Un sorriso non dura che un
istante, ma nel ricordo può essere eterno (Friedrich von Schiller)
Abbiamo pensato di riportare
qualche ricordo dei nostri genitori dal momento che la memoria scade con
il passare degli anni. Vuole essere uno spaccato di vita vissuta che è
rimasto nei nostri cuori ed avremmo voluto che anche Geppino, nostro
fratello prematuramente scomparso, avesse partecipato. Purtroppo un
destino avverso non ha permesso ciò ma noi, in sua vece, ricorderemo le
circostanze che alcune volte lo hanno visto come maggiore protagonista.
Sono schegge di memorie che affiorano alla nostra mente e che spesso
conserviamo per un certo tempo ma poi vengono accantonate per far posto ad
altre più impellenti che spesso condizionano pesantemente la nostra vita.
Appuntare questi ricordi è come quando si redige un pro memoria dove
vengono poste le cose da fare per aiutare la memoria che con gli anni
comincia a dare segni di stanchezza e di cedimento. Sono dei quadri di
vita vissuta che sbiadiscono nella mente e che la carta stampata ed ora il
computer aiutano a mantenere vivi. Potrebbe sembrare inutile per qualche
persona annotare questi ricordi ma come l'esperienza insegna possono
passare anche degli anni senza che nessuno se ne prenda cura di leggerli,
ma verrà sicuramente un tempo nel quale queste poche pagine saranno
apprezzate dal lettore che o casualmente o perchè le ha cercate rilegge
queste brevi note. Almeno me lo auguro.
I ricordi vengono riportati senza un filo logico per il lettore, ma un
filo rosso li lega e solo coloro che li hanno vissuti (sempre più pochi)
lo sanno individuare.
Prima di descrivere i ricordi che ci legano ai nostri genitori, sarà bene
premettere alcune notizie sull'attività svolta da mio padre medico
condotto di un piccolo paese in Basilicata. Tutto ciò farà comprendere al
lettore che cosa ha guidato coloro che ricordano gli avvenimenti a
riportarne alcuni piuttosto che altri. Sarà bene premettere alcune notizie
sulle funzioni del medico condotto nell'immediato dopoguerra e quali erano
le patologie che erano predominati all'epoca. Infatti potrebbe sembrare
strano ma le malattie, che affliggono l'uomo, cambiano negli anni anche se
non così con rapidità come la moda.
Le mansioni del medico
Condotto
Arte più misera, arte più
rotta
Non c'è del Medico che va in Condotta
( di Leonzio Sartori )
Nel Medio Evo l'assistenza sanitaria
era affidata alla pubblica beneficenza, mentre in epoca successiva divenne
un dovere dello Stato provvedere all'assistenza gratuita dei nullatenenti,
tramite i comuni, e comprendeva l'assistenza medico-chirurgica, quella
ostetrica, la somministrazione dei medicinali, esplicata dalla Condotta
Medica mediante uno o più medici condotti stipendiati dal Comune. Dopo l'unità d'Italia, e fino alla seconda guerra mondiale, l'organizzazione
sanitaria del Paese fu di competenza del Ministero degli Interni ed
amministrata da una Direzione Generale di Sanità nel 1945 si passò all'Alto Commissariato per l'Igiene e la Sanità Pubblica, emanazione della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, e nel 1958 nacque il Ministero
della Sanità (ora della Salute), quale autorità sanitaria nazionale. Il
Ministero della Sanità dal centro ed il Medico Provinciale dalla provincia
continuarono a svolgere il ruolo di autorità sanitaria, mentre a livello
locale, il Medico Condotto era il responsabile a livello comunale dei
servizi di assistenza e cura, alle dipendenze amministrative del Sindaco,
ed esplicava (come pubblico ufficiale): la medicina preventiva, le
vaccinazioni ed altri controlli sanitari obbligatori, la medicina
scolastica e delle carceri, , le rilevazioni necroscopiche e medico
legali.
Fino alla II Guerra Mondiale il ricovero in ospedale di un paziente
nell'ambito del nostro territorio era un'impresa per il fatto che gli
ospedali erano molto pochi, difficili da raggiungere, in quanto bisognava
percorrere distanze enormi su strade impossibili e con mezzi non idonei
(infatti, il quadrupede era il mezzo più efficiente, in quanto le
automobili erano ancora rare),ed il paziente doveva pagare le prestazioni
sanitarie molto care, solo i 'non abbienti iscritti nell'elenco dei
poveri' avevano l'assistenza gratuita in ospedale pagata dal comune. In
caso di necessità per ovviare a tutto questo le persone abbienti
chiamavano a consulto qualche medico di chiara fama da qualche paese
vicino o si trasportava, come meglio si poteva, il paziente da qualche
medico illustre, per consulto medico, che svolgeva la sua attività in
qualche paese vicino. Negli anni '30 '40 e '50 i farmaci a disposizione dei
medici erano quelli galenici, che il farmacista preparava
estemporaneamente, e la cui efficacia era commisurata alla capacità
professionale dello speziale, alla pratica acquisita nell'esercizio
quotidiano, alla purezza dei componenti ed alla loro disponibilità I
farmaci di pronto soccorso ,che usava nelle emergenze, erano quelli che il
medico si procurava personalmente e custodiva gelosamente per le urgenze,
di giorno, di notte, nelle feste e nel corso di una tormenta di neve.
L'assistenza ai pazienti, specie se affetti da patologie gravi, era sempre
un atto di coraggio del medico, in quanto era solo e sempre solo a
risolvere il problema. La sua opera era poi rivolta anche a combattere la
superstizione, molto sviluppata negli ambienti rurali; di fronte all'impotenza della medicina ufficiale di allora, era comprensibile il
ricorso da parte della popolazione all'aiuto del sovrannaturale o meglio
extranaturale (guaritori, masciari). A quel tempo ci voleva una grande
dose di coraggio per esercitare in zone, ove introdurre nuove terapie
mediche era una impresa, specialmente quando si doveva combattere anche
contro le vecchie e radicate convinzioni di vecchi medici, ancorati ai
principi appresi nel corso di medicina e da allora cristallizzati nella
pratica corrente. La legge fondamentale 'Sulla tutela dell'Igiene e della Sanità Pubblica' del 1888, determinò un rinnovamento imponente dello stato
sanitario del Regno, culminando nel fervore di opere per il risanamento
delle città dei comuni rurali, e delle campagne; gli ordinamenti sanitari
iniziarono, anche se con molte difficoltà dopo questi cambiamenti una
lotta senza quartiere specie contro le malattie endemico-epidemiche che
erano le principali cause di morte dell'epoca. La mortalità generale,
indice espressivo delle condizioni sanitarie del Paese, dal quoziente del
30% rapidamente diminuendo e dopo un decennio dall'applicazione
della legge si era ridotto al 21,89% nel 1909, e raggiunse il quoziente di
13,5% nel 1933 e continuò da allora lentamente a diminuire. Le epidemie di
vaiolo, colera ed altre, che potevano diffondersi anche per via mare,
retrocedettero dinanzi agli interventi di vaccinazione e di profilassi
diretta e furono molto contenute e fino a scomparire alcune di
loro(colera). Grande diminuzione si ebbe pure nell'ambito delle altre
malattie infettive diffusive che gravavano sulla mortalità generale per
quasi un quarto dei morti; la mortalità nel 1887 era di 6,80%, discese nel
1889 a 3,3% e continuando nella diminuzione giunse nel 1933 ad un
quoziente inferiore a 1%. Le malattie, come ogni fenomeno biologico, non
sono immutabili; esse si modificano sia sotto il profilo epidemiologico
che clinico in relazione sia a fattori naturali che artificiali . Ogni civiltà ogni epoca ha una sua storia delle malattie, intese come fenomeni
che coinvolgono l'insieme economico-sociale dell'individuo e della sua
vita .I cambiamenti determinati da tutte queste modifiche di ordine
sanitario , sociale e lavorativo(specie con la nascita delle prime
industrie) producevano dei cambiamenti sostanziali anche nella insorgenza
delle malattie legate ad una patologia pre-industriale e ad una patologia
post industriale. La patologia pre-industriale era causata da fattori
naturali, presenti nell'ambiente esterno: cause alimentari (denutrizione),
cause fisico-chimiche (congelamenti, traumatismi), cause biologiche
(infezioni) e colpiva l'uomo proprio in quanto specie umana. Le malattie
di gran lunga più frequenti erano quelle infettive e tale patologia si
presentava abitualmente con caratteristiche di acutezza, si trattava per
lo più di malattie che insorgevano improvvisamente, monoeziologia, ad ogni
malattia corrispondeva un agente eziologico (Tbc - bacillo di Koch; peste
- pasteurella pestis, ecc.) pur potendosi evidenziare molteplici concause
(raffreddamento, denutrizione, sovraffollamento, ecc.), di reversibilità cioè che se guarivano davano luogo ad una restitutio ad integrum,
l'individuo tornava guarito e sano. Con l'avvento delle prime industrie
,specie al nord Italia, si diffuse una patologia causata da fattori non
presenti in natura (o loro correlati) sostanzialmente diversa e che si
contrapponeva, per così dire, a quella precedentemente descritta. Si
trattava infatti di una patologia a carattere cronico: insorgenza lenta
anche se, in alcuni casi, le manifestazioni cliniche potevano essere
improvvise; multieziologico: non un singolo agente eziologico, ma
molteplici fattori erano stati definiti cause di rischio; irreversibile:
si potevano mitigare i danni ed attenuare le manifestazioni cliniche, ma
raramente era possibile una completa guarigione, cioè l'individuo non
tornava guarito e sano.
"La mia Famiglia" SEGUE
>>
|