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Albano di Lucania

da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)

 

 

DON ANTONIO BOVE

Dalla nativa terra di Albano di Lucania, ove aveva visto la luce il 27 maggio del 1877 e aveva celebrato la sua prima messa, mistica nozza con Dio, il giorno 9 di giugno del 1900, il reverendo don Antonio Bove, spinto dalla sua febbre di apostolo, emigrò negli Stati Uniti di America, a Provviclence R. I., Stato del Rbode Island, il 4 di gennaio del 1901.
Due amori lo stimolavano alla grande milizia del sacrificio e del benefizio: la Fede e la Patria.
In Provvidence, come già nella sua diocesi di Tricarico, seppe in breve guadagnarsi la fiducia dei suoi superiori ecclesiastici e segnatamente quella dell’arcivescovo di Provvidence. Mattew Harkings, per il suo zelo apostolico, il suo fervore cristiano e patriottico, la sua dottrina e la sua austera semplicità di vita.
Fu quasi subito nominato parroco della Chiesa italiana di S. Anna. Ma la Chiesa, così com'era, povera e disadorna, non gli sembrò degna dei trentamila italiani, che vivono e prosperano in Provvidence, e del prestigio della nazione italiana. E pensò subito a edificarne una nuova, più grande, più degna della fede e dell’Italia, una chiesa, che fosse vanto della colonia italiana e s’imponesse all’ammirazione per il suo fasto artistico e il suo decoro architettonico. Era una impresa terribile. Ma vi sono delle nature prodigiose, che, quando sono prese dal fascino di una bella idea, non conoscono più ostacoli e si cimenterebbero anche col fuoco per toccare il trionfo.
Nove anni durò la fatica magnifica di Don Antonio Bove. Ma il 16 ottobre del 1910, la nuova chiesa italiana di Sant’Anna in Provvidence sorgeva, come fuori da un incanto, copia perfetta e fedele della chiesa veneziana di S. Giovanni e Paolo, e Monsignor Matteo Harkings la inaugurava solennemente al culto dei fedeli. Era un miracolo. Don Antonio trionfava, ma nel suo grande e schietto cuore evangelico si faceva piccolo in Cristo, umiliandosi secondo lo spirito di Francesco di Assisi.
Il suo pensiero maturava nuovi propositi di azioni generose e utili, per la sua Fede e la sua Patria.
Risolto il problema della Chiesa italiana, si avvide che i trentamila italiani di Provvidence mancavano di una vera e propria scuola di pura italianità. Il suo patriottismo ne fu intimamente ferito. E si diè all’opera per provvedere.
Anche questa volta, il miracolo fu compiuto. Fondò prima l’asilo infantile, nel 1912, un «dopo scuola, nel 1914. L’edificio scolastico, bello, severo, imponente, capace di 700 alunni, sorse in breve tempo e dal 29 ottobre del 1916 è aperto ai figli e alle figlie degli italiani di Provvidence, che vi apprendono, in corsi bilingui, i principi elementari. La custodia e l’insegnamento dell’asilo e della scuola è affidato alle pie suore dell’Istituto Venerini di Roma.
Il funzionamento e i risultati della scuola italiana sono eccellentissimi. S. E. Diaz — messaggero di italianità ai nostri fratelli di oltreoceano—visitando la scuola parrocchiale di Provvidence, espresse il suo più, alto plauso a Don Antonio Bove, e il Governo italiano concesse alla Scuola un considerevole sussidio.
E. Diaz a testimoniare l’alta sua stima per Don Antonio Bove, si fece fotografare accanto e lui, nell’atrio della scuola, fra le bambine italiane, che offrivano fiori, cinte i fianchi del tricolore.
Il papa Benedetto XV ne fu entusiasmato. E, prima ancora che la scuola venisse inaugurata, nella dedica d una fotografia a Don Antonio Bove, cosi ne scriveva  «Al dilettissimo figlio D. Antonio Bove, parroco della chiesa parrocchiale italiana di S. Anna in Provvidence (R. I.) inviamo di cuore 1’apostolica benedizione, come attestato di paterno affetto e come auspicio dei frutti che aspettiamo dal suo zelo nel promuovere l'inaugurazione di una scuola elementare ».
Un anno di funzionamento della scuola, il Cardinale Vico, per espresso incarico del Pontefice, così scriveva a Monsignor Matteo Harkings: « l'altra volta mi diressi a V. E. per ringraziarla. Oggi vengo a compiere un incarico del S. Padre. Sua Santità apprese con piacere la riverenza e l'affetto filiale addirnostratoLe dal M. Rev.do D. AntonioBove.
In occasione di servigi importantissimi per la Diocesi di Provvidence, e cori uguale soddisfazione apprese gli elogi che V. E. fece pervenire alla S. C. Concistoriale dello stesso D. Antonio Bove e delle opere da lui intraprese nella Diocesi di Provvidence per amore delle anime e della religione. M’incarica pertanto il S. Padre di trasmettere a V. E. una medaglia, come fo in pacco separato, affinché Ella voglia compiacersi di consegnarLa al lodato D. Antonio Bove, come segno della sovrana soddisfazione dell’Augusto Pontefice per tutto il bene che ha tatto in Provvidence e per la soggezione intera e cordiale che professa al proprio Vescovo ed a Monsignor Lowney, ed aggiungo, per l’interesse che ha spiegato per l’Asilo di Fiumicino.
Né qui si fermava l’opera di Don Antonio Bove. Il mantenimento della Scuola gli assorbiva oltre duemila dollari all’anno, ed era costata oltre dollari centomila. Ma don Antonio Bove trova modo, nella sua infinita carità cristiana, di soccorrere emigrati, associazioni patriottiche e cattoliche, poveri ed ospedali, di inviare somme per il terremoto di Messina e della Toscana, per l’eruzione del Vesuvio, per la Croce Rossa italiana, durante la guerra, per gli orfani e i ciechi di guerra, per i profughi del Veneto, per tutte le calamità nazionali.
E se la sua opera in favore della sua fede trova il riconoscimento e il plauso delle più alte autorità ecclesiastiche, dal Vescovo di Provvidence al Papa, la sua opera di italianità, pura e semplice, trova il plauso pieno e incondizionato delle autorità italiane.
Il R. Agente consolare di Provvidence lo segnala alla gratitudine del Governo italiano, con la seguente lettera riservatissirna del 23 febbraio 1919.


Provcidence, IL I. 23 Febbraio 1919:

Illustrissimo Signor Console Generale d’ Italia.

New- Yorck.

« Devo significarle che una distinzione cavalleresca Nazionale al Reo Antonio Bove, di questa Città, sarebbe un premio meritato per tutto il bene che ha fatto e fa a pro dei nostri Emigrati e specialmente per i sentimenti patriottici che mantiene accesi e sviluppa, con le sue opere e con l’esempio, tra i nostri Connazionali.

Il Reo Bove nato in Albano di Lucania, Provincia di Potenza, nel l877, figlio di Vincenzo e fu Martannina Molfese.
Venne in America nei 1901 e si stabilì in Provvidence, dove fonda la Chiesa di S. Anna, copia bellissima, specie dal lato artistico, della Chiesa di San Giovanni e Paolo di Venezia. NeI 1912, fondò l’Asilo Infantile e poi una Scuola, capace per 700 alunni, dove si studia la lingua italiana, e della quale, con miei precedenti rapporti, ho scritto sempre a cotesto Spettati/e Consolato, tanto che il Patrio Governo, già da tre anni, ha assegnato un sussidio alla scuola suddetta.
Mi fa piacere di ripetere anche con la presente, che il Rev. Bove è stato sempre fra i primi nelle opere umanitarie e patriottiche; per ricordarne alcune: ai tempi del terremoto di Messina, dell’eruzione del Vesuvio e nell’attuale guerra, durante la quale non ha tralasciata qualunque occasione per raccogliere somme di danaro a beneficio della Croce Rossa Italiana, per gli orfani di guerra, per i profughi, per l'Istituto di Fiumicino, per i ciechi di Guerra, famiglie dei richiamati ecc. ».
Rispettosi ossequi.

Il ReRio Agente Consolore

M. VERVENA.


Il 20 ottobre del 1920, l’ambasciatore italiano a Washington faceva giungere a Don Antonio Bove la sua espressione di gratitudine per l'ingente somma di lire 7.488 da lui raccolta e inviata in favore dei danneggiati dal terremoto di Toscana.
Ci piace qua riportare la relazione, che suora Augusta Setaccioli, dell’istituto Venerini, inviò al Ministro ital. della Pubblica Istruzione sulla utilità e sul funzionamento dell’Asilo e del Dopo Scuola, fondati d a Don Antonio Bove.


A S. Eccellenza, -
il Ministro della Pubblica Istruzione

Roma.

« Il Rev.do Padre Antonio Bove, Parroco della Colonia Italiana, dimorante in Provvidence nella Sezione di Charles A., animato da Apostolico zelo, volendo a costo pure di grandi sacrifici, il bene delle anime a Lui da Dio affidate, volse uno sguardo alla numerosa schiera di bambini che brulicano nelle Vie specialmente dei quartieri italiani, e per foro apriva nel gennaio 1914 un Asilo e un Dopo-Scuola, affidandone la custodia e l'insegnamento alle Suore di benemerito Istituto Venerini, uno dei più antichi istituito in Italia, e propriamente in Roma, per 1 istruzione della gioventù, dalla Veti. Rosa Venerini
Ben presto tanto l’Asilo che il Dopo-Scuola contarono buon numero di alunni che nel periodo delle vacanze estive giunse pure a superare duecento. Dopo solo otto mesi da che la scuola era fondata, i fanciulli furono in grado di dare un pubblico saggio in italiano ed in Inglese e questo fecero il 25 Novembre 1914: ai quale saggio intervennero tutte le principali Autorità Ecclesiastiche e Civili, e tutti ebbero calde parole di rallegramento e i incoraggiamento per un opera così benefica ed altamente civilizzatrice, specie il R. Agente Consolare Italiano, il quale ha molto a cuore lo sviluppo di questa utilissima e patriottica Istituzione.
Difatti l’Asilo é aperto a tutti i figli degli operai che, recandosi al mattino al lavoro, possono lasciare i loro bambini in custodia delle Suore, le quali assistono ed istruiscono i più piccini dalle ore sei del mattino, fino alle sei della sera, e i più grandi mandano nelle ore stabilite alle pubbliche scuole. Nel resto della giornata li intrattengono nello studio della lingua italiana, della educazione religiosa e civile, e, le bambine, nello apprendere i lavori d’ago e di maglia.
Il Dopo-Scuola accoglie i ragazzi e le ragazze che, uscendo alle ore 3 3/4 dalle Scuole pubbliche, vi si recano per apprendere la lingua italiana, una più accurata istruzione religiosa e civile ed ogni specie di lavori per le fanciulle.
La sera del Lunedì e Venerdì, possono tutti i giovani e le giovanette operaie recarsi in questa Scuola per apprendere la lingua italiana, e nelle sere del Martedì e Giovedì le sole giovani possono intervenire per imparare ogni specie di lavori donneschi : tanto l'una che l’altra di queste classi serali é gratuita.
Ma il locale provvisoriamente adibito per questa Scuola era piccolo e inadatto, quindi un altro più vasto progetto del zelante Missionario P. A. Bove, che concepisce l’ardua idea di erigere una scuola diurna a fine di poterti educare costantemente la futura generazione italiana a quell’altezza di civiltà che richiede la patria nostra, l'Italia.
Quali enormi ostacoli si frappongono però all’adempimento della difficile impresa. La Colonia Italiana non può assumere una spesa così enorme, quale l’erezione e il mantenimento di una scuola, che possa rispondere alle esigenze moderne ed essere a livello delle Scuole
pubbliche. Ebbene, quel che non può fare il popolo italiano lo farà lo zelo del Parroco, il quale chiede ed ottiene dal Rev.do Vescovo Harkins il permesso di andare questuando in tutte le Chiese Cattoliche della Diocesi per raccogliere il fondo sufficiente. Il S. Padre Benedetto XV, con eloquente parola, incoraggia mediante un silo autografo lo zelante Figlio e promette concorrere all'erezione della futura Scuola per i figli d’Italia. Il benefico popolo americano corrisponde generosamente alle richieste del valente oratore, che, in meno di un anno si trovò in grado di dar mano alla novella fabbrica, i cui lavori vanno alacremente progredendo e danno sicurezza che nel prossimo Settembre la nuova Scuola si aprirà sotto i più fausti auspici per dispensare agli Italiani d’America, col pane dell’intelligenza, i più saldi principi della fede e della civiltà ».

SUOR AUGUSTA SETACCIOLI
dell'Istituto Venerini


In Provvidence R. I. l’apostolo lucano don Antonio Bove continua infaticabilmente nella sua opera illuminata di Fede e di amor di Patria, contento solo del bene che fa, e facendosi sempre più umile ad ogni nuovo conseguito per Cristo e per l’Italia.
Siano per lui la gratitudine e il plauso di tutti gli uomini di buona volontà.
Perchè l'opera, ch’Egli ha compiuta e continua a compiere, in silenzio, è ben meritevole del consenso e della lode di tutti gli uomini, i quali abbiano a cuore il bene della loro Patria e la grandezza della loro fede. Noi pensiamo che l'umanità potrebbe davvero essere in breve redenta, se quanti hanno in loro facoltà la potenza di fare il bene imitassero l'esempio nobilissimo di Don Antonio Bove.

 

 

da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)


 

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