U Conciliatore - Il Conciliatore
Era il conciliatore una persona giuridica ausiliaria del giudice togato,
che conciliava controversie che riguardavano le piccole beghe paesane
che accadevano in ogni regione. Sottraeva in questo modo alla giustizia
molte vertenze giudiziarie che altrimenti sarebbero approdate alla
pretura, che ai tempi cui ci riferiamo era carente già allora di
personale e di mezzi.
Fino agli anni sessanta, e per trenta anni, mio padre, Eugenio Molfese,
medico condotto di S.Arcangelo, ha svolto anche questa mansione con
professionalità e competenza.
L’organico era formato dal conciliatore, dal segretario, mansione svolta
da un impiegato comunale addetto una volta alla settimana e per una
mattinata, e dal messo conciliatore, un impiegato preposto alla notifica
degli atti di comparizione, dei provvedimenti e di quanto atteneva a
questa istituzione.
Il giovedì era il giorno di udienza che si teneva al mattino con inizio
dopo le ore 10,30, dopo che il conciliatore, che era anche medico, aveva
sbrigato le visite in ambulatorio ed eseguite almeno le visite urgenti
nel paese. La sede per molto tempo fu allocata in un sala annessa alla
Chiesa del Convento (era la vecchia sacrestia) e l’ingresso era posto al
lato del Giardino di Infanzia G.Cstronuovo, complesso che veniva
utilizzato dalle Suore Filippine (appartenenti all’ordine di San Filippo
Neri), all’epoca cui ci riferiamo (anni 40-50), come scuola materna.
Dal momento che ho frequentato per qualche anno la scuola materna o poi
la scuola elementare, ubicata presso il” Convento”, fino alla classe
quinta, mi è rimasta impressa la piccola folla che nel giorno
dell’udienza stazionava all’ingresso della sala di conciliazione.
Le liti trattate spaziavano dalla controversia sui fitti delle case al
pascolo abusivo, dalle luci e vedute alle servitù di passaggio. Questa
era una controversia molto trattata, dal momento che il nostro
territorio è prevalentemente agricolo costituito da piccoli fondi alcune
volte interclusi e quindi privi di strade di accesso. Mentre non era
vietato passare attraverso un fondo avendo l’accortezza di non
danneggiare le piantagioni, nei fondi interclusi senza strada nascevano
le liti quando il proprietario aveva necessità con l’asino e gli
sportoni di recarsi sul proprio fondo per trasportare prodotti e
compiere le lavorazioni necessarie alla coltivazione del campo.
Ad ogni seduta si trattavano poche cause, ma le parti, i testimoni ed i
curiosi interessati alla vertenza erano numerosi, per cui la sala,
specie all’inizio, era piena di persone. Ricordo che mi è capitato una
sola volta di assistere ad una intera udienza e sono rimasto
impressionato dall’astio che sgorgava dalle parole delle parti nel
perorare la propria tesi. La controversia era riferita ad una
ristrutturazione di una casa ed il contendere era riferito al fatto che
il solaio da abbattere, e poi da rifare, il proprietario del vano
soprastante voleva realizzarlo a travi di ferro e doghe di legno, mentre
il proprietario del vano sottostante voleva che il pavimento fosse
costruito in voltine in mattoni che avrebbero abbellito meglio
l’ambiente.
Nel giudicare le liti naturalmente si scontentava una delle parti ed è
questo il motivo per cui il conciliatore si creava delle inimicizie
legate alle funzioni esplicate.
La conciliazione era il primo grado di giudizio, ma era temuta per il
fatto che, a parte il tempo che si perdeva per le udienze, il giudizio
poteva essere utilizzato nei gradi successivi, pretura e tribunale, per
cui una espressione molto usata per intimorire l’avversario in una
disputa verbale era quella: “se non a fernisce te fazze a vertenza” (se
non la smetti ti porto davanti al conciliatore).
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