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BELLA

STEMMA

“Castello con tre torri; sulla media un genio armato di asta e scudo; intorno il motto: "Prudentia, Fidelitas et Castitas"”. (Giacomo Racioppi)

“D'azzurro ad una torre castellata di due pezzi d'argento, e sormontata nel mezzo della dea Bellona loricata, galeata ed armata al natu- rale. Aggiunge le sigle P.F.C. che par dicano "Praedium Familiae Caracciolae"”. (Giuseppe Gattini)



NOME

“Localmente labbègghie (DETI 47), il toponimo è nominato nel Catalogus Baronum (aa. 1150-1165) «in Bella, de Bella» n. 476, 667 ecc. Quanto alla sua origine, non corrisponde al nome di un'antica città Abella (Racioppi 1876, 449), né riflette un avella 'noce' (La Corte 1911, 80) che in latino è avellana/abellana (nux), ma è probabilmente un derivato dal latino libellum "piccolo catino", piccola vasca, con continuatori anche al femminile (cfr. ad es. Torrente Lavella). La forma Bella si spiega con una deglutinazione di la- interpretato come articolo; anche la variante dialettale dovrebbe dipendere da -bella data la presenza di -bb- (se fosse da *labella dovremmo avere -v invece di -bb-) con successiva concrezíone di la-; oppure labbègghie è stata influenzata da La Bella forma dotta”. -



PROFILO STORICO

“A tempo di Guglielmo II giusta il ripetuto Registro del servizio feudale , furon recensiti diversi baroni che avean feudi nel suo territorio. Sul cadere del sec. XIV fu in dominio degli Acciaioli , ma partegiani essi del Duca di Durazzo, Bella venne messa a fuoco alla costui disfatta. In seguito trovasi nelle mani degli Alemania, Conti di Pulcino, a cui venne poscia tolto per fellonia. Indi nel 1462 fu acquistata dai Caraccioli di Brienza, dai quali passava a quelli di Castellaneta, ed a questi pur per delitto di ribellione sequestrata. Pertanto da Carlo V donata a D. Ferrante d'Alarcon, perveniva al nipote ex-filia, D. Alvaro de Mendozza, che la vendè poi ai Carafa. Ma nel 1560 l'università, stanca di tutti questi passaggi, volle redimersi riducendosi nel Regio Demanio, senonchè- triste condizione dei tempi - a corto andare , non potendone sopportare i pesi, chiese di rivendersi ed acquistata venne dal magnifico Agostino Rendone di Melfi, Signore altresì di Baragiano e Santa Sofia. Rivenduta ancora andò in potere dei Caracciolo d'Avellino , poscia dei Caracciolo-Arcella, ed infine di quei della Torella , che la tennero col titolo di Marchese”. (Giuseppe Gattini-1910)



“Situato su una dorsale tra due torrenti a 670 m s. m., in territorio con tracce d'insediamento preromano e romano, è un centro che ha avuto importanza in epoca normanno-sveva. Circondato da numerosi casali, poi scomparsi, e feudo degli Acciaiuoli, è stato distrutto alla fine del sec. XIV. Ricostruito da Ladislao, è appartenuto poi a varie famiglie (TCI Bas. Cal. 267)”. -



“Abitata fin da epoche antiche, stando al rinvenimento nella zona di numerosi reperti archeologici romani e preromani, secondo alcuni studiosi deriva il toponimo dal latino labellum, "piccolo catino, piccola vasca", dove 'la' andrebbe inteso come articolo; non manca però chi ritiene che si tratti di un derivato di "Abella”, nome di un'antica città osco-lucana. Circondata da molti casali, abbandonati a causa delle invasioni barbariche, nel corso dei Medioevo fu dotata di fortificazioni, acquistando una certa rilevanza sotto i Normanni e gli Svevi. Nel Trecento, dopo essere stata infeudata agli Acciaiuoli, fu assegnata ai de Alemagna, conti di Pulcino, che ne furono privati in seguito alla loro ribellione contro il re Ferdinando. Venduta nella seconda metà del XV secolo ai Caracciolo di Brienza, nel 1528 fu donata da Carlo V a Ferrante d'Alarcon, dal quale passò a diversi signori, tra cui Alvaro de Mendoza e i Carafa. Verso la metà del XVI secolo, stanca dei continui passaggi di proprietà, volle porsi alle dirette dipendenze del sovrano; l'annessione al regio demanio tuttavia durò poco: infatti nel 1564 fu acquistata da Agostino Rendone di Melfi, venendo poi rivenduta ai Caracciolo di Avellino, cui subentrarono i Caracciolo-Arcella e quelli della Torella, che ne conservarono il possesso fino all'abolizione dei diritti feudali, decretata nel 1806 da Giuseppe Bonaparte.

Tra i monumenti, oltre a ciò che resta dell'originaria struttura del castello normanno, spicca la chiesa di Santa Maria delle Grazie, contenente interessanti opere”. (Paolo Sparaci-1998)



CARATTERISTICHE TERRITORIALI E SOCIO-ECONOMICHE

“Centro montano, di antiche origini, che ha affiancato alle tradizionali attività agricole un modesto sviluppo industriale. I Bellesi, con un indice di vecchiaia inferiore alla media, sono distribuiti tra più località, delle quali, oltre al capoluogo comunale, le più popolose sono quelle di San Cataldo, Braida, Sant'Antonio Casalini Vecchio e della stazione di Bella-Muro. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno dai 332 ai 1.407 metri sul livello dei mare, e offre un panorama alto-collinare molto suggestivo, con i suoi estesi boschi. L’abitato, che con i resti del castello normanno ricorda la funzione difensiva dell'insediamento e che non fa registrare evidenti segni di espansione edilizia, mostra un andamento plano- altimetrico piuttosto vario.

Posta nella parte nord-occidentale della provincia, alle pendici del monte Santa Croce, nei pressi della foresta di Pierno, confina con Avigliano, Ruoti, Baragiano, Balvano, Muro lucano, San Fele, Filiano e l'isola amministrativa Sant'Ilario appartenente al comune di Atella. A soli 25 km dal casello di Picerno che (tramite il raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni) immette sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, è facilmente raggiungibile anche con la strada statale n. 381 del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa, che corre ad appena 4 km dall'abitato. Fa parte della Comunità montana “Marmo-Platano”. La popolazione si rivolge prevalentemente a Potenza per il commercio, i servizi e le strutture burocratico-arnministrative non presenti sul posto”.





(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B. "Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata" sede: 85050 Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis. Copyright riservato. E-mail: [email protected]

Autore: Vincenzo Falasca

 

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