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ANTONIO LOPERFIDO

    da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)

Rare volte, invero, come in questo caso, la realtà del fatto è fedelmente espressa dalla tipica locuzione inglese: Self-made-man.

Il  Comm. Prof. Antonio Loperfido l’illustre nostro conterraneo — deve infatti esclusivamente a sé stesso la posizione eminente conseguita e la considerazione elevatissima da cui è circondato nel campo delle scienze matematiche e più particolarmente in quello della geodesia.

Non già che egli sia un autodidatta — ché anzi compì regolarmente il corso degli studi, iniziati, con lusinghiera promessa, nella nativa Matera, continuati con successo nell’istituto tecnico di Napoli e conclusi brillantemente nella Scuola degli ingegneri di Torino ma precisamente perché, figlio di modesti lavoratori, soltanto in virtù del proprio ingegno e della propria abnegazione poté procurarsi i mezzi per raggiungere il nobile fine, sia guadagnandosi, ancora giovinetto, una borsa di studio, sia cercando di arrotondare lo scarso assegno col dare ripetizioni agli stessi suoi condiscepoli, che, forniti molto meglio di lui di denaro, lo erano altrettanto meno d’intelligenza e di buona volontà. Conseguita così — con pieno plauso — la laurea d ingegnere civile, trovò immediato collocamento presso le Officine delle ferrovie dello Stato; ma, sebbene, anche in quel campo, riuscisse presto a distinguersi, tuttavia gli sembrò non fosse quello ambiente adatto alla esplicazione della sua attività e, preso dalla nostalgia di studi più profondi e già a lui più famigliari, dopo appena due anni, abbandonò volontariamente 1’impiego, certo con una speranza di meno, ma, forse, anche con un disinganno di più. Di lì a poco, peraltro, per suggerimento anche del compianto Prof. Nicodemo Ladanza, Ordinario di Geodesia teoretica nella R. Università di Torino, e di cui il Loperfido fu discepolo prediletto, entrò a far parte del personale tecnico dell’istituto geografico militare.

I lavori importantissimi, che allora si andavano ivi compiendo sotto la direzione illuminata dell’illustre generale Annibale Ferrero e la guida diretta e competentissima del colonnello Leopoldo De Stefanis — due giganti nel campo della Geodesia —  riuscirono presto ad appassionare, o meglio a risvegliare in lui la speciale predilezione che, durante gli studi universitari, già aveva sentito e manifestato per la Geodesia e la Geometria pratica; i due rami di scienza, appunto, che costituiscono le basi fondamentali, sulle quali tutta l’opera dell’Istituto geografico s'incardina, si sostiene e si esalta.

Né i due valentissimi Ufficiali superiori sopra ricordati tardarono molto a riconoscere nel giovine dipendente 1’intelligenza sveglia, la volontà tenace, 1’inclinazione spiccata alle indagini della complessa disciplina. Con la facile chiaroveggenza dei saggi, infatti, confortandolo dapprima della loro manifesta considerazione, 1’onorarono di lì a poco, con larga e ben corrisposta fiducia, d’incarichi delicati speciali.

Frattanto egli, da parte sua, confortato dalla benevolenza dei superiori, sorretto dalla fede nelle proprie forze ed assistito altresì dall’esuberanza fisica e morale della sua giovinezza impetuosa; fiducioso, insomma, di sé stesso ed incurante di disagi e fatiche, di giorno come di notte, in qualunque stagione e sempre ed esclusivamente di propria iniziativa, si dedicò anima e corpo allo studio dell’astronomia geodetica e di tutte le altre scienze, che hanno con essa diretta colleganza, ed ebbe così occasione di pubblicare, in ispazio di tempo brevissimo, studi e memorie, interessanti di preferenza il dinamismo del cielo.

In virtù appunto di tali pubblicazioni pregevolissime riuscì presto ad ottenere la nomina di libero docente di Geodesia nella R. Università di Torino e ciò in quegli anni in cui il guadagnarla era alquanto diverso ed assai più difficile di quel che non accada ai giorni nostri, occorrendo allora per conseguirla il consenso unanime di tutti i Professori della Facoltà.

Ma il lavoro, che, primo, contribuì a metterlo in evidenza maggiore fu lo studio teorico é la descrizione accurata del grande proiettore fototelegrafico utilizzato la prima volta nel 1900 per il collegamento geodetico delle isole maltesi alla Sicilia; lavoro, che, per la profondità dell’investigazione, la rigorosità del merito e la chiarezza dell’esposizione, meravigliò lo stesso ideatore dell’apparato — generale Fami — al quale, in considerazione appunto della sua incontestata competenza nel campo della telegrafia ottica, lo studio e la costruzione dell’apparecchio erano stati affidati dal generale De Benedictis, allora direttore dell’ Istituto geografico militare — d’accordo col prof. Giovanni Celoria, Vice Presidente della R. Commissione geodetica italiana.

Per accordi intervenuti fra il prefato prof. Celoria ed il generale Ettore Viganò, che succedette al generale De Benedictis nella Direzione dell’istituto, fu, nel 1901, convenuto di procedere al collegamento geodetico della Sardegna col Continente attraverso 1’Arcipelago Toscano. E nell’estate del 1902, infatti, quando al Viganò era a sua volta succeduto il generale Onorato Monè, vennero iniziate e portate a compimento le osservazioni di campagna, alle quali il Loperfido partecipò in larga misura.

La direzione poi dei lavori di calcolo, che a quelle osservazioni si riferivano, venne ad esso affidata ed a lui affidato altresì l’incarico della compilazione di una particolareggiata relazione, la quale, pel modo con cui venne svolta, non solo riscosse la più larga approvazione dei competenti in materia, ma meritò 1’ambita sorte di una speciale traduzione in francese, che, per mano di ammiratori, venne largamente diffusa in tutta la Francia.

Uguale fortuna toccò poco dopo alla pubblicazione del 1° Fascicolo (1’opera completa consta di ben cinquantadue fascicoli) degli elementi della rete altrimetnica fondamentale dello Stato che, per iniziativa ed a cura del prof. Loperfido, venne opportunamente preparata, coordinandone il calcolo sopra una base unica, che armonizzasse, cioè, tanto con gli scopi pratici quanto con quelli rivolti a ricerche attinenti in special modo alla geologia dinamica.

Ora, la prefazione contenuta appunto in quel 1° fascicolo, la quale è un’esatta rassegna del procedimento seguito nelle operazioni di campagna, una illustrazione completa del metodo adottato per la compensazione delle altitudini ortometriche ed una esposizione magistrale, sebbene in succinto, delle teorie dinamica ed ortometrica, venne, per disposizione della Direzione dell’ Istituto geografico di Vienna, fatta tradurre in tedesco ed una copia di essa fatta poi consegnare, a scopo d’istruzione, a ciascuno dei componenti il personale dipendente specializzato in lavori altimetrici.

Ma troppo lungo sarebbe 1’enumerare uno ad uno i singoli lavori intorno ai quali il prof. Loperfido esercitò la sua operosità zelantissima. Basterà qui accennare solamente ai principali ed avvertire che in tutti allo stesso modo egli portò il fervore della propria passione, la luce dell’ingegno possente ed anche il soffio gentile di quella poesia, che, facile e limpida, gli sgorgò sempre dall’anima nella visione e nella soluzione elegante dei più svariati e vasti problemi.

Diremo dunque dei lavori di mole maggiore e di più larga importanza, quali la pubblicazione degli “ Elementi della rete geodetica fondamentale italiana ,, corredata di un riassunto prospettico relativo alla deviazione della verticale in Italia, dove sono raccolti i valori delle due componenti (meridiana ed ortometrica) e la pubblicazione degli “Elementi geodetici dei punti contenuti nei Fogli della Carta d’Italia.

E, dal campo geodetico passando in quello astronomico, accenneremo anche al contributo dal prof. Loperfido portato alla determinazione della latitudine astronomica e dell’azimut del punto trigonometrico di Monte Mario presso Roma (origine delle longitudini della nostra Carta) in collaborazione col dott. Emilio Bianchi — oggi Direttore del R. Osservatorio astronomico di Brera in Milano -— e i professori A. Di Legge, E. Millosevich e V. Reina.

Né trascureremo di far menzione delle analoghe determinazioni eseguite a Monte Senario, S. Giusto, S. Romolo, Firenze (Istituto geogr. mil.) e Saltino (Vallombrosa) allo scopo precipuo del rilevamento geoidico della media Valle dell’Arno, come fu genialmente illustrato dal prof. Loperfido medesimo nella prefazione alla pubblicazione relativa.

Così pure ricorderemo le nuove misure alla stazione astronomica di Castanea in Sicilia concluse con un logico confronto fra i valori della latitudine e dell’azimut ricavati nel 1875 e quelli ottenuti nel 1910, nonché le analoghe determinazioni a Pietraquara, nella Marsica, dopo il disastroso terremoto del 1915. Accenneremo altresì alle operazioni astronomiche di Monte Li Foi di Picerno — in Basilicata per dire, in ultimo, delle due stazioni astronomiche eseguite nel territorio riconquistato all’Italia e precisamente ad Aquileia nel 1921 ed a Cortina d’Ampezzo nell’anno 1924.

Ognuno degli accennati lavori fu poi oggetto di speciale pubblicazione, in ciascuna delle quali è messa in luce la ragione che, volta per volta, consigliò la scelta delle diverse località e dove viene spiegata una qualche modificazione introdotta nel metodo delle osservazioni, o sono talvolta più diffusamente illustrati alcuni particolari in precedenza appena appena accennati.

Ma, purtroppo, questa rapida sintesi dei lavori astronomici (di osservazione e di calcolo) compiuti dai prof. Loperfido con prodigiosa operosità, non ha permesso a chi scrive di intercalare, come avrebbe dovuto a tempo opportuno, tutti gli altri di geodesia operativa, ai quali egli dedicò pure 1’ingegno elevato e le fonti energie.

Ripareremo a ciò dicendo ora che,oltre alle molte campagne di triangolazione e di livellazione geometrica di precisione, compiute, durante i suoi primi anni di permanenza all’Istituto geografico, nel territorio dello Stato, egli fu per due volte destinato ai lavori geodetici nella Colonia Eritrea, e che, nel 1912, e precisamente nel tumulto della guerra combattuta, ebbe 1’incarico di provvedere e presiedere in Libia alle determinazioni astronomico-geodetiche occorrenti alla costruzione della Carta. Provvide personalmente alla determinazione della latitudine e dell’azimut dei vertici prescelti a Tripoli, Gargaresc, Lebda, Bengasi e Derna e diresse la misura delle curve di allineamento delle basi geodetiche tracciate in queste ultime quattro località, nonché le misure di livellazione geometrica in quei territori, ove le condizioni del momento lo permettevano. Si occupò inoltre della determinazione del coefficiente di rifrazione, come pure del gradiente termico, ed in ultimo anche degli elementi geometrici e nautici della marea nei porti di Tripoli, Lebda, Bengasi e Derna.

Sino dal 1904, dall’ epoca cioè nella quale, in seguito ad una trasformazione della costituzione interna degli organismi dell’Istituto geografico militare, fu istituito il Servizio geodetico, esso venne immediatamente posto alla diretta dipendenza del prof. Loperfido, e tale continuò a rimanere anche quando, nel 1905, vinto il concorso per titoli al posto di Geodeta Capo — istituito con saggio accorgimento dai generale direttore Onorato Monè allo scopo di assicurare all’Istituto una vera e propria consulenza scientifica constatata indispensabile in un ente di quella natura — il prof. Loperfido venne a quel grado meritatamente elevato.

E da quel giorno, per quanto arduo fosse il compito, per quanto grandi fossero le responsabilità che portava, certo è che la cronaca fedele avrebbe dovuto già registrare negli annali della burocrazia la lieta novella e cioè che, una buona volta, finalmente, non fosse altro per interrompere la tradizione, un funzionario dello Stato, in luogo di salire all’onore dell’alto posto, era salito invece all’alto posto precisamente per onorario.

Al Geodeta Capo — oltre che la direzione del servizio geodetico, il quale attende ai lavori scientifici che interessano la base fondamentale numerica dei dati cartografici, ed a tutti gli studi riflettenti 1’ordinamento dei lavori geometrici di qualsiasi specie — e affidato anche il compito di regolare i Corsi di geodesia, che hanno la durata di due anni, che si effettuano presso 1’Istituto geografico medesimo, ed a cui prendono parte ufficiali di Artiglieria e del Genio all’uopo comandati.

Per tali corsi, che comprendono un programma vastissimo, il prof. Loperfido ha compilato un trattato completo — apprezzatissimo dai competenti e ricercato quanto mai dagli studiosi ove sono svolte e discusse con mirabile chiarezza le teorie più varie e risolti, con vera originalità, i principali problemi che si riferiscono alla determinazione della forma della Terra.

Quest’opera importantissima, riprodotta in numero rilevante di copie e di cui le prime tre parti sono, purtroppo, ormai completamente esaurite, consta di cinque volumi in cui la materia è così ripartita:

Volume I. — Astronomia geografica.

II. — Teoria delle Carte geografiche.

III. — Trigonometria ellissoidica — Geodesia operativa — Misura di un arco terrestre.

IV. — Geodesia dinamica.

V. — Fondamenti matematici per il calcolo di compensazione delle reti geodetiche.

L’opera ha incontrato così favorevole accoglienza, che è di continuo richiesta non solo dalle scuole degli ingegneri o da privati appassionati della materia, ma spesso anche dall’estero.

Di pari passo a questi Corsi di Geodesia regolari, o classici che dir si voglia, vengono svolti poi Corsi accelerati indetti allo scopo di rendere idonei, in breve volger di tempo, gli ufficiali, espressamente comandati, alle determinazioni telemetriche e di tiro preparato, indispensabili all’uso dell’Artiglieria.

Fu così che, sin dall’ inizio e poi durante tutta la guerra, più urgente essendosi fatta sentire la necessità di ufficiali atti alle accennate operazioni, furono istituiti, prima presso la sede dell’Istituto geografico e poi stabilmente — con rinnovamento continuo — a Gemona, corsi accelerati di Geodesia, ai quali, coaudiuvato nella parte pratica da un gruppo di dipendenti devoti, presiedette e provvide il nostro prof. Loperfido. Il quale, soltanto in quella circostanza, riuscì finalmente a far intendere ed a far poi trionfare la verità da lungo tempo inutilmente espressa e sostenuta, vale a dire che per il tiro dell’ Artiglieria è indispensabile 1’esistenza di ufficiali specializzati.

Gemona, che lo ebbe così ospite gradito per ben quattro anni, che lo conobbe in tutte le manifestazioni della sua vita di scienziato e di cittadino e che lo ricorda ancora con affetto, ha già deciso di offrirgli la cittadinanza onoraria.

Fin qui del prof. Antonio Loperfido nella esplicazione soltanto della sua prodigiosa attività professionale, che io ha rivelato ormai uno scienziato di incontrastato valore ed un Geodeta di fama indiscussa o meglio ancora di fama mondiale, come solennemente lo salutò, dinanzi a tutto il personale raccolto, un Ministro della Guerra nell’occasione di una sua visita all’Istituto geografico militare.

Eppure — nonostante 1’intenso lavoro che sarebbe bastato da solo a riempire l’esistenza di un uomo — egli non seppe arrestarsi li. I brevi intervalli di tempo, che qualunque altro avrebbe dedicato alla distrazione o, per lo meno, al riposo, egli dedicò essi pure allo studio, e, spirito elevatissimo e, per questo appunto, aspirante ad elevarsi sempre a maggiori altezze, s’addentrò negli studi letterari e di preferenza poi in quelli storici e filosofici, ai quali attende tuttora con perenne giovanilità.

Non chiuso adunque il suo spirito a pure formule ristrette; ma inclinato ed aperto alle discipline più svariate, che egli seppe assimilare nel più perfetto equilibrio fra la serenità critica dello scienziato ed i naturali impulsi della sua esuberante anima di poeta.

Ed ecco allora 1’articolista, ricercato dalle nostre più apprezzate riviste, dalle più rigidamente scientifiche a quelle che si interessano invece degli argomenti e delle questioni più varie; dalla “Rivista dell’Artiglieria e Genio ,,, insomma, al “Secolo XX,, ed alla “Scienza per tutti ,,. Ed ecco il conferenziere brillante che intrattiene 1’attento uditorio, oggi, su “ Leonardo nelle scienze astronomico-geodetiche,,, domani su “ La relatività di Einstein ,, il giorno appresso su “ La funzione etica dell’Astronomia ,,. Ed ecco, infine, da tutto l'insieme della sua vasta attività spirituale poliedrica, 1’uomo di larghissima cultura che, con la facondia tutta meridionale, con 1’immagine luminosa, persuade e conquide.

Nessuna meraviglia quindi se, appena presentatosi all’Istituto geografico militare — che è la palestra in cui ha combattuto e trionfato e che è, al tempo stesso, la sua seconda famiglia — egli guadagna immediatamente la benevola considerazione del generale Ferrero, che guida e sorveglia i suoi primi passi sulla strada poi così onorevolmente percorsa, e nessuna meraviglia nemmeno se la prima benevolenza diventa completa stima e se questa passa ampliata, di successore in successore, dal De Benedictis al Viganò, da questo al Monè, al Crema, all’attuale generale direttore on. Nicola Vacchelli, che con 1’opera assidua e sagace mira ed attende a conservare 1’Istituto all’altezza delle sue nobili tradizioni ed incamminarlo anche, forte e preparato, sulle nuove spaziose vie, che i tempi ed i bisogni nuovi gli additano.

A distanza grandissima per l’ingegno, la profondità degli studi, 1’attività prodigiosa, ma prossimo ad Antonio Loperfido nella consuetudine della vita quotidiana e più prossimo ancora nella verginità di ogni encomio servile, chi scrive queste notizie, con la brevità imposta dall’abbondante materiale messo in relazione allo spazio che si può domandare ad una rivista mensile, ha ritenuto di adempiere ad un sacrosanto dovere col segnalare dalle pagine di questo periodico la vita proba e 1’opera luminosa di un degno figlio di quella forte Basilicata, che dette all’ Italia in ogni tempo uomini integri ed insigni.

 

Firenze, Febbraio 1927.

 

RICCARDO RIBOGGIA

 

 

da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)
 


 

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