CASTROREGIO (CS)
Castroregio (Kastërnexhi in arbëreshë, Castrurìgiu in calabrese) è un comune
italiano di 278 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria. Il
territorio ha una superficie di 42,06 km², e sorge a 819 metri sopra il
livello del mare.
È un paese arbëreshë della Calabria, parte del comune è la frazione di
Farneta, situata a 32 km dal capoluogo comunale, popolata anch'essa da una
comunità Arbëreshë.
È documentato che il territorio dove oggi si trova
Castroregio, era stato abitato sin dall’epoca normanna; infatti in un
documento del gennaio 1015 si parla di un monastero dedicato a Sant’Anania e
di un "Kastron" (castello). Nel 1239 l'imperatore Federico II di Svevia
ordinò il restauro di alcuni castelli tra i quali anche l’antico "Kastron"
(o anche Castrum) che, passato sotto l’amministrazione centrale, acquistò
anche la denominazione di "Regium".
Castrum Regium continuò ad essere abitato anche sotto la dominazione
angioina (1282-1442) e quella degli aragonesi (1442-1510), e fu durante la
dominazione degli angioini che, a causa dell’epidemia di peste del 1348, la
Calabria si spopolò talmente che vasti territori e interi paesi rimasero
completamente disabitati.
Dopo la morte di Scanderbeg nel 1468, la caduta di Kruja
nel 1478 e quella di Scutari nel 1479, avvenne il più importante flusso
migratorio dall’Albania verso l’Italia. Sbarcati sulle coste adriatiche
della Puglia e dopo aver cercato per qualche tempo una sistemazione in
quella regione, quasi tutti gli albanesi raggiunsero la Calabria dove
trovarono una sistemazione nei casali rimasti spopolati.
La data dell'arrivo degli albanesi a Castroregio è tuttora controversa e
dibattuta tra gli storici locali; Francesco Tajani in "Le Istorie Albanesi",
sostiene che Castroregio sia stato fondato tra il 1476-78, cioè un decennio
dopo la morte di Scanderbeg (17 gennaio del 1468) e la stessa tesi è
sostenuta da Salvatore Scura in "Tradizioni e glorie degli Italo-Albanesi" e
da Antonio Scura in "Gli albanesi in Italia e i loro canti tradizionali".
Secondo lo studioso Italo Sarro, Castroregio non risulta nei censimenti dei
fuochi degli anni 1503, 1508, 1543, 1548, 1566 e 1567.
È più probabile che Castroregio sia stato edificato intorno al 1515. Secondo
quanto afferma lo storico Giorgio Toscano nella sua "Storia di Oriolo"
(1695), dove scrive di aver visto il privilegio di assenso del Re il quale
autorizzava l'edificazione di un casale di Albanesi, al tempo del Duca
Giovanni Lopez de Vergara, sub-feudatario di Oriolo dal 1505 al 1527.
Quando giunsero nel feudo di Oriolo, gli Albanesi costruirono delle capanne
coperte di paglia sulla sponda destra del fiume Straface, nella contrada "Casaletto",
dove tuttora esistono i ruderi di una piccola chiesa, ma ben presto si
spostarono nella contrada "San Pietro", sovrastante la sponda destra del
fiume Ferro; per poi spostarsi ancora in contrada "Cerviola" dando vita ad
un villaggio che battezzarono "Xorza", che significa piccola città.
Poi, tra il 1510 e il 1515, il Duca Giovanni Lopez de Vergara autorizzò gli
Albanesi ad abbandonare il villaggio di Xorza per trasferirsi sulla montagna
nella località chiamata "San Pietro delle Noci", l’attuale Castroregio; qui
gli Albanesi trovarono un castello diroccato del quale, probabilmente,
riutilizzarono i materiali per edificare le loro case.
A Castroregio gli Albanesi poterono godere della tranquillità per poco
tempo, perché scoppiò la guerra tra Spagna e Francia; mentre tutti i paesi
del circondario si schierarono con la Francia, Oriolo e Castroregio rimasero
fedeli agli spagnoli così, nel 1528, sia Castroregio che Oriolo, subirono
l’assedio dei Francesi al comando del generale Odet de Foix, conte di
Lautrec.
Quando gli spagnoli furono costretti a ritirarsi, Castroregio fu assalito e
incendiato dai mercenari di Amendolara, Roseto Capo Spulico e Canna, paesi
che erano passati con i francesi. Terminata la guerra con la vittoria degli
spagnoli, tutto il territorio passò a Ferdinando Sanseverino, principe di
Salerno.
Sotto Ferdinando Sanseverino, Castroregio, con la costruzione della Chiesa e
di alcune case in muratura, acquistò l’aspetto di un paese vero e proprio. I
rapporti con i paesi vicini erano molto limitati e i matrimoni venivano
contrattati unicamente fra Albanesi. Plataci e San Paolo Albanese erano gli
unici paesi che avevano rapporti di questo genere con Castroregio.
Probabilmente provenivano proprio da San Paolo Albanese le famiglie Di
Lazzaro, Jerovante, Camodeca e Pappadà, originarie da Corone, che si unirono
alla popolazione già esistente.
Nel 1552 il principe Ferdinando Sanseverino fu accusato di tramare con la
Francia contro Carlo V d'Asburgo, imperatore e re di Napoli; così che Pietro
di Toledo, viceré di Napoli lo proclamò ribelle e sequestrò i suoi feudi che
furono incamerati dalla Regia Camera della Sommaria. Nello stesso anno i
feudi furono venduti a Marcello Pignone, il quale, nel 1556 divenne Barone
e, qualche giorno dopo, fu creato Marchese di Oriolo.
Verso il 1710, nove famiglie (33 persone), guidate da un certo Antonio
Pappadà, per non pagare le tasse, fuggirono da Castroregio e si recarono nel
territorio di Amendolara, vicino al torrente Straface, dove fondarono un
piccolo casale che prese il nome di "Casalotto di San Nicolò". Per quasi un
secolo il casalotto accolse nuove famiglie provenienti da Castroregio, ma
poi gli abitanti del casalotto divennero a pieno titolo cittadini di
Amendolara: così che il "Casalotto di San Nicolò" perse definitivamente la
sua identità arbëreshe. Oggi del casalotto restano solo i ruderi di una
chiesetta e il suo fonte battesimale.
Castroregio, seguì le vicende feudali del Comune di
Oriolo, del quale era Casale, rimanendo quasi costantemente in dominio dei
Pignone del Carretto fino all’eversione della feudalità (1806). Con
l’ordinamento amministrativo disposto da Napoleone nel 1807, Castroregio
divenne Università e venne compreso nel Governo di San Lorenzo Bellizzi. Nel
1811 venne trasferito nel Circondario di Amendolara. Poi, con il decreto del
25 gennaio del 1820 gli venne aggregato il casale di Farneta, sottratto al
comune di Oriolo.
Nonostante l’influenza del mondo e della cultura latina, a Castroregio si
mantengono con orgoglio le antiche tradizioni, il rito greco-bizantino e,
soprattutto, la lingua del paese di origine.
Tratto da:
Castroregio - Wikipedia