RIAPPROPRIAZIONE DI UN VOTO: 16 DICEMBRE 1980
Mai tanta
gente fu vista in Avigliano quanta se ne poté contare in quel pomeriggio del
16 dicembre 1980.
Quella data era stata sempre ricordata, nel contesto di una giornata di
digiuno e di astinenza, con una solenne processione per le vie del paese con
il Simulacro della Madonna, alla quale assieme a numeroso popolo in
preghiera, partecipava tutto il clero del Capitolo Recettizio, parato a
penitenza.
Ricordava il voto fatto dai nostri padri in occasione della protezione della
Beata Vergine del Carmine, sperimentata, ancora una volta in periodo di
calamità naturale, nel terremoto del 1857, che tanto lutto apportò alla
regione lucana, come accennato in altra parte del presente libretto, con
dovizia di particolari.
Da qualche anno, però, venuta a mancare la partecipazione del popolo, che,
allontanandosi man mano dall'evento, ne perdeva il ricordo e quindi il
bisogno di celebrarlo nella gratitudine e nella penitenza, il parroco aveva
soppresso la processione, pur lasciando alla giornata il carattere di
penitenza voluto dagli avi.
Come nel lontano 1719 un evento prodigioso fece riprendere l'uso della
processione al Carmine, il 16 luglio, (abolita a causa di litigi e di
disordini insorti, processione che mai più fu abbandonata), così il 23
novembre del 1980, un altro evento, questa volta terrificante, apocalittico,
di proporzioni, starei per dire, cosmiche; un sisma che sembrava non volesse
mai terminare e dal quale nessuno pensava di uscirne illeso, d'intensità
corrispondente al IX-X grado della scala Mercalli, risvegliò negli
aviglianesi l'assopito bisogno di esternare, con la processione del 16
dicembre, tutta la propria riconoscenza alla Gran Madre di Dio per averli
protetti nel passato.. ormai remoto e... nel recente presente.
Erano le 19,34 del 23 Novembre 1980.
Avevo da poco terminato le funzioni eucaristiche serotine e nel silenzio del
mio studio stavo rileggendo il racconto tramandatoci dall'arciprete don
Domenicantonio Corbo sul terremoto dell'8 settembre 1694, in seguito al
quale "per la speciale protezione accordata ad Avigliano dalla Beata Vergine
del Carmine" fu stabilito - come altrove abbiamo già ricordato - la
costruzione del Santuario di cui stiamo trattando.
"Giurarono alcuni" leggevo nel libro del Gallicchio LA MIA TERRA DEL SUD,
che lo riporta a pag. 148... "di aver visto il Castello piegarsi due volte o
tre per cascare nella piazza e poi subito fermarsi nello stato primiero,
senza lesione veruna e così al campanile; e mia sig.ra madre aprir vide la
muraglia della nostra sala antica a segno che dalla fessura entrar vide il
sole in casa ed atterrita si mise a fuggire col supposto che già caduta
fosse la muraglia; e pure per grazia di Dio, non vi fu lesione veruna non
solo in nostra casa, ma per tutta la terra..." (per "terra" si deve
intendere tutto il territorio aviglianese).
A dire il vero, la descrizione mi sembrava alquanto esagerata, frutto -
pensavo - di impressione del momento, fatta sotto l'influsso di un violento
stato emotivo e per ciò stesso, ingrandita eccessivamente, fuori dai limiti
del verosimile.
Mentre così pensavo, mi sentii sobbalzare dalla sedia, udii un boato cupo,
sordo e minaccioso, di vaste proporzioni, e, prima ancora di rendermi conto
di che si trattava, si fece buio tutt'intorno e, dopo un attimo, un
fragoroso interminabile movimento ondulatorio evidenziava un fenomeno
sismico intenso e di grandi dimensioni.
Abbandonai lo studio e mi trovai, non so come, né perché, davanti allo
spiazzo della Chiesa, aggrappato ad un palo di ferro che regge uno dei due
lampioncini del piazzale.
Lo credevo fermo, ma anch'esso oscillava, accomunandomi al suo movimento: da
quella posizione ai miei occhi apparve il campanile "piegarsi due volte o
tre... e poi subito fermarsi nello stato primiero". Altro che
esagerazione... pensai, dopo!
Furono novanta secondi di terrore, di panico, di incertezza...
interminabili.
Quando tutto fu finito, un grande sospiro di sollievo: ci guardammo intorno,
cercammo notizie, per quanto possibili, nella zona e constatammo che tutto
era "nello stato primiero" nell'intero territorio di Avigliano: anche questa
volta la Madonna ci aveva protetto!
Aveva ragione l'insegnante Marianna Samela che non faceva mistero di una
visione avuta in sogno ed andava ripetendo: "Se è terremoto, non abbiate
paura, la Madonna ci proteggerà".
Ed è sintomatico il fatto che, qualche giorno prima del sisma, più di un
bambino, in Avigliano, abbia rivissuto in sogno quei terribili momenti,
raccontandone, poi, i particolari, che di fatto si verificarono in quel
frangente.
Anche se non si vuol dare troppo credito a quei due signori che, viaggiando
da Potenza verso Avigliano, pochi momenti prima del sisma, dissero di
essersi imbattuti in una bella signora alla quale volevano offrire un
passaggio.
"Ho fretta" disse la bella signora "debbo arrivare prima che sia troppo
tardi" e scomparve.
I due automobilisti giurarono, poi, di averla vista di bel nuovo, in
Avigliano, non appena giunsero, dopo il sisma.
Man mano che incominciavano a giungere, poi, notizie di case crollate, di
vite umane recise, anche nel fior dell'età, di interi paesi cancellati dal
globo terrestre, assieme a sentimenti di pietà per tanti disastri, di
compassione per tanti lutti, si faceva sempre più strada il bisogno di
ringraziare la Mamma del cielo per averci sottratti a tanta sciagura.
Si sarebbe voluto subito portare la Statua in processione per le vie del
paese, come nel passato era stato fatto in occasioni similari, ma la
prudenza portò a tentare di dissuadere la gente.
La fede, però, e la devozione verso la cara Mamma del cielo, non potevano a
lungo essere represse: a tre giorni dall'inizio del sisma, perdurate ancora
la lunga prevedibile fase di assestamento, esse esplodono nel vero senso
della parola.
Non valgono le ragioni addotte del permesso da chiedere al Vescovo,
dell'assenza momentanea dalla parrocchia del parroco, dell'eventuale
strumentalizzazione della fede da parte di gente senza scrupoli: i
carabinieri consigliano di soddisfare il bisogno del popolo e la Madonna
viene portata in processione, tra due ali interminabili di folla orante,
grata, commossa.
La voce si diffonde e agli abitanti del centro cittadino si uniscono anche
quelli della zona rurale, i quali, a loro volta, ritornati nelle loro
parrocchie, si raccolgono nei luoghi di culto per celebrare riti di
ringraziamento, assemblee eucaristiche, veglie di preghiera.
E' tutto un coro unanime che - commosso - si eleva al cielo per ringraziare
il Signore, il quale, ancora una volta, per intercessione di Maria, ci ha
risparmiati da sicura rovina.
Ma la manifestazione unitaria, popolare, nel vero senso della parola, direi
anche, ufficiale, la si rimanda al 16 dicembre, a 23 giorni dal sisma.
Tramite un volantino diffuso in tutta la zona dell'aviglianese, il parroco
don Domenico Mecca, propone che ci si riappropri del voto fatto dai padri
nel lontano 1857, ritornando a vivere comunitariamente la giornata del 16
dicembre come giorno di preghiera e di astinenza, da concludersi con una
processione penitenziale, in atteggiamento di riconoscente gratitudine.
Nel primo pomeriggio di quel giorno tutte le porte delle case di Avigliano,
delle frazioni e dei casolari sperduti e financo gran parte di quelle dei
paesi limitrofi si aprono e tutti, uomini e donne, vecchi e bambini, adulti
e giovani, senza alcuna distinzione, a piedi,a dorso di muli o con mezzi
meccanici si avviano verso la casa della Mamma comune, la Chiesa della Beata
Vergine del Carmine di Avigliano, come guidati da un'unica suprema volontà,
trasformando tutto il territorio aviglianese in un presepe vivente in
cammino.
E' una marea di gente che si riversa su Avigliano, creando problemi al
traffico e prendendo quasi d'assalto le strade adiacenti la Chiesa madre.
Tutti si chiedono quante sono le persone presenti.
Qualcuno abbozza dei calcoli, ma non trova termini di paragone in altre
circostanze similari: quante persone siano realmente è impossibile
valutarle.
Una cosa è certa e che cioè alla maggior parte della gente riesce difficile,
per non dire impossibile, entrare in Chiesa per una visita alla Madonna: ci
si accontenterà di vedere la Statua, anche se di lontano, non importa, al
momento della processione.
E . anche questa, fatica a snodarsi, tra la calca di persone che assiepa le
strade, bloccando il cammino.
Si tenta allora di aprire un varco tra la folla e di far passare la Madonna
fra due ali di popolo: solo così la processione s'incammina.
Alla vista della Madonna in tutti nasce una profonda commozione: le lacrime
si mescolano al movimento silenzioso della labbra e il silenzio è rotto
soltanto dallo scandire cadenzato di una preghiera sincera e devota.
No! tutto ciò non può essere frutto della paura: è la conclusione logica di
un atto di fede filiale e di profonda devozione, originato da sentimenti di
riconoscenza.
Le tremende scosse del terremoto non son valse solo a scuotere le mura delle
case, hanno anche ridestata la gente da una fede addormentata.
E la partecipazione così massiccia a quella manifestazione religiosa è
certamente sintomo di una fede viva ed operosa.
II pubblico attestato di fede e di riconoscenza alla Gran Madre di Dio, si
chiude con la santa Messa, ma solo a pochi è dato di parteciparvi, quanti ne
poteva contenere la Chiesa. La maggior parte della gente è rimasta
imbrigliata lungo le strade, per ore ed ore, pregando a lungo e, questa
volta - a differenza delle altre - senza stancarsi.
E' una delle pagine più commoventi, questa, della storia della devozione
alla Beata Vergine del Carmine di Avigliano e, senza dubbio, rimarrà tra
quelle indelebili, non perché scritta, come le altre del passato, su rogiti
notarili, ma perché impressa negli animi e nel ricordo di tutti gli
aviglianesi e di quanti si fregiano dell'appellativo di fedeli devoti della
Madonna del Carmine di Avigliano.
Insieme alla proposta di far proprio quel voto del 1857, d'accordo con tutti
i sacerdoti della forania, il parroco di Avigliano ne annunziò un'altra che
si è concretizzata già da questo anno, iniziando una nuova tradizione nel
nostro popolo.
Tutti i mercoledì, saranno dedicati in modo particolare all'incontro sul
Monte, dal 16 luglio alla terza domenica di settembre, di gruppi
autonomamente organizzati dalle varie zone dell'aviglianese e dai paesi
limitrofi, per ascoltare, nella celebrazione eucaristica, quanto la Madonna
intende dire a tutti quelli che si riconoscono suoi figli.
La risposta del popolo non si è fatta attendere: è stata unanime, pronta,
entusiastica. Dal 22 luglio al 16 settembre di quest'anno è stato un
continuo flusso e riflusso di fedeli, ogni mercoledì, a sera e al mattino,
provenienti, a gruppi, anche a piedi, da San Cataldo, Giuliano, Tiera, San
Nicola, Pian di Zucchero, San Giorgio, Possidente, Lagopesole, Filiano,
Sant'Angelo, Potenza, Avigliano, per dire alla Madonna il proprio grazie in
un incontro gioioso tra fratelli ed ascoltare nella celebrazione eucaristica
l'invito pressante di Maria alla propria conversione.
Per gli anni futuri la data del 16 dicembre, con i mercoledì al Carmine,
perpetuando il ricordo del terremoto, rimarrà così consacrata nella
penitenza e nella preghiera a perpetua memoria dello scampato pericolo e
come richiamo alla propria conversione. |