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Albano di Lucania
( dal calendario "Albano di Lucania 2000" )

i pacc' d'Albn   (i pazzi di Albano)

Dopo il 1800, al tempo dell'ultimo duca Ruggiero, avvenne un fatto nuovo. Si dice che costui rese la vita impossibile agli albanesi a tal punto che essi, guidati dalla classe intellettuale, reagirono violentemente tagliando le gambe ai buoi del duca. Quest'ultimo chiese l'immediato intervento di un sovrintendente del regno di Napoli a sopraggiungere del quale gli albanesi, incriminati, si finsero pazzi, sfuggendo così, ai rigori della legge. Questi cittadini riebbero la libertà, ma rimase loro il nomignolo di "pacc' d'Albn".

Piazza San Pietro

La Piazza San Pietro è tappezzata di ossa. Circa 40 anni fa, hanno trovato il corpo di una fanciulla avvolto in un abito bianco, ma soltanto un operaio è stato testimone di quella apparizione fugace. Aveva appena tolto il coperchio della bara quando gli apparve a suo dire una Santa come se fosse viva e vestita a festa. Un attimo dopo quell'essere soprannaturale si volatilizzò. E allo spettatore apparve soltanto un'esile striscia di polvere grigia. Ai bordi della cassa giacevano un pettine e una bambola.

la Roccia dell'Ischio

Si narra che la Roccia dell'Ischio, un monolitico distante 1 Km. dal paese, custodisca un vitello d'oro, monete e tanti gioielli. La porta della spelonca, invisibile per tutto l'anno, si apre nell'attimo della consacrazione dell'ostia durante la notte di Natale e rimane aperta fino all'alba. Chi desidera impossessarsi del tesoro, deve sacrificare al diavolo la vita di "un'anima innocente". Senza l'uccisione di un bambino, chi entra, rimane imprigionato e viene inghiottito nelle viscere della terra.

Rocca del Cappello

Sulla sponda sinistra del fiume Basento all'altezza di Albano, sull'orlo di un precipizio di fronte alle Dolomiti Lucane, torreggia un immane monolitico in arenaria alto più di 10 mt., sulla cui sommità poggia un'enorme masso che dà l'idea di un enorme cappello di fungo ombrelliforme, dal quale il monolitico prende il nome di "ROCCA DEL CAPPELLO". Questi massi erratici sono i segni imperituri della venerazione di sassi radicata nella coscienza religiosa umana sin dall'età preistorica. Sul lato S.E. del monolitico è inciso un cerchio con ai lati due brevi scanalature a destra. Nell'area circostante sono presenti alcune grotte e mura di contenimento a secco, un sentiero da località Monticello discende fino al monolitico. Percorrendo tale sentiero, sulla sinistra si nota un monolitico alto 7 mt. detto "ROCCA MOLARIA", e su uno dei suoi gradini è stilizzato un simbolo che sembra un fiore a 4 petali o una palmetta. Lungo tutto il sentiero vi sono 5 coppie di vasche scavate nella roccia, ricavate su due livelli e comunicanti mediante un foro. Infine al lato S.E. della Rocca del Cappello è scolpito un grande volto umano e sul fianco di un altro spuntone in arenaria levigato è inciso un segno di croce latina.

Presso la Rocca del Cappello è stato rinvenuto un monogramma inciso su una lastrina di pietra rossa, che potrebbe rappresentare il famoso "Nodo di Iside" (pezzo di stoffa annodato in modo particolare), che fu l'amuleto più diffuso tra gli antichi egizi.

Madonna delle Grazie

Situata nella contrada omonima, secondo un'antica leggenda, la cappella fu fatta costruire da un vecchio proprietario di quelle terre. Dietro l'attuale cappella esiste ancora oggi un'antichissima quercia, vicino alla quale, si dice, sia apparsa in sogno la Madonna al devoto proprietario. I rimaneggiamenti alla primitiva costruzione sono stati molteplici. A testimonianza vi sono tre archi: il primo corrisponde alla prima costruzione, il secondo all'ampliamento e il terzo alla crescita dell'impianto dell'altare. Negli ultimi anni è stato riportato allo stato originario l'esterno, mentre è stato abbellito l'interno. Si venera un quadro raffigurante la Madonna che si festeggia il 2 luglio

VER SACRUM

Secondo credenze popolari i lucani durante VER SACRUM, festa della primavera (21 marzo), per propiziarsi gli dei sacrificano, in aperta campagna ogni primizia compresi i loro primogeniti. I nostri antenati seppellivano cadaveri in luoghi pubblici o privati, in paese o in campagna o li gettavano in burroni o nel fiume. A testimoniare ciò si dice che: "un vecchio malato aveva bisogno continuamente di cure, la nuora ormai stanca ordinò al marito di buttarlo nel fiume dalla rupe. Il marito mise il padre in un lenzuolo, lo caricò sulle spalle e si avviò verso la rupe. A metà cammino si fermò per riposarsi, il padre gli disse - Anch'io quando andai a gettare mio padre mi fermai qui per riposare -. Il figlio colpito da quelle parole lo riportò indietro e lo curò personalmente".

Dialetto

Alcuni vocaboli del dialetto albanese hanno origine dal greco e dal latino antico. Come ad esempio: Att'n - padre; Caccavo - laveggio; Calanca - frana; Calandra - allodola; 'Ngegnare - indossare per la prima volta; Isci - per dire al mulo, cavallo o asino di fermarsi; Matréa - madrigna; Salma - quantità di legna o altro che può portare sul basto un animale da soma; Zito - sposo, congiunto; Fa valent' - fai alla svelta; Crai - domani.


 

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