segnalati
quelli sugli infortuni a bordo, (vedi Fig.) sulla sopravvivenza in mare,
sulla psicopatologia dei marittimi e sulle malattie veneree, lavoro
svolto quest'ultimo in collaborazione con l'O.M.S.
|
Fig. - Parti del
corpo più frequentemente interessate da infortuni nei lavoratori di
terra (A) e nei marittimi in navigazione (B). |
Il CIRM ha inoltre validamente cooperato ai lavori per l'aggiornamento
della cassetta medicinali di bordo svoltisi presso il Ministero della
Sanità. Si ricorda, comunque, che il CIRM negli ultimi anni aveva già
più volte aggiornato il proprio elenco medicinali.
Altro contributo del CIRM è dato dalla partecipazione alla elaborazione
del D.M. 21 maggio 1976 pubblicato su G.U. del 13-7-1976 con cui viene
determinata la tabella dei presidi terapeutici di cui devono essere
fornite le navi in navigazione.
L'opera del Centro non si limita al solo consiglio medico ma include, in
casi gravi, anche l'interessamento per un eventuale trasbordo del
paziente su nave con medico a bordo e, se la distanza lo permette, il
suo prelievo con mezzi aerei e navali per una rapida ospedalizzazione.
Determinante per il successo delle operazioni di soccorso è la preziosa
collaborazione che offrono al CIRM la Marina Militare e l'Aeronautica
Italiana, nonché le organizzazioni di soccorso internazionale (ad
esempio le informazioni aggiornate sulle posizioni delle navi italiane
con servizi sanitari a bordo, che l'Ente riceve tramite la Marina
Militare; gli stretti contatti esistenti con il servizio AMVER dell'U.S.
Coast Guard, per il quale la stazione radio della Fondazione funziona
come centro di ricezione dei messaggi).
L'attività del CIRM dalla sua fondazione è progressivamente aumentata
passando dalle 18 assistenze del 1935 ad una media di circa 1.400 negli
ultimi anni.
Nel periodo dal 1956 al 1985 sono stati assistiti circa 36.000 pazienti;
il servizio di telecomunicazioni ha trasmesso e ricevuto oltre 320.000
messaggi; le missioni di soccorso, svolte in collaborazione con la
Marina e l'Aeronautica, sono state circa 2.800.
Inoltre va notato che l'opera del Centro si esplica veramente in campo
internazionale, giacché l'Ente, paradossalmente, è maggiormente
apprezzato all'estero che in Italia. Ciò è dimostrato dalle attestazioni
di considerazione e fiducia di enti e compagnie, governativi e privati
di ogni nazionalità (specialmente dall'U.S. Cost Guard), e, soprattutto,
dal crescente numero di richieste di assistenza di navi battenti le più
diverse bandiere, in navigazione su tutti gli oceani.
L'esito in gran parte favorevole delle cure prescritte a bordo, le lettere
dei Comandanti e delle Compagnie di Navigazione, attestanti la
gratitudine degli interessati, testimoniano l'alto grado di efficienza
raggiunta dal CIRM che, attuando un importante compito di assistenza
sociale, contribuisce fattivamente al prestigio dell'Italia nel mondo.
Infine l'Ente svolge una rilevante attività collaterale nel campo
educativo. Vengono, infatti, organizzati corsi di materia sanitaria per
gli studenti nautici allo scopo di fornire quelle nozioni pratiche di
pronto soccorso e di corretto uso dei medicinali e dei presidi
terapeutici esistenti nella farmacia di bordo, nozioni che permetteranno
ai giovani, una volta imbarcati, di prestare una prima assistenza e di
collaborare validamente con il Centro.
Un valido contributo è stato dato dal CIRM alla Commissione di studio,
istituita presso il Ministero della Sanità, Direzione Generale dei
Servizi di Igiene Pubblica, per la elaborazione dei programmi da
svolgere nei corsi di pronto soccorso, a carattere teorico e pratico,
riservato agli ufficiali imbarcati o in attesa di imbarco sui natanti
addetti al traffico mercantile ed alla pesca oltre gli stretti previsti
dal D.M. pubblicato sulla G.U. n. 265 del 25-9-1982.
Tutto ciò anche in ottemperanza a quanto disposto dal D.P.R. 31-7-1980 n.
620 che all'art. 7 prevede la presenza su natanti di un componente
dell'equipaggio che abbia superato corsi di pronto soccorso, in modo
che, con le idonee attrezzature previste ed il dialogo con i medici del
CIRM, potranno essere attuate le prescrizioni mediche del caso in
maniera ancora più appropriata e con una maggiore rispondenza e
precisione.
NOZIONI GENERALI DI PRIMA ASSISTENZA
Tratteremo in questo capitolo del
primo soccorso che si impone in caso di incidente che interviene:
a) allorché il natante (si parlerà di natante sia che si tratti di
peschereccio sia di nave di parechie tonnellate adibita alla pesca
oceanica) è nel porto e l'intervento sanitario urgente è possibile;
b) allorché il natante è vicino al porto e l'intervento di un sanitario è
possibile nel breve spazio di qualche ora;
c) allorché il natante è lontano dalle coste, per cui è necessario
adottare tutte le misure che di seguito illustreremo, e il comandante o
l'ufficiale addetto alla sanità dell'equipaggio dovranno mettere in atto
tutte quelle procedure necessarie per diagnosticare e curare a bordo
l'infortunato o il malato in attesa di poterlo sbarcare nel primo porto
attrezzato per proseguire le cure mediche.
Il comandante o l'ufficiale addetto oltre che dei presidi sanitari di
bordo si avvarrà dei consigli e delle istruzioni che il CIRM, sulla base
dettagliata dei sintomi descritti con telegrammi, telex o in voce darà,
in attesa dello sbarco.
Come dice il termine, il primo soccorso deve poter permettere al paziente
di attendere qualche ora prima dell'arrivo del medico; quindi deve
essere di semplice attuazione, alla portata di tutti e deve mirare a:
— salvare una vita;
— calmare il dolore (se ve ne è);
— prevenire delle complicanze.
Per essere efficace il primo
soccorso deve essere prestato da una persona addestrata a tale scopo;
motivo per cui allenarsi alle tecniche di pronto soccorso, anche su
manichino, è indispensabile per la buona riuscita dell'intervento.
Queste norme sono estese a tutti i galleggianti, che temporaneamente o
stabilmente sono in mare nell'ambito delle acque territoriali.
Ci si riferisce alle navi da carico, alle piattaforme per la ricerca del
petrolio nel sottosuolo marino ed ai pontoni che sono in appoggio alle
navi di ricerca, di recupero o di posa cavi, gasdotti o linee di
energia.
Principi generali
Alcuni principi generali che devono
essere rispettati in tutti
i casi sono:
— esaminare rapidamente il malato ed assicurarsi che egli respiri e che il
polso si apprezzi (polso radiale o polso carotideo). Ogni secondo che si
perde può essere fatale per il paziente;
— iniziare, se il paziente non respira, la respirazione artificiale; se
non si apprezza il battito cardiaco iniziare il massaggio cardiaco.
Tutte e due le metodiche saranno estesamente illustrate in seguito;
prevenire lo stato di shock spostando dolcemente il paziente. Se il
trasporto si rende indispensabile, procedere con molta accortezza e
tenere conto che ogni movimento brusco può aggravare seriamente le
lesioni già esistenti;
— porre l'infortunato in una posizione confortevole di modo che possa
falcilmente respirare. Slacciare la camicia al collo e al torace ed
allentare la cinghia all'addome;
— se l'infortunato vomita, porre la testa sollevata e girata verso un lato
per far sì che il vomito •possa defluire e non penetrare nelle vie
respiratorie, e così nei polmoni .(ciò avviene nei pazienti incoscienti,
semincoscienti o fortemente debilitati). Se egli non è pienamente
cosciente e se respira con difficoltà, liberare la bocca dal materiale
vomitato con le dita o con un panno. Asportare tutte le protesi dentarie
mobili;
svestire l'infortunato con dolcezza; se il trauma è avvenuto su di un
arto, iniziare a togliere i vestiti dall'arto sano e viceversa nel
metterli, Se è necessario tagliare i vestiti per accedere alla regione
traumatizzata. Per sfilare uno stivale o una scarpa sciogliere i lacci e
tagliare la tomaia fino alla punta. Far sostenere l'arto infortunato da
un aiutante fino a che il paziente non sarà svestito;
— non dimenticare che lo stato di shock mette in pericolo la vita
dell'infortunato. Uno degli scopi principali del primo soccorso in caso
di traumatismo grave è quello di prevenire lo shock o di impedirne
l'evoluzione;
— la somministrazione di bevanda alcoolica sotto qualsiasi forma deve
essere evitata a questo stadio. Alcune volte si rende necessaria la loro
somministrazione nei momenti successivi, ma è sempre da evitare nel
primo soccorso;
— non spostare il paziente se egli non è in grado di sopportarlo.
Immobilizzare le fratture e trattare lo shock. Assicurarsi che il
personale e l'attrezzatura necessaria siano validi e il trasporto
avvenga senza urti;
— non pensare mai che il primo soccorso sia inutile né che l'infortunato
sia morto prima di aver praticato alcune prove che vengono riportate di
seguito.
Se l'infortunato non respira e vogliamo controllare se è deceduto:
posare l'orecchio sul petto dell'infortunato e non avvertire il battito
cardiaco;
posare due dita sul polso radiale (avambraccio dal lato del pollice) o sui
grossi vasi del collo (al lato della trachea) e non apprezzare alcun
pulsare dei vasi;
esaminare gli occhi e la pupilla che normalmente reagisce alla luce; se
dopo la chiusura della rima palpebrale la pupilla resta dilatata e fissa
questo è il più importante segno per confermare la morte
dell'infortunato.
I principi descritti sono essenzialmente destinati al primo soccorso: essi
sono efficaci e facili da applicarsi in ogni circostanza.
Bisogna sempre avere nella « farmacia di bordo » una cassetta di pronto
soccorso per gli incidenti che possono accadere in qualsiasi punto della
nave.
Contusioni
Sono lesioni traumatiche provocate
dallo schiacciamento dei tessuti senza discontinuità della cute. Nella
ecchimosi il sangue infiltra i tessuti vicini determinando una
colorazione dapprima rossa, poi blu verdastra e poi giallo ocra.
Nell'ematoma, vi è la formazione di una raccolta in cavità neoformata,
per lo più contenente sangue uscito da un vaso rotto.
Nelle contusioni più gravi, si hanno profonde alterazioni dei tessuti
schiacciati, con estesa necrosi delle cellule e molto spesso anche
fratture ossee.
Il sintomo principale della ecchimosi, che appare come una macchia blu, è
l'aumento del calore locale e la comparsa di modico dolore spontaneo;
dell'ematoma, che appare come una tumefazione più o meno rotondeggiante,
prima fluttuante, poi, man mano che il sangue coagula, più elastica,
sono gli stessi della ecchimosi ma più accentuati; delle contusioni
estese i sintomi sono gravi e tutti collegati all'esteso traumatismo
delle parti molli (muscoli, vasi) e sostenuti dalla distruzione iniziale
dei tessuti.
La terapia delle contusioni con ecchimosi ed ematoma richiede cure
semplici: riposo, borsa di ghiaccio, fasciature compressive, sedativi.
Nelle contusioni più gravi è sempre consigliabile il parere del medico:
nel sospetto di fratture occorre immobilizzare l'arto colpito (vedi
fratture). Se esistono segni di shock traumatico è bene iniziare al più
presto il trattamento idoneo (vedi shock traumatico).
Ferite
Si intende per ferita una
discontinuazione accidentale della cute accompagnata o no da lesione dei
tessuti sottostanti e provocata da cause esterne traumatiche.
I pericoli ai quali sono esposte tutte le ferite sono l'emorragia e
l'infezione; i germi patogeni particolarmente pericolosi sono quelli del
tetano; uno dei mezzi di difesa contro questi è la vaccinoprofilassi
antitetanica.
Per trattare le ferite bisogna: lavarsi le mani con acqua e sapone, farsi
versare dell'alcool denaturato sulle mani senza asciugarle, togliere gli
eventuali corpi estranei visibili e rasare peli o capelli, pulire con
una compressa di garza (e non cotone) sterile, imbevuta di antisettico
incolore, procedendo dal centro verso la periferia e poi verso la cute
integra.
Se la ferita sanguina in modo modesto lavarla con abbondante acqua
ossigenata e coprire la ferita con compresse di garza sterile; usare
cotone idrofilo qualora il sanguinamento tende a procastinarsi, tenere
tutto fermo per favorire il coagulo compresso mediante un cerotto o tela
adesiva.
Se si ha a disposizione una medicazione già pronta usarla su una ferita
detersa e ben pulita.
La medicazione va rinnovata una-due volte al giorno se sanguina o suppura,
ogni due o tre giorni negli altri casi.
Se la ferita presenta i segni spiccati della infiammazione (calore,
rossore, dolore) e vi è nello stesso tempo un aumento della temperatura
corporea, bisogna iniziare subito un trattamento con antibiotici per via
locale e generale.
In caso di ferite di una certa gravità la procedura da seguire è più
complessa.
I fattori di gravità di una ferita sono legati alla estensione (spesso
necessita di una sutura), alla profondità, alla contaminazione (da parte
di terreno, grasso, morchia), alla contusione (dal momento che i tessuti
schiacciati ed in via di necrosi favoriscono l'attecchimento dei germi),
all'esistenza di una complicanza (frattura, emorragia), alla
collocazione in sedi particolari (volto, mani).
In caso di ferite di una certa gravità, i cui caratteri sommari sono stati
enunciati brevemente, è bene, anche su consiglio del medico, avviare il
paziente in ospedale. In caso questo non fosse possibile perché in
navigazione e lontani da un porto, bisogna osservare attentamente la
ferita, cogliere i segni indicatori di una complicanza e tramite
organizzazioni preposte iniziare una terapia, in attesa, anche su
consiglio dei medici del CIRM, di un eventuale sbarco.
Ferite al torace. Sono gravi
specie quando durante la respirazione attraverso la ferita appaiono
delle bolle ed il paziente progressivamente tende a respirare sempre
peggio. In questi casi proteggere la ferita con un cerotto o compresse
di garza e porre il ferito in posizione semiseduta o disteso sul fianco
ferito (sempre se contemporaneamente non vi è stata una frattura di
costole, nel qual caso il paziente preferisce la posizione supina) ed
attendere soccorso qualificato.
Ferite all'addome. Sono in genere molto gravi dal momento che permane il
pericolo di una emorragia interna; è quindi importante che dopo una
ferita o un grave trauma all'addome (grave urto in caduta, contusione
grave durante il lavoro) il ferito venga tenuto sotto costante controllo
anche perché può sembrare che si riprenda, ma dopo qualche ora il
paziente impallidisce, lamenta forti dolori al fianco destro o sinistro
ed in alcuni casi perde conoscenza.
I sintomi rilevabili sono rappresentati dal pallore della cute, che
diviene sempre più pronunciato, dal colore delle unghie cianotiche e dal
polso radiale sempre più piccolo e frequente.
Si è determinata una rottura silenziosa di organi addominali (milza,
fegato ed alcune volte il rene) ma specie nelle prime due evenienze il
paziente se non viene prontamente soccorso può decedere per emorragia
interna inarrestabile.
Il soccorritore sistemerà una larga medicazione sulla ferita (non
compressiva), porrà una fasciatura per tenerla ferma, qualora fuoriesca
un viscere (intestino; non tentare di riporlo in sede), eviterà nel modo
più assoluto di somministrare bevande, rimuoverà il ferito ponendolo in
posizione supina con ginocchia flesse.
Ferita al volto. In caso di
ferita con abbondante emorragia e con sangue che si accumula in fondo
alla gola vi è il rischio che il paziente muoia soffocato per cui
bisogna spostargli la testa in avanti. Se il paziente è privo di
conoscenza bisogna porlo in posizione di sicurezza.
In caso di ferite con penetrazione di corpi estranei evitare di estrarli
se non si è in grado di far fronte con competenza ai fenomeni che
possono seguire (grave e massiccia emorragia).
Lussazioni
Per lussazione si intende la perdita completa dei rapporti tra le ossa che
compongono un'articolazione; essa è causata da traumi per lo più
indiretti e notevolmente violenti, che provocano la rottura dei
legamenti articolari. Lo spostamento è completo nella lussazione, mentre
è parziale nella sublussazione. Generalmente è l'osso più distante che
si sposta rispetto a quello più vicino al tronco: così l'omero si sposta
rispetto alla scapola, il radio e l'ulna si spostano rispetto all'omero.
Oltre al dolore caratteristiche sono la tumefazione, la deformità della
parte colpita, la modificazione della lunghezza e dell'atteggiamento
dell'arto, l'impossibilità di movimenti normali.
Complicanze immediate sono le lesioni vascolari (compressione o rottura di
arterie e vene), le paralisi nervose, lo shock e la frattura di uno dei
capi ossei.
La terapia delle lussazioni consiste nella riduzione, cioè nel ripristino
di normali rapporti tra le ossa. Le lussazioni che interessano le grandi
articolazioni (braccio, gamba) richiedono spesso l'anestesia generale,
ed è sempre necessario il ricovero ospedaliero. Nell'attesa è
indispensabile immobilizzare provvisoriamente la parte colpita e
somministrare analgesici per sedare il dolore che è sempre notevole.
Distorsioni
Consistono in uno stiramento o in una lacerazione, generalmente
incompleta, dei legamenti articolari (apparato che lega tra loro i capi
ossei in una articolazione), in seguito a trauma indiretto, senza
perdita permanente dei rapporti articolari, cosa che invece avviene
nella lussazione.
Le articolazioni più soggette a distorsione sono quelle mobili, tra queste
la caviglia, il polso e il ginocchio; i meccanismi più frequenti sono la
flessione, la iperestensione, la torsione.
A causa della rottura di vasi sanguigni si possono produrre piccole
ecchimosi oppure, quando lo stravaso di sangue è più cospicuo, con
versamento nella cavità articolare, emartro.
L'articolazione nelle distorsioni si presenta allora tumefatta, dolente,
con cute però di aspetto normale. Nell'emartro la parte interessata si
presenta anche molto calda.
La mancanza di deformazione della parte interessata può fare escludere una
frattura, che solo l'esame radiologico può confermare.
Fondamentale, ai fini della guarigione completa di una distorsione, è
l'immobilizzazione dell'articolazione, che si attua anche applicando
fasciature compressive o, nei casi più gravi, apparecchi gessati. L'arto
colpito deve essere tenuto sollevato per favorire il riassorbimento del
versamento articolare. A tal fine è utile pure l'applicazione di borsa
di ghiaccio. Dopo 12-14 giorni, rimossa l'immobilizzazione, può iniziare
la rieducazione funzionale.
È necessario somministrare sedativi del dolore (analgesici).
Fratture
Si intende per frattura la rottura di un osso in uno o più punti.
Distinguiamo le fratture propriamente dette, che si verificano in un
osso a seguito di un trauma che superi la resistenza dell'osso stesso, e
le fratture patologiche, che colpiscono un osso già indebolito da
malattie di varia natura, che si frattura a causa di un piccolo trauma
o, a volte, spontaneamente.
Le cause più comuni di frattura sono gli incidenti stradali e gli
infortuni sul lavoro; estremamente gravi sono le fratture da schegge
metalliche.
Il trauma può essere diretto: la frattura si verifica nel punto di
applicazione del trauma stesso; oppure indiretto: in questo caso la
frattura si produce in un punto lontano da quello in cui ha agito il
trauma.
Classificazione: Le fratture vanno
distinte innanzi tutto in:
a) fratture chiuse, quando la cute è integra e non vi è alcuna
comunicazione del focolaio di frattura con l'esterno;
b) fratture aperte, in cui una ferita della cute stabilisce tale
comunicazione. Le fratture sono sempre più o meno infette.
Le fratture possono poi essere
complete o incomplete, a seconda che l'osso sia interessato a tutto
spessore o meno; composte o scomposte. Sono composte quando i vari
frammenti non alterano la forma della parte interessata.
I segni clinici delle fratture sono locali e generali.
I sintomi locali sono: il dolore, spontaneo e provocato, aumentato dal
movimento e dalla palpazione, la tumefazione, la limitazione o
l'impossibilità della normale funzione dell'osso.
I sintomi generali (che durano nella maggior parte dei casi tre- quattro
giorni) sono caratterizzati essenzialmente da febbre, irrequietezza,
vomito, lieve abbassamento della pressione arteriosa, accelerazione del
battito cardiaco.
La diagnosi di frattura si basa su un esame Rx; nel frattempo, anche con
il solo sospetto, è sempre bene trattare la parte lesa come
effettivamente fratturata.
Trattamento d'emergenza: Consiste essenzialmente nell'immobilizzazione
provvisoria della parte lesa con vari mezzi: bendaggi alla Desault per
la spalla, stecche di legno per gli arti o, in mancanza d'altro,
fasciando assieme i due arti inferiori nelle fratture della gamba.
Recenti tutori ad aria vengono usati per immobilizzare la parte
fratturata.
I soggetti con sospette fratture della colonna vertebrale vanno trattati
con estrema cautela: il paziente deve essere mantenuto supino, evitando,
per quanto possibile, flessioni o torsioni della colonna, per evitare,
se la frattura è presente, danni alle strutture nervose o un
aggravamento di esse. Per il trasporto di questi infortunati è quanto
mai utile una barella rigida. Quasi sempre è necessario attuare una
terapia per sedare il dolore.
Shock traumatico
Lo shock è una condizione di ridotta perfusione sanguigna di organi ed
apparati ad evoluzione progressiva, che determina un insufficiente
apporto di ossigeno e di sostanze nutritizie ai tessuti. Se non viene
corretto tempestivamente, porta alla morte cellulare e tessutale con la
conseguenza di gravi lesioni organiche irreversibili, che possono
portare a morte.
È in genere di due tipi:
— primario o neurogeno;
— secondario o emorragico.
Lo shock primario o neurogeno ha
carattere benigno, è di origine emotiva e si instaura, ad esempio, dopo
una grave frattura accompagnandosi a perdita dei sensi. I sintomi sono
costituiti da: lieve pallore cutaneo, abbassamento della pressione
arteriosa, polso piccolo; si risolve in genere spontaneamente in pochi
minuti, specie se il paziente viene posto in posizione orizzontale con
le gambe sollevate.
Lo shock secondario o emorragico,
quasi sempre grave, si manifesta dopo mezz'ora o qualche ora
dall'incidente ed è generalmente conseguenza di un'emorragia esterna o
interna di una certa entità, con perdita di almeno il 20-25% del sangue
circolante, non compensata in tempo da energici ed adeguati
provvedimenti.
E' solitamente legato alle fratture
di una o più delle principali ossa lunghe degli arti (femore); si
determina quando il sangue esce all'esterno se la frattura è esposta, si
accumula formando un ematoma se la frattura non è esposta.
Quando le perdite non superano il 10% della massa sanguigna totale, i
meccanismi di difesa sono sufficienti alla conservazione delle normali
funzioni vitali; quando la perdita raggiunge il 20-25% del volume totale
di sangue, può solo in parte venire compensata e, se non si interviene
prontamente, lo shock, inizialmente compensato, entra in una fase
irreversibile.
I segni clinici dello shock sono costituiti da: pallore cutaneo,
sudorazione fredda, abbassamento della temperatura, respirazione
frequente e superficiale a tipo «fame d'aria», tachicardia, graduale
caduta della pressione arteriosa, riduzione della quantità di urina
emessa, senso di sete, spesso nausea e vomito.
Il trattamento di fronte ai segni inconfondibili dello shock latente è:
1) tamponamento delle emorragie esterne (emostasi), che può essere
ottenuto, momentaneamente, per compressione con vari mezzi: lacci,
cinture ecc.;
2) immobilizzazione del segmento osseo fratturato;
3) ristabilimento del volume di sangue circolante (trasfusione di sangue
di gruppo adatto o di gruppo O, ma, nell'emergenza, di soluzioni
colloidali o plasma sanguigno o, in mancanza di questi, di liquidi
isotonici).
Tra i farmaci da impiegare vi sono i cortisonici, da somministrare ad alte
dosi.
Ustioni
Si definisce ustione il processo patologico causato dall'azione di elevate
temperature su una superficie più o meno estesa del corpo.
Le cause di ustione sono di diversa natura: gassosa, liquida, solida.
Anche la corrente elettrica può essere causa di ustione.,
A seconda della loro estensione, le ustioni, possono essere localiz: zate
oppure diffuse e sono classificate in 1°, 2° e 3° grado.
Le ustioni di 1° grado sono caratterizzate da un arrossamento diffuso
della parte colpita. Non richiedono particolari cure e guariscono in
pochi giorni.
Le ustioni di 2° grado sono caratterizzate dalla formazione di bolle (o
flittene), ripiene di un abbondante liquido, che guariscono in 15-20
giorni, salvo infezioni.
Le ustioni di 3° grado sono caratterizzate dalla distruzione necrotica
della cute e, a volte, nei casi più gravi, anche dei muscoli e delle
ossa.
Conviene, subito dopo l'evento,
rimuovere gli abiti fumanti o ancora impregnati di liquidi caldi. Appena
si rendono indispensabili somministrare sostanze antidolorifiche e
sedativi. Nelle lesioni di limitata estensione può essere utile il
lavaggio con acqua fredda pulita o impacchi gelati nelle zone ustionate;
l'acqua fredda è utile pure nelle ustioni da sostanze chimiche per
favorire la diluizione e l'allontanamento delle sostanze nocive. Le
superfici ustionate che si presentano arrossate o con qualche flittene
devono essere quanto prima ricoperte con teli o garze sterili o quanto
meno puliti. Sono da evitare medicazioni con sostanze grasse se non in
caso di ustiopi limitate e superficiali. Le flittene non dovrebbero mai
essere toccate se non da personale competente. Per le ustioni di media
gravità le semplici misure fin qui illustrate possono essere ritenute
sufficienti in attesa del ricovero.
Nelle ustioni gravi occorre tener presente che possono manifestarsi
fenomeni di shock e squilibri idroelettrolitici: questi si instaurano in
seguito alla perdita di notevoli quantità di liquidi, attraverso le
superfici ustionate, ma anche per passaggio di liquidi dai vasi
sanguigni all'esterno con formazione di edemi.
I provvedimenti più urgenti riguardano, quindi, l'eventuale trattramento
dello shock e l'infusione di liquidi sufficienti (qualunque tipo di
soluzione elettrolitica) in attesa del ricovero. Il primo provvedimento,
quindi, dovrebbe essere l'incannulamento di una vena, che permetta di
attuare una terapia sostitutiva dei liquidi perduti. La quantità di
liquidi da infondere, in un uomo di circa 70 Kg di peso e con una
superficie ustionata superiore al 30%, può essere calcolata intorno ai 6
litri circa nelle prime 24 ore, così suddivisi: una metà nelle prime 8
ore, un quarto nelle successive 8 ore, un quarto nelle restanti 8 ore.
Il calcolo percentuale della superficie corporea ustionata si effettua
mediante una semplice «regola del nove»: testa e collo 9%, faccia
anteriore del tronco 18%, faccia posteriore del tronco 18%, ogni arto
superiore 9%, ogni arto infeiore 18%.
Accanto alla terapia infusionale è indispensabile, nelle prime ore dopo il
trauma, l'uso di farmaci analgesici e sedativi, come abbiamo già detto,
ed antibiotici.
Avvelenamenti o intossicazioni
accidentali
Avvelenamento da detersivi chimici, smacchiatori, disinfettanti vari
colori e lacche, solventi (trementina, benzina), sostanze caustiche
(acidi, soluzioni alcaline, liquidi antiruggine, decalcificanti),
sostanze chimiche di uso industriale.
Gli effetti sono vari ed oltre alle causticazioni più o meno estese vi é
schiuma dalla bocca (nei casi di detersivi e detergenti), gravi stati di
eccitazione euforica ed eventuale perdita di coscienza anche dopo
qualche tempo.
I pericoli immediati sono le perforazioni di visceri interessatidal
caustico, soffocamento per edema delle parti molli e ostruzione delle
vie respiratorie.
In caso di sostanze caustiche evitare di provocare il vomito e se si
tratta di ingestione di acidi o di soluzioni alcaline diluire con acqua
abbondante bevuta a piccoli sorsi.
— Avvelenamento da anticrittogamici e pesticidi.
Gli effetti immediati sono nausea e vomito e schiuma azzurrognola alla
bocca, salivazione abbondante, convulsioni, paralisi e polso radiale o
molto frequente o molto lento.
Il decorso è acuto e drammatico e se non vengono attuate energiche misure
il paziente decede.
— Avvelenamento da vegetali (funghi).
t una intossicazione gravissima e la sintomatologia dipende dal tipo di
fungo ingerito.
Vi è una forma a sintomi precoci (entro 4 ore dall'ingestione), che si
manifesta come una banale indigestione, ed una forma a sintomi ritardati
(10-15 ore dopo la ingestione), in cui tutti i sintomi sono più gravi ed
in cui la morte è spesso l'esito più frequente.
— Intossicazione da cibi alterati o infetti, da frutti di mare o pesci
presi in porti non conosciuti.
La presenza di mitilitossine o di
altri veleni che si riscontrano in pesci o crostacei in particolari
periodi dell'anno provocano gravi intossicazioni alcune volte mortali.
Numerosi abitanti marini sono in grado di produrre biotossine, sostanze
tossiche che se vengono ingerite possono produrre molti danni e mettere
spesso in pericolo la vita dell'individuo.
Nei paesi tropicali vi sono specie di pesci o di molluschi che, mangiati
in particolari periodi dell'anno, sono altamente velenosi.
Vi sono poi i cosiddetti veleniferi che 'possono danneggiare altri
organismi tramite inoculazione spontanea del proprio veleno. E' bene
conoscere queste specie, almeno quelle più diffuse nei nostri mari, dal
momento che presentano cellule, localizzate soprattutto nei tentacoli
sia dei polipi che delle meduse, contenenti strutture ad azioni
urticante (nematocisti) utilizzate per la cattura delle prede e per
difesa.
Le nematocisti hanno forma filamentosa e la loro scarica può avere
molteplici effetti dermonecrotici, cioè può provocare delle ustioni più
o meno gravi, avere influenza sul cuore e sul sistema nervoso éentrale
cardio e neurotossico — o produrre azione emolitica, cioè provocare la
rottura dei globuli rossi con conseguenze a volte gravi.
Tra queste specie ricordiamo la Millepora, presente nelle barriere
coralline dei mari tropicali, la Caravella Portoghese (Physalia
Physalis), grossa vescica galleggiante, la cui puntura può causare anche
la morte, presente anch'essa nei mari tropicali.
Il Polmone di mare (Rhizostoma pulmo) è una medusa presente nei nostri
mari ed il cui incontro può causare non pochi fastidi (dolorose
bruciature); anche le « Attinie di vetro » (genere Aiptasia) sono molto
comuni lungo i nostri litorali rocciosi ed il loro contatto provoca una
sintomatologia simile all'orticaria, con bruciore diffuso sulla. parte
colpita, forte prurito, arrossamento, comparsa di bolle e più raramente
di piccole ulcere. La cura si effettua principalmente con l'applicazione
locale di ammoniaca, unguenti a base di cortisone ed antistaminici.
Asfissia
Le cause che possono portare a turbe respiratorie incompatibili con la
vita (arresto del respiro) sono:
1 ) lesioni cranio-encefaliche (conseguenti a trauma);
2) ostruzioni delle vie respiratorie per:
- caduta della lingua all'indietro;
- corpi estranei in faringe;
3) aspirazione di corpi estranei, solidi o liquidi, nell'albero polmonare;
riflusso in trachea di rigurgiti gastrici;
4) tumefazione per punture di insetti;
5) seppellimento sotto materiali vari (in stive);
6) lesioni aperte o chiuse della gabbia toracica;
7.) avvelenamento da gas tossici;
8) folgorazione.
La ostruzione delle vie respiratorie, che impedisce lo scambio tra i
polmoni e l'esterno, può ostacolare la ventilazione, può quindi
insorgere un ostacolo della prima fase della respirazione cioè
l'asfissia.
Tutto ciò può avvenire quando a causa di un incidente una persona perde
improvvisamente la coscienza. In questo caso la caduta della mandibola e
l'arretramento della lingua fanno sì che l'aria non Più riesca a passare
e si determina quindi una asfissia. Oltre che per questo motivo
l'asfissia si può determinare anche per presenza di corpi estranei in
faringe, aspirazione di corpi estranei solidi o liquidi nell'albero
polmonare, riflusso in trachea di rigurgiti gastrici, tumefazione per
punture di insetti e numerose altre cause che abbiamo già riportato.
L'asfissia si può anche avere se si interrompe la seconda fase della
respirazione, cioè se si arresta la circolazione del sangue per arresto
dell'attività del cuore.
In queste condizioni l'ossigeno non può raggiungere gli organi ed i
tessuti del corpo.
L'asfissia si riconosce in quanto il volto, le labbra e le unghie
dell'infortunato sono di colorito rosso bluastro più o meno intenso. Il
respiro è alterato o assente, facilmente vi è perdita di coscienza e
l'infortunato non risponde a sollecitazioni esterne e può presentare
pupille dilatate ,(Midriasi), la qual cosa sta ad indicare la presenza
di arresto cardiaco.
Rilevati i segni di asfissia è necessario trasportare l'infortunato in
ambiente idoneo, dove bisogna ripristinare immediatamente le funzioni
vitali del respiro e della circolazione del sangue mediante:
A) disostruzione, pulizia e drenaggio delle vie respiratorie;
B) respirazione artificiale.
Folgorazione
L'azione della elettricità sull'organismo umano è variabile e può andare
da una semplice « scossa elettrica » ad una violenta contrazione
muscolare, che si estende a tutto l'organismo e può anche causare
paralisi dei muscoli respiratori con conseguente asfissia.
La corrente elettrica può anche causare ustioni (nella sede di entrata ed
uscita della corrente) e lesioni indirette quando un individuo sospeso
viene scaraventato a terra.
L'azione della elettricità sul corpo
umano dipende:
— dalla intensità della corrente;
— dalla frequenza della corrente;
— dal percorso seguito nell'attraversare il corpo umano.
La pelle che riveste il corpo umano
possiede una resistenza variabile, elevata se essa è asciutta, bassa se
essa è bagnata; così se la resistenza è molto forte l'intensità della
corrente sarà debole.
Gli incidenti da scariche elettriche possono essere causati da corrente
per uso domestico od industriale (tensione fino a 1000 volt) o per
corrente ad alta tensione (oltre i 1000 volt).
Gli effetti provocati dalle scariche
di corrente elettrica possono essere:
— perdita di coscienza;
— arresto del respiro;
— arresto della circolazione.
A questi si possono aggiungere
ustioni più o meno estese che vanno anche esse adeguatamente trattate.
In caso di folgorazione da corrente fino 1000 volt è necessario:
interrompere la corrente girando l'interruttore, staccando la spina, o
togliendo la valvola di sicurezza; se questo non è possibile staccare il
folgorato dal filo in tensione o dall'oggetto percorso da corrente
servendosi di un cattivo conduttore dell'elettricità (legno, tubo di
gomma, pinza isolata) o strappare il folgorato dal filo o oggetto in
tensione tirandolo per gli indumenti.
Il soccorritore per compiere questa procedura deve isolarsi (legno
asciutto, indumenti asciutti, gomma, giornali ripiegati).
È necessario soccorrere subito il folgorato adagiandolo sul pavimento e
controllare il respiro ed il polso; se entrambi sono assenti iniziare
subito la rianimazione cardiopolmonare, che si esegue insufflando aria e
praticando delle compressioni cardiache attraverso il torace.
Le eventuali ustioni dovranno essere trattate come già accennato.
MALATTIE TRASMESSE SESSUALMENTE
Malattie a diffusione
prevalentemente diretta
In questo gruppo comprendiamo le malattie che si trasmettono per via
sessuale.
Il gruppo di malattie che seguono non 'vengono più indicate come malattie
veneree, dal momento che tali malattie si possono contrarre anche con
rapporti omosessuali. Questo è il motivo per cui si preferisce chiamarle
malattie trasmesse sessualmente.
Con il diffondersi della educazione sessuale attraverso i mass- media
(radio, televisione, pubblicità) anche i marittimi sono venuti a
conoscenza dei pericoli ai quali si va incontro non usando, nei rapporti
sessuali casuali, facili e sicuri strumenti di prevenzione quale è il
profilattico maschile.
Sifilide o lue
La sifilide o lue si diffuse in Europa dopo la scoperta dell'America
(1492) ed in Italia all'epoca della discesa di Carlo VIII. La malattia
venne chiamata « male spagnolo » o « morbo gallico » ed assunse allora
carattere epidemico.
L'agente eziologico è la spirocheta, o treponema pallido, che si presenta
sotto forma di filamento avvolto a guisa di spirale.
La lue è una malattia con un decorso particolare diviso in tre periodi:
primario, secondario e terziario.
Il primo periodo è caratterizzato, dal sifiloma iniziale; dopo un periodo
di incubazione di circa 20-30 giorni il germe, penetrato attraverso la
cute o le mucose, dà luogo alla formazione di una particolare
ulcerazione di color rosso carne, scarsamente dolente, di grandezza che
varia da 1/2 a 1 cm di diametro, con infiltrazione profonda, ulcera dura
e secrezione di liquido sieroso. Il sifiloma iniziale scompare entro
qualche mese, ma dal punto di introduzione i germi si disseminano in
tutto l'organismo seguendo specialmente la via linfatica e interessando
così per primo le linfoghiandole prossimali (adenide satellite).
Dopo 1-2 mesi . dall'inizio del sifiloma, compare una roseola sifilitica,
costituita da macchie rosse di tipo morbilliforme, sulla cute del corpo.
Essa segna l'inizio del periodo secondario e indica la generalizzazione
dell'infezione.
Altri sintomi frequenti del periodo secondario sono: cefalee, dolori
•ossei specie notturni, movimenti febbrili, irregolari, ingrossamento
diffuso delle linfoghiandole.
Dopo alcuni anni, in cui la malattia può rimanere apparentemente sopita,
si passa al periodo terziario.
Le lesioni caratteristiche tendono a localizzarsi in singoli organi anche
profondi dando luogo a formazioni granulomatose caratteristiche dette «
gomme », che possono svilupparsi in qualsiasi organo determinando le più
gravi compromissioni. La tabe dorsale e la paralisi progressiva sono
gravi alterazioni nervose e mentali causate dall'infezione luetica.
La diagnosi di sifilide oltre che con criterio clinico può essere posta
con la dimostrazione diretta della spirocheta e con specifiche reazioni
sierologiche, quali la reazione di Wasserman e di Mahn.
Se la malattia è allo stato iniziale possono essere usati arsenobenzoli,
mercurio, bismuto e di recente anche la penicillina che., somministrati
per un periodo sufficiente di tempo (circa 3 anni), conducono alla
guarigione. La migliore profilassi si basa sull'adozione di idonei
profilattici.
Infezione gonoeocciea
È una malattia importante dal punto di vista sociale, non tanto per le sue
manifestazioni acute, quanto per le possibili gravi conseguenze tardive.
Essa è causata dal gonococco di Neisser, un germe poco resistente
nell'ambiente esterno che si mantiene a lungo virulento nel materiale
patologico (pus), per cui vi è possibilità di contagio indiretto, per
mezzo di oggetti diversi infetti, quali strumenti chirurgici,
biancheria, spugna da bagno.
Nel maggior numero dei casi l'infezione è dovuta a contatto sessuale.
Dopo 2-3 giorni dal contatto infettante, il paziente incomincia ad
accusare senso di bruciore e dolori alla minzione, edema locale, lievi
elevazioni termiche.
I sintomi di infezione nell'uomo sono generalmente più marcati che nella
donna, nella quale, per la brevità dell'uretra, l'infezione tende a
localizzarsi prevalentemente nel collo dell'utero. Essi sono
caratterizzati da secrezioni purulente che interessano il pene, la vulva
e la vagina.
La malattia può guarire spontaneamente in 2-5 mesi, ma sovente, specie
quando viene mal curata, essa tende a cronicizzare cosicché i malati
diventano portatori dell'infezione.
Tra le complicazioni sono da ricordare l'infezione delle ghiandole annesse
all'apparato urogenitale (ghiandole uretrali, ghiandole bulbouretrali e
del Bartolini) e la possibilità di infiammazione retrograda
dell'apparato urinario.
Nell'uomo è pure frequente la prostatite, l'orchite, l'orchi-epidimite,
malattie queste che, guarendo con cicatrizzazione, possono provocare
azoospermia e restringimenti uretrali.
Nella donna si può avere endometrite, salpingite, ovarite, annessite, che
sono cause frequenti di aborti e di sterilità permanente.
Quadri clinici particolari sono: -la vulvovaginite delle bamT)i—ne-,
infezione contratta da queste quando dormono nello stesso letto dei
genitori affetti da gonorrea, o quando vengono a contatto con materiale
infetto; l'oftalmoblenorrea dei neonati, che si manifesta come
congiuntivite contratta all'atto del parto attraverso le vie genitali
della madre affetta da blenorraggia, e determina con frequenza la
cecità.
La diagnosi viene formulata con esame microscopico e molto raramente con
esame colturale della secrezione purulenta.
Risultati buoni e molto rapidi si ottengono con antibiotici specifici e
con disinfettanti urinari.
La profilassi delle malattie veneree è basata principalmente sulla lotta
contro i fattori sociali di diffusione.
Ulcera molle
Infezione che, dopo 6-7 giorni da un rapporto sessuale infettante, si
manifesta generalmente sul pene con una ulcera rotondeggiante, molle,
dolente, con margini scollati, che secerne pus.
E' una malattia locale che guarisce spontaneamente.
Uretriti aspecifiche
Sono forme di uretriti, non causate dal gonococco, la cui classificazione
è piuttosto complessa.
Vi sono forme asettiche e forme ad eziologia infettiva.
Nel primo gruppo rientrano le traumatiche, le chimiche, le tossiche e le
allergiche, causate cioè da farmaci, alimenti e sostanze chimiche.
Nel secondo gruppo rientrano le uretriti da stafilococco, da enterococco,
da bacterium coli e da trichomonas vaginalis.
La terapia è basata sulla somministrazione di tetraciclina a dosi
sufficienti e per una settimana.
Per la blenoraggia, qualora dovessero manifestarsi a bordo a carico di
qualche paziente sintomi che fanno pensare alla malattia (secrezione
uretrale caratteristica) somministrare due fiale di ptectinomicina ed
eventuale prosieguo della terapia con sulfamidici.
Per la sifilide, qualora dovesse essere fatta una diagnosi di sospetto, è
meglio attendere la conferma o la smentita piuttosto che iniziare una
terapia con antibiotici che potrebbe decapitare qualche sintomo
chiarificatore e trovarsi poi a curare una malattia che è progredita
saltando stadi e manifestazioni cliniche che avrebbero fatto porre una
giusta diagnosi e attuare una energica terapia.
Per l'ulcera molle, posta la diagnosi, è bene trattare il paziente con due
compresse di sulfamidici il primo giorno ed una compressa nei giorni
successivi per almeno 10 giorni.
Per l'erpes genitale usare i preparati antivirali.
AIDS (Sindrome di
immunodeficienza acquisita)
Malattia infettiva trasmissibile, ad elevata mortalità, causata dal virus
HIV (Human Immunodeficiency Virus), che preferibilmente colpisce le
cellule del sistema immunitario esponendo l'individuo a contrarre
numerose infezioni ed alcuni tipi di tumori; l'infezione può essere
responsabile di diversi quadri clinici, che possono precedere la
malattia conclamata o non dar luogo ad alcuna sintomatologia (portatore
asintomatico).
La malattia conclamata può manifestarsi con sintomi generali (astenia,
febbre o febbricola, linfoadenopatia persistente) o con sintomi che
interessano l'apparato respiratorio (dispnea e tachipnea da sforzo),
l'apparato digerente (diarrea, stomatiti, esofagiti), sintomi a carico
della cute (manifestazioni erpetiche, dermatite seborroica), sintomi a
carico del sistema nervoso (meningoencefaliti, mieliti, neuropatie
periferiche).
Le manifestazioni cliniche sono multiformi, per cui la diagnosi è basata
su: anamnesi (più frequente nei soggetti a rischio quali
tossico-dipendenti, omosessuali, politrasfusi, ed in partners sessuali
di tossico-dipendenti e bisessuali), sierologia positiva per HIV,
presenza di sindromi cliniche prima accennate brevemente.
La malattia si può contrarre esclusivamente attraverso rapporti sessuali
con soggetti infetti, sangue o derivati infetti, siringhe od aghi
contaminati, infezione da madre a figlio durante la gravidanza, il
parto, l'allattamento. E' stato escluso, stando le attuali conoscenze,
il contagio da contatti sociali, la trasmissione per via aerea, i
contatti casuali e mediante altri vettori (zanzare ed altri animali).
RESPIRAZIONE ARTIFICIALE
Arresto respiratorio - Arresto
cardiaco
L'apparato respiratorio è formato dal complesso degli organi che
permettono all'organismo la respirazione, cioè lo scambio gassoso tra
l'organismo umano e l'ambiente.
Lo scambio gassoso consiste nel fissare l'ossigeno dell'aria (a questo
provvedono cellule dell'organismo) e nell'eliminare il prodotto di
scarto delle cellule viventi rappresentato da anidride carbonica e
vapore acqueo prodotti dalla combustione cellulare.
Il termine respirazione sta quindi ad indicare i processi di combustione
che accadono nelle cellule, per cui il processo di respirazione può
essere suddiviso in due fasi:
respirazione esterna, che si realizza quando avviene la penetrazione
dell'aria nell'albero respiratorio e lo scambio gassoso tra il sangue
circolante e le cellule;
respirazione intracellulare, che si realizza con la combustione delle
sostanze nutritive per liberare energia chimica in esse immagazzinata.
La respirazione quindi partecipa ad un tempo alla funzione nutritiva ed a
quella dello scarico dei rifiuti.
Quando inspiriamo, cioè immettiamo aria nei polmoni, l'aria penetra
attraverso le cavità nasali, la bocca, la faringe e giù per la trachea,
che si divide poi in due rami, i bronchi, che giungono ai polmoni.
I polmoni hanno sede nella parte superiore del torace e sono costituiti da
un tessuto spugnoso, rivestiti da un involucro, pleura, e protetti dalla
gabbia toracica.
Quando si rilasciano i muscoli del torace per inspirare, la pleura ed i
polmoni si dilatano accogliendo l'aria; quando si contraggono i muscoli
toracici per espirare, pleura e polmoni si sgonfiano spingendo fuori
l'aria.
L'aria inspirata nei polmoni attraverso l'albero bronchiale raggiunge i
milioni di alveoli (minuscoli sacchetti raccolti in grappoli), ciascuno
dei quali è rivestito dei vasi capillari, parti terminali delle arterie
polmonari (che trasportano il sangue deossigenato) e delle vene
polmonari (che trasportano via al cuore il sangue ossigenato) e di
raccordo tra esse.
Le pareti degli alveoli e dei vasi capillari sono molto sottili, così che
i gas possono con facilità attraversarli: in questo 'modo avviene lo
scambio di ossigeno e di anidride carbonica tra i polmoni ed sangue.
L'anidride carbonica viene poi emessa con la espirazione all'esterno.
In sintesi la respirazione in condizioni normali si svolge così: per
azione del diaframma e dei muscoli intercostali il torace si dilata e i
polmoni, che seguono il movimento del torace, si espandono riempendosi
di aria piena di ossigeno (fase della inspirazione). Successivamente il
torace ritorna nella sua posizione iniziale ed i polmoni contraendosi
espellono l'aria contenuta povera di ossigeno e ricca di anidride
carbonica (fase della espirazione).
Lo schema esemplificativo del processo è mostrato nelle due tappe
fondamentali della Ventilazione e della Circolazione del Sangue.
La ostruzione delle vie respiratorie, che impedisce lo scambio tra i
polmoni e l'esterno, può ostacolare la ventilazione, quindi può
insorgere un ostacolo della prima fase della respirazione cioè
l'asfissia.
Rilevati i segni di asfissia è necessario trasportare l'infortunato in
ambiente idoneo dove bisogna ripristinare immediatamente le funzioni
vitali del respiro e della circolazione del sangue; è necessario quindi:
A) disostruire, pulire, e drenare le vie respiratorie;
B) iniziare immediatamente la respirazione artificiale (se necessaria);
C) iniziare immediatamente la rianimazione circolatoria mediante massaggio
cardiaco, se in concomitanza vi è arresto cardiaco.
Respirazione artificiale
L'iperestensione della testa ed il sollevamento della mandibola sono
sufficienti a ripristinare la pervietà delle vie aeree. Si può anche con
un fazzoletto afferrare la lingua e tirarla fuori.
Si procede alla pulizia del cavo orale e della gola con mezzi di fortuna
o, se è disponibile, con un apparato di aspirazione. Se riprende la
ventilazione spontanea con espansione del torace e ritorno al colorito
roseo si pone l'infortunato in posizione di sicurezza e di attesa.
Se le manovre di disostruzione non hanno sortito alcun beneficio, il
torace non si solleva ed il colorito rimane bluastro, occorre praticare
immediatamente la respirazione artificiale.
Vi sono numerosi metodi di respirazione artificiale, ma i più efficaci
sono quelli insufflatori e si distinguono in:
— metodo bocca a bocca;
— metodo bocca - naso.
Il metodo bocca- naso prevede la distensione dell'infortunato sulla
schiena mentre il soccorritore pone il ginocchio al lato della testa,
solleva il mento e appoggia l'altra mano sulla fronte spingendo così la
testa all'indietro in iperestensione. Dopo aver fatto aderire le proprie
labbra alle narici dell'infortunato, previa una leggera inspirazione, vi
soffia nelle narici mentre contemporaneamente con il pollice della mano
gli chiude le labbra. Al termine della insufflazione si allontana la
bocca mentre il torace dell'infortunato si svuota passivamente. Ripetere
la stessa manovra 15-16 volte al minuto.
Il metodo bocca a bocca viene usato se vi è qualche resistenza dell'aria a
passare attraverso il naso. In questo caso si fanno aderire le proprie
labbra a quelle dell'infortunato e si insuffla aria con le stesse
modalità prima descritte.
Per la rapida diffusione ed il pericolo potenziale dell'AIDS sempre più
saranno in uso i mezzi di respirazione meccanici costituiti da «
Maschera Pallone di rianimazione tipo Ambu ».
Un tempo erano in uso metodi di respirazione artificiale manuale chiamati
« METODO NELSEN » e « METODO SILVESTER ».
L'uso di questi metodi si rende indispensabile quando vi siano gravi
lesioni al volto o presenza di vomito con ingorgo delle vie aeree.
Circolazione artificiale
La circolazione del sangue è provocata dalle ritmiche pulsazioni
cardiache, che consistono in un alternato susseguirsi di contrazioni
e dilatazioni delle cavità cardiache.
La circolazione sanguigna è doppia, cioè abbiamo una grande e una piccola
circolazione.
La grande circolazione inizia nel ventricolo sinistro che con la sistole
spinge il sangue nell'aorta e da qui per tutto l'organismo apportandovi
ossigeno e nutrimento, cioè il materiale necessario alla vita
e funzione di tutte le cellule. Il sangue venoso si raccoglie nei
capillari
e nelle vene di calibro maggiore fino a quando non giunge alle due vene
cave che sboccano nell'atrio destro.
La piccola circolazione inizia quando il sangue venoso passato dall'atrio
destro al ventricolo destro viene spinto dalla sistole nell'arteria
polmonare che lo porterà ai polmoni. In questo modo avviene rematosi, un
processo fisico-chimico che consiste nella perdita dell'anidride
carbonica da parte dell'emoglobina e nell'arricchimento della stessa di
ossigeno. Con l'anidride carbonica il sangue si libera anche del vapore
acqueo in eccesso ed entrambe le sostanze vengono eliminate per mezzo
della respirazione.
La respirazione artificiale sarà efficace se contemporaneamente è presente
una efficiente attività cardiaca.
L'arresto cardiaco è l'inattesa e rapida cessazione del battito cardiaco;
si distinguono tre tipi di arresto cardiaco: collasso cardiovascolare o
dissociazione elettromeccanica, fibrillazione ventricolare, arresto
cardiaco o asistolia.
Il normale battito cardiaco è ritmico, sincrono e pieno e determina un
polso periferico ed una pressione del sangue.
Nel collasso cardiovascolare la contrazione del cuore è inefficace ed il
polso è assente, anche se sul monitor è presente conduzione elettrica.
La fibrillazione ventricolare è una incoordinata ed inefficace
contrazione di singole fibrocellule muscolari. Nell'arresto cardiaco il
battito è assente, non vi è polso, nè pressione, nè circolazione del
sangue.
I tre tipi di arresto cardiaco possono essere riconosciuti controllando la
perdita della coscienza, scuotendo la persona, controllando l'assenza
della respirazione, osservando il torace, ascoltando e rilevando lo
scambio dell'aria, ed infine controllando l'assenza del polso. La
ricerca del polso si può fare rapidamente appoggiando le dita sul pomo
di Adamo o sulla trachea e facendole scorrere verso il solco situato al
lato di essa. Se il polso è assente dare subito inizio alla compressione
cardiaca esterna attivando quindi una circolazione artificiale.
L'esatto punto dove porre le mani per una compressione cardiaca esterna è
a circa 4 cm dall'apice del processo xifoideo dell'esterno. Bisogna
appoggiare due dita sopra lo xifoide e poi il palmo di una mano vicino a
loro e sovrapporre l'altra mano alla prima.
Da notare che soltanto il palmo della mano comprime lo sterno e che le
dita non toccano il torace.
Il soccorritore deve comprimere il torace al ritmo di 60 volte al minuto
ed ogni 5 compressione interporre una insufflazione senza pause nel
massaggio. Se vi è un solo soccorritore che deve eseguire sia
l'assistenza circolatoria che la ventilazione artificiale è necessario
che mantenga un ritmo di 15 compressioni per due ventilazioni. Ciò
richiede un ritmo di compressione più rapido, 80 per minuto, allo scopo
di ottenere un ritmo reale di circa 60 per minuto, per la interruzione
richiesta per le due rapide e profonde ventilazioni.
Se vi sono due soccorritori, uno comprime il torace ad un ritmo di 60
volte al minuto, l'altro espande i polmoni introducendo aria ogni 5
compressioni senza mai interrompere il massaggio, intercalando però le
insufflazioni durante le pause della compressione.
La compressione sternale di 4-5 cm determina (se bene eseguita) una
pressione arteriosa di circa 100 mmHg ed un flusso cerebrale che, se
anche ridotto, è sufficiente a prevenire danni. Inoltre la ventilazione
permette di ossigenare il sangue in attesa di soccorso qualificato.
Queste norme semplici di trattamento dell'arresto cardiaco e respiratorio
devono essere conosciute in teoria e in pratica dalla maggior parte
delle persone e per ottenere buoni risultati è bene esercitarsi su un
manichino.
CENNI SULLA PROTEZIONE DA
RADIAZIONI NUCLEARI
Il pericolo atomico è quello creato dall'energia liberatasi dalla
disintegrazione del nucleo degli atomi in seguito alla loro fusione e si
presenta sotto molteplici aspetti che passeremo in rassegna.
Con la scoperta delle radiazioni (Becquerel e Curie) gli scienziati non
tardarono ad accorgersi che queste provocavano ustioni della pelle e che
con il passar del tempo una elevata percentuale di operai esposti per
lungo tempo a queste radiazioni si ammalava di leucemia e cancro.
Ci si rese conto del pericolo e le autorità sanitarie emanarono delle
leggi a protezione di coloro che a diverso titolo maneggiavano sostanze
pericolose di questo tipo.
Prima di parlare delle misure di protezione da adottare nella
manipolazione di sostanze radioattive cerchiamo di capire come sono
formate e come agiscono.
Le sostanze radioattive, sia quelle in natura che quelle create dall'uomo,
emettono delle radiazioni che si distinguono in:
raggi alfa: hanno carica elettrica positiva, sono poco penetranti,
percorso medio nell'aria è di qualche centimetro e vengono assorbiti
dalle cellule viventi;
raggi beta: sono elettroni con carica elettrica negativa, hanno un
percorso medio nell'aria di 10 metri e vengono assorbiti dalle cellule
viventi;
raggi gamma: non hanno carica elettrica, non sono deviati da un campo
magnetico, hanno una lunghezza d'onda molto corta ed una portata di
circa 2000 metri. La piccola lunghezza d'onda li fornisce di un elevato
potere di penetrazione, per cui raggi gamma del radium possono
attraversare lastre di piombo spesse alcuni centimetri;
irraggiamento neutronico: flusso di neutroni con carica elettrica neutra,
che con i protoni costituiscono i diversi nuclei atomici; hanno una
portata di 800 metri e trasformano la materia in sostanze radioattive.
Le lesioni provocate nell'uomo e negli animali sono di tre tipi:
Lesioni traumatiche: queste sono causate dagli effetti meccanici dell'onda
d'urto (esplosione nucleare) e sono simili alle ferite provocate da una
qualsiasi sorgente esplodente (piaghe, fratture). Alcune volte lo
spostamento della massa d'aria è tanto intenso che spoglia letteralmente
le persone.
Ustioni: vi sono ustioni dirette, dovute al lampo e sono limitate alla
superficie che la fiamma incontra, ed ustioni indirette, dovute a fiamme
innescate dalla vampata di calore, indirettamente o per corti circuiti
elettrici o rotture di condutture di gas, o per dispersione di fuochi
domestici o industriali.
Lesioni dovute alla radioattività: in questo caso bisogna considerare la
irradiazione che è massiva al momento della esplosione e la
contaminazione legata alla presenza di elementi radioattivi nell'aria
espirata ed all'ingestione di alimenti e bevande contaminate.
I tessuti dell'organismo umano sono differentemente sensibili a queste
radiazioni e sono più sensibili quelli che si riproducono più
attivamente come il midollo osseo, gli organi genitali.
I sintomi acuti che si manifestano in seguito alla esposizione alle
radiazioni dipendono dal tipo di irradiazione e dalla intensità e durata
di questa. Comunque nelle irradiazioni lievi i primi sintomi sono
nausea, vomito e diarrea, ustioni cutanee e numerosi altri sintomi,
legati ad organi ed apparati più o meno compromessi, che compaiono
spesso a distanza dall'evento lesivo (anemia, leucopenia, diminuzione
delle piastrine con conseguente emorragia, aborto).
Sulle navi vi può essere contaminazione o per un guasto al reattore per la
propulsione della nave stessa (ipotesi ancora molto remota almeno per le
navi civili) o per problemi causati dal trasporto di sostanze
radioattive.
Vengono di seguito riportate le misure di protezione e le pratiche di
decontaminazione da adottare.
Le norme che disciplinano la materia sono contenute nella legge 31-12-1962
n. 1860 sull'impiego pacifico dell'energia nucleare e nel D.P.R.
12-2-1964 n. 185 che contiene la disciplina relativa alla sicurezza
degli impianti ed alla protezione sanitaria dei lavoratori e delle
popolazioni contro il pericolo delle radiazioni.
Le prime misure protettive da adottare prescrivono:
1. la manipolazione delle sostanze radioattive va fatta dietro schermi
protettivi o, come minimo, se si tratta di radiazioni poco penetranti,
con speciali indumenti protettivi;
2. è obbligatoria l'installazione di un particolare sistema di
ventilazione per eliminare le particelle radioattive che rischiano di
essere respirate;
3. ogni minima contaminazione casuale di locali o persone viene
severamente ricercata mediante l'utilizzazione di indicatori di
radioattività; è prescritto l'obbligo di portare indosso un dosimetro o
una pellicola fotografica il cui annerimento indica la dose di
radiazioni ricevuta;
4. la decontaminazione viene immediatamente applicata per ogni
contaminazione casuale;
5. sono fissate le dosi ammissibili nei vari casi (irradiazione locale o
generale; natura dell'irraggiamento). La dose ammissibile totale nel
corso di una vita intera è stata fissata in 200 Rems (regolamento
internazionale);
6. viene prescritta una rigorosa sorveglianza medica del personale.
Grazie a queste misure, costose ma indispensabili, l'industria nucleare è
diventata ormai una delle meno pericolose.
La decontaminazione
La decontaminazione consiste nell'eliminare la contaminazione radioattiva
che ha colpito persone, cose, edifici, abiti.
Va ricordata una nozione fondamentale: non si può distruggere la
radioattività, è solo possibile rimuovere le particelle radioattive e
collocarle dove la loro presenza non rischia più di essere nociva.
In pratica, la decontaminazione consiste nel trasportare le particelle
radioattive, essenzialmente per mezzo di acqua corrente, entro fosse o
grandi masse d'acqua.
La decontaminazione individuale comprende essenzialmente:
— lo svestimento degli individui contaminati, arrotolando gli abiti
dall'alto in basso;
— una doccia con insaponatura, pulizia delle unghie, lavatura dei capelli;
— l'aggiunta eventuale di soluzioni diluite di permanganato di potassio.
I problemi posti dalla decontaminazione individuale sono soprattutto
quelli delle riserve d'acqua incontaminate e della rimozione delle acque
di lavaggio e dei vestiti.
La decontaminazione collettiva spetta a squadre specializzate,
equipaggiate e munite di flussometro e di dosimetro (apparecchi
misuratori della radioattività).
Farmaci contro le radiazioni
A tutt'oggi, malgrado le numerose ricerche intraprese, non esiste alcun
trattamento specifico in grado di far retrocedere il processo di
intossicazione radioattiva. Tuttavia alcuni prodotti sono in grado di
ridurne considerevolmente gli effetti.
Cassetta regolamentare dei medicinali
Occorrono due requisiti fondamentali per poter fornire assistenza medica,
via radio, a navi sprovviste di medico a bordo: 1) la presenza, tra i
componenti dell'equipaggio, di personale che fornisca, al me_ dico
interpellato, tutte le indicazioni necessarie per formulare una corretta
diagnosi di probabilità e che sia in grado di praticare le terapie
prescritte; 2) l'esistenza, a bordo, di scorte di medicinali ed altro
materiale sanitario necessari per la profilassi e la cura delle più
comuni affezioni morbose.
L'insieme dei medicinali e dell'altro materiale sanitario presente a bordo
viene denominato, ormai impropriamente, « cassetta medicinali di bordo
». Cassetta perché, nel XVIII e nel XIX secolo, i medici che si
imbarcavano portavano, con loro, una cassetta contenente alcuni dei
presidi terapeutici del tempo, da utilizzare, a bordo, in caso di
necessità. Le cassette in questione, che possono, ancora oggi, essere
viste in musei di Storia della Medicina o vengono raffigurate in qualche
volume di medicina navale, se ci lasciano ammirati per la preziosità e
la cura dell'involucro (legni pregiati, a volte finemente intagliati,
rivestimenti di velluto, cerniere e maniglie d'argento o d'ottone),
lasciano, certamente, perplesso un medico del XX secolo sulle
possibilità operative offerte dal materiale sanitario in esse contenuto:
alcool, tintura di iodio, talco, unguenti vari, estratti di erbe
medicinali, allume e poco più. A quel tempo, d'altra parte, non
dimentichiamo che la farmacologia era ai primordi e che anche i medici
di terra avevano delle possibilità di scelta non molto più ampie. Il
tipo e la quantità delle sostanze in dotazione, poi, dipendeva dagli
armatori o dai medici che curavano la messa a punto delle cassette
medicinali. Non è da escludere, inoltre, che le navi più piccole, che
non imbarcavano medici, fossero sprovviste di materiale sanitario. Nel
XIX secolo, anche in rapporto al notevole incremento del traffico
marittimo, i vari Stati europei cominciarono a disciplinare la materia
dell'igiene a bordo delle navi. Qualche nazione prescrisse,
obbligatoriamente, la presenza, sulle navi, di una « cassa dei
medicamenti ».
A Parigi, verso la fine del 1851, vi fu un Congresso sanitario
internazionale, ed i lavori del congresso portarono ad una convenzione
internazionale con la quale gli Stati contraenti si obbligavano a
verificare lo stato igienico dei bastimenti, il carico di viveri, le
condizioni di salute degli equipaggi e la presenza della• « cassa dei
medicinali » con annesse le istruzioni per il loro uso.
Da allora, i vari Stati hanno, via via, aggiornato, indipendentemente
l'uno dall'altro, le cassette medicinali di bordo, il contenuto delle
quali è variato secondo i progressi della farmacologia e le diverse
legislazioni. Ovviamente, il contenuto delle « casse dei medicamenti » è
andato aumentando nel tempo, per cui oggi sarebbe più corretto parlare
di farmacie di bordo tanti sono i presidi terapeutici disponibili in
moderne unità, specie se di elevato tonnellaggio ed adibite a lunghi
viaggi.
Nel corso di questo secolo, la normativa italiana, che prescrive i
medicamenti e gli altri articoli sanitari, obbligatori per le nostre
navi, è stata riveduta tre volte: nel 1911, nel 1939 e nel 1976. La
cassetta medicinali del 1911 (R.D. 9 marzo 1911) era stata considerata,
fin dai primi anni di attività del C.I.R.M., come meritevole di
aggiornamento. Il Centro non aveva mancato di sollecitare, presso le
competenti sedi, una revisione di tale normativa. La legge 16 aprile
1939, n. 1045, modificò ed ampliò, considerevolmente, la dotazione della
cassetta medicinali italiana, incorporando, nei propri elenchi le
proposte avanzate dal C.I.R.M.
Per ottenere un secondo aggiornamento della cassetta di bordo occorreranno
ben 37 anni. Nonostante i rivoluzionari progressi della farmacologia,
nell'immediato dopoguerra (basti ricordare, per esempio, l'introduzione,
in terapia, della penicillina e degli altri antibiotici che l'hanno
seguita) ci volle tanto tempo prima di rinnovare le dotazioni di
medicinali.
Ma la risoluzione del problema dell'aggiornamento delle dotazioni di
medicinali per navi italiane, come proposto dal CIRM, comunque, non
rappresenta che un contributo alla più vasta esigenza di disporre, per
tutte le flotte mercantili del mondo, di farmaci tali (sia per tipo che
per quantità) da consentire realmente di curare le più svariate
patologie di cui siano affetti i marittimi imbarcati. Fornire assistenza
medica a navi delle più svariate nazionalità (nel quinquennio 1980-1984
il C.I.R.M. ha assistito per il 47% navi non italiane) non conoscendo, a
volte, i presidi terapeutici di cui tali navi sono dotate, crea non
pochi inconvenienti di carattere organizzativo e pratico. Né si può
affermare che da parte di
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alcuni Stati marinari, le cui flotte richiedono sistematicamente
assistenza medica, via radio, al C.I.R.M., si abbia la reale certezza
della fondamentale esigenza del Centro di conoscere le dotazioni
medicinali prescritte dalle diverse legislazioni: molte richieste
periodiche della Fondazione di ricevere tali informazioni sono rimaste
senza risposta.
Senza dubbio, la migliore soluzione al problema delle dotazioni di
cassette medicinali di bordo va vista in accordi internazionali, da
riesaminare periodicamente, che prevedano una farmacia di bordo ben
fornita, almeno per le navi destinate a viaggi di media e lunga durata.
Il primo tentativo di affrontare il problema delle cassette medicinali
di bordo, a livello internazionale, è stato dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità (O.M.S.) che, su raccomandazione dell'Ufficio
Internazionale del Lavoro ed in collaborazione con l'ufficio stesso, ha
pubblicato, nel 1967, la prima edizione dell'International Medical Guide
for Ships con una appendice finale nella quale veniva raccomandata una
dotazione minima standard di medicinali che doveva essere presente in
tutte le navi del mondo.
Purtroppo la quotidiana esperienza del C.I.R.M. nel campo dell'assistenza
radiomedica ha dimostrato che non sempre tutte le navi sono provviste
delle scorte minime di medicinali raccomandate dall'O.M.S., che, d'altra
parte, i medicinali stessi non sono del tutto adeguati per il
trattamento di determinati processi morbosi che si presentano con una
certa frequenza a bordo delle navi che richiedono assistenza al C.I.R.M.
Pertanto il problema delle dotazioni standard di medicinali su navi senza
medico a bordo richiede ancora una risoluzione a livello internazionale.
L'O.M.S. è, sicuramente, l'organizzazione sovranazionale più adatta per
intraprendere una incisiva azione di unificazione della farmacia di
bordo. Ma, per un migliore successo di tale iniziativa, è di
fondamentale importanza che tutte le istituzioni interessate
all'assistenza sanitaria dei naviganti, comprese le organizzazioni
sindacali dei marittimi, sollecitino l'O.M.S. e collaborino con
l'Organizzazione nel lavoro di potenziamento e standardizzazione delle
dotazioni medicinali.
Altre iniziative, come quella della Comunità Economica Euro, pea, di
tentare una unificazione delle cassette medicinali dei Paesi comunitari
vanno viste con estremo favore perché rappresenterebbero la base per un
primo sforzo unitario internazionale per la tutela e la salvaguardia
della salute della gente di mare.
La disponibilità di una farmacia di bordo moderna e ben fornita possa
divenire una realtà negli anni a venire per tutte le navi di tutti i
paesi del mondo, così come l'adozione a bordo degli strumenti impiegati
nella telemedicina (cardiotelefono, teleconsulto), che sempre più
permetteranno all'uomo di allungare la vita nel rispetto però di una
sanità oltre che fisica anche mentale.
* Si ringrazia il C.I.R./vI. per aver permesso di
estrarre il presente capitolo, così come altre notizie, dal volume « I
cinquanta anni del Centro Internazionale Radio - Medico ».
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