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MARCELLO ROMANO
 

da "la Basilicata nel Mondo" 1924 / 1927

 


Nello scorso giugno, a Macerata, nell’atrio del Cortile del Palazzo dell’Agricoltura, si è scoperta una lapide in ricordo di un apostolo dell’agricoltura italiana.

 

A MARCELLO ROMANO

FONDATORE Dl QUESTO CONSORZIO

ARTEFICE UNICO DELLA SUA FLORIDEZZA

I SOCI MEMORI RICONOSCENTI

NEL 2° ANNIVERSARIO DELLA MORTE

NEL 3° DELLA FONDAZIONE.

 

Così, sobriamente, tacitamente, l’epigrafe scolpisce la figura di colui che prodigò tutta la sua esistenza laboriosa nel bene e nell’opera di miglioramento della terra e degli uomini. E chiunque passerà attraverso l’atrio quasi monastico del palazzo maceratino dell’agricoltura, fermandosi davanti al ricordo marmoreo, non potrà non levare il pensiero reverente verso Colui, che, in questo fervore vergilianamente pio di rinascita e di ritorno all’amore della terra madre, seppe ricondurre verso la terra grandi fasci di energie e con tutta la sua esistenza dimostrò come le fonti stesse della vita abbiano bisogno di ritemprarsi e di ringiovanirsi alle purità senza macchia della natura.

La sua giornata non fu lunga. Consummatus in brevi, explevit tempora multa. E forse, il solo rammarico ch’egli ne ebbe fu quello di non aver potuta compiere tutta intera la sua opera com’egli la vagheggiava.

Chi era Marcello Romano?

Nacque a Irsina, uno dei più cospicui centri agricoli della nostra Basilicata, nel 1861. Seguì i corsi dell’istituto Tecnico, nei quali rivelò presto le attitudini serie e riflessive del suo ingegno. Lasciandosi, quindi, trasportare dalla sua dolce inclinazione alla terra e ai misteri meravigliosi della vita vegetale, sì iscrisse ai corsi della scuola la agraria Portici, ove si laureò in scienze agrarie, brillantemente nel 1882.

La sua passione per l’agricoltura aveva impeti e scatti di poesia. Studiò, esperimentò senza tregua.

Vinse per concorso il posto di vice-direttore nella Regia Scuola Pratica di agricoltura di Catanzaro e, non molto tempo dopo, fu nominato direttore a Caltagirone. Passò quindi a quella di Scemi. Non era soltanto un maestro; era un apostolo, era un animatore. La sua azione sconfinava dalle aule della scuola e aveva ripercussioni e influenze benefiche nei campo pratico. Aveva l’anima di un colono di altro tempo lontano. E la sua semplicità e la sua purità erano solamente paragonabili a quelle della terra buona.

Nel 1893 fu chiamato a reggere le sorti della Cattedra di agraria, estimo e contabilità, agraria nel R. Istituto Tecnico di Macerata.

E vi rimase fino alla morte.

La sua opera fu vasta, illuminata, fervente. E cui mirò appunto nella costruzione del Palazzo dell’Agricoltura di Macerata, sede del Consorzio Agrario, assunto a grande splendore e rinomanza, e che fu, si può dire, la sua ultima fatica mortale, la quale fu sempre ispirata a un dolce mistico evangelismo tolstoiano, che aveva le fonti nel cuore di lui.

Egli sentì che la lampada della sua vita si spegneva lentamente, ma inesorabilmente. E dubbioso di non poter rendere alla scuola e alla sua missione con quella pienezza delle sue energie e del suo talento, cui era uso, qualche tempo prima della sua fine aveva chiesto di essere collocato a riposo. Ed era stato appagato.

Marcello Romano ci fu strappato dopo una lunga inesorabile malattia sofferta da forte quando ancora i suoi ideali non erano attuati, quando si sentiva ancora le forze per combattere e per vincere. Egli che chiedeva alla morte di risparmiarlo ancora per qualche anno, non per paura, perché, da forte, non la temeva, ma per poter ancora lavorare, per poter fare ancora del bene, non fu ascoltato.

E superfluo esprimere lodi e consensi per l'opera svolta da Lui. Egli nella sua vita laboriosa modestamente ha sempre schivato le une e gli altri ritenendo massima ricompensa la coscienza d’aver fatto il bene.

E buono, però, riportare in queste colonne che illustrano uomini e cose della gloriosa terra lucana, che come Lui, silenziosamente lavorano e danno alla vita nazionale tutte le loro energie senza nulla chiedere, ciò che diversi giornali, espressione del pensiero popolare, scrissero alla sua morte.

Il “ Giornale d’Italia,, del 16 giugno 1925 così si esprime in una corrispondenza da Macerata.

— Giovedì sera, alle 23,45 dopo una lunga malattia che da tempo lo straziava, ha cessato di vivere al nostro Ospedale Civico il Prof. Cav. Uff. Marcello Romano tra il compianto vivissimo di quanti personalmente o attraverso le sue infinite e benefiche opere ebbero a conoscerlo e ad apprezzarne le eccelse qualità dell’animo e della mente. Scompare con lui una vera figura di apostolo, cui la nostra Agricoltura deve una imperitura riconoscenza per l’attività incessantemente svolta a suo beneficio, tanto da promuoverne quasi la rinascita attraverso le iniziative improntate a sani criteri di modernità e di pratica utilità che ininterrottamente svolse quale Direttore del Consorzio Agrario.

A lui si deve la istituzione della magnifica Fabbrica di Concimi di Porto S. Elpidio di proprietà degli agricoltori della Provincia, fabbrica che egli ideò e volle con fermissima fede, prevedendone i magnifici risultati.

Il prof. Romano era ovunque noto ed amato per la scrupolosa dirittura dell’animo, come per la squisita bontà e la innata gentilezza che sapeva usare con tutti  

Il Giornale di Agricoltura della Domenica,, che, in un numero precedente esprime il suo vivo cordoglio per la dipartita di Marcello Romano in cui ammira un preclaro esempio di altruistica attività e di nobilissima fede, così scrive nell’edizione del 21 giugno:

Purtroppo non inattesa è avvenuta la morte del dott. prof. cav. uff. Claudio Marcello Romano la cui malattia da qualche mese ci teneva tutti in grave trepidazione. Un plebiscito di voti ardenti che partivano dai cuori dei suoi famigliari, degli innumerevoli amici ed estimatori, di quanti lo adoravano, non fu ascoltato.

Ed il nostro Romano, che voleva vivere ancora per completare meglio — se ciò era possibile — la sua opera grandiosa di istruttore, di educatore, di organizzatore, di tecnico, di amministratore, fu violentemente strappato alla vita.

Nel 1895 egli aveva fondato il giornale L’ Agricoltura , nel quale dimostrò le sorgenti vive del suo sapere, con la visione perfetta dei problemi che interessano l’agricoltura, col suo stile corretto, sobrio, incisivo. Nel 1897 aveva dato vita al Consorzio Agrario Cooperativo che è uno dei migliori delle Marche per la sua organizzazione perfetta, dove i santi principi della cooperazione trovarono la più larga applicazione.

E nel 1922 ricorsero le nozze d’argento del consorzio annunciate da lui agli agricoltori con le seguenti parole:

Nel prossimo aprile il nostro Consorzio compierà il 25° anno di vita. Noi lo festeggeremo con la stessa modestia con la quale vivemmo tutto questo quarto di secolo, perché siamo convinti che i fatti compiuti hanno più eloquenza delle parole, che l’opera svolta ha contenuto sufficiente per plaudire e coronare la perseveranza fattiva di tanti anni.

Al convegno che per tale ricorrenza sarà indetto, rivedremo i soci pionieri fatti vecchi, cercheremo forse invano i sorrisi dei primi anni, conosceremo tante forze nuove, esuberanti di promesse e ci scambieremo tutti una cordiale stretta di mano al di sopra dei partiti pettegoli e delle passioni settarie, stretta di mano ammonitrice per i giovani che vengono, per i tribuni parassiti, per gli agitatori stipendiati, stretta di mano che dirà quanto il popolo sia migliore del suo Governo.

Produrre si deve ed intensamente: il resto è bottega!

Non si poteva essere più eloquenti di così; in queste parole è tutto il suo carattere, tutta la sua modestia, tutta la sua insofferenza di fantasia e di retorica.

Ma i due monumenti che lo eterneranno ai posteri sono rappresentati dalla Fabbrica lnterconsorziale Concimi di Porto S. Eipidio, da lui voluta nel 1907 ed amministrata fino alla sua morte, un’opera magnifica di volontà e di sapere che molti ci invidiano, ed il Palazzo dell’Agricoltura, sede degna del Consorzio di Macerata, che rappresentava il suo sogno costante realizzato nel 1924 attraverso difficoltà e contrarietà di ogni genere.

Rivestì parecchie cariche pubbliche. E fu presidente del Consorzio Agrario marchigiano, Consigliere comunale di Macerata apprezzatissimo, presidente dell’Istituto delle case popolari, Consigliere della Federazione dei consorzi agrari di Piacenza, Consigliere della Banca Nazionale di Agricoltura, Presidente della Federazione Marchigiana dei Consorzi Agrari, membro dei consigli direttivi di numerosi Enti, Associazioni, Istituti cittadini.

Nel necrologio apparso nella cronaca di un giornale di Macerata si disse che scompare con Lui una vera figura di apostolo, cui l’agricoltura del luogo deve imperitura riconoscenza per l’attività incessantemente svolta a suo beneficio tanto da promuoverne quasi la rinascita, attraverso le iniziative improntate a sani criteri di modernità e di pratica utilità che ininterrottamente svolse in qualità di Direttore apprezzatissimo del Consorzio Agrario. Egli era dovunque noto ed amato per la scrupolosa dirittura dell’animo, come per la squisita bontà e per la innata gentilezza che sapeva usare con tutti.... Uomo rètto fino allo scrupolo, alieno da formalismi, arguto e gioviale conversatore, modesto, sollecito di porgere una mano soccorrevole a tutti, sotto lo impulso di una intelligenza acuta, di una volontà ferrea, di un animo generoso.

L’” Unione,, del 1° giugno dopo aver largamente illustrata l’opera di Lui dice che il prof. Romano in tutte le sue mansioni ha portata sempre la sua fede di apostolo e la sua alacre opera confortata da una parola facile e convinta.

Un manifesto dice:... Marcello Romano ha chiuso gli occhi alla luce con la tranquilla serenità di chi sa di aver degnamente assolto il compito della vita.

Suoi luminosi ideali furono: Patria, Famiglia, Umanità.

Norme inderogabili di tutta la sua vita, onestà a tutta prova, laboriosità ed attività instancabili, adempimento del proprio dovere, sempre, a qualunque costo, disinteresse ammirevole:

Inchiniamoci reverenti alla memoria di Lui che ha in umiltà e in purità servito la causa del buon nome Lucano.



 


da "la Basilicata nel Mondo" 1924 / 1927


 

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