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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

Il riscaldamento delle case

Il riscaldamento degli ambienti dove si abitava era una pratica che non esisteva nell’Italia meridionale, se non in qualche casa di persone agiate e nei castelli dei feudatari.
Il riscaldamento dell’unica stanza, dove viveva il proletariato ed anche la piccola borghesia, era assicurato dal fuoco che serviva ad illuminare le serate buie, a cucinare il cibo e nello stesso tempo a trasmettere un po’ di calore. I primi tempi il fuoco era posto al centro della unica sala, per cui il fumo regnava sovrano nell’ambiente; solo in seguito, quando per le costruzioni delle case furono impiegati materiali non infiammabili, fu previsto il focolare con il camino.
Infatti, dal momento che le mura delle case erano costruite con intelaiatura in legno, non era consigliabile costruire camini, in quanto facilmente il fuoco avrebbe potuto bruciare il legno che permetteva alla casa di reggersi ben solida sulle fondamenta.
Un esempio di ambiente con focolare al centro ed un largo camino che man mano restringendosi si elevava fino al soffitto è possibile vederlo nelle cucine dei monasteri, come si può osservare in S. Arcangelo nel
Complesso Monumentale di Santa Maria di Orsoleo.
Nelle case delle famiglie agiate vi erano molti camini disseminati per le stanze, che alimentati da legna secca servivano per riscaldare per lo più gli ambienti dove si viveva.
Per riscaldare il letto si usava lo scaldino, in dialetto u scalfaliette, un utensile in rame di forma particolare, che toglieva quel senso di gelo alle lenzuola.Nei castelli anche le camere da letto erano riscaldate con stufe, poste in modo che metà delle stesse sporgevano nella stanza da riscaldare e l’altra metà in una stanza contigua, da dove si alimentava tutta la notte con legni secchi che avrebbero mantenuto un calore costante anche se il freddo era pungente.
Per riscaldare in continuo la stanza da letto si usava anche un altro metodo: vi era un camino in ferro che sporgeva nella sala da riscaldare, mentre la bocca da cui si alimentava era situata nella stanza contigua.
Quindi, mentre il calore si diffondeva nella stanza da letto senza alcun fastidio per gli occupanti, nella stanza contigua personale di servizio manteneva acceso durante tutta la notte il fuoco per permettere agli occupanti la stanza da letto di avere una temperatura costante di 24-25 gradi. Il braciere, chiamato in dialetto vrasciere, era usato per riscaldare ambienti della casa separati ed era una fonte di calore che permetteva nella stagione fredda di sopravvivere ai rigidi rigori dell’inverno.
Generalmente il braciere era di ottone lavorato con comodi manici per il suo trasporto, fornito di paletta per attizzare i carboni ardenti; era preparato con carboni di legna che venivano accesi e, solo quando tutti i carboni erano roventi, il braciere si trasferiva nell’ambiente da riscaldare, altrimenti la combustione del carbone poteva generare monossido di carbonio, molto pericoloso in ambiente chiuso o mal ventilato per gli avvelenamenti che poteva produrre. Altri bracieri, che usava la gente comune, erano in lamiera di ferro, sospesi con un filo che ne permetteva il trasporto con facilità. Un braciere ben sistemato per quanto riguarda i carboni era in grado di riscaldare un ambiente di medie dimensioni per un giorno intero.

     

 

 

 

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