ATENA LUCANA (SA)
è uno tra gli insediamenti più antichi del Vallo di Diano, come
testimoniano i resti delle mura megalitiche del IV secolo a.C., addirittura
preistorico, come suggerisce la presenza delle grotte nel vallone Arenaccia.
Fu fondata dai Pelasgi con il nome di Larissa, dal toponimo della capitale
della Tessaglia, che significa fortezza. Dellepoca sono ancora visibili le
tracce delle Mura Ciclopiche in località Serrone. Al periodo pelasgico seguì
un periodo enotrio e quindi uno ellenico,e a questo periodo risalirebbe il
nome Atena. Fu poi conquistata dai Lucani, che la resero grandiosa, tanto
che essa fu una delle 12 città della loro confederazione. Conservò i suoi
antichi privilegi,come il conio numismatico, anche in periodo Romano, quando
divenne Municipio . Una importantissima epigrafe in lingua osca e grafia
greca fa riferimento alle istituzioni romane e costituisce reperto
fondamentale per la conoscenza degli istituti amministrativi nel passaggio
dalla dominazione lucana a quella romana. I Romani conservarono il teatro
greco presente nellAcropoli di Atena e vi aggiunsero un tempio ad Esculapio,
un tempio di Giove (attestato da unepigrafe), un tempio di Cibele
(anchesso testimoniato da unepigrafe), le terme, un foro lastricato ed un
anfiteatro, venuto alla luce nel 1880. Numerose erano le ville di campagna
dei ricchi patrizi, concentrate in particolare nella zona Fontana Casata,
dove erano presenti anche terme private. Celebre è quella della gens Helvia,
cui apparteneva la madre di Cicerone, che lo ospitò in una notte di aprile
del 58 a.C. durante la sua fuga verso Brindisi e lesilio. Dal Medioevo fino
alla fine dellOttocento fu feudo quasi esclusivo delle famiglie Sanseverino
e Caracciolo. Oggi, sebbene l'economia locale abbia radici agro-pastorali,
l'impulso di nuove tecnologie, la qualificazione professionale, oltre ad
innumerevoli investimenti, hanno promosso l'espandersi di attività
artigianali e commerciali.
tratto da:
http://www.comune.atenalucana.sa.it
le Chiese
Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore
La chiesa di Santa Maria Maggiore sorge nell'area del Forum della città
romana di Atina come attesta un ritrovamento avvenuto nel 1880, consistente
in una porzione di pavimentazione lastricata con iscrizione, la quale indica
i nomi di due dei quattuorviri (i quattro magistrati cittadini in età
romana), Logismus e Marcellus, che finanziarono con denaro pubblico la
pavimentazione forense. La prima notizia dell'edificio però risale solo ad
un documento datato 23 agosto del 967 quando, sotto il pontificato di
Giovanni XIII, la chiesa venne enumerata tra gli altri edifici come facenti
parte della diocesi di Capaccio. Nelle Rationes Decimarum (registro delle
decime che venivano riscosse dagli enti ecclesiastici) del XII-XIII secolo
venne designata come Ecclesia Archipresbyteralis Sanctae Mariae Majoris. Nel
1541, Paolo III la elevò alla dignità di collegiata e venne retta da un
capitolo di canonici, tra cui vi furono le dignità di Arciprete, Primicerio
e Cantore. Poco in verità conosciamo della facies medievale dell'edificio.
Dal 1741 in poi (come testimonia l'iscrizione posta sul portale d'ingresso)
vi furono importanti lavori di ristrutturazione e restauro che cancellarono
definitivamente le fasi precedenti. Nel 1753 fu stipulata una convenzione
tra mastro Carlo Peccheneda e il figlio, di professione pittore, Nicola e il
capitolo di Santa Maria Maggiore per i lavori di ricostruzione e decorazione
della chiesa. Carlo Peccheneda si occupò della ricostruzione a fundamentis
dell'edificio, mentre il figlio Nicola si occupò di decorare l'aula e
l'abside con delle tele[7]. A sovvenzionare i lavori di restauro e
abbellimento, forse fatiscente e vetusto, furono la munificenza
dell'arciprete-abate Nicola Sabini Del Sole e le offerte raccolte dagli
altri luoghi pii. Anche la torre campanaria, di impianto trecentesco, che si
erge sulla sinistra dell'edificio, subì interventi di rifacimento. L'interno
ad aula unica ospita dieci altari laterali (la cui proprietà un tempo era
detenuta dalle famiglie nobiliari e borghesi che vi esercitavano lo jus
patronatus) che conservano simulacri lignei e altari in marmo o pietra. Da
segnalare sono: l'elegante busto ligneo di San Biagio del XVIII secolo (di
scuola napoletana), patrono della cittadina, l'Assunta di Giacomo Colombo e
un elegante simulacro della Vergine del Rosario, attribuita al medesimo
Colombo. Sull'aula si imposta un soffitto a cassettoni interamente stuccato.
Nel secondo registro, invece, furono realizzati nel 1751 otto ovali in tela
dal pittore di Polla Nicola Peccheneda, raffiguranti i Santi Apostoli.
Sempre della stessa campagna decorativa fanno parte i quattro ovali presenti
nel catino absidale e che rappresentano l'Annunciazione, la nascita di Maria
Santissima, la Presentazione di Maria al tempio e la visitazione a S.
Elisabetta. Dietro l'altare maggiore del XVIII secolo con balaustra in marmi
policromi fa bella mostra di sé la grande tela di ignoto autore
dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo. A culminare lo splendore, tra oro
e stucchi, è la controfacciata: su un tamburo ligneo affrescato, dove nel
centro campeggia un dipinto dell'Immacolata, è collocata la cassa lignea in
oro di un pregevole organo della metà del Settecento. Al di sopra, di ignoto
autore, si possono ammirare due tele centinate realizzate per la
Confraternita del S. Rosario che raffigurano la Vergine del Santo Rosario
tra santi domenicani e una Sacra Famiglia con San Vincenzo Ferrer adorante.
Degno di ammirazione è il pavimento, realizzato con materiali lapidei romani
e coccio pesto. Sullo stesso sono presenti tombe funebri a terragna di
famiglie gentilizie atinati come gli Spagna, i Sabini del Sole, i Cicchetti
e i principi Caracciolo.
Santuario di S. Ciro (già chiesa di S. Michele Arcangelo)
È tra le chiese più antiche di Atena. Le prime testimonianze risalgono al
secolo XI e sorge sul sito di un tempio romano, sacro alla dea Cibele. Fino
al 1965 questa chiesa era dedicata all'arcangelo Michele e le sue origini
sono da considerarsi immemorabili, come reca incisa l'iscrizione lapidaria
apposta sull'architrave del portale d'ingresso: TEMPLUM HOC AB IMMEMORABILI
CONSECRATUM ET DIVO MICHAELI DICATUM DECENTIUS ET COMMODIUS REDACTUM/ R. D.
SILVERIO ABB. BARRILE RECTORE A.D. MDCCXXXIX. Dell'architettura romanica
conserva la facciata a capanna e l'impianto basilicale a tre navate. Coevo è
un prezioso affresco, conservato nella sagrestia, raffigurante il Christus
patiens. L'altare maggiore fu realizzato nel 1861 dai marmorari Agnello e
Fiorentino Conforti da Salerno che separa la navata centrale dal seicentesco
coro ligneo, sovrastato da una cupola ornata da stucchi. Nella parte
centrale della scarsella, sopra il coro ligneo, è collocata una tela del
1862 secolo rappresentante San Michele arcangelo che sconfigge il demonio.
Tra le cappelle laterali si segnalano: la cappella marmorea di San Ciro (al
termine della navata destra) con un altare in marmo policromo dove è
conservata la statua del martire del 1863 di Michele Abruzzese da Salerno;
la cappella della famiglia Pessolano che conserva una tela di Nicola
Peccheneda riproducente la Vergine Immacolata tra i santi Stefano, Luigi e
Pasquale; cappella della Crocifissione con omonima tela del XVIII secolo;
cappella Curto con tela del Seicento della Vergine delle Grazie ed infine la
cappella dei Sabini del Sole con tela ad opera del pittore Feliciano
Mangieri di Brienza raffigurante la Vergine del Carmine tra i santi Giovanni
Battista ed Evangelista e Vito martire. Il 19 maggio 2013, in occasione del
150º anniversario del miracolo di S. Ciro a Atena, la chiesa è stata elevata
a Santuario diocesano.
Chiesa di S. Nicola
L'edificazione della chiesa di San Nicola è ascrivibile tra la fine del IX e
gli inizi del X secolo d.C. L'edificio sorge intra moenia della città
medievale e come tutte le chiese anteriori al Mille ha l'abside rivolto ad
est, in modo che i fedeli, pregando, volgano le spalle all'Occidente,
simbolo del peccato. Fu chiesa parrocchiale fino alla prima metà del
Seicento, quando venne incorporata alla parrocchia di Sant'Angelo cum
juribus, honoribus et oneribus. La struttura a navata unica termina con
un'abside a pianta quadrata, sormontata da una volta a crociera del XIV
secolo. L'altare maggiore in pietra e marmi intarsiati è datato 1790 ed
apparteneva all'antica parrocchia di San Michele come dimostra il
bassorilievo sotto la mensa, raffigurante l'Arcangelo. Dietro l'altare
maggiore vi è una tela del 1645 raffigurante il miracolo di S. Nicola di
Bari. Ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti, in particolar
modo nel XIX secolo, quando l'interno fu completamente rifatto in stile
neoclassico. Il coro ligneo ai lati dell'aula fu realizzato nella seconda
metà del XIX secolo per ospitare i confratelli della congrega di S. Maria
della Colomba che qui aveva la propria sede. È la chiesa dove, nel 1863, la
giovane Marianna Pessolano "moribonda, andò a prostrarsi dinanzi alla statua
di San Ciro e fu guarita", come ricorda la lapide posta in occasione del
150º anniversario del miracolo.
Cappella di S. Giuseppe
È una cappella di origine medievale come dimostra l'affresco del XIV secolo
sopra il portale d'ingresso. Precedentemente intitolata a S. Caterina
d'Alessandria, l'edificio mutò intitolazione agli inizi del XIX secolo ad
opera della nobile famiglia Pessolano Filos che la acquistò dal demanio
facendone gentilizia cappella. Al suo interno è conservato un altare in
pietra di Padula recante sui pannelli litici laterali l'arma araldica della
famiglia. Sopra l'altare un elegante busto ligneo rappresentante San
Giuseppe impreziosisce l'area sacra.
Cappella delle Anime del Purgatorio o di S. Sofia
La cappella fu eretta nei pressi dell'anfiteatro romano e intitolata
inizialmente a S. Sofia. Nel XVIII secolo fu denominata sotto il titolo
''delle Anime del Purgatorio'' e successivamente divenne di proprietà della
famiglia Mango e restaurata dal sacerdote don Lucantonio Mango in occasione
dell'anniversario dell'ordinazione sacerdotale.
Santuario di Maria SS. della Colomba
Il santuario è posto fuori dal centro dell'abitato e si allunga sopra
l'omonima valle detta della Palomba. Il culto è legato alla miracolosa
apparizione della Vergine SS. ad un pastore che avendo smarrito un giovenco
tra le forre e le pareti scoscese della roccia lo ritrovò prostrato dinanzi
ad una sacra immagine mariana posta in un incavo di un albero. La tradizione
vuole, inoltre, che una prodigiosa nevicata abbia tracciato il perimetro
della cappella, proprio sul luogo dell'avvenuta apparizione. Prima
dell'unità d'Italia, il convento fu sede dei frati francescani, i quali
erano propagatori del culto della Vergine delle Grazie. L'entrata si apre
con un portale in pietra del secolo XVIII, dove nella chiave di volta è
scolpita una colomba; ai lati due angeli in pietra di Padula e opere di
Andrea Carrara sorreggono una colomba. Accanto al complesso si innalza il
campanile con tre campane che oltre a richiamare i fedeli per le funzioni
liturgiche, venivano suonate per placare le tempeste. Prima di entrare nel
sacello si attraversa il chiostro, ampliato nel 1840, quando fu necessario
prolungare l'antica cappella e congiungerla con il nuovo corpo edificato a
valle, per accogliere le salme dei defunti dopo la proibizione di seppellire
i morti all'interno dell'abitato. Sotto gli archi che delimitano su di un
lato il perimetro del chiostro, infatti, sono ben visibili alcune botole che
chiudono camere sepolcrali. La struttura originaria della cappella - prima
dell'allungamento - terminava dove finisce il ciclo pittorico di Anselmo
Palmieri di Polla, realizzato nel 1713. Il ciclo pittorico diviso in varie
scene dentro riquadri pittorici rappresenta la Nascita di Maria, la
presentazione di Maria al tempio, lo Sposalizio con S. Giuseppe, la
Visitazione, la Natività di Gesù e la Circoncisione. L'aula termina con un
presbiterio rialzato e collegato da una imponente scalinata con balaustra in
pietra di Padula. L'altare maggiore in commessi litici e marmorei conserva
nell'edicola una pregevole scultura della Vergine in pietra e stucco del XIV
secolo, legata all'iconografia bizantina.
Cappella dei Santi Sebastiano e Leonardo o S. Maria della Salute (XV secolo)
Cappella della Vergine del Carmine (XVIII secolo)
Cappella della Madonna di Costantinopoli (XIV secolo)
Cappella di S. Antonio agli Arnici (XVI secolo)
Cappella di S. Giuseppe ad Atena Scalo (XVIII secolo)
Cappella del Cuore di Gesù (XX secolo)
Chiesa Parrocchiale di S. Michele arcangelo (XX secolo)
Ruderi Chiesa paleocristiana di S. Pancrazio (VI-VI secolo)
Ruderi monastero verginiano di S. Ippolito (IX-X secolo)
tratto da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Atena_Lucana
Manifestazioni ed eventi: |
31 gennaio |
Solennità di San Ciro
medico, eremita e martire. Protettore |
3 febbraio |
Solennità di San Biagio
vescovo e martire. Patrono di Atena Lucana |
3° domenica di maggio |
Festa di San Ciro con
tradizionale processione e fuochi artificiali |
1° maggio |
S. Giuseppe (Atena Scalo) |
13 giugno |
Sant'Antonio. Processione
alla cappella in contrada Arnici |
2 luglio |
Solennità di Maria SS.
della Colomba. Protettrice di Atena Lucana |
2° domenica di agosto |
Festa di San Biagio,
Patrono. Il sabato, percorso storico-enogastronomico nel centro
storico Piatti Poveri |
8 ottobre |
S. Francesco Borgia.
Tradizionale Fiera |
8 dicembre |
Falò Immacolata ad Atena
Scalo |
13 dicembre |
Falò di Santa Lucia
Atena Paese
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Altri eventi:
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