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II

Gregorio De Lauro

Vita del Beato Giovanni da Caramola Tolosano, converso del Monastero del Sagittario della Congregazione della Beata Vergine Maria di ambedue le Calabrie e della Lucania (l) del Sacro Ordine Cistercense, compilata dal Reverendissimo Padre don Gregorio De Lauro dottore in Sacra Teologia, Abate dello stesso Venerabile Monastero, Congregazione e Ordine, dall'Ufficio che ogni anno si celebra nella Chiesa del Sagittario nel giorno della festa dello stesso Beato.


CAPITOLO 1

La patria, i genitori, la nascita e il nome del Beato Giovanni da Caramola.

Il Beato Giovanni da Caramola (2), converso del celeberrimo Monastero del Sagittario, del sacro Ordine Cistercense, nacque a Tolosa, la più antica città della Gallia Narbonese (3), sede arcivescovile e città che, dopo Parigi, eccelle fra tutte per dignità, ricchezza e popolazione e in cui si trova un parlamento e una fiorentissima scuola di diritto (4).
Ancora non si sa niente circa il giorno e l'anno della sua nascita; nè si conosce il nome dei suoi genitori, come capita spesso anche in altre vite di Santi i cui nomi sono scritti nel cielo. Ma certamente, anche se, forse, non nobili, ebbe genitori cristiani e dotati di vera e solida pietà, come conveniva che fossero, perché fin dai primi anni potessero educare un figlio destinato ad essere un uomo talmente grande e che avrebbe esercitato con pietà uffici tanto importanti (5). Dio non guarda se la stirpe è nobile, umile o mediocre. In verità mi rendo conto (dice la Scrittura) che Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque stirpe appartenga è a lui accetto (6). E il nostro Beato Giovanni, pur non essendo, forse, di nobile stirpe, avendo portato a termine in modo integerrimo il corso di questa vita ed essendosi distinto per lo splendore di imprese meravigliosamente operate e per lo splendore di cose mirabili, salì al sommo splendore della fama e al culmine della gloria. Ed è questa la vera nobiltà di stirpe e la dignità che il Salvatore e Signore dà agli uomini che lo seguono: essere chiamati ed essere veramente figli di Dio. Tutti quelli, infatti (dice l'Apostolo Paolo) che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio... e se figli anche eredi di Dio, coeredi di Cristo (7). Di altissima stirpe è, dunque, il Beato Giovanni da Caramola che, spinto dallo spirito divino, si diede tutto all'Amore di Cristo.
Il nome che i genitori vollero imporre al figlio nel sacro Battesimo, indica la loro pietà e religiosità: lo chiamarono, infatti, Giovanni. Essi, che praticavano la cristiana religione integralmente, con pietà e purezza, lo fecero perché il figlio, ricordandosi sempre del nome, fosse spinto all'imitazione delle virtù di un uomo tanto amato dal Signore, e perché, mentre si sarebbe sforzato di imitarlo, nello stesso tempo lo pregasse, sperando di averlo come patrono sia dell'anima che della salute del corpo. E fu, certamente, un pensiero pio e saggio, questo dei genitori: tutto avvenne, infatti, proprio come essi avevano tanto desiderato. Il nostro Giovanni, infatti, accesso della virtù dell'apostolo ed evangelista Giovanni, non curò, anzi disprezzò tutte le cose di questa vita che in sé non hanno niente di solido e di vero, ma presentano solo un'immagine dei veri beni; e seguì tanto il Signore Gesù Cristo da non potere essere distaccato da lui in tutta la vita.
E' detto, poi, da Caramola, non perché avesse tale cognome dai genitori, ma dal monte Caramola (9), ove per moltissimi anni menò vita durissima, come in seguito si vedrà.

 

Note

1. Per quanto riguarda la dizione ambedue le Calabrie si sa che nel vecchio Reame la Calabria era distinta in due zone: la Calabria Citra, che arrivava fin verso Amantea e Martirano sul Tirreno e fin verso Strongoli sul mare Ionio, e la Calabria Ultra, che dai golfi di S. Eufemia e di Squillace giungeva allo stretto. L'aggiunta, poi, della Lucania si riferisce al fatto che nel 1632 il Papa Urbano VIII, rendendo efficiente una decisione del Capitolo generale dell'Ordine Cistercense del 1605, unì i monasteri della Calabria e della Lucania in una sola congregazione detta della Madonna di Calabria (o di Flori o Florense). Nel 1664 il Monastero del Sagittario veniva staccato da questa Congregazione e unito alla Congregazione Cistercense toscana. Il 2 settembre 1726 (con conferma di Clemente XII del 10 aprile 1737), il Monastero del Sagittario veniva nuovamente unito alla Congregazione calabro-lucana. - Cfr. A. Giganti, Le pergamene dell'Archivio diocesano di Potenza in Società e religione in Basilicata, Roma 1977 vol. II pag. 400-401.

2. Nota marginale dell'Autore: Il suo Ufficio, lett. II. Come ha detto nel titolo, l'Autore prende le notizie sul Beato dall'Ufficio che ogni anno si recitava in suo onore, nel giorno della sua festa nel Monastero del Sagittario.

3. Era chiamata così la regione della Francia meridionale che aveva, al tempo della dominazione romana, come città principale Narbona.

4. Nota marginale dell'Autore: Giovanni Antonio Magini in Geografia. Il Magini era un geografo padovano autore, fra l'altro, di un celebre atlante che, disegnato tra il 1596 e il 1617, fu stampato a Bologna dal figlio Fabio nel 1620.

5. Anche questo era un luogo comune nelle vite dei Santi, scritte, quasi sempre, seguendo un paradigma divenuto abituale: I Santi, a meno che esplicitamente non si sapesse il contrario, dovevano, sempre, nascere da genitori onesti e timorati di Dio, perché, fin dai primi anni, potessero mostrare, educati nel modo migliore, i segni della futura santità. Quanto, poi, agli uffici tanto importanti, di cui parla l'Autore, non pare che il Beato ne abbia mai esercitati, essendo vissuto sempre nella più sentita umiltà e nel più profondo nascondimento, e rivelato al mondo solo dai fatti straordinari che gli venivano attribuiti.

6. Nota marginale dell'Autore: Atti degli Apostoli - cap. X num. 35 (ma 34-35).

7. Nota marginale dell'Autore: Paolo Apostolo ai Rom. VII, n. 14 e 17.

8. Cioè di Giovanni Evangelista, il discepolo prediletto dal Signore. Ma è da credere che i genitori del Beato abbiano, in realtà, avuto in mente (se non hanno pensato solo ad una tradizione familiare) più il Battista che l'Evangelista, essendo, di sicuro, la devozione a San Giovanni Battista più diffusa, nell'Europa del tempo, di quella a San Giovanni Evangelista. Ma è, poi, veramente strano che l'Autore, il quale ha detto che non si sa proprio nulla circa i genitori del Beato, entri, poi, tanto addentro persino nell'interpretazione dei pensieri e degli intenti che essi ebbero nell'imporre al figlio il nome di Giovanni. Ma anche questo è un segno del genere letterario (oratorio, didascalico ed encomiastico) cui bisogna ascrivere le tante storie di santi scritte in quel periodo.

9. E' il monte (1500 metri) a sud di Chiaromonte. Il nome fa pensare alla stessa origine del termine dialettale garamma, iaramme e simili comuni a molti paesi della Basilicata. Deriva, probabilmente, dal greco karagma che vuol dire spaccatura, fenditura e, dunque, burrone, precipizio. Cfr. in proposito L. Branco, Ricordi Bizantini in un dialetto di Basilicata, Moliterno 1985 pag. 67; e, in particolare per il toponimo Caramola, G. Percoco, Chiaromonte e l'antico chiaromontese Bella 1984, pag. 39.