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Giuseppe Pardi
 

tratto da "LA BASILICATA NEL MONDO" 1924 /1927


 

È un fiero e tenace agricoltore, nativo di Montemurro, che, nell'amore della terra, ha trovato la fonte inesauribile del suo godimento spirituale e della sua fortuna economica. Intelligente e provvido, emigrò giovanissimo, a soli 23 anni, nel 1903, dopo aver fatto il servizio militare, dirigendosi verso il Brasile, ove di preferenza si recano i nostri coloni e agricoltori, attratti dalla clemenza del clima e dalla fama di feracità prodigiosa della terra, in quell’immenso paese della lussuriosa flora tropicale, pingue di grasse banane , di piantagioni sterminate di caffè, di sconfinati campi di messi, di praterie immense, ove greggi ed armenti, branchi di cavalli, di bufali e di bisonti pascolano e ingrassano e si moltiplicano in enorme abbondanza, nel Brasile, terra classica delle “fazendas.
Senza perdere tempo in vani tentativi, Giuseppe Pardi si recò a Monte Azul. Dapprima lavorò: poi fece il mezzadro e il colono, poi acquistò terreni, che mise a cultura intensiva, e che gli fruttarono copiosamente.
Fino ai 1924, cioè per un ventennio di lavoro e di ascensione continua, fu tra i maggiori proprietari terrieri di Monte Azui e tra i più rinomati ed esperti conduttori di “ fazendas ,, — un qualche cosa come le nostre masserie — e i suoi prodotti agricoli, dal grano ai latticini, ai caffè, furono sempre ricercati per la loro bontà e tennero ininterrottamente il mercato di San Paulo, dominandolo.
Liquidò quindi i suoi commerci, riservandosi però la proprietà di vani predii, e di una coltivazione di caffè, in Monte Azul, alla quale ha posto il nome di “San Giuseppe,,.
Giuseppe Pardi risiede ora a San Paulo, ed è molto benemerito fra gl’italiani ivi residenti per il suo patriottismo e il suo alto spirito filantropico. Cura con infinito amore l'educazione dei figli, seminando nelle loro anime e nelle loro intelligenze l'amore e il culto della madre patria, l'Italia, e insegnando loro a venerare anche la Basilicata originaria, di cui egli possiede e ha trasfuso nei suoi figli le virtù più gentili e le più forti.
A lui, che, seguendo l'istinto primitivo dei nostri antichi coloni lucani, ha saputo all’estero affermare le sue virtù di agricoltore, vada il nostro saluto. Il quale non vuol essere soltanto la dimostrazione della nostra stima per lui, che nobilmente ha saputo chiedere alla terra la ricchezza, ma sopratutto vuol essere il riconoscimento delle sue virtù di colonizzatore sapiente e tenace, che può e deve servire di esempio a quanti fra i nostri emigrati meridionali, in grandissima parte piccoli agricoltori e contadini, recandosi in America, si perdono a volte in falsi miraggi di favolose venture, invece che piegarsi anche ivi sulla terra, che, fertile e vergine, abbondantemente si rende a chi l’ama, e la coltiva con passione, fecondandola con le proprie cure e col proprio sudore.

 


tratto da "LA BASILICATA NEL MONDO" 1924 /1927       

 


 

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