Chiesa
Matrice di S. Maria del Carmine
Sorge nella parte più antica del paese.
La prima costruzione, non certo nella forma attuale di fattura e di
grandezza, dovette essere già iniziata - come abbiamo avuto modo di
riferire nella prima parte del presente libretto - nel sec. IX.
Con certezza, però, non possiamo determinarne la data precisa, anche
perché ampliamenti e modifiche successive, non ci consentono di risalire
all'epoca dell'originaria costruzione, almeno allo stato attuale delle
ricerche.
Nel rifacimento ultimo del tetto, che rimonda appena a qualche anno fa,
sono state rinvenute due pietre da taglio. Sulla prima sono appena
leggibili queste lettere: "Silv... Sindico"; sull'altra: "factum 1614
restauravit".
Se, come sembra, il 1614 si riferisce al restauro, possiamo tenere per
certa la data del 1583, ricavata da altre fonti, come quella presumibile
della sua prima costruzione, almeno nella forma attuale di grandezza e di
stile.
Da ricerche effettuate presso l'archivio parrocchiale di Avigliano, le
prime notizie di restauro risalgono al 1661: "il sindaco restaurerà il
campanile e farà biancheggiare la Chiesa" - si legge in un documento che
porta quella data; e ancora: "incominci - il discorso è rivolto al capo
mastro - il soffitto della Chiesa il lunedì".
La pianta del tempio è a croce latina, a tre navate; lo stile ad
imitazione romanico con ornamento di tipo barocco e volta a cassettonato
con fiore.
L'abside è molto profonda: in essa, ad ulteriore conferma delle origini
lontane della Chiesa, risalenti all'epoca in cui la funzione corale doveva
essere in auge, si può osservare un grande coro in legno, chiuso sul
davanti da un pregevole altare in marmi policromi, ad imitazione barocco.
La relazione gaudioso sulla Basilicata del 1736 ci fa sapere che all'epoca
la chiesa era ufficiata da due dignità e 30 sacerdoti partecipanti con la
rendita d'annui ducati 40 per ciascuno di essi.
Nel 1950, anno santo, a cura dell'Arciprete, Mons. Nicola Loffredo, fu
eretto sull'altare maggiore un artistico trono marmoreo, opera dei maestri
d'arte aviglianesi, Michele ed Andrea Manfredi, per dare una decorosa
sistemazione alla venerata immagine della Beata Vergine del Carmine,
titolare della Chiesa.
Il coro è sovrastato dai resti di un antico organo con fregi originali che
lo fanno risalire al settecento.
Alla sommità della crociera, sotto la cupola, una gradinata immette sul
presbiterio, chiuso da un'artistica balaustra in marmo.
La chiesa, complessivamente ospita ben undici altari, tutti rivestiti in
marmo, risalenti - stando ad alcune date che vi si leggono e ad alcuni
nomi di devoti a cura dei quali furono edificati - per la maggior parte
alla fine dell'ottocento.
Entrando, da destra, nella Chiesa, si incontra l'altare, detto dal popolo,
dell'ABBANDONATA, forse a motivo del luogo dove si trova quella MADONNA,
non tanto adatto alla venerazione dei fedeli, perché nascosto.
Seguono SAN SEBASTIANO, l'ADDOLORATA e - nella crociera - SAN Rocco.
Entrando, dal lato sinistro, s'incontrano SAN LEONARDO, SAN VINCENZO, la
MADONNA DEL ROSARIO, e - nella crociera - SANT'ANTONIO ABATE.
Il battistero, sistemato all'ingresso del tempio, dal lato sinistro,
presenta alcuni elementi di rilievo. In una nicchia, posta in alto, nella
cappella, si venera la MADONNA DELLE GRAZIE.
Degne di particolare menzione sono invece le DUE ACQUASANTIERE, fatte in
epoche diverse e con diverso materiale (marmo grigio, l'una; e marmo
rosso, l'altra) ma da mano esperta di artigiani locali. Quella a destra,
entrando, porta una scritta in latino, che - tradotta - suona così:
"Questa fonte - Salvatore Manfredi e figli - fecero e donarono - alla SS.
Vergine, Madre di Dio - 1935". Fu fatta in occasione dell'Incoronazione
della statua della Madonna, avvenuta il 26 maggio 1935.
A destra e a sinistra dell'Altare maggiore, dedicato - come abbiamo già
ricordato - alla Beata Vergine del Carmine, sono collocati rispettivamente
l'altare di SAN VITO, ora compatrono della chiesa, e quello del SS.
SACRAMENTO, sul quale troneggia una statua del Sacro Cuore di Gesù.
A questo punto giova ricordare che prima del 1811, data in cui mons.
Bartolomeo De Cesare proclamò la Madonna del Carmine protettrice
principale di Avigliano, titolari della parrocchia di Avigliano furono
prima san Bartolomeo, poi San Leonardo ed infine con decreto del 4-5-1748
a firma del Card. Tamburrini, San Vito, divenuto in seguito compatrono.
In fondo, a destra, entrando, vi è la sacrestia, bella ed ampia, con una
parete tutta rivestita di armadi di legno, alla cui sommità è sistemata
una grande tela del tardo seicento, di autore ignoto, che rappresenta
l'incoronazione della Madonna da parte della SS. Trinità, con
tutt'all'intorno simboli delle litanie lauretale.
Altra pregevole tela della Madonna con il Bambino trovasi, a sinistra, nei
locali dell'Ufficio parrocchiale, dove pure è possibile ammirare un
crocifisso intagliato in legno da un artigiano locale.
In una stanzetta, accanto alla porta che immette sull'organo, un tempo
erano custoditi dei dipinti votivi, una raccolta di ex-voto, non
eccessivamente ricca, ma bastante per costituire intanto una discreta
manifestazione di arte popolare e di documentazione folkloristica dei
costumi lungo i secoli, ma soprattutto ed in modo particolare, direi, una
testimonianza inequivocabile di una fede semplice, profonda e sincera.
Ogni dipinto, infatti, raccontava per lo più una storia di lacrime,
confortate dalla fede e dall'amore alla Beata Vergine del Carmine.
A questi si aggiungevano formette di argento di bassa lega, raffiguranti
parti del corpo umano, come cuori, arti, occhi, teste etc. , trecce di
chiome femminili, abiti da sposa o votivi e tanti altri oggetti che la
pietà semplice e schietta del popolo aveva creduto di offrire alla Madonna
quale segno tangibile della propria riconoscenza per grazie ricevute.
I dipinti, soprattutto, rievocando storie di dolori e di ansie, risolte
grazie all'intervento amoroso della cara Mamma del cielo, lo facevano con
tanta fedeltà, con pochi colori vivi, con chiari disegni e scarse
sfumature tali da farle rivivere in modo naturale nella mente
dell'osservatore. E ,se tale era e rimane l'intento del donatore, al di là
del segno tangibile, pure importante, della propria gratitudine, per la
grazia ricevuta, è logico, giusto e doveroso rinvenirli, restaurarli e
sistemarli in maniera decorosa, in qualche parte della Chiesa o, magari e
ancora meglio, in uno dei locali già quasi pronti, lassù, sul Monte
Carmine, sotto il Santuario.
Così il visitatore può rimanerne edificato e può lodare Dio per i prodigi
compiuti, mediante la potente intercessione materna di Maria.
Oltre ai dipinti e alle varie formette di argento di bassa lega,
testimoniano la gratitudine della nostra gente alla Beata Vergine del
Carmine, per grazie ricevute, in un modo del tutto particolare, per il
numero e la fattura, numerosi caratteristici oggetti d'oro (catenine
orecchini - collane - bracciali - brillantini - anelli e quanto di più
caro e prezioso poteva possedere il nostro popolo) con i quali viene
letteralmente coperta, come da una veste tutta d'oro, la Statua, nel
giorno della festa, sia di luglio che di settembre e due belle corone
d'oro gemmate, offerte dai fedeli in occasione della solenne
incoronazione, avvenuta il 26 maggio 1935. -
La facciata attuale che risale al 1854,e completata, sul lato destro, da
un campanile a quattro piani, sull'ultimo dei quali un concerto di quattro
grosse campane (elettrificate nel 1978) fa risuonare lungo le ore del
giorno la voce di Dio.
L'unione tra la Chiesa ed il vecchio abitato, sotto il campanile, è
realizzata da una pregevole volta a botte, fatta con conci di mattoni, di
buona fattura artigianale.
Uno spiazzo davanti alla Chiesa agevola la entrata e l'uscita della gente,
dando anche risalto alla facciata, ma è stato mortificato dalla caparbia
di voler arrivare, a tutti i costi, innanzi alla casa del Signore, con
mezzi motorizzati, deturpando un ambiente caratteristico, nato per essere
raggiunto a piedi. Si spera in un ravvedimento da parte di chi è preposto
alla tutela dell'ambiente, perché le cose siano portate alla loro forma
originaria naturale.
La festa principale della parrocchia è quella del 16 luglio, in cui in un
crescendo sempre più impressionante di popolo, tra canti e preghiere,
attraverso le strade del paese addobbate a festa, come un solo grandioso
arco di trionfo, la venerata Statua della Beata Vergine del Carmine viene
portata a spalla sul Monte, processionalmente, per poi essere riportata in
paese la terza domenica di settembre, rifacendo la lunga strada
dell'andata, cantando e pregando insieme.
Si festeggia anche, il 15 giugno, il compatrono San Vito, con una
processione all'antica sua cappella, fuori dell'abitato.
E' ricordato pure Sant'Antonio di Padova con una festa che si svolgeva per
lo più al monastero, dove sotto l'ombra dei pioppi secolari, messi a
dimora dai frati dal 1820 al 1830, si consumava il tradizionale "cauzone"
una specie di focaccia imbottita di salame e di ricotta.
Testo tratto da "Avigliano città di Maria" di
Don A. Verrastro, 1983
Pubblicazione autorizzata dall'Autore
Chiesa di Santa Maria del Carmine o Chiesa
Madre
È nella parte più antica del paese di
fondazione ascrivibile all'XI sec. d.C., interessata a ripetuti
ampliamenti e modifiche; recenti restauri alle coperture hanno fatto
rinvenire due conci in pietre con frammenti di iscrizioni che si
potrebbero riferire ad un restauro del 1614; ciò avvalora alcune fonti che
datano al 1583 la ricostruzione della chiesa nelle forme attuali;
ulteriori notizie di restauri risalgono al 1661.
Alcune fonti riferiscono che prima del 1811, anno in cui Monsignor
Bartolomeo De Cesare proclamò la Madonna del Carmine protettrice di
Avigliano; titolari della Parrocchia furono, in ordine di tempo, San
Bartolomeo, San Leonardo e, dal 4 maggio 1758, San Vito che divenne
compatrono.
La chiesa ha una pianta a croce latina con tre navate e profonda abside;
sotto la cupola una gradinata precede il presbiterio che è sottolineato da
una balaustra in marmo; vi sono undici altari rivestiti in marmo del XIX
sec. che, da destra, sono dedicati alla Madonna - popolarmente detta
"l'Abbandonata" in quanto l'altare risulta nascosto-, San Sebastiano;
l'Addolorata e San Rocco; da sinistra si trovano: S. Leonardo; San
Vincenzo; la Madonna del Rosario e Sant'Antonio Abate; ai lati dell'altare
maggiore sono l'altare di San Vito e del SS. Sacramento, con una statua
del Sacro Cuore di Gesù.
Nella sacrestia è un dipinto con l'incoronazione della Madonna da parte
della SS. Trinità, posto al di sopra di armadi lignei che rivestono una
intera parete; nell'ufficio parrocchiale è una seconda pregevole tela con
una Madonna ed un Crocifisso ligneo di artigianato locale.
Testo
tratto da "Itinerari di Federico II " A. Borghini, 2000
Pubblicazione autorizzata da APT BASILICATA
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