Il riscaldamento delle case
Il riscaldamento degli ambienti dove si abitava era una pratica che non
esisteva nell’Italia meridionale, se non in qualche casa di persone
agiate e nei castelli dei feudatari.
Il riscaldamento dell’unica stanza, dove viveva il proletariato ed anche
la piccola borghesia, era assicurato dal fuoco che serviva ad illuminare
le serate buie, a cucinare il cibo e nello stesso tempo a trasmettere un
po’ di calore. I primi tempi il fuoco era posto al centro della unica
sala, per cui il fumo regnava sovrano nell’ambiente; solo in seguito,
quando per le costruzioni delle case furono impiegati materiali non
infiammabili, fu previsto il focolare con il camino.
Infatti, dal momento che le mura delle case erano costruite con
intelaiatura in legno, non era consigliabile costruire camini, in quanto
facilmente il fuoco avrebbe potuto bruciare il legno che permetteva alla
casa di reggersi ben solida sulle fondamenta.
Un esempio di ambiente con focolare al centro ed un largo camino che man
mano restringendosi si elevava fino al soffitto è possibile vederlo
nelle cucine dei monasteri, come si può osservare in S. Arcangelo nel
Complesso Monumentale di Santa Maria di Orsoleo.
Nelle case delle famiglie agiate vi erano molti camini disseminati per
le stanze, che alimentati da legna secca servivano per riscaldare per lo
più gli ambienti dove si viveva.
Per riscaldare il letto si usava lo scaldino, in dialetto u scalfaliette,
un utensile in rame di forma particolare, che toglieva quel senso di
gelo alle lenzuola.Nei castelli anche le camere da letto erano
riscaldate con stufe, poste in modo che metà delle stesse sporgevano
nella stanza da riscaldare e l’altra metà in una stanza contigua, da
dove si alimentava tutta la notte con legni secchi che avrebbero
mantenuto un calore costante anche se il freddo era pungente.
Per riscaldare in continuo la stanza da letto si usava anche un altro
metodo: vi era un camino in ferro che sporgeva nella sala da riscaldare,
mentre la bocca da cui si alimentava era situata nella stanza contigua.
Quindi, mentre il calore si diffondeva nella stanza da letto senza alcun
fastidio per gli occupanti, nella stanza contigua personale di servizio
manteneva acceso durante tutta la notte il fuoco per permettere agli
occupanti la stanza da letto di avere una temperatura costante di 24-25
gradi. Il braciere, chiamato in dialetto vrasciere, era usato per
riscaldare ambienti della casa separati ed era una fonte di calore che
permetteva nella stagione fredda di sopravvivere ai rigidi rigori
dell’inverno.
Generalmente il braciere era di ottone lavorato con comodi manici per il
suo trasporto, fornito di paletta per attizzare i carboni ardenti; era
preparato con carboni di legna che venivano accesi e, solo quando tutti
i carboni erano roventi, il braciere si trasferiva nell’ambiente da
riscaldare, altrimenti la combustione del carbone poteva generare
monossido di carbonio, molto pericoloso in ambiente chiuso o mal
ventilato per gli avvelenamenti che poteva produrre. Altri bracieri, che
usava la gente comune, erano in lamiera di ferro, sospesi con un filo
che ne permetteva il trasporto con facilità. Un braciere ben sistemato
per quanto riguarda i carboni era in grado di riscaldare un ambiente di
medie dimensioni per un giorno intero.
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