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LAURIA (la storia)

LE ORIGINI

Le prime notizie certe su Lauria si hanno a partire dal 1079, con la "Bolla di Alfano" che riguarda la giurisdizione del Vescovo di Policastro e nella quale Lauria figura con il nome di "Uria" proprio come vuole la tradizione. Probabilmente il nucleo originario sorse, nel X secolo, intorno alla laura basiliana sita nel luogo ove poi è stato edificato il Santuario della Madonna dell'Armo. Probabilmente furono i Saraceni, che si stabilirono nella zona detta Ravita (dall'arabo Rabit - zona vicina) che edificarono il Castello oggi detto "di Ruggiero".
Dal dodicesimo secolo Lauria fu sicuramente sede di un feudo normanno in cui fiorivano artigianato e commercio. Lauria era il centro politico ed economico della Valle del Noce: feudatario era il capo incontrastato di questo microcosmo autonomo.
Capostipite della Baronia normanna è Gibel de Loria cui seguì Riccardo (dal 1254 a 1266), fedelissimo di Re Manfredi, che, insieme a lui trovò la morte nella battaglia di Benevento. Il primogenito Ruggiero divenne celebre perché fu nominato Ammiraglio d'Aragona da Pietro III: egli non fu mai sconfitto in combattimento e riuscì, più volte, ad uscire vittorioso da scontri con la flotta Angioina.



IL BASSO MEDIO EVO

Nel Trecento la città, che continuava a crescere in estensione, divenne Contea con i nuovi Signori, i Sanseverino. Del 1319 è la Bolla con cui Papa Giovanni XXII autorizzò l'Ordine dei frati minori Osservanti ad iniziare la costruzione di un monastero in Lauria, ora distrutto ma definito, all'epoca, "magnifico".
Nel XV sec. il Conte Stefano Sanseverino, assai attivo e concreto, specie nel campo militare, fu costretto a stringere d'assedio la città di Maratea, insorta al dominio perché passata con gli Angioini. In quest'epoca il feudo raggiunse la sua massima estensione fino a comprendere Orsomarso e Laino. Risale allo stesso periodo la concessione fatta alla città di Lauria di poter nominare il Vicario del Feudatario ed il Sindaco "un anno in lo burgo inferiore et un anno in lo burgo superiore".
Da ciò si desume che l'estensione della città, in poco più di due secoli è quasi raddoppiata. La fase di grande benessere della città subisce un periodo di interruzione a partire dal 1487: in quell'anno, infatti Barnabò Sanseverino fu uno degli organizzatori della Congiura dei Baroni che, però, fu domata da re Ferdinando, il quale fece catturare ed uccidere tutti coloro che avevano preso parte alla congiura. La contea di Lauria venne confiscata ai Sanseverino cui fu riaffidata solo nel 1516.



L'ETA' MODERNA

Nel corso del Cinquecento Lauria contava duemilacinquecento abitanti al pari di Matera. Pochissime sono le notizie riguardanti la città in questo periodo: della fine del secolo è la notizia della visita pastorale effettuata in Lauria dal Vescovo di Policastro monsignor Spinelli, che si recò dai malati dell'antico "Spitale di Santa Maria dei Martiri".
Il XVII secolo è caratterizzato dalla presenza riflessa in Lauria del Cardinale Lorenzo Brancati, che rimase profondamente legato al luogo che gli aveva dato i natali. Per la sua presenza, diretta e non, il Seicento vide in Lauria ampliare il Convento dei Padri Cappuccini (1619), ultimare il Palazzo Vescovile, svolgersi, presso l'Episcopio, il VI Sinodo della Diocesi, stabilire che il Vescovo risiedesse per sei mesi all'anno nella residenza di Lauria, donare, da parte del Barone Sanseverino, al potente Abate di San Filippo molti beni e pertinenze tra cui fondi siti in Castelluccio, Rivello e Tortora.
Il centro subì un notevole sviluppo estensivo che, purtroppo, ebbe una battuta d'arresto con la peste de 1655, quando oltre un quarto della popolazione morì.
Molto importante è un documento del 1660 in cui il Barone Francesco Exarques concesse all'Università di Lauria la possibilità di eleggere il Sindaco senza l'ingerenza del feudatario: ciò conferma la crescita culturale degli abitanti che cominciavano a prendere coscienza dei loro diritti.
Nel 1680 morì, senza eredi, Eleonora Exarques, perciò il feudo tornò al re che lo mise in vendita; nel 1690 fu acquistato dai Duchi Calà di Tappa.
Del 1692 è un'importante supplica rivolta dai laurioti al feudatario affinché istituisse un carcere e deputasse un giudice capace di dirimere le controversie.
Le prime notizie ufficiali del Settecento risalgono al 1735, quando Carlo III di Borbone, attraversando alcune terre di Basilicata, rimase profondamente sconvolto nel rilevare una situazione ben diversa dalle notizie portategli dai suoi consiglieri: terre sterili, frane, torrenti che straripavano, malaria, mendicanti in abbondanza. Per questo diede ordine all'Avvocato fiscale di disporre una rilevazione su tutti i centri abitati. Dalla relazione su Lauria risulta che " ... il numero degli abitanti è di oltre seimila anime ... il Duca riscuote annualmente oltre settantadue ducati".
Sempre della fine del Settecento sono alcuni dati relativi al benessere derivanti dal florido commercio e dal ricco artigianato: particolarmente celebre era la lavorazione del ferro, arte che aveva contribuito a far conoscere la nostra città in tutto il regno; i fabbri erano specializzati nel costruire fucili ed archibugi.
Sul finire del secolo, nel 1770, nacque a Lauria il Beato Domenico Lentini, il "sacerdote dagli occhi di luce che ha conquistato, attraverso il bene, la luminosità del cielo".



L'ETA' CONTEMPORANEA

Ne 1799 anche Lauria visse, drammaticamente, gli eventi della Repubblica Partenopea: la città fu democratizzata e vi fu piantato l'Albero della Libertà, il simbolo della Rivoluzione Francese. La repressione che seguì la caduta della repubblica fu inesorabile anche a Lauria: i borbonici, capeggiati da tale Antonio Lombardi si macchiarono di delitti di ogni genere. Tuttavia il ritorno di Ferdinando IV durò poco: nel 1806 i francesi scesi di nuovo in Italia, conquistarono il reame quasi senza colpo ferire. Quasi perché in Lauria si consumò una delle tragedie più grandi di questa campagna bellica. Il generale Massena, il 6 agosto, giunto in prossimità di Lauria e resosi conto delle intenzioni dei laurioti di fermare l'avanzata dell'esercito francese, decise di invadere la città che fu saccheggiata e sottoposta ad un massacro generale: vennero uccisi i vecchi, le donne, i bambini, i malati, furono messe a fuoco le case e le chiese. Fu distrutto il Grande Archivio comunale; fu incendiato il monastero dei Minori Osservanti e la sua antichissima biblioteca; non fu
risparmiato neanche l'ospedale di S. Maria.

"E mi misi direto a nu parapetto
spara scupetta, spara scupetta;
e mi misi direto a nu muro
spara scupetta, ca nun aggiu paura"

Sono alcuni dei versi di un'antica filastrocca popolare che rievocava le gesta dei laurioti ed il loro eroico tentativo di fermare l'esercito francese.
La vendetta dei francesi fu implacabile: furono spostati tutti i servizi - il Giudicato, lo Spitale, il Vescovato,gli Uffici Doganali, il Distretto, la Circoscrizione - i nuovi ispettorati, le tenenze ebbero come sede altri centri
Nel 1815, con la Restaurazione del Congresso di Vienna, ritornarono a Napoli i Borboni. Nel 1816 la città si dotò di un Regolamento comunale e di un Corpo di Guardia municipale.
Ma nel 1820 un evento drammatico sconvolse ancora Lauria: una frana distrusse circa trecento case del quartiere Muraccione. Il 1861, l'anno delle votazioni per formare il primo Parlamento d'Italia, vide a Lauria l'elezione come deputato del concittadino Francesco Maria Gallo.
Purtroppo si deve rilevare che il nuovo regno d'Italia ignorò completamente l'antica e gloriosa sede feudale, continuando la tendenza avviata dai francesi nel 1806: gli uffici di nuova istituzione furono destinati altrove.
E' da segnalare, infine, la speciale indulgenza concessa alla parrocchia di S. Giacomo in Lauria: Pio IX, nel 1876 stabilì che ogni qual volta la ricorrenza del Santo fosse caduta in un giorno festivo, chi si fosse recato nella chiesa.



IL NOVECENTO

Il Novecento è il secolo in cui arriva l'energia elettrica: a Lauria nel 1900, fu creata la prima centrale idroelettrica lucana. Con l'arrivo dell'elettricità ricevettero nuovo impulso tutte le attività produttive della città e le imprese, già numerose, si moltiplicarono.
Nel 1906 venne pubblicato in Lauria un quotidiano,"L'ora presente", che riprese il titolo di un giornale stampato nel secolo precedente; nello stesso anno fu edito un altro quotidiano "Il volano"; il 1908 vide la pubblicazione de "La vedetta lucana" ed il 1911 fu l'anno in cui fu creato "La sfera": tutte queste pubblicazioni sono sintomatiche della ripresa finanziaria e culturale della città.
Nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale e, nel 1915, anche l'Italia entrò in guerra. Il fronte era lontano ma molti giovani laurioti, richiamati alle armi non tornarono più a casa. Oltre cento furono i morti tra i diciotto ed i quarant'anni: una lapide li ricorda nell'atrio del Palazzo comunale.
Alla fine della I guerra mondiale seguirono anni difficili; la ripresa venne verso la fine degli anni venti. Di quest'epoca è il celebre "Discorso di Lauria" in cui Francesco Saverio Nitti, in visita ufficiale in città, ironizzò sull'avvento del fascismo. Al contrario delle sue previsioni, invece, Mussolini prese realmente il potere ed anche a Lauria, ovviamente, il Sindaco divenne "podestà" ed i lavoratori furono costretti ad iscriversi al Partito del Fascio.
Verso la fine degli anni Venti iniziò la realizzazione della tratta ferroviaria Calabro-Lucana che contribuì ad accorciare le distanze tra i vari centri.
La II° Guerra Mondiale, un conflitto catastrofico che causò danni e lutti ovunque, provocò, tra i soldati di Lauria, cento venticinque morti, oltre i trentasette civili deceduti sotto il bombardamento del 7 settembre 1943 in cui gli inglesi tentarono di distruggere il comando tedesco sito nel centro della città.
Il resto è storia di questi giorni: Lauria è cresciuta demograficamente, culturalmente e socialmente: la proverbiale laboriosità è rimasta tale, forse, si è accresciuta.
Centinaia sono, infatti, le aziende commerciali di vario genere, l'artigianato sopravvive e le campagne sono coltivate con cura.




Testi tratti dal CD "Lauria: città 10 e lode" - Fotottica Moderna
a cura di A. Chiacchio e C. D'Alessandro, 2001

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