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Antonio Campagna

da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

 

Come deve essersi ritrovato giovine e giulivo, entro la bella chiostra delle sue montagne native, ritornandovi dopo una lunga assenza di parecchi anni, Antonio Campagna! E come il saluto entusiastico e fedele della sua gente di Castelmezzano ha dovuto richiamare al suo spirito le profondità del passato, che a quando si levano come uu altare illuminato sulla cima dell’anima umana e legano il pensiero dell’uomo, pur in mezzo la vertigine dell’azione, alla catena delle rimenbranze.

 

Vaghe stelle

- dell’ Orsa!...

 

Anch’ egli, Antonio Campagna, ha avuto il   suo canto muto davanti la sua casa aperta ad accoglierlo. E se non ha proprio ricercato, con gli occhi di quando era adolescente, i voli e i nidi delle rondini intorno alle grondaie delle vecchie case grigie, sugli sporti dei cornicioni della chiesa antica, intorno alla, guglia alta del campanile, i suoi affetti della giovinezza ha però certo ricomposto idealmente, con la voluttà di uno che riconnette con mani pure frammenti di astri, e di sogno, intorno a una trama di commozione. E ripercorrendo immaginariamente la via di destino che ha percorsa, ha dovuto benedire mille volte, di tutto il cuor suo più profondo, la sua bella terra nativa, che lo risalutava col lieto verde dei pampini delle vigne dionisiache, con la letizia delle messi di oro mature di sole e di frutto, col cuore unanime di tutti i concittadini raccoltisi a festa per il suo ritorno?. Rimasto semplice, egli ha ritrovato intorno a sé, alle persone, alle cose che ha più sacre e più care, la semplicità immutabile del nostro popolo. E gran gioia ne ha dovuto provare. E una comunione, come solo avviene tra chi riconosce se medesimo nella sua gente e nelle virtù di essa ritrova le qualità formative e costruttive del proprio carattere e del proprio temperamento, si è certo stabilita fra il suo spirito e il suo popolo.

Egli, il duro artefice di costruzioni gigantesche, dall’anima tenera e mite, si è ritrovato di fronte a tutto quel mondo, dal quale la sua adolescenza era stata fascinata. Quel piccolo mondo della prima età che racchiude entro i suoi confini tutto il sogno dell’uomo, prima che la durezza della realtà ci sospinga a ingaggiare la battaglia della vita e della affermazione, dalla quale si esce o vincitori o vinti, per sempre.

Questa battaglia, Antonio Campagna l’ha combattuta intera, l'ha saputa mirabilmente vincere. E il suo ritorno nella vecchia terra dei suoi padri somigliò a quello di un trionfatore. Ma egli con la sua fronte pacata, con la luce calda e mobile dei suoi occhi, col suo cuore di bambino e di poeta, ha avuto ancora la suprema nobiltà di animo di non voler apparire nella sua luce di vittorioso della vita. E tra la buona gente umile della sua Castelmezzano natia, che sa fecondare la spiga col sudore della fronte e far fiorire la vite aspra sulla pendice scabra, egli ha voluto apparire come fra uguali, risalutando in ognuno dei suoi conterranei che lo festeggiava l'amico del tempo lontano, colui che è rimasto mentr’egli è andato, colui che non ha camminato e non ha progredito sulla via del destino, mentr'egli tanta ne ha percorsa di via e tanto ne ha costruito di destino col suo miglior fervore e con la sua anima più audace.

Uomo meraviglioso l'avvocato Campagna! E come errerebbe chi ne volesse ricostruire la figura umana così senza conoscerlo, attraverso i soli dati della sua attività industriale!

I giorni che, in questo suo recente viaggio in Italia, Antonio Campagna ha trascorso nell’eremo verde e tranquillo del suo paesello natio, Castelmezzano di Basilicata, sono stati per lui benefici di pace e di riposo, come un lavacro dell’anima. A vederlo ivi abbandonarsi alla gioia delle antiche amicizie, tra le vecchie mura della casa domestica, circondato dagli affetti e dalle cose sue più pure e sante, si aveva l'impressione, specie per chi conosce la sua tempera di lottatore formidabile, di lavoratore instancabile, di assistere al riposo di un atleta dopo una grande vittoria. La gioia di ritrovarsi nella sua terra gli pullulava limpida dallo sguardo tagliente, gli illuminava la fronte di una letizia quasi infantile, che si esprimeva in rievocazioni commosse, in impeti di ammirazione di fronte alla bellezza verde e fresca dei boschi dei fiumi delle campagne di Basilicata. La terra ha uno speciale fascino attrattivo per l'1’ anima buona e semplice di Antonio Campagna. Ama l'odore grasso delle zolle appena smottate, sente la poesia profonda e misteriosa della germinatura e della fioritura, sa ancora cullare, come ai belli anni dell’adolescenza, un suo sogno gentile sull’ondeggiamento di un grande mare biondo di spighe, abbagliate dal sole, piegate dal peso del frutto, come un collo esile di fanciulla da una capellatura pesante. Sembrava trasfigurato. Dov’era più il costruttore di ferro e di pietra uso a trascorrere le sue giornate nel rombo febbrile dei cantieri tra palizzate e depositi, tra macchine e operai, duro e previdente, inesorabile e giusto, o tra l’operoso silenzio del suo studio a creare o a riveder progetti a costruire con le linee e con le cifre prima che col cemento e con l'acciaro?

La luce della sua terra natale gli era penetrata nell'anima. Godeva dell’ amore dimostratogli dai suoi concittadini, subiva come una passione la bellezza piena di ricordi del suo piccolo paese alpestre, tagliato nella roccia viva e quasi inciso come un castone fra i monti. Era come l'aquilotto che ha ritrovato il suo alto nido in vetta all’ abete secolare e dimostra la sua contentezza in ampi voli solari. Così, lo spirito di Antonio Campagna scintillava di brio, spumeggiava come il buon vino rubina delle nostre vigne solatie. E tutta la sua anima - di artiere indomabile si placava e si pacava in quella beatitudine ch’era fatta di terra e di cielo, di evocazione e di commozione, di sola purezza e di sola semplicità.

Il solo rammarico che annebbiava la sua gioia di quei giorni era la fuga troppo rapida del tempo. E chi sa se allora, Antonio Campagna, sopraffatto dall’onda del sentimento, non abbia pensato a concludere il suo ciclo di lottatore per chiudersi, dopo tanto tumulto di attività, dopo tante vittorie industriali, dopo tante battaglie e tante affermazioni di italianità da lui compiute in America, nella quiete campestre immensamente lieta e pura, tanto ardentemente bramata dal suo spirito che non si è mai idealmente dipartito dalla terra natale, così ha saputo e voluto rimanerle devoto e fedele in un attaccamento di cui le prove sono, presso che inesauribili e continue. Anche in questo suo ritorno ultimo, infatti, Antonio Campagna ha munificamente donato al suo paese, del quale egli vuole in ogni modo affrettare la rinascita civile. A parte le cinquantamila lire destinate alle opere pie di Potenza e per le quali il prefetto Reale e la sua gentile consorte, donna Grazietta Reale Salis, rivolsero a lui e alla sua buona Signora bellissime lettere di ringraziamento, egli ha assegnato al suo paese le seguenti somme. Cinquemila lire per l'Asilo Infantile, duemilacinquecento per la Sezione dei Combattenti, ventimila per la Scuola Rurale.

Nella destinazione di queste somme, si vede quale spirito di elevazione della sua gente animi il nobile cuore del donatore. Il quale ha inoltre elargito diverse e diverse diecine di migliaia di lire in beneficenza privata.

Tutto questo è dimostrazione del più alto spirito di umanità e di solidarietà regionale. E se, insieme con queste, si pensa alle infinite elargizioni di Antonio Campagna per opere di grande interesse nazionale, così in America come in Italia, si ha subito la sensazione netta di trovarci di fronte a un patriota e a un filantropo, il quale della ricchezza vuol servirsi non a scopo egoistico ed utilitario e tanto meno voluttuario, che poco basta alla semplicità esemplare in cui egli e la sua famiglia vivono, ma della ricchezza accumulata con il proprio lavoro vuol fare arma di elevazione sociale, valendosene al raggiungimento dei fini più alti della vita e per il bene della sua patria.

La figura di industriale di Antonio Campagna, per quanto eminente, può rimanerci estranea, lasciarci indifferenti, o tutto al più può esserne sodisfatto quel campanilismo essenziale che è a base del Carattere di noi basilicatesi, costretti un pò a essere il nuovo popolo ebreo del mondo e quindi richiamati dalle voci più istintive della razza a solidarizzare in ogni parte del mondo. Ma la figura umana, la figura di uomo di Antonio Campagna non può non appassionarci, perché essa partecipa degli stessi slanci dell’anima nostra e identifica la nostra passione di patria, di famiglia, nella sua stessa passione.

Questo dominatore delle materie, questo accumulatore di ricchezze immense, è rimasto tal quale come ognuno di noi. Il valore ideale della vita non è venuto meno nella sua coscienza, come sovente accade a chi ghermisce la fortuna per tutt'e due le ali. Lavora oggi come al principio della sua carriera venturosa. Ha oggi, che potrebbe aver tutto, gli stessi modesti bisogni di quando poteva aver solo poco. E la sua eletta compagna, la signora Maria, sorella dei Paterno, è tanto semplice e buona, tanto soccorrevole e caritatevole quanto colui, al quale è lieta di aver legato il suo destino di donna e di madre. Ella ha, in questo viaggio, accompagnato il consorte, insieme con i due figliuoli, Giuseppe e Giovanni, due intelligentissimi e garbatissimi giovinetti, che promettono molto bene di camminare sulle orme dell’esempio dei loro genitori. E a Castelmezzano, Antonio Campagna aveva con se anche la mamma sua, la buona signora Agata, anch’elIa nativa di Castelmezzano, che ha accompagnato fedelmente il figliuolo in tutta la sua ascensione, in tutta la sua conquista, aiutandolo con tutta l’anima sua materna e col suo inspirato consiglio di amore nelle ore di dubbio e di tentennamento. E la consorte, e la mamma, e i figli sono stati uniti dal popolo nella stessa accoglienza trionfale da essi fatta ad Antonio Campagna. E gli stessi fiori della gratitudine, della fierezza, dell’amore, sono caduti dalle mani del popolo sul capo di tutti i componenti della bella famiglia Campagna, la quale è seguita, ora che è tornata di là dall’Oceano, dalle voci benedicenti di quanti sono stati da essa beneficati durante il suo soggiorno in Basilicata. Sono le voci candide dei bimbi raccolti nel Nido Asilo di Potenza e quelle delle loro mamme; i cori delle orfanelle; le voci tremule dei vecchi dell’ospizio potentino “R. Acerenza ,,. Sono le voci gagliarde dei contadini, degli ex combattenti, di tutti i diseredati di Castelmezzano che ad Antonio Campagna levano come una offerta il cuore riconoscente sulle due mani.

E a lui, ora che è tornato al suo posto di avanguardia nella lotta immane della concorrenza industriale, a New York, e alle belle battaglie di italianità, a lui e alla sua eletta consorte, ai suoi figli che continueranno domani I’opera generosa del padre, vada dall’Italia ch’egli adora, il nostro saluto fiero di conterranei e di ammiratori.


da: "la Basilicata nel Mondo" (1924 - 1927)

 

 

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