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Don Antonio Verrastro
- Avigliano, città di Maria
 

 SVILUPPO DEL TERRITORIO RURALE


Contemporaneamente al centro urbano, si sviluppò anche il territorio rurale.
Pionieri di una spontanea, meravigliosa riforma agraria e fondiaria, gli aviglianesi, proletari autentici; gente sobria e tenace; forti e rudi colonizzatori, con la fatica, con il sudore, con la passione ed il tormento di vivere lontani da ogni civiltà, si diedero a dissodare le terre rimaste incolte durante gli anni della dominazione barbarica e degli scontri armati, spesso - se non sempre - aride e per nulla generose, disseminandosi per tutto il territorio sovrastante il Bradano e l'alta valle di Vitalba, da una parte, e monte Sant'Angelo e la Vardena, dall'altra.
E così, mentre Lagopesole e Montemarcone risorgevano a nuova vita, altri villaggi, come Filiano, Frusci, Sterpeto, Sant'Angelo, Badia, Sarnelli, Possidente, Miracoli, Stagliuozzo e Piano del Conte venivano man mano ad arricchire la già varia e cospicua toponomastica del territorio rurale di Avigliano.
Fin qui le congetture.
 

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DATI STORICI

Ecco i dati storicamente accertati, come risultano da uno scritto di Giustino Fortunato - AVIGLIANO NE' SECOLI XII E XIII -, edito per le nozze di Tommaso Claps con Elisabetta Carriero, il 25 ottobre 1905.

13 NOVEMBRE 1127 - Per la prima volta si incontra il nome di AVIGLIANO.
Alessandro, signore di AVIGLIANO, è testimone in un atto con cui il nipote Ruggero, signore di Caggiano, dona una Chiesa al Monastero Benedettino di Santa Maria di Pertosa, presso Auletta. (Arch. della Badia di Cava, perg. grec. n. 28).

1241-1246 - Il Casale di AVIGLIANO è tenuto con Pietragalla, Ruoti e le Caldane a restaurare, occorrendo, la casa imperiale di Monte Marcone. (Arch. dipartimentale di Marsiglia - Bouches du Rhóne - Statuta officiorum Friderici II - Nomina Castrorum et domuum imperialium).

8 MAGGIO 1270 - Giovanni Vaccaro, Guglielmo Rotondo, Gioffredo di Baldo, Potenzio e Lieto da Lagopesole, cittadini di Potenza, fuggiaschi in AVIGLIANO dopo la Rotta di Corradino a Tagliacozzo, sono costretti a far ritorno in patria. (Arch. di Stato in Napoli, Registri Angioini, n. 11, foll. 11-13 ).

1273-74 - La inchiesta ordinata da Carlo I d'Angiò per le donne feudatarie in Basilicata le quali contrassero matrimonio, dopo il suo avvento, senza il regio assenso, risulta negativa per la terra di AVIGLIANO. (Arch. di Stato in Napoli, Fascicoli Angioini, vol. IX, fol. 99 ret.).

1278-79 - AVIGLIANO appare per la prima volta fra le terre infeudate.
Signore della terra di Avigliano, il cui reddito è di annue tre once d'oro, è il barone Ambaldo di Roma, per concessione a lui fatta da re Carlo I d'Angiò. (Arch. di Stato in Napoli, Fascicoli Angioini, vol. XXIX, fol 9-93).

16 MAGGIO 1294 - Re Carlo d'Angiò concede in feudo al milite Bello di Bello, da Messina, il castro di AVIGLIANO, già tornato alla Curia per la morte di Landolfo di Pietro, romano. (Arch. di Stato in Napoli, Registri Angioini, n. 70 fol. 29).

Dal 1294 al 1530, per oltre due secoli, i documenti tacciono e nulla si sa circa gli eventuali possessori del feudo di AVIGLIANO.

Riprendono a parlare nel 1530, anno in cui risulta possessore del feudo di AVIGLIANO Girolamo Caracciolo, che ne perde poi il possesso in favore di Giovanni Zunica. (Cfr. G. Vaguer - "Informaciones" sui feudatari ribelli del Regno di Napoli, compilate nel 1530 - Arch. generale di Simanca "Valladolid" ).

E così, in men d'un secolo, dal 1530 al 1612, - anno in cui lo acquistarono i Doria di Melfi, ottenendo il titolo di "Duca di Avigliano" - il feudo di AVIGLIANO, anche se già organizzato in Università, soffrì tutta una serie di umiliazioni e di soprusi, passando, molto frequentemente, da un padrone all'altro, per le mani di ben 15 feudatari. (Cfr. L. Giustiniani - Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, tomo II, Napoli, presso V. Manfredi, 1797, p. 105 e ss. ).

Il resto della storia di AVIGLIANO può ben inquadrarsi nella storia più vasta dell'Italia meridionale, in generale, e delle popolazioni lucane, in particolare: una lunga storia, fatta di miseria e di servaggio, di invasioni straniere e di signorie esotiche e nostrane, in cui, però, è sempre affiorato lo spirito di indipendenza e di autonomia con l'aspirazione ad un miglior tenore di vita e di giustizia sociale, che il Comune di Avigliano riuscì a sancire, e, in un certo qual modo, a codificare, già nel 1579, negli "Antichi Statuti", in cui venivano riconosciuti dal barone, i diritti fondamentali dei suoi cittadini.
Fu necessario, però, un grosso tributo di lotte e di sangue perché tali conquiste, pur importanti da un punto di vista formale, si traducessero in mutamenti sostanziali, passando attraverso i moti del 1820 e 21, quelli del 1848, la rivoluzione del 1860, il fenomeno del brigantaggio e la prima e seconda guerra mondiale, per arrivare all'attuale assetto della società democratica e repubblicana, che pure - per altro verso - ha ancora tanti altri problemi da risolvere.

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ANDAMENTO DEMOGRAFICO E SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO DELLA ZONA RURALE


Da una rapida scorsa ai dati sull'andamento demografico potremmo dedurre lo sviluppo socio-economico della zona, specie rurale.
Lungo i secoli si rileva un notevole incremento della popolazione di questo "casale", che da poco più di duecento abitanti, quanti ne contava nel 1277, passò nel 1736 a 5.500, come lo si deduce dalla relazione Gaudioso sulla Basilicata, per raggiungere nel 1899 una punta massima di 20.503 abitanti e stabilizzarsi, poi, all'inizio del nostro secolo - censimento del 1921 - sui 19.463 abitanti, classificandosi così, nella regione, come il centro cittadino più popoloso.
Dal 1921 al 1936 ebbe un calo di ben 5.130 abitanti, sia a causa del fenomeno migratorio, sia perché alcune borgate del suo territorio passarono al Comune di Potenza.
Ci fu poi una ripresa dal 1936 al 1951, non ostante i ben 177 morti della seconda guerra mondiale, ed infine una nuova flessione, questa volta dovuta anche all'erezione in comune autonomo della zona di Filiano che contava allora 3.456 abitanti.
Gli ultimi dati aggiornati al 24-10-1981 parlano di 11.387 abitanti, di cui circa la metà stabilizzata nei numerosi insediamenti rurali.
Questo fatto - di notevole importanza sia in rapporto alla vitalità della popolazione, sia in riferimento alla sua tenacia e all'innato attaccamento alla terra - se nel passato le è costato sacrifici e privazioni di ogni genere, consentendole appena di sopravvivere a condizioni di vita veramente impossibili, oggi le dà la gioia di vedere trasformate le antiche fumose capanne in ridenti villette con intorno ai primitivi focolari le attrezzature indispensabili al vivere civile, come acqua, luce, fogne, strade, telefoni, scuole, chiese, ambulatori, negozi ed attrezzature sportive, che vanno moltiplicandosi sempre più.
Basta affacciarsi verso Lagopesole, dai piani di San Nicola, per rimanere meravigliati e sorpresi della estensione a perdita d'occhio di questi ridenti agglomerati rurali, uniti quasi come in un unico centro, che - grazie anche alla nuova arteria a scorrimento veloce che ben presto farà da collegamento tra l'autostrada Bari-Napoli all'autostrada del Sole tramite la Basentana, e grazie pure al nuovo acquedotto che dal Basento già fa affluire la prima acqua viva ed abbondante - è destinato ad un sicuro avvenire, sia in campo agricolo e turistico, come in quello artigianale ed industriale.
E noi che abbiamo sposato la causa di questa brava gente dei campi, venendo a vivere e a lavorare in mezzo ad essa da oltre cinque lustri, ben sappiamo quali sottigliezze psicologiche nasconda per ognuno di loro vivere sulla terra e per la terra e perciò ci auguriamo che quanti hanno avuto ancora una volta la loro fiducia, non deludino le aspettative, ma facciano ogni sforzo per agevolare il decollo agroturistico-artigianale ed industriale, che la loro tenacia adamantina, il loro lavoro assiduo e generoso, la loro costanza a tutta prova meritano.
E' un augurio - questo - lo sappiamo! ma speriamo che diventi presto realtà. E le premesse non mancano!

 

 

 

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