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Chiesa Matrice di Santa Maria Maggiore
 

La chiesa Madre di S. Maria Maggiore, anticamente denominata di S. Maria del Sorbaro, ha origini incerte. Probabilmente esistente già nel XIII secolo, presenta oggi un sobrio impianto a croce latina, costituita da due sole navate, la centrale e la laterale sinistra; della navata destra resta soltanto la Cappella della Madonna del Rosario. Più volte rimaneggiata, presenta un interessante portale con fregi in pietra ed un portone in bronzo, la Porta di S. Valentino, che nel 1998 ha sostituito il vecchio portone in legno. Opera dello scultore lucano originario di Calvello Antonio Masini, il portale, alto 4.60 metri e largo 2, è costituito da venti formelle bronzee realizzate dai maestri della Fonderia Veneta di Valentino da Gueggio, dieci delle quali rappresentano scene della vita e dei miracoli di S. Valentino (il martirio, la visita alle carceri, il miracolo del grano, la guarigione della cieca, ecc.) veneratissimo patrono di Abriola, martire romano decapitato il 14 febbraio del 269 ai tempi dell'Imperatore Claudio II; altre dieci raffigurano le grandi coppie del Vecchio e del Nuovo Testamento quali Adamo ed Eva, Abramo e Sara, Mosè e Miriam. Il grande portone, realizzato per iniziativa del parroco Antonio Laurita e finanziato dalla generosità dei fedeli, rappresenta ed interpreta la grande devozione della comunità di Abriola per il Santo, festeggiato due volte l'anno, quale patrono del paese e Santo degli innamorati. La chiesa custodisce altre opere artistiche di rilievo; l'acquasantiera in pietra a vaschetta sostenuta da una mano di gusto arcaizzante; la statua lignea policroma della Madonna con Bambino, risalente al XV secolo; una grande tela del Pietrafesa "La Vergine consegna la stola a S. Adelfonso", (1620) considerata l'opera più problematica dell'artista; l'interessantissima croce in argento, una delle poche pervenuteci di età aragonese, databile tra il 1465 e il 1505 in cui si notano le singolari terminazioni a quadrilobi, l'impiego di figure umane in luogo dei tradizionali simboli degli evangelisti e, soprattutto, la rarissima decorazione in smalti filigranati. Nel transetto destro, un altare in marmo africano intarsiato ospita il busto ligneo di S. Valentino e un'urna con tre teche contenenti parte delle reliquie del Martire romano accompagnate da autentica pontificia.
Dietro l'altare centrale spicca un coro ligneo (XV sec.) di ottima fattura. Attraversato un importante portale ottocentesco in pietra proveniente dal Convento dei Cappuccini si accede alla sacrestia, dove in una nicchia sovrastante un altare barocco è collocata la statua della Madonna di Monteforte, opera lignea risalente al XIII-XIV secolo.
 

Testo tratto da "Sellata-Volturino:               
itinerari potentini" di A. Borghini -C. Coppola, 1999


 

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