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IL R. P. GAETANO CARLUCCI

    da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)

Opera bella e meritevole d’encomio fa La Basilicata nel Mondo,, in far conoscere i suoi grandi uomini sparsi per le lontane regione della terra — dove col loro indefesso lavoro ed alto ingegno han sempre mantenuto alto il prestigio della Patria ed onorato il nome della desolata Provincia che li vide nascere.

Spesso dimenticati in Patria, essi assursero ad altissimi onori in terre straniere e non pochi di loro godettero e godono di fama imperitura, giungendo perfino ad essere immortalati nel marmo e nel bronzo.

Mi occuperò di parecchi nostri connazionali, che sono 1’orgoglio della nostra Provincia, ed inizio la serie con 1’intrattenermi di un grande sacerdote melfitano che cessò di vivere il 12 giugno dell’anno 1900, in odore di santità. Mi riferisco al R. P. Gaetano Carlucci della Compagnia di Gesù.

Nacque il Santo il 17 gennaio dell’anno 1834, se non in Melfi propriamente, certo in uno dei paesi del Melfitano, e all’età di 18 anni entrò nell’ordine dei Gesuiti, del quale fu sempre preclaro e devotissimo figlio. Finiti gli studi di Umanità, come dicevasi allora, tenne con plauso generale la cattedra di rettorica nel Seminario dei Nobili in Napoli. La rivoluzione del sessanta lo costrinse a uscire dal regno e fu destinato ad un convento di Spagna, dove finì i suoi studi di Filosofia e Teologia, ordinandosi sacerdote in Terragona, dove fu incaricato della cattedra di Teologia Morale, che tenne con lode fino all’anno 1868. La rivoluzione spagnuola di quell’anno 1’obbligò a riparare in Valenza, di dove, l’anno dopo, partì per l’America del Sud, destinato al Convento dei Gesuiti di Buenos Aires.

Il suo chiaro talento e la sua vastissima erudizione l’indicarono ai superiori come un valore positivo per 1’insegnamento e lo si incaricò subito per dettare filosofia morale nel Seminario diocesano di quella capitale.

Traslocato a Montevideo, anche ivi fu adibito per l’insegnamento e di lì fu poi mandato a Cordoba, ove definitivamente rimase fino alla sua morte.

Parve e fu Cordoba la città designata da Dio perché la illuminasse con la sua parola piena di fede e maestà e con l’esempio della sua vita abnegata.

Incomincia da questo momento la sua vita d’apostolo che è oggetto d’ammirazione per tutti, credenti ed increduli.

Inclinato per innata umiltà a quel ramo del ministero sacerdotale, che meno lustro dà all’uomo, il R. P. Carlucci si dedicò con predilezione all’insegnamento della Dottrina Cristiana e con singolare arte e costanza riuniva, le domeniche, intorno a sé, una vera moltitudine di ragazzi e innanzi a loro sì compiaceva di spiegare i misteri della fede con sublime ed incantevole semplicità, come in altro tempo lo faceva il Martire di Nazareth, e i ragazzi di allora lo amavano di vero amore filiale, persuasi dell’affetto e della sincerità del Santo e perché sapevano che il Santo viveva per essi.

Non bastava però quella sua già intensa occupazione per assorbirlo interamente. Il suo campo d’azione doveva essere più vasto. S'accorse subito dell’ignoranza religiosa degli abitanti dei sobborghi della città, di quella parte del popolo destinata a partecipare dei vizi della città senza ricevere, peraltro, i vantaggi della sua civiltà e l’arduo lavoro di attirarli prima, istruirli ed educarli dopo, non arrestò il suo spirito di tempra apostolica.

Per i più appartati e lontani quartieri della città, nei ranchos (tuguri) e per fino nelle vie, sotto il sole cocente di luglio o durante i gelati giorni di gennaio, ad ogni ora, il Padre Carlucci adempiva con amore al sacrificio del suo ministero.

Quanti poveri infelici, ignari della loro triste posizione sociale, che vivevano da lunghi anni in concubinato, regolarono la loro situazione dinanzi a Dio ed agli uomini sotto l’influsso della calda e persuasiva predica del Santo basilicatese, così fondò la Congregazione dei Josephinos, pietosa e di mutuo soccorso.

Sotto la sua bandiera si accolsero migliaia e migliaia di figli del popolo attratti dalla sua irresistibile bontà e carità. in Lui trovarono il maestro sapientissimo e prudente, che li apprese ad amare il cammino della rettitudine, il consolatore pieno di carità, che si identificò con essi per partecipare alle loro disgrazie, 1’arbitro previdente e paziente in tutte le loro diffidenze e litigi.

Quante volte, stanco per la fatica e pel caldo estenuante degli ardenti giorni d’estate, lo si vide tornare al Convento, per rifocillarsi con un boccone di pane nelle ore brucianti del pomeriggio, di ritorno da quelle sue frequenti escursioni nei bassifondi della città, dove erasi recato per visitare un ammalato, riconciliare coniugi o portare l'ultimo conforto a un moribondo!

Con lo stesso scopo fondò più tardi la Congregazione delle Josephinas, alla quale appartengono numerose dame della più alta società, unite alle figlie del popolo, strette insieme per il legame della carità, unico capace di unire i più diversi stati sociali. Come una prova del suo prestigio e dell’efficacia della sua missione, resta lì, in Cordoba, il ricchissimo tempio dei Josephinos, dedicato a Nostra Signora di Londra, opera colossale portata a termine con le sole elemosine.

L’amore per i bambini decise il Padre Carlucci ad intraprendere un’opera importante e duratura in favore di essi e fondò il Collegio di San Jose.

Questa istituzione, modesta in principio, dovuta allo zelo del suo Direttore ed alla fiducia che inspirava, assunse rapidamente a tale importanza fino a diventare la prima della Repubblica. Dal figlio del più aristocratico e ricco cittadino fino all’umile figlio del più modesto operaio, tutti sono passati per le sue aule e l'ars docendi dei figli di Loyola ha conseguito lì nuovi e brillanti trionfi.

A questo Collegio dedicò 1’illustre scomparso la miglior parte delle sue forze ed il miglior tempo degli ultimi suoi anni, per dare al figlio del povero ciò che non può trovare nelle scuole dello Stato: un’istruzione adeguata alle sue necessità e vivificata dall’humus inesauribile della fede. E trovavano ancora di più: nella soave gravità del padre Carlucci non intravidero mai motivi di paura ma di rispettoso affetto e d’illimitata fiducia, unica chiave che apre il cuore del bambino. Il Padre Carlucci fu pure un apostolo negli altri rami del sacro ministero. La fama della sua erudizione e prudenza lo fece consigliere di Vescovi, di Magistrati, di Professori, di Missionari e di Padri di famiglia, tenendosi il suo giudizio come 1’espressione del più alto e sicuro criterio.

Nella cattedra sacra mostrò sempre le ricchezze del suo animo privilegiato, poiché oltre alla sua vasta e solida dottrina, alla conoscenza perfetta della lingua spagnuola, che pur non era la sua, a una esuberante immaginazione, conservata fino agli ultimi giorni della sua vita, ad uno stile brillante e chiaro, che formavano gli elementi costitutivi della sua oratoria, possedeva in modo superlativo il dono della persuasione e sapeva accomodare l'arte sua di oratore irreprensibile ad ogni sorta di uditori. Era così maestosa la sua voce e così misurata la sua declamazione che la più poetica figura rettorica come la più semplice massima portavano impresso il suggello della naturalità e della verità.

Con tutte le doti enumerate e i lavori realizzati in favore del popolo cordovese, si delineò prima e formò dopo la personalità venerabile ed attraente del R. P. Carlucci, il Santo basilicatese.

In Lui e con Lui si sono realizzate le parole che Lamartine disse del Parroco: “Consolatore di tutte le miserie dell’anima e del corpo, intermediario obbligato della ricchezza e della indigenza, vide vicendevolmente il ricco ed il povero ricorrere a Lui; il ricco per depositare la elemosina secreta, il povero per riceverla senza arrossirne; un uomo che tutto sa, che tiene il diritto di tutto dire e la parola del quale cade dall’alto sopra le intelligenze ed i cuori con l’autorità d’una missione divina.

Chi scrive ebbe l’onore di trattare varie volte il Santo di nostra Terra e varie volte con Lui si parlò della nostra abbandonata Regione, per la quale Egli conservò sempre affetto di figlio.

E quando morì, fui spettatore d’un commovente spettacolo: una moltitudine devota e costernata empiva il tempio, ove era esposto il cadavere. Il dolore non contenevasi nell’intimo dei cuori: si manifestava nella triste attitudine dei sembianti, nel fervore delle preci, nelle lagrime. Spettacolo unico quello che offriva quella unione di persone di ogni età e condizione, congregata nel sacro recinto per piangere la morte d’un umile religioso. Alte personalità della politica, del clero, della magistratura, delle scuole secondarie ed universitarie, del Commercio e dell’Industria, confuse cogli artigiani e con le donne del popolo, ma dominati tutti da un solo sentimento di cordoglio e di dolore, da ogni parte interrompevano con mal compressi singhiozzi il sacro grave silenzio del tempio.

Morì venerato dal popolo, in mezzo ad una aureola di santità e non mancò chi, dopo morto, lo disse operatore di miracoli.

Al lutto per tanta perdita si associò il governo della Nazione, ed il governo dello Stato federale cordovese; ed il Municipio, con decreto speciale, permise la tumulazione del cadavere sotto 1’altare maggiore della Chiesa di Nostra Signora di Lourdes, da Lui fondata.

E là il Santo riposa.

L’ altro giorno, mi recai, in mesto pellegrinaggio, a visitarne la tomba e copiai dalla Lapide, che ne serra l’avello, questa bella epigrafe latina:

 

CAIETANUS. CARLUCCI.

PATRIA. NEAPOLITANUS.

MISSI0NIS. CHIL0. PARAQUARIENSIS E. PROV.

ARAGONIIE S. I.

RUDIORUN. HOMINUM. STUDIO.

PUERORUM. INFORMANDORUM. SOLERTIA. ELOQUENTIIE

FAMA.

DECUS IMPERITURUM.

HOC. IN SACELLO CURA. EIUS. EXTRUCTO. ORNATO IN PACE. CHRISTI. QUIESCIT.

DECESSIT. PRID. IDUS. IUNIAS MCM.

AETAT. ANN. LXVI. SOC. XLVII. PROFESS. XXXII.

MISS. XXXI

QUUM. POSTREMOS. XXIV. IN HAC. PROBAT. DOMO.

VIXISSET.

FUNUS. EIUS. CEU. CORDUBENSIS. APOSTOLI.

CIVES. EX. OMNI. ORDINE.

LAUDIBUS. LACRIMIS. PIENTISSIMA. VENERATIONE.

HONESTA VERE.

SODALITIUM. UTRUMQUE. A. JOSEPHO. SPONSO.

                                DEJPARÌE.

AUCTORI. AC. PRZEFECTO. DESIDERATISSIMO.

 

Ho inteso, così onorare la memoria d’un grande Basilicatese che conobbi ed apprezzai e che forse nel suo paese nativo avranno del tutto dimenticato.

 

Nemo propheta in Patria!

        Rio Quarto, Settembre.

 

 

RAFFAELE BRUNO

da "la Basilicata nel Mondo" (1924 -1927)

 

 

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