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PISTICCI (MT)

tratto da: opuscolo dell'Amministrazione Comunale di Pisticci
 

Pisticci e il suo territorio

“...file di case sul lato verso il Basento, file di case legate tra loro come i vagoni di un treno che correva in un’ampia curva ...“, questa la descrizione di Pisticci vista dall’alto dall’archeologo Prof. Dinu Adamesteanu nei suoi voli di studio sul paese. Esso è uno dei più antichi e ridenti della Basilicata: il suo etimo e’ fatto derivare da “pistoicos” (radice greca Pistos - oicos) (casa fedele), dal medievale “pesticius” o dall’antico francese “pestiz” (terreno pascolativo). Centro agricolo ed industriale, sorge su rilievi argillosi (364 m. s.m.) fessurati dai “calanchi”, erosi e modellati dall’acqua in forme caratteristiche.

La fragilità geologica e le infiltrazioni di acqua provocano spesso frane e smottamenti e la stabilità del paese è stata sempre precaria, nonostante le continue opere di contenimento. Nel passato una frana gigantesca distrusse case e vite umane nella contrada Casalnuovo; più recentemente, nel 1976, un fenomeno simile, interessante il rione Croci, ha determinato il trasferimento di parte della popolazione nella frazione di Marconia.

Il territorio di circa 23.000 Ha è compreso tra le vallate del Basento e del Cavone, fiumi a regime torrentizio e si affaccia a sud sullo Jonio. I suoi 18.076 abitanti sono distribuiti nel centro storico, nelle popolose frazioni di Marconia e Pisticci Scalo e nelle borgate (Casinello, Tinchi, Centro Agricolo) che si susseguono dalla collina verso il mare.

 

Pisticci Scalo, anticamente contrada S.Angelo, è oggi sede di alcune fabbriche, tra cui l’Amaro Lucano.

 

 

La Storia
 

Per la sua particolare condizione, il territorio, formato da terrazzi marini e fluviali, dove era possibile praticare insieme l’allevamento e l’agricoltura, presentò subito un sicuro rifugio per l’uomo sin dall’età del bronzo (San Vito e Serre). All’eta’ del ferro (IX-VIII sec. a.C.), risale il primo nucleo del sito di Pisticci, dedito alla pastorizia che si distingue da quello di S. Leonardo, dove si praticava l’agricoltura, seppure con sistemi rudimentali. Contemporaneamente all’Incoronata e a S. Teodoro si andavano sviluppando altri nuclei abitati di una certa consistenza.

Con l’VIII secolo tutti questi siti iniziano ad avere i primi contatti con i Greci della costa; si sente il bisogno di comunità più organizzate e da una fase in cui gli abitati sono dispersi si arriva ad una fase di concentrazione di essi. Nel VII secolo Pisticci mostra i segni di questo processo, con una riorganizzazione di terre e si sviluppa l’artigianato quale attività economica complementare a quella agricola (fornace di Via Cammarelle). Nel VI secolo, anche se la presenza greca e ricca, evidenziata dal numeroso materiale trovato nelle tombe di S. Maria del Casale e via Cantisano, non si annullano però le tradizioni culturali locali. La grande abbondanza di corredi continua anche nel V e IV secolo a.C., tanto da far pensare alla presenza di più officine sul luogo. Famosi i vasi a figure rosse del “Pittore di Pisticci”. In questo periodo il sito originario avrà avuto un ulteriore ampliamento e sviluppo e sarà stato protetto da un sistema difensivo come a Montescaglioso e Pomarico. Del III secolo non si ha testimonianza alcuna, segno che il centro è abbandonato a causa della pressione romana sul territorio, infatti lo scontro militare tra Greci e Italici determinò l’intervento di Roma e la successiva conquista della fascia ionica. Dopo gli esiti disastrosi di questo tentativo di rivolta contro Annibale, di Pisticci si torna a parlare solo verso il VI - VII secolo d.C., quando alcuni monaci Basiliani si rifugiarono sulla collina e vi istituirono un nucleo abitativo chiamato “Casale”. Intorno al 1050, in periodo normanno, Rodolfo Maccabeo, molto devoto alla Vergine, fece costruire per i Benedettini, nella zona, un nuovo tempio a Lei dedicato. Dal 1212 Pisticci passò ai Sanseverino, poi agli Spinelli e agli Acquara e verso il 1600 ai Cardenas, Conti di Acerra.

Durante il periodo borbonico, Pisticci non insorse né aderì ai moti rivoluzionari e fu spesso saccheggiata da pirati turchi, malgrado la presenza di torri fortezze sul territorio (San Basilio, Torre Accio). Per l’Unita’ d’Italia si costituì a Pisticci, nel luglio del 1860, ad opera del Sindaco Dott. Nicola Rogges, un comitato rivoluzionario che aggregò borghesi e contadini. Con l’entrata di Garibaldi in terra lucana, mentre a Pisticci i “cafoni” scendevano in piazza a chiedere la distribuzione delle terre demaniali, altri 60 volontari partecipavano all’insurrezione della città di Potenza contro i Borboni (18 Agosto 1860). A unificazione avvenuta Pisticci seguì le sorti del resto della penisola.

 

 

PISTICCI nei suoi rioni
 

L’abitato, che si modella elegantemente su tre originarie alture e assume la forma di una “S”, si articola in ben 16 rioni, ancora fortemente individuati dalla popolazione. Partendo dalla collina di Serra Cipolla si contano con direzione Nord - Sud i rioni:
Rione Terravecchia: è la zona più alta, sede dell’abitato medievale, la sola che si salvò dalla frana del 1688, quando la parte sud - occidentale del paese si staccò per piombare nel burrone sottostante. Era la sede del castello e dell’antica Madonna della Stella, prima parrocchia. La “porta”, ancora esistente, immetteva dal Castello nella “piazza” su cui si affacciava la Chiesa Madre: qui la città aveva il centro di ogni attività, con botteghe di artigiani e negozi, case signorili (Rogges, Franchi, Santissimo) e pubblici uffici.

Castello: di origine normanna, di esso restano la torre quadrata e i locali della scuderia. Sotto la torre era una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Il portale di ingresso dava in un atrio coperto e un’altra grande porta si apriva in un secondo atrio scoperto. Da qui, scendendo verso le cantine, vi era un pendio adibito a giardino, frutteto e a piccola vigna. Le prime notizie sul castello sono dell’XI secolo, quando viene ceduto da Roberto, conte normanno di Montescaglioso, ad Arnaldo, Vescovo di Tricarico; passerà poi ai Sanseverino, agli Spinelli, ai Cardenas e ai Rogges. L’attuale proprietario è la famiglia Plati.

Chiesa Madre: Questo tempio monumentale fu una delle poche entità religiose ad essere investita del titolo di “Matrice” prima ed “insigne” poi. Dedicata ai Santi Pietro e Paolo fu costruita nel 1542 da due esperti maestri di origine lombarda di casa La Viola. Il campanile a bifore già preesistente nella chiesa antica e risalente al 1250, è di stile romanico pugliese; la cupola maestosa si equilibria elegantemente con tutto il complesso. L’interno, a forma di croce latina, a tre navate di stile classicheggiante, presenta altari barocchi, il coro e il pulpito. Le tele sono di influsso caravaggesco.

Torre Bruni: anticamente detta dei “pezzenti”, è una piccola costruzione di impianto rotondo, distrutta a metà. Di origine antichissima risale ai Normanni o forse ai Metapontini.
Rione Dirupo: Antico rione Casalnuovo, fu così denominato dopo la frana del 1688, quando, la sera di Sant’Apollonia, un movimento franoso presso la sorgente “La Salsa” trascinò con furia verso il basso cose e persone: le vittime furono circa 200. Prima del disastro il rione, molto popoloso, era sede di dimore di artigiani, piccoli massari, contadini e, come ancora oggi, era abbellito da casette bianche, allineate, unifamiliari, dal tetto spiovente coperto di canne e tegole: le caratteristiche “lammie”, esempio di una semplice e spontanea architettura contadina.

Chiesa dell'Immacolata Concezione: Compresa nell’elenco delle chiese riportate dal Libro Negro è di antica data e originariamente intitolata a San Giovanni al Fronte. Sicuramente già esisteva nel 1625, quando fu istituita la Confraternita. La pianta è a croce latina, l’altare barocco, il soffitto ligneo del ‘700 rappresentante la Vergine. La tela dell’Immacolata, ivi conservata, è dell’artista napoletano Andrea Vaccaro.
Rione Osannale: Antica contrada delle Fossate, insieme alla Termvecchia costituisce il nucleo storico del paese.

Rione Loreto: Antica contrada di Santa Maria dello Rito cui è dedicata una cappella risalente al 1500.

Prima di risalire il pendio della collina verso il Convento Francescano, nella piazza Plebiscito (ex Santa Maria del Soccorso) è ubicata la Chiesa di S. Rocco.

Chiesa di S.Rocco: Costruita nel 1930 su progetto dell’architetto Ernesto La Padula, urbanista di fama internazionale, su una preesistente Chiesa detta del Purgatorio. Lo stile è quello nuovo, rettilineo e senza ornamenti del Novecento, con affreschi laterali di Alfredo Cassone, pittore e confinato politico, che raffigurano episodi della vita di San Rocco.

Rione Tredici: Così detto dal numero delle casette bianche allineate, originariamente tredici, nell’odierna via Manzoni.
Rione Marco Scerra: Sorto nel 1700, fu così denominato dal proprietario della relativa vigna (il brigante Marco Sciarra).
Rione Picchione: sede di una cappella dedicata anticamente alla Madonna del Pozzo.

Rione Sant’Antuono: E’ situato nella zona detta dei “Pignattari” dove sorgevano le antiche fornaci. E’ sede di una cappelletta dedicata a Sant’Antonio Abate recentemente restaurata.

Rione Municipio: Detto di S. Francesco per la presenza di un Convento Francescano esistito sino al 1860, quando i beni ecclesiastici confiscati dallo Stato furono destinati ad uso pubblico. Sindaco Nicola Franchi, il terrapieno della parte ovest fu sterrato e se ne ricavò l’attuale Piazza Umberto I (1900).
Chiesa del Convento di S.Maria delle Grazie: fu costruita nel 1460 dal Duca Antonio Tristano dei Sanseverino. Consegnata ai Padri Osservanti di S. Francesco passò poi ai Riformati. La pianta ad “elle” prevedeva due piani: in alto 33 celle, in basso la cucina, il chiostro con giardino, una bellissima cisterna, e il porticato. Oggi il chiostro ospita la sala del Consiglio Comunale. L’interno della Chiesa, a tre navate, non presenta particolari architettonici di rilievo ma è ricca di affreschi di pregio di influenza partenopea: Andrea Vaccaro è l’autore della tela dell’Immacolata, mentre altre tele sono attribuite a Domenico Guarino di Solofra e al Ferri.

Rione San Giovanni: Così denominato dalla cappella dedicata al Battista.

Rione Croci: Identificato dalle 5 croci ivi collocate nel 1752, in occasione di speciali predicazioni missionarie volute dell’Arcivescovo Lanfranchi.

Rione Piro: Sorse negli anni ‘20 e ‘30 sulle terre appartenenti all’orto della famiglia Giannantonio.

Rione Matina: Zone delle “matine”, cioè delle “costiere” esposte verso levante, al primo sole, abitate a partire dall’800. I rioni Matina soprana o vecchia, Matina sottana e Matina nuova si estendono, con direzione Monte Como, (Casale) dal “Convento” alla collinetta del Camposanto.

Rione Cammarelle: Ex orto Rogges, rappresenta l’ultimo lembo disponibile all’edificazione.

 

 

MARCONIA

Nel passato la bella pianura che dall’attuale Centro Agricolo arriva a S. Basilio fu una foresta maestosa, disboscata e ridotta allo stato di macchia dagli affittuari comunali. Era l’immenso Bosco Salice (2.500 Ha) recuperato alle colture agricole dai confinati politici a partire dal 1938. Nella parte centrale del disboscamento, nello stile solenne già realizzato nella Bonifica Pontina, sorse il nucleo di un futuro villaggio residenziale: il Villaggio Marconi, in onore di G. Marconi, ora Marconia. Ex colonia agricola, costruita per accogliere confinati, caduto il fascismo, a quotizzazione avvenuta, a partire dagli anni ‘50 si è sviluppata notevolmente. Distante circa 14 Km. dal paese, ben collegata con importanti centri della zona, ospita con le sue ridenti contrade circa la metà della popolazione pisticcese. Fornita dei principali servizi pubblici e di culto, tra cui la nuova sede della Delegazione Comunale e la riedificata Chiesa parrocchiale di S. G. Bosco, ad attività prevalentemente agricola, è negli ultimi anni meta frequente di villeggianti, attratti dalle spiagge pulite della sua ampia marina.

Piazza Elettra: Questa piazza, porticata su tre lati, con torre littoria ed arengario, è il centro vitale del paese; sede di ogni attività ed ufficio nel passato, oggi è oggetto di valorizzazione e di recupero da parte dell’Amministrazione Comunale.
Piazza Bologna: Presenta un monumento al confinato politico eretto nel giugno 1980. Scolpito dall’architetto napoletano Raffaele Fienca, il gruppo statuario rappresenta un intellettuale, un contadino e un operaio uniti nella lotta per la libertà.

 

 

La costa e i lidi

Dalla natura brulla e assolata della collina, passando per le pianure centrali un tempo malariche, oggi sedi di colture pregiate, si giunge alla zona costiera che mantiene inalterato il suo aspetto selvaggio. Una preziosa pineta costeggia il litorale di rena bianchissima su cui vegeta il “pancrazio”, giglio di mare dai fiori candidi e profumati, a ridosso di una macchia mediterranea ricca di ginepri, lentischi, mirti ed effimere fioriture di cisti. È questo il comparto turistico con circa 8 Km. di spiaggia, oggetto di un piano detto “dei Lidi”, che prevede la realizzazione di tre villaggi turistici: Club Mediterrane'e (San Basilio), con una ricettività di oltre 1200 posti; gli Argonauti (loc. Macchia) e le Dune (S.Teodoro).

 

 

Luoghi da non perdere

Il  silenzio luminoso di scavi, castelli e abbazie
 

Incoronata

Sito ubicato sulla sponda destra del Basento al confine fra il territorio della Siritide e Metaponto, è un pianoro sopraelevato, completamente isolato ma in posizione strategica.

Gli scavi hanno portato alla luce tracce di un insediamento indigeno risalente al IX secolo a.C.

L’abitato, con capanne aggregate e necropoli composte ai margini del terrazzo, aveva abitazioni di forma circolare con un interro per deposito di derrate alimentari, protetto da un pavimento ligneo.

Nell’VIII secolo a.C. coloni greci provenienti da Siris si sovrapposero agli indigeni che probabilmente si rifugiarono nell’interno, forse anche a Pisticci. Dopo circa un secolo anche i colonizzatori abbandonarono la postazione che in seguito fu completamente distrutta.

Per visita: Museo Nazionale Metaponto - Tel. 0835/745327

 

San Basilio - Castello

Costruito verso il Mille dai Monaci Basiliani in epoca normannna, fu donato dai feudatari alla comunità benedettina di S. Maria del Casale di Pisticci che lo tenne sino alla seconda metà del XV secolo, quando tutta la costruzione passò ai Certosini di Padula. Nel 1830 questi lo cedettero al Marchese Ferrante di Ruffano; attualmente la proprietà è della famiglia Berlingieri che lo ha aperto al pubblico con attività di ristoro.

 Tutta la struttura risponde ai canoni della Regola, economica ed autarchica, con il chiostro centrale sul quale si affacciano i locali adibiti a refettorio, cucina, dormitorio e biblioteca. Nell’angolo ovest si erge una torre quadrata di origine normanna, coronata da merli in cotto risalenti al XV secolo; ad est, in seguito, furono aggiunte una torre cilindrica e due torrette a scopo difensivo. Il castello è dotato di una piccola chiesa risalente al XVIII secolo.

Per visita: Az. Agricola Benlingieri - Tel. 0835/470054.

 

Abbazia-Santuario Santa Maria La Sanità del Casale

Sui ruderi di un antico cenobio greco-bizantino risalente all’anno Mille, Rodolfo ed Emma Maccabeo fecero costruire intorno al 1087, dalle fondamenta, l’Abbazia di S. Mania, in località Casale Pisticci sul monte Corno, affidandola poi ai monaci benedettini provenienti da Taranto e osservanti la regola dell’ora et labora. Di stile romanico pugliese l’interno e a tre navate dal tetto ligneo a capriate, colonne squadrate reggenti archi ogivali, arco santo centrale e, anticamente, monofore che si aprivano nelle pareti con arco a tutto sesto.

Il portale, che risale al 1200, anch’esso ogivale, sormontato da tre fasce di foglie di acanto spinoso, presenta l’arco interno sostenuto da due colonnine laterali con capitelli riproducenti figure di aquilotti, a sinistra, e tigrotti, a destra. Un grande rosone, con le stesse decorazioni del portale, immette luce nella chiesa. Sul lato posteriore sono state ricostruite le bellissime originarie absidi in pietra locale.

E già in atto l’opera di recupero e di ricostruzione delle altre parti che compongono l’Abbazia, tra cui il campanile. La statua della Vergine è una scultura in legno del‘400.

Per visita: Parrocchia Cristo Re 0835/581677.

 

 

Folklore - Feste religiose - Artigianato

Ricorrenze religiose, usanze, tradizioni e canti che scandivano i tempi della vita collettiva e individuale, sono numerosi nella ricca tradizione folklorica pisticcese. Due grruppi folk l’“Eco Lucana e la Pacchianella” sono da anni impegnati a valorizzare il patrimonio culturale che per secoli la tradizione orale ha mantenuto vivo nell’animo popolare. Tra le testimonianze più significative i Canti del Carnevale che inizia con la festa di Sant’Antuono (17 gennaio), durante la quale si benedicono tuttora gli animali domestici e viene acceso un grande falò. Un tempo i canti, in forma di serenata, si diffondevano per i vicoli accompagnati dal suono del “cupa - cupa”, mentre giovani donne ballavano nel costume tradizionale che è tra i più belli del materano.

La “pacchiana” vestiva con a vunnèdde”, gonna di lana rossa fittamente plessata, raccolta da “u cinte” che poggiava sulle anche. “U sciuppe” è un corpetto in velluto ornato riccamente di frange e ricami; il seno è coperto da una stola: “a sciarpette”, bianca come le maniche della camicia orlate di preziosi merletti; un nastro di seta nera di larghezza variabile “u lutte” spezza il grande candore. Sulla gonna scende “u senale” di seta nera e la testa eè ricoperta da “u panne”, anticamente di lana “castoro”, bordato di fettuccia di seta fioraia.

La Festa patronale in onore di S. Rocco, che nel 1656 protesse i pisticcesi da una terribile epidemia di peste, ricorre il giorno 16 Agosto. Già il 1° Agosto, alle prime luci del giorno, risuonano colpi di mortaretti e suggestiva, nei giorni che precedono la ricorrenza, è la corsa dei cavalli da parte delle varie contrade che gareggiano per la conquista del “Mantello di S. Rocco”.
Il 15 Agosto, festa dell’Assunta, all’imbrunire, un corteo di macchine accompagna la statua del Santo all’Abbazia del Casale. Il giorno 16, per le vie del paese, S. Rocco è portato a spalle in processione, mentre il 17 attraversa la cittadina sul Carro Trionfale trainato da buoi.

Nella frazione di Marconia, la seconda domenica di Settembre, si festeggia, con solennità, la Madonna delle Grazie.

 

Mercati mensili si tengono a Pisticci l’ultimo mantedì del mese, a Marconia il secondo sabato del mese.
Le Fiere hanno luogo a Pisticci il 24 Aprile e il 12 Agosto.

 

Artigianato

La pregiata argilla del posto, bianca con inclusioni bluastre, ha da sempre favorito la produzione artigianale di vasi, piatti, anfore e laterizi (famosi i “coppi”) da parte dei fornaciari. Questa attività è stata recuperata, negli ultimi anni, con gusto, da alcuni artigiani del luogo.

 

 

Gastronomia: sapori antichi

Tapparédde (pasta di casa a forma di rombo conditaco con aglio e olio fritto o con salsa di pomodoro e basilico, insaporita con cacioricotta). Rucchélé (gnocchi concavi) e ràpé. Tagghiariédde (tagliolini) con legumi. Maccarune a fiérre e recchjetédde (orecchiette) con sugo di pomodoro e carne. Salzizzé arrestute (salciccia). Ntruocchjilè (involtini di interiora di agnello). Lambasciùne scailàte (cipollini lessati e conditi con olio fritto e peperone rosso pesto). Sanguinacce (sangue di maiale condito con spezie, zucchero e cioccolato), pèttelé (pettole) e ‘ncartagghiate (cartellate) dolci natalizi. U tilicchio (ciambella ) pane di grano duro dorato e croccante. Cascavadde’, mantèché, butirre (tipici e pregiati prodotti caseari). U miére buone (vino buono) e u miscariedd (vinello di mosto e acqua). Olio di oliva. Liquori di erbe locali (Amaro Lucano).

 

tratto da: opuscolo dell'Amministrazione Comunale di Pisticci


 

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