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La legenda dei " Ferricelli "

Narra la leggenda che alla vigilia del decisivo scontro di Piano del Campo, tra i tenaci armentesi e gli invasori saraceni, la Madonna della Stella sia apparsa ad una donna del popolo. Rosina del Castellano era con suo marito Giuseppe ed altri pastori accampati nel fosso di Sant’Eramo. Preceduta dai tocchi delle campane che suonavano a martello, la notizia dell’incursione all’abbazia dei monaci basiliani s’era propagata rapidamente per tutte le campagne del circondano, i razziatori erano stati messi in fuga per le vie più impervie, lo svanire della minaccia non aveva placato l’ira dell’Abate. Luca di Castronuovo, non pago dell’allontanamento del nemico, aveva personalmente in mano le fila dell’offensiva col proposito di dare una lezione salutare. A futura memoria. Sospinti in una radura senza sbocchi i saraceni non avevano scampo. Il piano stava funzionando ed era giunto il momento di affrontarli a viso aperto. Occorrevano, quindi, quanti più uomini in grado di battersi. Nel bivacco di Sant’Eramo tutti volevano esserci l’indomani e rispondere tra i primi alla chiamata. Intanto dormivano inquieti, avvolti nelle mantelle camolate e nei fieri propositi di difendere il proprio paese. Rosina era in ansia per le sorti dell’imminente battaglia che sì annunciava aspra ed incerta. Per distogliere il pensiero dal pericolo si era incamminata verso la fontana del noce a raccogliere un po’ d’acqua. Un bagliore improvviso e poi Lei: la Madonna della Stella. Sulle prime, folgorata dallo splendore diffuso dalla Vergine, restò immobile ed inebetita, ma quando le fece cenno di avvicinarsi si gettò ai Suoi piedi e, facendosi coraggio, invocò il suo aiuto e la sua protezione per il giorno seguente. Maria Santissima le posò benevolmente una mano sul capo e sorrise. Aveva un sorriso così dolce che avrebbe tranquillizzato anche la più pavida e incerta delle ancelle. ”Domani, tutti gli armentesi sapranno farsi onore. Del resto, sono già in buone mani”. Alludeva, naturalmente, al loro condottiero che tutti già chiamavano il “Santo”. “Ma ora, anche tu dovrai fare la tua parte” aggiunse. E nel dire queste parole estrasse dalle sue vesti azzurre un minuscolo ferretto lungo due spanne. La povera donna la guardò perplessa. Pensò che le stesse porgendo un’arma segreta con la quale combattere. La Madonna intuì il suo imbarazzo e volle sciogliere l’equivoco. Prendendola per mano la invitò ad alzarsi spiegandole che non di un brando ma di un semplice arnese da cucina si trattava. “Quando domani sera gli uomini torneranno dalla battaglia saranno stanchi ed affamati. Tuttavia, avranno voglia di festeggiare e di ritemprarsi dalle fatiche intorno ad una tavolata. Ecco, fanne buon uso”, concluse. Lasciandole il ferretto si volatilizzò prima che potesse battere ciglio. La buona Rosina restò sola e col dubbio di aver sognato. Poi, ritrovandosi fra le mani il regalo della Vergine Celeste, pensò di assecondarne la volontà. Ingegnandosi rapidamente a studiarne l’uso capì di non essere stata del tutto abbandonata. Predispose sul tavolino quanto serviva ad impastare e, di buona lena, amalgamò la farina con l’acqua. Cavò quindi dall’impasto delle listarelle e le manipolò arrotolandole ed incavandole col ferretto. Lavorò tutta la notte e, alle prime luci dell’alba, l’enorme ammasso si era trasformato in tanti sottili boccoli di pasta. Stese il frutto delle sue fatiche ad asciugare su una tovaglia e svegliò il marito. Lo salutò abbracciandolo e lasciò che raggiungesse con i suoi compagni il grosso delle forze armentesi alla piana della battaglia. Tornò poi al suo giaciglio e s’inginocchio a pregare. Spossata dalla stanchezza fu colta dolcemente dal sonno. L’assopimento fu breve ed intenso, confortato da un presagio di vittoria. Quando di lì a poco, destata dai tumori delle altre donne, s’accorse che il sole era già alto e si dedicò alle greggi. Al tramonto lontani canti festosi annunciarono il trionfale ritorno dei combattenti. Solo allora Rosina si ricordò, della cucina e si pose il problema di come condire rapidamente la pasta che aveva preparato. Prese del pane raffermo, ne cavò la mollica, sbriciolandola e la mise a friggere nell’olio. Scolò la pasta e la cosparse di mollica e formaggio, impreziosendola di fiocchi lievi di una radice odorosa e piccante, grattata faticosamente. Lasciò il tutto ad insaporirsi e corse incontro agli uomini con i bambini e le altre donne dell’accampamento. Furono lavati e rinfrescati, i feriti medicati alla meglio. Poi tutti vicino al fuoco ad ascoltare i racconti della battaglia Era anche il momento di mangiare. Ognuno portò del suo. Solo allora Rosina tirò fuori la sua sorpresa. Ognuno ne mangiò con gusto, accompagnandosi con generose sorsate di vino. Le lodi degli uomini salirono al cielo e un sottile livido guizzo d’invidia attraversò i visi delle altre donne. Fecero così la prima apparizione sulle mense lucane i “ferricelli” con la mollica.

Autore: Logs Toggiako - da: ‘A RIGGELLA

 

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