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Pomarico

STEMMA

"Albero di melo su tre monti. Melo verdeggiante, campo cielo" (michele lacava)



NOME

Campo messo ad alberi di frutta, (Et uda mobilibus pomaria rivis. Oraz.); però non direttamente da pomarium, ma piuttosto da un pomaricus (locus) del basso latino (Giacomo Racioppi).



PROFILO STORICO

"Pomarico, terra in provincia di Basilicata, compresa nella diocesi di Acerenza, distante da Matera miglia 12, e dal mare Jonio 18. E’ situata in una collina, ove respirasi un’aria non molto insalubre. Il suo territorio confina con Montescaglioso, che l’è a distanza di 6 miglia, con Miglionico, Ferrandina, Bernalda ecc. Le produzioni consistono in grano, orzo, legumi, vino, e bambagia; ma ritraggono molto dalla pastorizia gli abitanti al numero di circa 4000, vedendone i prodotti in altri paesi della provincia, e fuori. I fiumi Bradano, e il Basento danno pure del pesce, e le parti boscose similmente la caccia di lepri, volpi, lupi, e più specie di volatili. Vi si trovano molte vipere, aspidi, ed altri insetti velenosi.

La tassa del 1532 fu di fuochi 386, del 1545 di 515, del 1561 di 551, del 1595 di 670, del 1648 …., e del 1669 di 230.

Nel 1501 il Re Federico la vendè ad Antonio Grisone. Nel 1507 il Re Cattolico la diede a Rodorico Avalos in iscambio di Acropoli. Nel 1520 fu venduta a Sigismondo Saracino. Nel 1544 si vendè per duc. 30.000 a Maria d’Aragona, alla quale succedè Ferrante Francesco d’Avalos nel 1569. Nel 1594 passò ad Ottilio Orsino. In oggi si possiede dalla famiglia Donnaperna".(lorenzo giustiniani-1797)



"...L’attuale paese nome ed incremento si ebbe da altro più antico che nel linguaggio del luogo è detto Pomarico vecchio, e nelle carte mediovali Castro Cicurio, ma fu Chichiros a giudizio del Corcia, che meraviglia di non vederlo descritto da nessuno dei moderni topografi. Questo fu in essere fin qualsi la fine del sec. XIV, e quello va menzionato nel Catalogo dei Baroni recensiti per militar servizio sotto Guglielmo il Buono; ma dalle carte Benedettine di Montescaglioso appare essere stato per lo innanzi signore Rodolfo Machabeo (1097), e Giuditta sua figlia, maritata in Ruggiero de Monti, che nel 1124 donò Castro Cicurio a quel Monistero. Senonchè a tempo degli Svevi essendo queste terre state occupate da Lucasino Favetta, al cui figliuolo Cataldo furon poi tolte da Bianca, madre di Re Manfredi e da Bonifacio d’Anglono, fattosene nel 1266 ricorso a Re Carlo d’Angiò, Castro Cicurio ritornava al Monistero, e Pomarico allo Stato Caveosano, di cui ebbe per buon tratto comuni i feudatarii. Poscia questo’ultimo passava nel 1501 in dominio dei Grisoni; nel 1507 dei D’Avalos; nel 1520 dei Saraceni: nel 1544 dei D’Aragona; nel 1569 nuovamente dei D’Avalos; nel 1594 degli Orsini; nel 1612 dei Naselli; nel 1641 dei Miroballo ed in fine nel 1771 dei Donnaperna.

Circoscr. Civ. ed Eccl. – Comune al presente di 5143 abitanti appartenente al Mandamento di Montescalioso, Circondario di Matera ed Archidiocesi di Matera ed Acerenza, ha Chiesa Parrocchiale sotto la cura di un Arciprete con due confraternite laicali ed un monte di maritaggi, poi, cappelle riunite per beneficenza, dotaggi e prestanza. I PP. Riformati vi avevano un Convento che non figura nell’ultima soppressione.

Uomini Illustri. – Vi nacquero Dell’Aquila Ales., Donato Alt., Falco Gius., Fiorentino Nicola, Giannulli Giac., Gorrisio Costan. e Selvaggio Mar. Giureconsulti e canonisti; e Copeta Dom., De Leonardis Ang., Minora Gir., Pacilio Can., Spera P.A. e Spiga Fr. umanisti e poeti; ed altri. " (giuseppe gattini-1910).



SITUAZIONE ATTUALE

“Il territorio di Pomarico è un paese collinare che domina la valle del fiume Basento. Il suo territorio si estende su circa 14.000 ettari. La copertura boschiva ha subito una forte contrazione a partire dall’epoca borbonica e si è ridotta attualmente al Bosco della Manferrara (400 ha). E’ uno dei paesi più belli dell’entroterra della collina materana. A vocazione fortemente agricola, il Comune ha colture di oliveti e vigneti. . Conserva quasi intatte le tradizioni locali che vanno dalla buona carne all’olio di oliva, dai dolci di produzione locale (scarcella, pettole, zippetelle, sospiri con “giulebbe”, ecc.) alla pasta confezionata a casa (orecchiette e kapunti). Altrettanto dicasi per le manifestazioni folkloristiche fra cui i festeggiamenti a S. Michele Arcangelo, Patrono del paese, dell’8 Maggio, con “l’offerta della cera”, e il Carnevale pomaricano. Notevole è altresì l’offerta turistica ricca di numerose emergenze storico-architettoniche fra cui la Chiesa madre del 1750, la Chiesa di S. Antonio, annessa all’ex convento dei Francescani (ora sede municipale) del 1615, il Palazzo marchesale dei Donnaperna che ospita il “Museo della civiltà contadina”. Come tutti i Comuni della Valbasento, Pomarico attualmente risente della crisi industriale in cui è piombato il Comprensorio dopo gli anni ’80. Prospettive di sviluppo sono legate al turismo, all’artigianato locale di stampo moderno e al decollo delle attività dei nuovi comparti .industriali”.





(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B.
"Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata" sede: 85050 Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis.
Copyright riservato. E-mail: [email protected]

Autore: Vincenzo Falasca

 

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