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POTENZA - le origini   (da "Il Lucano" del 1907)

 

E' un fatto accertato della storia, che Roma, per punire le popolazioni del Piceno, pertinacemente contrastanti e forte opponentisi alla assorbente politica conquistatrice di essa, nonché per isnervare le forze di un popolo, che limitrofo alle inimiche razze celtiche tentava alleanze con esse contro Roma, questa trasferì una parte della popolazione dei Piceni , di forza , dalle antiche loro sedi sulle spiagge dell'Adriatico, nella plaga presso all'ultimo corso del fiume Silaro o Sele, al limite estremo tra la Campania e la Lucania.
L’ultima delle guerre che piegò i Piceni a Roma avvenne nell'anno, della Città , 486 , che risponde all’anno 267 avanti l’era volgare ; e l’esito violento di una parte del popolo sottomesso fu dello stesso periodo di tempo, —— e vuol dire nel secolo III innanzi Cristo.
Furono "trecentosessantamila" i Piceni, afferma Plinio, "venuti in fede di Roma" cioè vinti e amnistiati dalla fatale città, che unificava, gli Italici col plebiscito armato delle legioni. Amnistiati si, ma puniti , negli ordinamenti civili municipali, nelle proprietà, nella ripartizione demografica.
I popoli vinti cedevano, come si sa, il terzo del territorio delle vinte città — taglia di guerra ! — a Roma vincitrice. Fu, probabilmente, un numero pari - chi sa? - al terzo del popolo quello clic venne, con la spalla alle reni, spinto in quei campi, non certo, anche allora, molto salubri, tra Eboli e Salerno.
E qui giunti i nuovi immigrati fondarono la, città di Picentia, dal memore nome di una loro città sull’Adriatico. Ed oggi ancora il piccolo villaggio o gruppo di case che è detto « S. Antonio di Vicenza » fa testimonio delle antiche origini sue e il breve fiume non lontano, che oggi ancora è denominato « il Picentino » ricorda non pure le origini dell’antica gente, ma forse il confine dalla Campania.
Alla stessa epoca — ad un dipresso — una parte, una frazione, un gruppo di questo popolo immigrato dall’Adriatico, si trasferì, dalla bassa pianura presso il Silaro, nella prossima attigua Lucania. — Eburum, Vulcei, Urseutum, Atena, Tegianum, Consilinum, Sontia, città lucane popolose, occupavano già la parte della Lucania, che scarica le acque dei suoi fiumi nel Tirreno. E i nuovi arrivati non liberi di epandersi per le plaghe gia occupate da queste città della Valle del Tanagro, risalirono lungo la valle superiore del  Silaro, e, passato l’Appennino, vennero alle origini della fiumana, che scendo verso Oriente al mare Jonio.
I primi coloni, presso il Silaro , fondarono una città che, a memoria della patria abbandonata, dissero Picentia. Ed il ramo di essi, che si venne propagando nelle terre della Lucania, fondava Potentia, a memoria della loro antica sede o città di Potentia; antica città che, caduta al primo medio evo nelle sue ruine presso l'attuale Porto-Recanati, o giù di li e rivissuta nel nome di Potenza-Picena.
Il fiume Basento, aveva già il suo greco nome di Casuento, che gli fu dato dalle colonie greche venute sul Jonio tre secoli innanzi. I nuovi coloni dal Silario non poterono, - se pure ne ebbero il pensiero - , mutare il nome di esso in quello del nativo fiume di Potenza, dell'Adriatico; - o questo nome non attecchì.
Se tali furono le origini, fu popolo di gente libera, aspra e forte, quantunque vinta dalla vincitrice del mondo! Fu di stirpe Sabino-Sannitica, di idioma, come i nostri antenati tutti, osco. Della prima epoca della città non avanzano monumenti scritti in bronzo o in marmo; non avanzano (e non credo ne ebbe mai) monete sue proprie. Ma avanzano molti marmi letterati, - testimonio di culti, di sacerdozii, di famiglie, di ornamenti municipali, di civiltà - dell'epoca della civiltà latina, dopo che Roma comprese e compresse anche questa pianta, già remoto germoglio delle terre adriatiche, nella nuova grande patria, nell'unico e grande nome d'Italia.

Saluti      Giacomo Racioppi

da “IL LUCANO” del 16 agosto 1907   

 

 

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