CUSHING E LA NEUROCHIRURGIA
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L'ILLUSTRAZIONE
Anche dopo che l'anestesia e
l'asepsi iniziarono a far parte delle procedure standard di ogni
intervento, la chirurgia sui tessuti particolarmente sensibili del
cervello era eseguita raramente. Solo a partire dal 1900 l'altissimo
rischio di morte fu ridotto, grazie a nuove ricerche e complesse
tecniche chirurgiche, molte delle quali furono elaborate e insegnate
dal chirurgo dell'Ohio Harvey W. Cushing, il quale operò presso il
Johns Hopkins Hospital, a Harvard e a Yale. Cushing asportò 2000
tumori al cervello e creò una 'scuola' di chirurghi di varie
nazionalità, che sopportarono il suo carattere irritante pur di
apprendere i suoi metodi. Adolph Watzka, assistente chirurgo, fu per
molti anni il suo fedele compagno in sala operatoria. |
PREMESSA
I semi
delle grandi scoperte sono costantemente intorno a noi, ma mettono le
radici solo nelle menti ben preparate per riceverli.
La
neurochirurgia, come alta specialità chirurgica, nasce con il
trattamento dei traumi cranici, delle fratture del rachide e delle
ferite dei tronchi nervosi, ma gia in età preistorica si trovano le
prime trapanazioni craniche. È un fatto interessante e sorprendente che
il primo atto chirurgico compiuto dagli uomini in epoche molto lontane
sia stato un intervento così impegnativo. Alcuni dei crani trapanati, le
cui perforazioni sono assai diseguali, furono aperti dopo la morte
(trapanazione post mortem), altri furono sicuramente trapanati sul
soggetto vivente, come comprovano senza ombra di dubbio la levigatezza e
la cicatrizzazione regolare dei bordi. Alcuni crani presentano
trapanazioni multiple. Attraverso una diagnosi retrospettiva si è stati
anche in grado di affermare, dallo stato di cicatrizzazione, che alcuni
di coloro che subirono la trapanazione del cranio sopravvissero a lungo.
Gli individui guariti grazie alla trapanazione del cranio divenivano
oggetto di un culto superstizioso e dalla loro volta cranica erano
prelevati frammenti considerati come reliquie.
Essendo l'epilessia, i dolori di testa e la follia abbastanza frequenti,
ed essendo attribuite queste patologie a spiriti maligni, l'uomo pensò
forse di praticare nella volta del cranio una apertura affinché tutti
questi demoni interni potessero uscire, restituendo la salute al malato.
È interessante, a questo proposito, considerare le dimensioni delle
trapanazioni: se si fosse trattato di aprire una via di uscita al
'principio del male' infiltratosi nel cranio, sarebbe stata più che
sufficiente una semplice perforazione. Al contrario, le dimensioni medie
delle aperture sono di 3-4 cm lungo l'asse minore e di 4-5 cm lungo
l'asse maggiore, e ciò sembra suggerire che si trattasse di traumi
estesi della volta cranica, in cui l'operatore aveva regolato un
focolaio di frattura. La trapanazione interessava o tutta la calotta
cranica, o, con maggiore frequenza, l'osso parietale sinistro. Gli
strumenti operatori erano coltelli perforatori o seghe di pietra, in
quanto i tre procedimenti cui ricorreva l'uomo primitivo per aprire la
scatola cranica erano il raschiamento, la perforazione e la segatura
della parte. È interessante notare che venivano trapanati soprattutto se
non esclusivamente crani di bambini e adolescenti, probabilmente perché
specie in questi soggetti erano presenti le crisi convulsive; per
medicare le ferite si usavano foglie di ninfea come compresse e come
bende corteccia di betulla, per polvere antisettica usavano polvere di
carbone, ceneri calde o un impiastro di resine di cedro.
Dunque, già a partire dalla Preistoria, e poi nel corso dei secoli, si è
andata edificando, nel quadro della anatomia, della fisiologia, della
clinica e soprattutto della chirurgia, questa disciplina esigente e
prestigiosa che è la neurochirurgia dei giorni nostri: esigente poiché
poggia sulla straordinaria architettura del sistema nervoso e sulla più
rigorosa semiologia, prestigiosa perché il cervello è il re dei visceri
e perché i grandi neurologi hanno sempre goduto di fama eccezionale.
Senza contare che far camminare i paraplegici, consentire ai ciechi di
vedere e ai muti di parlare costituiscono dei veri e propri 'miracoli'.
Sarà bene accennare ai progressi che hanno reso possibile intervenire
chirurgicamente su un organo così delicato come il cervello; infatti, le
innovazioni apportate dall'antisepsi e dall'anestesia (delle quali
daremo qualche cenno di storia) hanno reso possibili interventi
chirurgici che prima di queste scoperte non erano praticabili con buoni
successi.
Viene spontaneo dividere la storia della chirurgia in due epoche: prima e
dopo Lister. Nessuno, infatti, può disconoscere il rivolgimento operato
da questo gigante della scienza. Se è vero che l'introduzione
dell'anestesia aveva abolito il dolore nelle operazioni, rimaneva pur
sempre il terribile flagello dell'infezione. Il paziente si esponeva,
sul tavolo operatorio, a un pericolo «pari a quello del campo di
battaglia», come ebbe a dire Sir James Y. Simpson (egli, tra l'altro,
consigliò di smantellare i vecchi e mastodontici ospedali, sostituendoli
con costruzioni a gruppi di piccoli padiglioni). Lister seppe combattere
l'infezione chirurgica con mezzi ben più diretti, e con pazienza cercò
di perfezionare il suo metodo antisettico (una delle maggiori
innovazioni in campo medico attuata nel XIX secolo), inteso a impedire
la penetrazione dei germi nella ferita o a distruggere quelli già
presenti. Il fatto che nell'applicazione pratica la sua tecnica venne
sovente male compresa o applicata, e infine sostituita dalla cosiddetta
'asepsi', metodo che con altro nome e altri mezzi conseguiva lo stesso
scopo, non limita per nulla la grandezza della scoperta.
La storia dell'antisepsi ha inizio circa un secolo prima, con Leeuwenhoek
e i suoi 'piccoli animali'; Leeuwenhoeck e Kircher furono per la verità
i primi a evidenziare i batteri, sebbene non fossero in grado di
spiegare che cosa erano gli esseri osservati attraverso i microscopi
primitivi di cui disponevano. Mentre gli scienziati si avvicinavano
passo passo alla scoperta delle cause della sepsi(1),
chirurghi e ostetrici trovarono qualche mezzo per limitarla, pur senza
saper spiegare le ragioni dei loro successi. Il carattere
particolarmente crudele della febbre puerperale incitava ogni ostetrico
riflessivo a cercare i mezzi per prevenirla, ma la tradizione era dura a
morire e il progresso lento. Prima di Lister, la gangrena ospedaliera
aveva proporzioni epidemiche e l'infezione era la conseguenza
inevitabile di qualunque intervento chirurgico(2),
mentre le fratture esposte comportavano l'amputazione, con una mortalità
del 23% e oltre. Tuttavia, vi era già stato qualche presagio del
principio dell'antisepsi, e il termine 'antisettico' era già stato
usato, se non addirittura coniato, nel XVIII secolo, da Sir John
Pringle. Le prime esperienze di Lister sull'antisepsi furono effettuate
all'Ospedale di Glasgow, dove per motivi economici si trascuravano le
più elementari norme igieniche su bendaggi, biancheria e pulizia in
genere. Egli impiegò l'acido fenico per disinfettare le ferite e nello
stesso tempo impregnò dello stesso disinfettante il filo e il catgut
usato per le suture; inoltre, iniziò ad adoperare garze pulite per le
fasciature e tubi di drenaggio in caucciù.
Una volta sperimentate e consolidate le modalità di antisepsi nella
pratica chirurgica, gli studiosi cercarono di risolvere il problema
dell'anestesia. Non è facile parlare delle prime ricerche americane in
campo medico senza occuparsi della storia dell'anestesia e della
controversia che si trascinò per anni circa la priorità della sua
scoperta. Da secoli si erano usati diversi farmaci, quali l'oppio, la
mandragora e la Cannabis Indica, nell'intento di attenuare le sofferenze
dei malati, e si era anche cercato di far perdere conoscenza (con vari
metodi) ai pazienti che dovevano subire un intervento chirurgico. Mesmer
e i suoi seguaci avevano impiegato l'ipnotismo e il metodo che da lui
prende il nome, ma i risultati non erano stati troppo brillanti; lo
stesso vale per il sistema di provocare una sincope mediante la
compressione delle carotidi, in uso dai tempi degli Assiri. Nel 1799 Sir
Humphry Davy osservò «l'effetto inebriante del protosido d'azoto o gas
esilarante», come venne poi chiamato, che era capace di eliminare il
dolore. Micheal Faraday nel 1813 notò come l'etere avesse un effetto
simile e nel giro di pochi anni invalse la moda dei «sollazzi a base di
etere». Nel 1824 Henry Hickman (da Ludlow nello Shropshire) pubblicò i
risultati di alcuni esperimenti condotti sugli animali, sostenendo che
l'inalazione dell'anidride carbonica poteva provocare uno stato di
incoscienza e di insensibilità al dolore, la qual cosa avrebbe potuto
trovare applicazione in chirurgia(3).
Per tornare alla neurochirurgia, già alla fine del XIX secolo si fece
notare la tendenza alla specializzazione in chirurgia, e in particolare
nei settori della chirurgia addominale e ancor più spettacolari della
chirurgia del cervello. Il chirurgo Benjamin Beh consigliava fin dal
XVIII secolo l'evacuazione degli ematomi extradurali mediante
compressione del cervello, mentre nel 1884 Mears propose di trattare la
nevralgia facciale con l'ablazione chirurgica del ganglio di Gasser(4).
Tuttavia, i risultati chirurgici non erano soddisfacenti in quanto
comportavano, insieme a un'alta mortalità, il rischio di una cheratite
neuroparalitica relativamente frequente(5).
A Londra, Godlee (1859-1923) riuscì nel 1884 ad asportare un tumore
cerebrale che Bennett aveva localizzato con precisione(6),
e Gowers nel 1887 fece asportare da Victor Horsley, chirurgo al National
Hospital, un tumore meningeo che comprimeva il midollo all'altezza della
quarta vertebra dorsale. Nel 1886, Arthur Baker (1850-1916) fu il primo
in Gran Bretagna a praticare con successo il drenaggio di un ascesso
cerebrale da otite, seguito a poca distanza di tempo da Sir William
MacEwen (1848-1924), di Glasgow(7),
i cui successi nel trattamento dell'ascesso cerebrale (24 interventi, 23
guarigioni) non sono mai più stati eguagliati. Horslev, nel 1888,
ricorse alla trapanazione decompressiva per il trattamento dei tumori
cerebrali e realizzò, con l'aiuto del fisiologo Clarke, uno stimolatore
che gli consentì di esplorare per via stereotassica le funzioni
cerebrali. Babinski, in Francia fece operare con uguale successo un
tumore del midollo da T. de Martel, mentre in America Charles Elsberg
avrebbe svolto un importante lavoro sui tumori del midollo e la sindrome
di compressione midollare e radicolare (1925).
Il nome più illustre in neurochirurgia fu però quello di Harvey Cushing,
che lavorò prima nel reparto di chirurgia di Halsted al Johns Hopkins
Hospital, poi nel 1900 soggiornò per un anno a Berna e operò nel reparto
di Kocher; tornato al Johns Hopkins Hospital, si dedicò completamente
alla neurochirurgia e fino al 1932 insegnò all'Università di Harward, e
dal 1933 al 1937 in quella di Yale. Patologo e neurologo di grande
valore, Cushing sviluppò una nuova tecnica operatoria. Classiche le sue
monografie sull'ipofisi (1912) e sui tumori del nervo acustico (1917),
mentre la sua biografia in due volumi dell'amico Sir William Osler
(1926) è un capolavoro di biografia medica. Cushing prestò servizio di
chirurgo militare in Francia durante la Prima guerra mondiale,
pubblicando poi un rendiconto delle sue esperienze. Un'altra sua opera,
Biobibliograpby of Andreas Vesalius, apparve postuma, nel 1943.
I suoi trattati sui tumori del nervo acustico e le sindromi dell'angolo
ponto-cerebelloso (1917), sui meningiorni (in collaborazione con
Eisenhardt nel 1938) e sui tumori intracranici trovarono un ampio favore
in tutto il mondo e appartengono a pieno titolo alla storia della
medicina. Con Percival Bailey, egli stabilì una cospicua classificazione
dei gliomi e attribuì a un adenoma basofilo dell'ipofisi una sindrome
endocrina che è nota come 'morbo di Cushing'. Divenne poi direttore
degli studi sulla storia della medicina.
Contemporanei di Cushing furono numerosi altri studiosi, che portarono
enormi contributi al campo della neurochirurgias. Il pioniere americano
fu William Keen (1837- 1932), di Filadelfia, che recò notevoli
contributi alla letteratura chirurgica ed estirpò un tumore cerebrale
nel 1888, mentre tra i pionieri europei troviamo il romano Francesco
Durante (1844-1934), che introdusse il lembo osteoplastico e il parigino
Paul Broca (1824-80), i cui meriti di antropologo non sono inferiori
alla sua competenza di anatomico e di chirurgo. Fu uno dei primi ad
applicare le conoscenze sulla localizzazione dei centri cerebrali alla
diagnosi dei tumori endocranici, tanto che alcuni lo considerano il
fondatore della neurochirurgia moderna.
LA SCHEDA
Sebbene i
più antichi procedimenti chirurgici di cui si ha notizia siano le
operazioni al cranio, per le inerenti difficoltà tecniche e l'alto
rischio di mortalità il trattamento chirurgico delle malattie del
cervello e del sistema nervoso ha avuto una evoluzione lenta. Fino al XX
secolo, le conoscenze sull'anatomia e sul funzionamento di questi organi
vitali non sono mai state tali da convincere i chirurghi più prudenti a
invadere questi tessuti, e i pochi coraggiosi che rischiavano perdevano
i loro pazienti con una scoraggiante frequenza. La neurochirurgia ha
iniziato ad avere successo solo dopo lunghi studi e con il
perfezionamento di procedimenti chirurgici delicati e impegnativi. Colui
che le spianò la strada, fornendo alla neurochirurgia una solida base
scientifica, fu Harvey Williams Cushing: uomo severo, di forti
sentimenti, ricordato dai suoi assistenti più giovani come persona
intransigente, dittatoriale e indomita. Tuttavia, il dottor William H.
Welch, 'padre' della Facoltà di Medicina dell'Università Johns Hopkins,
nel 1931 affermò che Cushing era «indubbiamente uno dei più importanti
medici del mondo». Franklin S. Newell osserva che «era un uomo con cui
generalmente era molto difficile lavorare, sia per i suoi superiori sia
per i suoi sottoposti [...] ma, quando voleva, sapeva essere una delle
persone più incantevoli del mondo». John E Fulton — amico, socio e
biografo — lo descrive così: «In tutto ciò che faceva era un
perfezionista: alle parallele e a tennis, nel laboratorio sperimentale e
in sala operatoria, dove cercava di ampliare sempre più gli orizzonti
della scienza medica [...] Aveva il temperamento e la sensibilità di un
artista, ma aveva anche l'enorme pazienza dello scienziato [...] Insieme
a un'inflessibile aderenza ai principi vi erano in lui anche il calore,
la vivacità e l'umorismo, che allietavano chi gli stava accanto e
costituivano una fonte di incessante diletto per la famiglia e gli
innumerevoli amici». Su di lui Elisabeth Thomson scrive: «Dedicando la
propria vita alla chirurgia neurologica e ai problemi a essa correlati,
fece sì che le operazioni al cervello comportassero rischi solo
leggermente più alti di quelli delle operazioni all'addome [...]». E
ancora: «Con il suo esempio insegnò a tutti che un medico deve prendere
in considerazione non solo l'organo malato, né deve limitarsi all'uomo,
ma deve guardare all'uomo inserito nel proprio mondo».
Come disciplina medica, la chirurgia si è sviluppata lentamente attraverso
i secoli, man mano che aumentavano le conoscenze sull'anatomia e sulla
patologia. Prima che fosse introdotta l'anestesia, a opera del dottor
Morton nel 1846, rapidità e destrezza erano qualità indispensabili per
il chirurgo; in seguito, benché il numero delle operazioni fosse
decuplicato, si registrarono solo minimi progressi sia nella tecnica sia
nella medicazione delle ferite. Le complicazioni e il pericolo di
infezioni erano ineluttabili. L'introduzione dell'antisepsi, nel 1865, a
opera di Joseph Lister, costituì un primo passo avanti; mentre, circa
dieci anni dopo, l'adozione di tecniche asettiche nella chirurgia e
nella medicazione delle ferite posero le fondamenta di uno straordinario
progresso. Sempre più organi del corpo come l'intestino, la tiroide e le
ovaie, un tempo considerati intoccabili dai bisturi, entravano ora a far
parte della sfera d'azione del chirurgo.
Per quanto riguarda lo sviluppo della neurochirurgia, tuttavia, un'altra
scoperta si sarebbe rivelata essenziale: la dimostrazione, nel 1870, a
opera di Fritsch e Hitzig, dell'eccitabilità elettrica della corteccia
cerebrale dei cani. Ciò aprì un campo di ricerca completamente nuovo, e
i ricercatori cercarono di capire quali parti del cervello e del midollo
spinale controllassero i vari organi e le varie funzioni fisiologiche.
Verso la fine del XIX secolo alcuni ricercatori, per la maggior parte
inglesi, iniziarono a esplorare il cervello: Sir Charles Sherrington
studiò le scimmie antropoidi, Sir William Macewen eseguì per la prima
volta un'operazione per la rimozione di un tumore al cervello nel 1879,
e Sir Victor Horsley lo emulò nel 1887. Fu proprio Horsley, uomo di
grande coraggio, a introdurre, asportando per la prima volta un tumore
al midollo spinale, l'uso del lembo curvo di cuoio capelluto per
conservare le riserve di sangue, e a inventare la cera ossea per tenere
sotto controllo le emorragie. Anche le ricerche sul sistema nervoso,
condotte in Spagna da Santiago Ramón y Cajal, contribuirono molto allo
sviluppo della neurochirurgia. Fu in questo quadro pionieristico che,
verso la fine del XIX secolo, il giovane Cushing intraprese la sua
carriera di medico.
Harvey Cushing nacque a Cleveland (Ohio), l'8 aprile 1869, figlio, nipote
e pronipote di medici. Nel 1835 il suo bisnonno, Erastus Cushing, era
giunto nello Stato occidentale dell'Ohio dal Massachusetts. Il padre,
Henry Kirke Cushing, laureato alla Facoltà di Medicina dell'Università
della Pennsylvania, esercitò la professione a Cleveland per quasi tutta
la vita. Kirke e Betsey Williams Cushing ebbero dieci figli, sette dei
quali vissero fino all'età matura; Harvey era il più piccolo: insieme al
fratello Edward era destinato a portare avanti la tradizione medica di
famiglia.
Harvey si iscrisse all'Università di Yale nel 1887, si laureò nel 1891 e
quello stesso autunno entrò all'Harvard Medical School. Il giorno che un
paziente morì mentre gli stava somministrando un anestetico, si avvilì a
tal punto che pensò di abbandonare gli studi di medicina; ma superò lo
shock elaborando un sistema per tenere sotto controllo la respirazione e
le pulsazioni nel corso delle operazioni. Successivamente, vi aggiunse
anche il monitoraggio della pressione sanguigna. Questi furono
contributi essenziali per la tecnica dell'anestesia e per la sicurezza
dei pazienti sottoposti a interventi chirurgici. Inoltre, durante
l'ultimo anno di studi ebbe l'opportunità di lavorare con il dottor J.
W. Elliot, che aveva studiato a sua volta a Londra con Horsley.
L'assistere agli interventi sui tumori al cervello eseguiti da Elliot
ebbe indubbiamente una certa influenza sul giovane studente nella scelta
della specializzazione.
Dopo aver conseguito cum laude il dottorato a Harvard nel giugno del 1895,
Cushing iniziò un anno di internato presso il Massachusetts Generai
Hospital. Nel dicembre del 1895 Wilhelm Conrad Róntgen scoprì i raggi X
e Cushing fu tra i primi a sperimentarli all'Ospedale di Boston.
Nell'autunno del 1896 Cushing si trasferì a Baltimora, dove lavorò come
chirurgo interno insieme al dottor William S. Halsted, direttore del
reparto di chirurgia al Johns Hopkins Hospital. Halsted era allora uno
dei più importanti chirurghi americani e sia la nuova Johns Hopkins
Medical School, sia l'Ospedale fervevano di un'intensa attività.
L'energia e la bravura di Cushing si adattavano perfettamente al luogo,
tuttavia il suo carattere difficile gli causò dei problemi: tra lui e
Halsted non c'era infatti una buona intesa, anche se in seguito i loro
rapporti sarebbero diventati di rispetto reciproco. Durante i primi
quattro anni all'Hopkins, Cushing gettò le basi di una profonda amicizia
con il dottor William Osler e con il dottor Welch, inoltre la sua innata
abilità artistica venne stimolata dall'amicizia con Max Broedel, il
grande medico artista dell'Hopkins. Cushing cominciò a farsi un nome per
i suoi studi sulla vescica biliare, per le operazioni di riparazione
dell'intestino perforato dalla febbre tifoide e per le sue splenectomie.
Fu sempre all'Hopkins che egli eseguì la sua prima resezione dei gangli
gasserici, allo scopo di alleviare il dolore insopportabile causato
dalla nevralgia del trigemino.
Nel giugno del 1900 Cushing si imbarcò per l'Europa. Convinto che la
neurochirurgia sarebbe stata il suo campo di specializzazione (anche se
a quell'epoca esisteva ancora a malapena come specializzazione), andò a
trovare a Londra il dottor Horsley; visitò l'Hunterian Museum e diversi
ospedali di Londra e di Parigi. A Berna avviò una piacevole e proficua
collaborazione con il chirurgo Theodor Kocher e con il fisiologo Hugo
Kronecker. Nei loro laboratori effettuò alcuni esperimenti sull'impatto
della pressione del sangue sulle pulsazioni e sulla pressione
intracranica. Poi visitò l'Italia, e quindi trascorse un mese con il
dottor Sherrington a Liverpool, dove assistette a delle craniotomie
sugli antropoidi.
Ritornato all'Hopkins nel 1901, Cushing cercò d'intraprendere una carriera
nell'ambito della neurochirurgia. A dispetto della scarsità di pazienti
neurologici idonei e del tasso spaventosamente alto di mortalità
postchirurgica, egli si batté per raggiungere il proprio obiettivo. Uno
dei contributi dati da Cushing all'Ospedale Johns Hopkins fu la
fondazione, nel 1905, dell'Hunterian Laboratory in onore di John Hunter,
famoso anatomista londinese. Il laboratorio divenne un centro per
l'insegnamento e la ricerca nel campo della chirurgia.
Nel giugno 1902 Cushing sposò la fidanzata della sua gioventù, Katharine
Crowell, e presero casa accanto agli Osler, dei quali furono grandi
amici per tutta la vita. Ebbero cinque figli, per i quali il dottore
nutriva un grande affetto, anche se dedicava loro poco tempo, dal
momento che lavorava e faceva lavorare i suoi colleghi senza
risparmiarsi. Il fatto che molti suoi pazienti fossero destinati a
morire era per lui un'ulteriore fonte di preoccupazione, ma aveva
imparato dal padre a rilassarsi collezionando libri, hobby che ricevette
un forte impulso dall'amicizia con Osler.
Sin dall'inizio, Cushing si rese conto che nella chirurgia cerebrale era
indispensabile migliorare le tecniche: infatti il suo successo fu dovuto
anche alla scrupolosa attenzione per il dettaglio e al continuo sforzo
teso a continui miglioramenti. Particolarmente spinoso era il problema
del controllo delle emorragie. Nel 1904 Cushing mise a punto un laccio
emostatico cranico che si dimostrò molto efficace, e nel 1908 iniziò a
studiare e a operare l'ipofisi, che è situata molto all'interno del
cranio ed è strettamente collegata al cervello e alle funzioni
fisiologiche. Nel 1912 pubblicò un libro, Il corpo pituitario e i suoi
disturbi, nel quale documenta cinquanta operazioni. Tale ghiandola, e i
tumori che la riguardano, sarebbero stati al centro dei suoi interessi
per il resto della sua vita, tanto che una malattia dell'ipofìsi, che
egli descrisse per la prima volta nel 1932, è stata chiamata 'sindrome
di Cushing'.
Il metodo di ricerca di Cushing è stato descritto come intuitivo: una
volta elaborata una teoria, l'obiettivo delle sue ricerche era
dimostrarne l'esattezza. Diverse volte gli esperimenti dimostravano
effettivamente che la teoria iniziale era giusta; altre volte, invece,
anche se la sua idea si rivelava errata, egli aveva difficoltà ad
abbandonarla.
Durante la permanenza all'Hopkins, che durò fino al 1912, Cushing
ricevette parecchie offerte di docenze universitarie e altri incarichi
nelle più importanti facoltà di medicina e ospedali, ma la sua meta era
una sola: Harvard. Finalmente, quando a Boston iniziò la costruzione del
Peter Bent Brigham Hospital, a Cushing fu offerto l'incarico di Primario
di Chirurgia dell'Ospedale e la cattedra di chirurgia presso
l'Università dove si era laureato, la Harvard Medical School. Questa
volta accettò. Ad Harvard contribuì all'approvazione della nuova
normativa relativa ai docenti, che fissava il pensionamento obbligatorio
all'età di 63 anni; in seguito avrebbe rimpianto tale adesione.
La Prima guerra mondiale interruppe le attività di Cushing a Boston e, dal
1915 al 1919 egli fu in Francia, inizialmente con gli Inglesi e poi con
le forze di spedizione americane. Alcuni estratti particolarmente vividi
dei suoi diari di guerra furono pubblicati parecchi anni dopo, nel 1935.
Durante la guerra, si manifestò per la prima volta la patologia
vascolare alle gambe, che l'avrebbe afflitto per il resto della sua
vita.
Dopo la guerra Cushing riprese l'insegnamento e la pratica della
neurochirurgia, svolgendo un'attività pionieristica nel campo della
chirurgia cerebrale. L'esame attento dei pazienti, sia prima sia dopo
l'operazione, e l'elaborazione di tecniche estremamente delicate
permisero di ottenere un maggior numero di successi, di eseguire
operazioni più audaci e di ridurre del rischio di morte. Egli fu
responsabile dell'elaborazione di nuovi procedimenti, nuovi strumenti e
nuove misure di sicurezza che salvarono la vita a numerosi pazienti,
permettendo a molti di loro di tornare alle occupazioni quotidiane.
Durante gli ultimi quindici anni della sua attività a Boston, medici e
studenti venivano da ogni parte del mondo per assistere alle sue
operazioni, o per trascorrere un periodo di studi con lui. Egli fondò
inoltre lo Harvard Experimental Surgery Laboratory, un'istituzione
simile allo Hunterian Laboratory della Hopkins. Un importante passo
avanti compiuto da Cushing nel 1926 fu l'applicazione
dell'elettrochirurgia alle operazioni neuro-chirurgiche; nello stesso
anno, ricevette il premio Pulitzer per l'opera in due volumi intitolata
La vita di Sir William Osler. Nel 1930 il matrimonio della figlia Betsey
con James Roosevelt costituì un avvenimento importante per la famiglia
Cushing, perché avrebbe portato il neurochirurgo a stretto contatto con
il governatore Franklin D. Roosevelt. Successivamente, infatti, durante
i primi anni della presidenza di Roosevelt, Cushing fece parte di una
serie di importanti comitati consultivi governativi.
Nel 1931 Cushing aveva portato a termine ben duemila operazioni di cancro
al cervello, un record senza precedenti. Nel 1932, insieme a Percival
Bailey, illustrò questi duemila tumori al cervello nel libro Tumori
intracraniali,; nello stesso anno pubblicò anche Il corpo pituitario e
l'ipotalamo. La sua opera più importante, Meningiomi, scritto insieme
alla dottoressa Louise Eisenhardt, fu pubblicato nel 1938.
Nel corso della sua carriera Cushing fece molti viaggi all'estero e
divenne amico di molti dei neurologi più importanti del mondo. Tenne
delle conferenze in diverse occasioni, ricevette molte onorificenze e
offerte di partecipazione onoraria a varie organizzazioni mediche,
nonché una ventina di lauree ad honorem dalle grandi università.
La norma sul pensionamento obbligatorio lo colpì nel 1932: egli si adattò
con difficoltà a questa nuova situazione. Gli succedette il dottor
Elliott Cutler, suo ex allievo. Il fatto di non essere stato invitato a
ricoprire il ruolo di consulente anziano ferì profondamente la
sensibilità di Cushing.
L'anno successivo, convinto da alcuni amici e in particolare dal dottor
John E Fulton, allora docente di fisiologia, accettò la nomina di
professore di neurologia all'Università di Yale. La dottoressa Louise
Eisenhardt, che aveva iniziato come sua segretaria e poi si era laureata
in medicina, lo raggiunse a New Haven, portando da Boston tutti i suoi
campioni di tumori al cervello. Insieme, fondarono un nuovo
particolarissimo istituto: il Brain Tumor Registry.
Nel corso degli anni l'interesse di Cushing per i libri di storia della
medicina e in particolare per le opere di Vesalio era andato aumentando;
aveva continuato a collezionare libri con entusiasmo, insieme agli amici
Arnold Klebs, di Nyon, in Svizzera, e al dottor Fulton. A un certo punto
stipulò con loro un accordo secondo il quale avrebbero riunito le
proprie collezioni per donarle alla Facoltà di Medicina dell'Università
di Yale. Così Cushing iniziò a catalogare e a ordinare tutti i suoi
libri e documenti, facendo pressione su Yale affinché provvedesse a dare
una sede confacente alla futura Biblioteca di storia della medicina.
Nel dicembre 1937 andò definitivamente in pensione, diventando Professore
Emerito, ma continuò a tenersi occupato con il progetto della
biblioteca. Sebbene i suoi disturbi al sistema vascolare gli impedissero
di viaggiare, continuavano a giungergli parecchi riconoscimenti. l'8
aprile 1939 la Harvey Cushing Society gli rese omaggio per il suo
settantesimo compleanno con un Convegno a New Haven, al quale
parteciparono molti dei suoi amici provenienti da varie parti del mondo.
Nel giugno 1939 ricevette un'onorificenza particolarmente significativa:
divenne il primo chirurgo, e la sesta persona in 250 anni, a essere
eletto membro onorario del Royal College of Physicians di Londra. Un
mese dopo apprese che l'Università di Yale aveva stanziato 600.000
dollari per la Biblioteca di medicina, un'ala della quale sarebbe stata
dedicata alla storia.
Il dottor Cushing cessò di vivere il 7 ottobre 1939 in seguito a un
infarto. Nel suo testamento lasciò la collezione di libri a Yale,
nominando il dottor Fulton suo 'esecutore letterario' e istituì anche un
fondo per la catalogazione e la sistemazione della raccolta, allo scopo
di facilitarne la consultazione. Nel 1946 Fulton pubblicò una lunga
biografia di Cushing.
Le esequie di Cushing si tennero a New Haven, il 9 ottobre: la sua
permanenza terrena terminava proprio là dove era iniziata. Le sue ceneri
furono portate a Cleveland e collocate accanto a quelle della madre, del
padre, della sorella e dei fratelli che l'avevano preceduto.
Ma l'opera del dottor Cushing nel campo della neurochirurgia proseguiva il
suo cammino: grazie alla sua abilità di insegnante, aveva trasmesso il
suo sapere ai suoi studenti e agli studenti dei suoi studenti, i quali
lo portano avanti nelle cliniche e nelle sale operatorie di tutto il
mondo.
NOTE
1 -
Redi si rese conto che le larve di mosca non compaiono nelle sostanze in
via di putrefazione per generazione spontanea, se la carne viene coperta
in modo da impedire l'accesso alle mosche. Partendo da questo semplice
esperimento, cui nessuno prima aveva pensato, egli dedusse che la
teoria, generalmente accettata, della generazione spontanea, era
fallace. Soltanto la vita, egli disse, può dar origine alla vita: «omne
vivum ex ovo». Il suo principale critico fu il prete cattolico inglese
Needham, quale continuò a sostenere il dogma della generazione spontanea
fino a quando Spallanzani non ne dimostrò l'inconsistenza. Intorno alla
stessa epoca, il parassitologo italiano Francesco Redi (1626-98)
raggiunse conclusioni di grande importanza, di cui riferisce nelle sue
Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animati
viventi (1684), opera fondamentale sui parassiti animali. A distanza di
un secolo questo ragionamento fu trasferito dalle larve ai microbi da
Lazzaro Spallanzani (1729-99), che dimostrò che i microrganismi non si
sviluppano in recipienti portati a una temperatura elevata e sigillati;
non si ebbero altri notevoli progressi in questo campo fino a quando
comparve sulla scena Pasteur, dal quale Lister derivò l'impulso per le
sue innovazioni.
2 -
Il chirurgo vestiva una
vecchia giacca intrisa di sangue, e portava all'occhiello i fili di seta
per le legature; durante il lentissimo processo di guarigione, il pus
'benefico' che gocciolava dalle ferite veniva raccolto in un vassoio di
zinco, onde è facile immaginare il fetore dei reparti chirurgici, che
tuttavia era ancora il minore dei mali. Al disgraziato paziente si
richiedeva una notevole dose d'eroismo se, dopo aver subito la tortura
dell'operazione senza anestesia, doveva affrontare le sofferenze e i
pericoli della ferita infetta; quanto al chirurgo, gli occorreva non
solo «l'occhio dell'aquila, la forza del gigante e la mano d'una dama»,
ma anche un'abilità manuale e una destrezza eccezionali.
3 -
Nessuno volle ascoltare
Hickmann, che fu considerato un mattoide e morì di crepacuore a soli
ventinove anni.
4 -
Horsley nel 1891 e Krause
nel 1892 prevedono anch'essi un trattamento chirurgico di questa
affezione, per combattere la quale, a detta di Trousseau, al malato non
restava che ricorrere all'oppio o al suicidio.
5 -
Nel 1901 Charles Harrison
Frazier consiglia di praticare invece una neurotomia subtotale
retrogasseriana sulla radice sensitiva del trigemino; le sue
statistiche, riferite a 700 pazienti, parlano di una mortalità ridotta
allo 0,5%, con assenza di deficit motorio duraturo e con rare cheratiti.
6 -
Ciò era avvenuto nel 1884
e Wilfred Trotter, in una commemorazione tenuta cinquant'anni più tardi,
deplorandone l'oblio, volle tramandare il nome del paziente, un giovane
Henderson, nato a Dumfries, come protagonista di un avvenimento
capitale.
7 -
Il suo Pyogenic Diseases
of the Brain and Spinal Cord (Glasgow 1893) è un classico della
letteratura medica.
8 -
Walter Dandy (1886- 1946)
praticò le prime ventricolografie, inizialmente consigliando di operare
attraverso la fossa cerebrale posteriore nel trattamento della nevralgia
facciale, ma anche di sezionare le fibre vestibolari dell'ottavo per
migliorare le vertigini di Ménière. In una monografia apparsa nel 1944
studiò gli aneurismi sacculari e arterio-venosi intracranici che si
potevano ormai sottoporre a trattamento chirurgico. Dedicò poi lavori
specifici ai tumori dell'orbita e all'idrocefalia. Con Walker individuò
una malformazione propria del quarto ventricolo. In Francia René Lariche
(1899-1955) studiò contemporaneamente le affezioni vascolari e i
disturbi vasomotori, la chirurgia del dolore e quella del simpatico.
Thierry de Marte!, figlio della contessa de Marte! (nota in letteratura
con lo pseudonimo di Gyp) fu, al di fuori del quadro propriamente
ospedaliero e universitario, il primo neurochirurgo; questo grande
aristocratico non riuscì tuttavia a sopportare la vista delle truppe
tedesche che occupavano la capitale francese e nel 1940 mise fine ai
suoi giorni. Il campo della neurochirurgia si era nel frattempo
notevolmente ampliato; nel 1930 Alajouanine e Petit-Dutaillis
riportavano sulla «Presse Médicale» due osservazioni sull'emisindrome
della coda di cavallo, che risultava essere una conseguenza di una
compressione delle radici da parte di una sporgenza del disco
intervertebrale. Attribuirono tale protuberanza a una di quelle ernie
del nucleus puiposus che Schmorl aveva osservato su un cadavere nel
1928, e precisarono che un'ernia simile poteva dare origine a una
nevralgia sciatica.
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Fisiologia" SEGUE >>
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