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CAPITOLO XV

La traslazione del suo Sacro Corpo.

Nel nono giorno dalla morte del Beatissimo Uomo Giovanni(1), ai Venerabili Padri del Sagittario, ancora afflitti, capitò uno straordinario fatto triste e, nello stesso tempo, lieto: giunsero, infatti, al Sagittario alcuni parenti del Beato Giovanni da Caramola in cerca delle preziosissime perle di quel Santissimo corpo(2). "Sappiate, venerabili Padri, dissero, che noi siamo di Tolosa. Mentre, ognuno lontano dagli altri, eravamo in dormiveglia, ci apparve un vecchio di aspetto bellissimo, con un bastone in mano e vestito dell'Abito del Vostro Sacro Ordine Cistercense, e a ognuno di noi disse queste parole: Io sono Giovanni vostro consanguineo e se volete avere mie notizie andate al Monastero dell'Ordine Cistercense che si chiama Sagittario, nella Contea di Chiaromonte, della Provincia di Lucania". E, detto questo, disparve. Fattosi giorno, uno parlò all'altro e ognuno di noi consanguinei parlò agli altri di questa visione pensando che fosse stato solo lui ad averla avuta. Perciò, riunitici tutti insieme, dopo aver riflettuto attentamente sulla visione, stabilimmo di recarci al Monastero della Grande Selva del vostro Ordine, nella nostra Diocesi di Tolosa, per avere notizie più sicure e più certe del nostro Giovanni. Alcuni dei nostri si recarono, dunque, in quel Monastero, ove trovarono un certo Converso, anche lui di nome Giovanni, con il quale soprattutto volevamo parlare, data la fama di santità che per la sua vita era nata negli animi dei fedeli e che di giorno in giorno cresceva sempre di più essendo ritenuto grande al cospetto del Signore. Questo sant'uomo, dunque, quando vide i nostri disse loro: Voi siete tolosani e parenti di un nostro fratello converso che a lungo avete pianto come morto o come perduto. Egli, in realtà, è da molti anni morto al mondo e vive solo per Dio, che per mezzo di lui ha operato e continua di giorno in giorno a operare grandi cose. I nostri, pieni di meraviglia per le cose udite, gli chiesero: Come lo sai, Padre Santo? - Ed egli disse: Lui stesso, vestito di questo mio stesso abito, volle apparire a me peccatore, e avendogli io chiesto in quale Monastero servisse, mi rispose: Nel Monastero del Sagittario, che si trova nella Contea di Chiaromonte, della Diocesi di Anglona, nel Regno di Napoli; e mi disse che sarebbe vissuto per poco tempo ancora.
Udite queste cose dai nostri che erano tornati dal Cenobio della Grande Selva(3), tutti insieme decidemmo di venire fin qui al più presto. Con animo lieto e contento, siamo dunque arrivati fino a voi, Venerabili Padri, pensando che lui fosse ancora vivo, ma siccome nel cammino abbiamo sentito che è morto, vi supplichiamo di farci vedere il corpo del nostro Giovanni, e vi chiediamo la grazia che, secondo il nostro desiderio, ci permettiate di portarlo tra i nostri e nel nostro paese. I Padri del Sagittario risposero che avrebbero riesumato il corpo perché lo vedessero, ma che non avrebbero mai permesso che se lo portassero via(4). Nel nono giorno, dunque dalla morte di quel sant'uomo, nel quarto giorno del mese di settembre dell'anno 1339(5), mentre i monaci e i parenti che vi assistevano piangevano per il dolore, scavata la sua fossa e tolta la terra, uscì tanta soavità di profumo dal tumulo che non solo fu sentita dai presenti, ma riempì tutto lo spazio del Sagittario. Dimmi, ti prego, quali rose, quali gigli, quali aromi possono paragonarsi a questi odori? Cedono le viole, sono inferiori gli incensi, e ogni splendore della primavera è offuscata. Queste sono, certamente, delizie di Paradiso, fragranze angeliche, odori celesti. Ecco, fratelli, Dio si degna di far vedere sulla terra quanto sia grande un uomo nel cielo; e di quanta gloria presso Dio possa godere lo spirito dell'uomo lo dimostra dinanzi agli uomini il corpo di un uomo, anche se morto. E siccome questo Santo non ebbe sulla terra nessun cattivo odore di vizi, da morto è impregnato di unguenti angelici(6). Perciò anche noi allontaniamo dalle nostre persone ogni bruttura di peccato, per poter sperare in eterno con lui l'odore dalla gloria celeste(7). Il santo corpo, dunque, del servo di Dio, che era stato sepolto nel mese di agosto quando più ardente è il caldo del sole, dissepolto, dopo nove giorni, con meravigliosa evidenza anzichè trovarsi turpemente putrefatto, si trovò che emanava odore invece di puzzo, che aveva fragranza anziché putredine e diffondeva meravigliosi profumi che continua ad emanare senza sosta fino ad oggi, anche se, come è stato tramandato, fu sepolto senza che fosse cosparso di nessun unguento e di balsamo alcuno. Grande certamente e ammirabile è il Signore Dio e sempre da lodare in ogni cosa, e soprattutto in questo: che non volle che il suo Santo vedesse la corruzione del corpo(8). Stupiti da un così grande miracolo, i Padri del Sagittario non solo resero innumerevoli grazie a Dio, ma decisero fermamente di custodire il sacro corpo del suo servo come preziosissimo tesoro mandato dal cielo e di non acconsentire in alcun modo alle supplichevoli richieste dei consanguinei. All'inizio l'Abate Ruggiero non voleva dare ai Tolosani che lo supplicavano nessuna parte del corpo, ma infine decise di dar loro le gambe e le braccia. Tuttavia non riuscirono a inciderle o a segarle con nessuno strumento di ferro, pur mettendovi ogni diligenza, se non con il pugnale di cui l'uomo di Dio era solito servirsi nello scavare le erbe e nel confezionare le sue piccole sporte(9). Questo pugnale, con l'anello della sua striscia di cuoio di cui si serviva quando era eremita, il libro dell'Ufficio della Beatissima Vergine e altre reliquie sono conservate dai Monaci del Sagittario. Ma nonostante il decreto dell'Abate, alcuni Padri ai quali più degli altri era dispiaciuta la sua generosità, sottrassero ai Tolosani una gamba e un braccio del servo di Dio, e quando essi si allontanarono, li ricomposero sul sacro corpo con grande gioia di tutti i Sagittariensi che ringraziavano e glorificavano Dio. Queste reliquie si trovano da tempo immemorabile fino ad oggi sull'altare dedicato allo stesso servo di Dio Giovanni da Caramola nel luogo dove si dà per sicuro si trovasse una volta la piccola cella del Beato sul lato della Chiesa rivolto a settentrione(10). Sulla porta della Cappella di questo Beato, verso occidente, si vedono le immagini, dipinte con vari colori, della Beatissima Vergine Madre di Dio con alla destra il santo Dottore Mellifluo Abate Bernardo e alla sinistra il Beato Giovanni da Caramola con luminose aureole e raggi, immagini che rivelano una grandissima antichità(11). Quando, poi, il Sacrosanto Corpo del Beato sia stato deposto sull'altare non c'è, si può dire, nessuno che lo ricordi(12).
Ogni anno dai Venerabili Padri del Sagittario, il 26 di agosto, dinanzi all'altare del Servo di Dio, viene recitato il suo Ufficio proprio(13), con molta affluenza dei personaggi più eminenti e più importanti e di molta gente che chiede grazie al Beato Giovanni; e anche questo da tanto tempo che non c'è nessuno che ricordi da quanto tempo si faccia. Inoltre ogni giorno nella recita dell'Ufficio maggiore(14), sia ai Vespri che alle Lodi, si fa la commemorazione speciale dello stesso Beato(15), che non è stata mai interrotta; ed è questa:
Antifona ai Vespri
Tutti sanno i miracoli che l'han glorificato, - ha avuto onori altissimi, e, il regno dei beati(16).
V. Il Signore ha guidato il giusto sulla retta via.
R(17). E gli ha mostrato il regno di Dio.

Antifona alle Lodi
Gode il coro dei Monaci, da tanto uomo allietato, - il cittadin celeste questo mondo ha lasciato.
V. R. come sopra.

Preghiera
Onnipotente, sempiterno Dio, che hai voluto arricchire il Beato Giovanni tuo confessore(18) con i meriti di una vita molto severa, concedici, ti preghiamo, di poter avere come piissimo nostro intercessore in cielo colui che in terra abbiamo conosciuto glorioso per i miracoli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Note

1. Nota marginale dell'Autore: Nello stesso responsorio.

2. Nota marginale dell'Autore: Dalla Tradizione degli antichi Monaci del Sagittario.

3. E' il monastero della Grand Selve, fondato nel 1145.

4. Avere il corpo di un santo è stato per secoli, nell'Europa cristiana, il desiderio di città e paesi e di particolari categorie di persone, che, per averlo, erano capaci di spendere vere ricchezze, ma anche, a volte, a ricorrere a vari sotterfugi e anche al furto e persino, a volte, a vere e proprie battaglie.

5. Qui il De Lauro scrive esplicitamente, in cifre arabe, 1339, mentre nel cap. precedente, parlando della morte del Beato aveva scritto in lettere (anno) millesimo trecentesimo trigesimo nono. E proprio perché indicato con il numerale ordinale, l'anno potrebbe intendersi anche come 1338, perché quando in latino si indica l'età (e si usa, in genere, l'ordinale) si può trovare il numero immediatamente superiore a quello reale; così, ad es, per dire un fanciullo di 7 anni, si può trovare, ed è la regola comune, un fanciullo nell'ottavo anno della sua età. Ma qui il De Lauro dice esplicitamente, in cifre arabe, 1339, quindi intendeva questo come l'anno della morte del Beato. Invece sia l'Anonimo del '300 sia l'Ughelli dicono esplicitamente 1338, che è, forse, la data vera.

6. Sono tutte espressioni ampollose, certamente non consoni al nostro gusto moderno, ma che erano tipiche, una volta, dello stile proprio delle narrazioni religiose, che non erano solo espositive, ma anche elogiative.

7. Nota marginale dell'Autore: Responsorio settimo cit.

8. Nota marginale dell'Autore: Davide Salmo 15. Atti degli Apost. Cap 2 num. 31. Cap. 13. num 35. Ma il salmo, ripreso negli Atti degli AP. non è il 15 ma il 16, che al verso 10 suona così: Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

9. Certamente a noi fa una certa impressione questa cruda mutilazione del corpo di un santo, ma nel medioevo era una pratica molto comune e non la peggiore.

10. Attualmente le reliquie del Beato sono conservate nella Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista in Chiaromonte.

11. Niente, ovviamente, di queste immagini, è rimasto dopo la distruzione del Monastero. Una raffigurazione in legno del Beato, il capo barbuto coperto dal cappuccio dell'abito cistercense, con un bastone su cui poggia, e a piedi scalzi, si può ancora vedere scolpita sullo schienale di uno stallo del coro ligneo del XVI sec. proveniente dalla chiesa del Sagittario e attualmente conservato nella chiesa di S. Giacomo in Lauria. Questo coro ligneo, finemente intagliato era stato voluto dall'Abate commedatario Giovannello Virgallito e collocato in chiesa nel 1554.

12. La cappella del Beato, costruita sul lato sinistro della Chiesa Abbaziale del Sagittario, è attestata già nel 1371.

13. E' quello tante volte citato (lett. Respons.) nel corso dell'opera.

14. Cioè quello ufficiale della Comunità.

15. E' un segno, questo, di grandissimo onore: nella liturgia, cioè, qualsiasi ufficio si recitasse o cantasse, ogni giorno, al mattino (Lodi) e alla sera (Vespri), si ricordava ufficialmente il Beato.

16. La traduzione è volutamente un po' libera per conservare il ritmo dell'originale latino.

17. Sono segni tipici dei testi liturgici in uso ancora oggi: il primo significa, certamente, voce, il secondo risposta (vox — responsio).

18. Nella vecchia terminologia della Chiesa erano detti Confessori tutti i Santi non martiri, quelli, cioè, che avevano confessato, cioè, professato la fede non con il martirio, ma con l'eroismo della vita.