Gregorio De Lauro Vita del Beato Giovanni da Caramola Tolosano, converso del Monastero del Sagittario della Congregazione della Beata Vergine Maria di ambedue le Calabrie e della Lucania (l) del Sacro Ordine Cistercense, compilata dal Reverendissimo Padre don Gregorio De Lauro dottore in Sacra Teologia, Abate dello stesso Venerabile Monastero, Congregazione e Ordine, dall'Ufficio che ogni anno si celebra nella Chiesa del Sagittario nel giorno della festa dello stesso Beato.
La patria, i genitori, la nascita e il nome del Beato Giovanni da Caramola. Il Beato
Giovanni da Caramola (2), converso del celeberrimo Monastero del
Sagittario, del sacro Ordine Cistercense, nacque a Tolosa, la più antica
città della Gallia Narbonese (3), sede arcivescovile e città che, dopo
Parigi, eccelle fra tutte per dignità, ricchezza e popolazione e in cui
si trova un parlamento e una fiorentissima scuola di diritto
(4).
Note 1. Per quanto riguarda la dizione ambedue le Calabrie si sa che nel vecchio Reame la Calabria era distinta in due zone: la Calabria Citra, che arrivava fin verso Amantea e Martirano sul Tirreno e fin verso Strongoli sul mare Ionio, e la Calabria Ultra, che dai golfi di S. Eufemia e di Squillace giungeva allo stretto. L'aggiunta, poi, della Lucania si riferisce al fatto che nel 1632 il Papa Urbano VIII, rendendo efficiente una decisione del Capitolo generale dell'Ordine Cistercense del 1605, unì i monasteri della Calabria e della Lucania in una sola congregazione detta della Madonna di Calabria (o di Flori o Florense). Nel 1664 il Monastero del Sagittario veniva staccato da questa Congregazione e unito alla Congregazione Cistercense toscana. Il 2 settembre 1726 (con conferma di Clemente XII del 10 aprile 1737), il Monastero del Sagittario veniva nuovamente unito alla Congregazione calabro-lucana. - Cfr. A. Giganti, Le pergamene dell'Archivio diocesano di Potenza in Società e religione in Basilicata, Roma 1977 vol. II pag. 400-401. 2. Nota marginale dell'Autore: Il suo Ufficio, lett. II. Come ha detto nel titolo, l'Autore prende le notizie sul Beato dall'Ufficio che ogni anno si recitava in suo onore, nel giorno della sua festa nel Monastero del Sagittario. 3. Era chiamata così la regione della Francia meridionale che aveva, al tempo della dominazione romana, come città principale Narbona. 4. Nota marginale dell'Autore: Giovanni Antonio Magini in Geografia. Il Magini era un geografo padovano autore, fra l'altro, di un celebre atlante che, disegnato tra il 1596 e il 1617, fu stampato a Bologna dal figlio Fabio nel 1620. 5. Anche questo era un luogo comune nelle vite dei Santi, scritte, quasi sempre, seguendo un paradigma divenuto abituale: I Santi, a meno che esplicitamente non si sapesse il contrario, dovevano, sempre, nascere da genitori onesti e timorati di Dio, perché, fin dai primi anni, potessero mostrare, educati nel modo migliore, i segni della futura santità. Quanto, poi, agli uffici tanto importanti, di cui parla l'Autore, non pare che il Beato ne abbia mai esercitati, essendo vissuto sempre nella più sentita umiltà e nel più profondo nascondimento, e rivelato al mondo solo dai fatti straordinari che gli venivano attribuiti. 6. Nota marginale dell'Autore: Atti degli Apostoli - cap. X num. 35 (ma 34-35). 7. Nota marginale dell'Autore: Paolo Apostolo ai Rom. VII, n. 14 e 17. 8. Cioè di Giovanni Evangelista, il discepolo prediletto dal Signore. Ma è da credere che i genitori del Beato abbiano, in realtà, avuto in mente (se non hanno pensato solo ad una tradizione familiare) più il Battista che l'Evangelista, essendo, di sicuro, la devozione a San Giovanni Battista più diffusa, nell'Europa del tempo, di quella a San Giovanni Evangelista. Ma è, poi, veramente strano che l'Autore, il quale ha detto che non si sa proprio nulla circa i genitori del Beato, entri, poi, tanto addentro persino nell'interpretazione dei pensieri e degli intenti che essi ebbero nell'imporre al figlio il nome di Giovanni. Ma anche questo è un segno del genere letterario (oratorio, didascalico ed encomiastico) cui bisogna ascrivere le tante storie di santi scritte in quel periodo. 9. E' il monte (1500 metri) a sud di Chiaromonte. Il nome fa pensare alla stessa origine del termine dialettale garamma, iaramme e simili comuni a molti paesi della Basilicata. Deriva, probabilmente, dal greco karagma che vuol dire spaccatura, fenditura e, dunque, burrone, precipizio. Cfr. in proposito L. Branco, Ricordi Bizantini in un dialetto di Basilicata, Moliterno 1985 pag. 67; e, in particolare per il toponimo Caramola, G. Percoco, Chiaromonte e l'antico chiaromontese Bella 1984, pag. 39. |