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IL CASTELLO DI BERNALDA

II Castello di Bernalda, ubicato in bella e panoramica posizione in vista della valle del fiume Basento, esprime soprattutto oggi un'intensa suggestione ed un gran fascino, come puntualmente accade in presenza di simili opere, per un evidente contrasto con tempi e modi di vita sicuramente diversi da quelli che, con certa coerenza e convenienza, ne dettarono la costruzione.
Di origine sveva secondo alcuni (1), normanna secondo altri (2) il castello ha sostanzialmente una "facies" architettonica angioino-aragonese, con una prevalenza del lessico angioino, malgrado il restauro e la ricostruzione assegnati "al tempo di Bernardino di Bernalda" (3), Feudatario dei d'Aragona che, sul sito e nei pressi dell'antica Camarda distrutta dal terremoto del 1466, riedificò nel 1470, oltre al Castello, una nuova città che da lui si nominò Bernalda (4).
La costruzione che, in buona sostanza, si presenta gradevolmente compatta e sobria per un disegno strutturale e decorativo, insieme, segnatamente nitido quanto essenziale, consta di due livelli con impianto irregolare, con due torri troncoconiche sul lato sinistro impreziosite da un vigoroso redondone pur presente, malgrado la discontinuità, su cortine e prospetti ed, infine, con una terza torre, sul lato posteriore, su base quadrangolare e scarpata.
Come se n'è fatto cenno, non sembra riscontrarsi in tale opera il leit-motiv dell'arte difensiva aragonese, cioè la cimatura o riduzione in elevato di torri e relative cortine, dal momento che le torri in questione, oltre a suscitare quell'emozione e quello stupore di cui si diceva, offrono per la loro imponenza una chiara immagine di forza e potenza, tanto cara a Re Carlo I d'Angiò, che fu sterminatore degli Hoenstaufen eppure emulo del grande Svevo.
A questa immagine di arce inespugnabile fa, però, contrasto la gradevole fisionomia palazziale del fronte e del prospetto laterale destro che ben s'inserisce nel generale quadro d'insieme; prospetti che appaiono identici nella loro definizione architettonica tesa ad una sobria monumentalità, estremamente semplice od essenziale per quanto attiene i piani-terra eccezion fatta per il portale d'ingresso con colonne doriche e con architrave bellamente decorato da triglifi di un riesumato fregio dorico che in quel sol dato rivive, e certamente raccordata nel bugnato rustico delle cantonate; la resa monumentale è sicuramente raffinata ed elegante nei primi che fanno, rispettivamente, bella mostra di quattro balconi dai frontoni tagliati e dalle ampie mensole di sostegno, in ferro battuto e lavorato con esemplare sobrietà, espressa dalle aste verticali delle inferriate definite a mo' di balaustrini litici a doppia entasi, tipici del '400 fiorentino, e da un prezioso fregio greco a meandro a completamento della sintassi decorativa.
L'omogeneità strutturale e decorativa or ora indicata, è, invece, del tutto assente sui prospetti fortificati (sinistro e posteriore) che mostrano una varietà di luci, antiche e successive, mal combinate che denotano, pertanto, rimaneggiamenti e modifiche segnatamente poco mirati e funzionali per l'estetica o composizione delle parti ma evidentemente utili ad una ridistribuzione degli interni poco attenta, negligente ed indifferente al disegno esterno.
Uguale riscontro di semplicità ed essenzialità si ritrova negli interni, come già nella soluzione compositiva dell'ampio androne voltato a botte lunettata, che immette in una luminosa corte contornata da unità abitative e depositi vari, per poi procedere al piano superiore che, come il piano-terra, è contraddistinto dalla sola presenza di profonde volte a schifo e a botte lunettate e di più contenute volte a crociera.

Note

1 Cfr. F. FRANCHINI, L'incontro del turista con Matera e la sua Provincia, p. 57, Matera, 1980: "Castello feudale... di origine sveva costruito al tempo degli Aragonesi con torri cilindriche...".
2 Cfr. S. BRUNO, Castelli di Basilicata, Matera, 1967, p. 91.
3 S. BRUNO, Op. cit., ibidem.
4 S. BRUNO, Op. cit., pp. 91-92; Cfr. D. D'ANGELLA, "Storia di Camarda e di Bernalda", Pisticci, 1983


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1992

Autore: Testo di Roberto Faggella

 

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