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L'avv. Antonio Campagna

da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

Non è quello di Antonio Campagna un nome nuovo per gli assidui della nostra Rivista.

Noi abbiamo avuto già l'occasione di occuparci di lui, accennando fuggevolmente — per additarlo come l’esempio tipico del lucano costruttore di destino — alla sua nascita modesta in Castelmezzano, alla sua agitata vita di studente, di rivoluzionario, fino alla laurea in legge, ai primi tentativi della vita, alla sua partenza per l’America, al suo esordio fortunoso in giornalismo e in professione, ovunque agitando la fiaccola dell’idealismo e della poesia, fino al suo ingresso nei colossali cantieri edilizi dei fratelli Paterno, suoi cognati, i quali decisero dell’avvenire del giovane professionista, trasformandolo nientemeno che in costruttore. Accennammo pure ai suoi primi successi edilizi.

Ma chi avrebbe mai potuto vaticinare che il giovane idealista, così signore dello spirito da non pensare per sé ad altri conseguimenti che non fossero quelli, che avrebbero potuto derivargli dai suoi studi, si sarebbe, in brevissimo tempo, affermato come uno dei più geniali e arditi costruttori edili di New York; e che avrebbe costellato il cielo brumoso della città colossale con le punte dei suoi numerosi grattacieli, lanciandoli, con ardimenti nuovi di tecnica, sempre più in alto, incontro all’ infinito?

Ecco quello che io ho constatato durante la mia permanenza in New York, e che desidero sia conosciuto dalla gente di Basilicata sparsa per il mondo.

Il grandioso successo edilizio dell’ avv. Antonio Campagna fa pensare — solo per quanto in essa vi ha di sorprendente nell’attività e nella infallibilità della previsione, dell’attività, dell’ audacia — a una delle più potenti creazioni del genio di Emilio Zola: Rougon Saccard, il terribile costruttore della Parigi fastosa del secondo impero dei napoleonidi.

Cosi, invece che assaporare il trionfo delle folle plaudenti al suo valore di oratore o di artista e mietere manipoli di lauri nel campo della sua professione, Antonio Campagna ha gustato il trionfo ben più grande, se pure più aspramente conseguito, di mettersi, insieme con i suoi cognati Paterno, alla testa del movimento e del mostruoso sviluppo edilizio di New York, imprimendo, con una fatica da Titano, i segni della sua personalità, al febbrile, babelico, incessante ampliarsi e trasformarsi della città tentacolo, che cresce in altitudine fino ai limiti della favola, e agglomera, uno a fianco dell’altro, fitti fitti come alberi nelle foreste, grattacieli colossali, ognuno dei quali è un alveare umano, e che sbalordiscono il gusto architettonico di noi italiani, abituati a concepire nulla di più alto, in fatto di costruzioni, che le cupole delle nostre chiese, le punte dei nostri campanili, le cime delle torri del notro medioevo grave di storia e di fato.

E la lotta dell’altezza, contro lo spazio, imposta all’uomo dalla febbrilità della vita moderna.

E Antonio Campagna ha trovato in questa lotta il campo del suo trionfo. La pietra e il cemento gli sono familiari: sono oggi i suoi amici, come ieri lo furono i libri. Studiò: ora costruisce. E i più arditi progetti edilizi, egli li concepisce e li attua con la stessa disinvoltura serena, onde, in un’ora di creazione intellettuale, avrebbe preparato, se avesse fatto l’avvocato, un orazione di difesa o di accusa.

Sembra nato per costruire, per fare, per dare vita, in qualunque materia e con qualunque materia, O con la toga, o con la blusa dell’artiere, col codice o con il cemento, la sua natura, il suo spirito sono di creatore: e I’una o I’altra via lo avrebbero menato ugualmente al trionfo, poiché egli è della razza dei dominatori. Tutta volontà, in un fascio mirabile di energia, che si equilibra mirabilmente con una straordinaria capacità di azione, e con un infallibile intuito della valutazione dell’impresa. Il suo occhio vivissimo possiede la virtù di penetrare tutto, uomini e cose, per profonde ed occulte che siano. Vede tutto, giunge dovunque. E la sua audacia di costruttore modernissimo raccoglie rivoli di oro.

A New York, le case, ch’egli costruisce, sono rinomate per eleganza, per ” comfort ,,. E sono ricercatissime. Non ha ancora finito di costruire, a volte ha già appena acquistato l’area, ha appena gettato le fondamenta, che ha già venduto. E i frontoni, i prospetti dei suoi grattacieli, che si affacciano imponenti, nel cuore di New York, sulle vie più belle della metropoli, — dal Parco Municipale alla Fifth Avenue, dal quartiere aristocratico del West Syde alla favolosa via del piacere, Broadway, che, di notte, somiglia una colossale lama apocalittica di luce, lunga ventidue miglia — i prospetti dei grattacieli costruiti da Antonio Campagna fermano l’attenzione degli europei, perche, in essi, si rivela quella tal grazia dell’armonia architettonica latina, che addolcisce la rigidezza lineare scheletrica dello schema delle case americane e toglie ad esse quella uniformità desolata di gabbia gigantesca, che fa pensare alla reclusione di tutta l’umanità.

Ma perché i nostri lettori abbiano una approssimativa idea aritmetica della vertiginosa attività costruttiva di Antonio Campagna, esponiamo qui di seguito alcuni dati, cosi come, fugacemente, ho potuto raccoglierli in una visita da me compiuta ai suoi cantieri, dove la febbre del lavoro tiene sempre desta l’attività delle maestranze e dei dirigenti. Tra questi ultimi, sono i fratelli dell’avv. Campagna, Michele ed Armino, anch’essi, come il fratello maggiore, costruttori, e, come lui, destinati sicuramente a raggiungere le più alte vette del successo.

 

Da quando l’avv. Campagna sta dando ogni suo fervore di intelligenza e di opera alla propria industria edilizia, si può calcolare che egli ha messo su un numero tale di edifici per abitazione da rappresentare l’enorme valore di circa cinquanta milioni di dollari.

Ci riesce difficile descrivere, nei dettagli, quello che sia un cantiere dell’ avv. Campagna; perché, ciò richiederebbe precise cognizioni tecniche, ed importerebbe una minuta descrizione di particolari che sfuggono alla mia scarsa competenza in materia. Questo, d’altra parte, non vuole essere, e non è, un articolo tecnico, per quanto, se lo fosse stato, sarebbe riuscito di grandissimo interesse per il pubblico, specialmente in Italia. Io mi propongo, invece, di dare ai lettori della Rivista, insieme ad alcuni dati, quelle che sono state le mie personali impressioni sulla prodigiosa e complessa produzione di uno tra i più eminenti nostri corregionali che sono all’Estero, e che io riterrò, sempre, a mia somma ventura, di avere avuto, negli anni più belli della giovinezza italica, a mio compagno di scuola, a Potenza prima, a Roma poi.

Tralasciando, quindi, ogni descrizione — che può essere benissimo sostituita dalle fotografie che pubblichiamo — mi limito ad alcuni cenni sulle più importanti costruzioni eseguite dall’avv. Campagna.

Nel 1922, egli aveva appena ultimato un grandioso edificio che iniziò la costruzione di un imponente grattacielo alla 92.a St. sulla fantastica arteria di Broadway.

Questo edificio, che è composto di quindici piani, di centocinquanta appartamenti, di duecentodieci bagni, di seicentoquindici vani, fu da lui venduto per due milioni e centomila dollari e ne dà trecentomila di reddito annuo. L’imposta fondiaria, che sovr'esso si paga, si aggira intorno alla cifra sbalorditiva, per un solo fabbricato, di centocinquantamila dollari.

In questo edificio, l'avvocato Campagna, che, come abbiamo detto, è un tecnico abilissimo e audace, sperimentò, felicemente, un sistema nuovo di costruzione, mediante il quale, per la prima volta in New York, e anche questo primato spetta a lui — pur mantenendo egli l’altezza regolamentare di centocinquanta piedi per le case di abitazione, e le soffitte a più di nove piedi, riuscì a ricavare quindici piani, invece dei consueti quattordici piani di tutti gli edifici consimili.

Arditezza della sua tecnica particolare, che si è risolta in beneficio dei locatari: perché il reddito di questo piano addizionale, valutato intorno ai venticinquemila dollari, ha permesso che venisse sensibilmente ridotto il prezzo del fitto negli altri piani.

Un particolare memorabile.. Questo mastodontico grattacielo, che importò una precisione meticolosa di lavoro, perché tutti i suoi appartamenti sono di gran lusso, fu costruito in uno spazio di tempo irrisorio, in confronto della mole dell’opera. Si consideri: il 13 marzo del 1922 furono gettate le fondamenta, rizzate le palizzate, formati i cantieri. il 10 ottobre dello stesso anno, non solo l'edificio era finito e rifinito, fin nei suoi più minuti dettagli decorativi, sia all’interno che all’esterno, ma era già abitato da centoquarantacinque famiglie e dieci nuovi grandi negozi avevano aperto le loro dieci nuove bocche di luce sull’abbagliante fiammeggiamento ininterrotto di Broadway.

Selve di operai, senza tregua avvicendandosi intorno all’opera immane, come gli schiavi dei Faraoni intorno alle Piramidi, avevano compiuto il prodigio. Si calcola che per la costruzione di un simile colosso occorse l'impiego di circa duemila operai per settimana, tra quelli adibiti negli stabilimenti, nelle officine di preparazione del materiale e nei cantieri.

Il Campagna è maestro insuperabile nell’arte di redigere i piani di costruzione e di scegliere le località, non solo, ma anche nell’arte di sviluppare particolari piani efficienti ed adatti per ogni singola località. Pregi, questi, che, a parte la bontà intrinseca dei fabbricati, ne eleva considerevolmente il valore e costituisce il segreto capitale dei suoi clamorosi successi edilizi. Questa sua capacità, nota e riconosciuta nella metropoli, e il suo talento di saper applicare un piano nuovo ed originale per ogni nuova costruzione, gli hanno procurato le più ambite soddisfazioni: così nel 1922, quando vendè un fabbricato, di cui si stava innalzando appena il quarto piano; così nel 1924, quando il piano, ch’egli si proponeva di sviluppare, destò tanto interesse nel mondo tecnico, ch'egli dovè vendere l'1’ edificio per un milione di dollari, mentre non si erano ancora colmati neppure i fossati delle fondamenta. E i compratori rimasero tanto soddisfatti della costruzione, che, non appena l'avvocato Campagna ebbe di poi sviluppato il piano per un nuovo edificio, più grandioso e imponente di ogni altro, che occupa un intero blocco tra la 89.a e la 90.a St., a Riversyde Dry, se ne vollero assicurare immediatamente l’acquisto per la somma fantastica di quattro milioni di dollari.

Questo edificio di Riversyde Dry ha circa mille vani, quattrocento bagni, ed è unanimemente riconosciuto come uno dei più belli, artistici ed eleganti, che siano finora sorti nel grande quartiere del West Syde, abitato dalla più fina ed eletta aristocrazia di New York, la quale ricerca assai le case costruite da Antonio Campagna, che considera come il vero signore del buon gusto e della eleganza edilizia, artista e maestro delle più squisite forme architettoniche.

Alla Fifth Avenue, due anni fa, costruì una casa così sontuosa e artisticamente bella, che la migliore società newyorkese fece a gara per assicurarsene un appartamento. E il Campagna li vendè tutti, ed erano quaranta, a un prezzo da settantamila a centomila dollari, prima ancora che avesse avuto tempo di ultimare la fabbrica.

Attualmente, l’avvocato Antonio Campagna attende alla costruzione del suo capolavoro edilizio. Il piano, svolto e perfezionato recentemente, è tecnicamente impeccabile e artisticamente meraviglioso. L’artefice se ne è preso e lo perfeziona ogni giorno, profondendovi tutta la sua esperta conoscenza dell’arte e tutte le infinite risorse del suo talento e del suo spirito classico e al tempo stesso innovatore.

I più grandi giornali americani se ne sono già occupati sulle prime pagine, larghissimamente, esaltando questa costruzione come la più sontuosa e lussuosa di New York, e la notizia ha avuto ripercussioni anche nella stampa europea ed italiana.

Gli occhi del mondo sono rivolti al costruttore basilicatese Antonio Campagna, ma egli non mira che al consenso della Patria.

Il grande edificio sorgerà alla Fifth Avenue. Qui, nei pressi del Parco Municipale e della famosa Biblioteca donata alla Città di New York da un gran re dell’industria americana, Mr. Frick, l’avv. Campagna ha acquistato l’area — che risulterà dalla demolizione di un palazzo che attualmente esiste — al prezzo più alto, che si sia mai pagato a New York, nella ragione cioè, di 180 dollari per piede quadrato. Ad altri, che non avesse avuto il suo occhio d’aquila, questo prezzo così eccessivo sarebbe forse apparso non conveniente. Ma Antonio Campagna non fallisce mai. E il successo comincia già ad arridergli luminosamente anche questa volta: che, non ha ancora dato inizio ai lavori, e già la fama dell’edificio e del costruttore ha attratto due compratori di appartamenti, l’uno per centotrentamila, l’altro per centottantamila dollari, oltre l'ipoteca di centomila e centoventimila dollari rispettivamente per ciascuno, ciò che equivale a portare il prezzo complessivo, rispettivamente, a duecentotrentamila e a trecentomila dollari.

 

Ma più che a tutto questo rinnovamento edilizio di New York sterminata, al quale Antonio Campagna concorre con tanta potenza di originalità e con tanto geniale ardimento, il suo nome resterà legato al tempio italico, ch’egli e i suoi cognati Paterno hanno voluto sorgesse nel nuovo mondo, a testimonianza delle glorie della stirpe millenaria e a lume delle genti nuove.

Alludiamo alla “Casa di Cultura Italiana ,,. Noi ci occuperemo di proposito di questo straordinario avvenimento, che segna veramente una tappa miliare nella storia delle relazioni italo-americane e che trova in prima linea, — iniziatori e realizzatori — gente di Basilicata: i fratelli Paterno e l'avv. Campagna. Ma a testimoniare dell’animo e della purezza di intenzioni, con cui Antonio Campagna si è accinto a quest’opera di patriottismo e di fede, riportiamo fin d’ora un pensiero ch’egli, richiestone, dettò sull’avvenire e sulla missione della” Casa di Cultura italiana,, a New York. Ecco come egli si espresse.

“La potenza fascinatrice di un ideale, la devozione di uomini fervidi e sinceri, la chiara visione di un educatore eminente, hanno dato ad un sogno l'alito di vita; e nel dominio olimpico della Università di Colombo, un tempio maestoso, tributo riverente di maestri d’ America all’Architettura d’Italia, — la Casa di Cultura Italiana - presto sorgerà nelle sue proporzioni sublimi.

“In quel tempio, il genio italico, genio attraverso i secoli continuo ed onnipotente, svolgerà la sua influenza gentile, inspirando le nuove generazioni, guidando ed illuminando gli ardenti ricercatori del vero. Rivelerà ad essi regni vasti del pensiero, creazioni immortali di letteratura e di arte, prodigi di forze morali e spirituali. Darà fiamma novella alla loro immaginazione, toccherà il loro senso con ogni vibrazione dello spirito. Ed una nuova amicizia si affermerà tra le due grandi Nazioni, uno spirito intimo di benevolenza e di cooperazione, mentre la divina, eterna idea di progresso e di fratellanza muoverà i popoli verso sfere sempre più alte.

“Offerta all’America come pegno di amore, possa la, Casa Italiana assolvere la sua nobile missione.

E un magnifico atto di fede, un canto di poeta, espresso con nobile fermezza di forma e bella chiarità di sentimento. E tutto l'uomo vi si rivela pienamente nella sua passione di patria e nel suo sforzo ammirevole di adeguare, nella maggior misura possibile, l'importanza e la grandiosità della “ Casa di Cultura Italiana ,, alla bellezza e alla grandezza della Patria.

Un sogno, cui è stato dato l'alito potente della vita. Ma i Pigmalioni del prodigio sono stati loro, Giuseppe e Michele Paterno, è stato lui, Antonio Campagna, senza dei quali il bel progetto della Casa Italiana non avrebbe, forse, mai avuto realizzazione, e, se pure l'avesse avuta, non sarebbe stata che una realizzazione mutila, tronca, di ripiego, che non avrebbe corrisposto in nessuna maniera ai fini che si proponeva, non avrebbe soddisfatto la fierezza degli Italiani e non avrebbe onorato degnamente la Patria Italiana e il suo genio immortale.

Gran signore dell’anima e dell’intelletto, rimasto idealista e poeta pure in contatto con la durezza della pietra e degli uomini di affari, patriota, filantropo e umanista, Antonio Campagna godrà di questa sua opera, che gli procura la sicurezza spirituale di aver onorato, nel miglior modo possibile, la sua grande patria italiana e la sua povera terra lucana, come non ha mai goduto, né poteva godere di tutte quelle opere colossali, che gli hanno procurato rivoli e rivoli di oro.

E fin quando lo spirito di Dante aleggerà immortale e si spanderà sul mondo, faro dei popoli di ogni stirpe, dall’alto del colle della Università di Colombo; e la Casa di Cultura Italiana irradierà sul continente americano le meraviglie inesauribili del pensiero italiano il nome dei fratelli Paterno e dell’avvocato Antonio Campagna sarà bene raccomandato alla immortalità.

E si dirà di loro, nel tempo più lontano, che costruirono destino per tutta la loro vita, alla quale noi auguriamo ancora trionfi e felicità, nel nome d’Italia e della Basilicata nostra.

 

Singolare ed affascinante contrasto con la poliedrica, multiforme, incessante ed intelligentissima attività dell’ avvocato Antonio Campagna, con tutta la sua vita di uomo di affari, alle prese col vortice senza tregua di New York, e di esso trionfatore audacissimo e impassibile, fa la sua vita intima, domestica.

Alle soglie della sua casa, si direbbe ch’egli muti la sua anima. Nel tempio della sua tranquillità familiare, nell’ orto concluso delle sue gioie di figlio, di sposo, di padre, egli ritrova la sua anima semplice di lucano, che è rimasto fedele alle tradizioni e al culto della famiglia, così come sono sacri nella sua Terra di origine, e da essi trae le più profonde e le più vere gioie del suo spirito. Ed è questo uno dei lati più caratteristici della sua personalità. La mamma, la consorte, i figli formano il sacrario del suo cuore. E chi, come me, ha avuto la fortuna di ammirarne il tenore di vita nella intimità dolce e patriarcale della sua solitaria e suggestiva casa, in New York, o della sua artistica villa, nei pressi di Stamphord, Conn., che l’oceano riempie della sua voce e della sua acre freschezza salma, non ha potuto non ripensare con commozione alla integrità soave e pura della vita di famiglia, così come da secoli, immutabilmente, si svolge nelle nostre case lucane. La madre, la vecchia madre adorata è la divinità tutelare della casa, l’esempio vivente e la virtù da imitare. Ella ha seguito tutta I’ascensione del figlio. Il fasto, le ricchezze enormi non I’hanno mutata. Così come non hanno mutato lui, il figlio, cui la innata signorilità e il perfetto, aristocratico senso d’arte, che sono sue prerogative personali, hanno sempre tenuto lontano dalle esibizioni e dalle ostentazioni smodate di lusso e di splendore.

Insieme con la sposa elettissima, la buona signora Mary — che e veramente una gran dama, per signorilità di modi, per finezza di sentimento e di gusto, per generosità di animo — Antonio Campagna trova tempo, pur fra la immensità del suo lavoro, di sorvegliare personalmente la educazione dei figli, i quali vengono rigorosamente cresciuti nel culto delle più pure virtù familiari e patriottiche. Egli vuole che i figli apprendano a conoscere la lingua e le glorie della sua Patria, l’Italia, e siano orgogliosi di avere nelle vene sangue italiano, di appartenere in ispirito al popolo, che ha scritto la più grande storia, che il mondo conosca, e ha improntato tutto l'universo della potenza del suo pensiero e delle meraviglie della sua, arte.

Fedele a tutti gli ideali più alti della vita, di Antonio Campagna si può dire che ogni giorno egli sa conquistare per sé, per la sua famiglia, per la sua Patria, un nuovo titolo di nobiltà e di onore. E io mi reputo fiero di richiamare il popolo di Basilicata alla ammirazione di questo suo figlio, che tanta devozione conserva per la sua Terra natale e che tanto l'ha onorata ed onora con la sua opera grandiosa di industriale illuminato ed onesto, coI suo spirito di carità umana e di fervore patriottico, e col suo esempio di cittadino nobile e generoso.

 

g. r.

 

 

Mentre andiamo in macchina, apprendiamo dai quotidiani italiani una notizia, che, se è possibile, ingrandisce ancora la figura morale e patriottica di questo eccezionale figlio di Basilicata... Un comunicato ufficiale del Ministero della Pubbica Istruzione, dice:

“Il cav. uff. avv. Antonio Campagna, residente in New York, benemerito fondatore e promotore, insieme con i suoi congiunti, cav. uff. Giuseppe e Michele Paterno, della Casa di Cultura Italiana in New York, per la quale si prevede una spesa di circa 300.000 dollari, ha inviato al Ministro della P. I. on. Fedele, in riconoscente ricordo dell’insegnamento che da lui ebbe nel R. Liceo di Potenza, la somma di 10.000 dollari. Il Ministro Fedele ha deliberato di destinarla all’ Istituto Storico Italiano, istituendovi una fondazione “Campagna,, intesa a promuovere particolarmente gli studi sulla storia del Mezzogiorno d’ Italia

 

Ogni commento è inutile e rimpicciolirebbe la magnificenza del gesto di Antonio Campagna.


da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

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