INDICE

Avanti >>

.

Sasso di Castalda

La storia
Probabilmente un primo nucleo del paese sorse, in epoca incerta, sul costone a sud dell’attuale abitato, denominato Pietra Castalda, ossia Rupe Fortificata, a strapiombo sul torrente Fiumicello, che confluisce nel Pergola per passare infine sotto il castello di Brienza. Di quel primo insediamento non restano che poche pietre; la leggenda vuole che fosse abbandonato per un’invasione di serpenti. Il suo nome originario è da far risalire alla morfologia dell’abitato, circondato dalle emergenze locali del massiccio appenninico di Monte Maruggio (h. 1577 mt), di M.te Pierfaone (1753 mt) e di M.te la Cerchiara (1355 mt), e dominato ad ovest da un rilievo di rocce sedimentarie molto fratturate, su cui si conservano i resti dell’antica torre. Roccaforte normanna esistente già nella metà del XII sec., individuata su una carta del 1068 come Saxo Forte, probabilmente fu per molti secoli solo un Casale, ossia un feudo minore del feudo principale, costituito da Pietrafesa - attuale Satriano - prima, e da Brienza poi, sotto i Caracciolo. Proprio con i Caracciolo (quindi dal XV sec. in poi) una cospicua immigrazione di coloni comportò l’ingrandimento del nucleo urbano e l’aumento della popolazione, fino ad allora assai esigua e costituita prevalentemente da pastori alloggiati in capanne di legno e pagliai. Ai Conti Gaetani d’Aragona, che successero ai Minutolo nella signoria del paese, si deve probabilmente la costruzione del castello, di cui non rimangono che pochi ruderi.

Cosa vedere
La visita può cominciare imboccando via Roma, la strada principale, su cui incontriamo la Chiesa Madre dell’immacolata, fino agli inizi del secolo intitolata all‘Annunziata. Edificata nel 1769, notevolmente danneggiata nel 1813 da un incendio, fu riaperta al pubblico nel 1814 grazie all’impegno finanziario di tutti i sassesi.
L’ingresso si presenta con un interessante portale in pietra martellata, sormontato da uno stemma, oggi non più decifrabile per la corrosione dovuta alla pioggia.
Di fianco alla chiesa si erge il campanile, dotato di una campana dell’ ‘800, più altre quattro, di cui una segnata con la data del 1727, appartenente a chiese andate distrutte. Un ingresso secondario della Chiesa immette in quello che è il cuore del paese, Piazza del Popolo, dalla singolare forma triangolare.
La piazza offre sollievo e frescura nei mesi estivi, quando gli enormi platani centenari ricoprono, come una galleria naturale, lo spiazzo sottostante. Superata la piazza e proseguendo su via Roma ci si imbatte, sulla destra, nell’antico Palazzo dei Conti Gaetani d’Aragona, in buono stato di conservazione, prospiciente un giardino privato.
Imboccata via della Pietà, che scende a sinistra del corso principale, incontriamo la casa natale di don Giuseppe De Luca, personalità illustre di Sasso, la cui figura, cara al popolo sassese, è ricordata da una targa commemorativa apposta sull’edificio. Anche qui, la piccola piazza antistante è ombreggiata da un enorme platano secolare, sotto il quale è da notare un caratteristico fontanino in ghisa (come ce ne sono in tutto il paese) con lo stemma del fascio. I ruderi che si intravedono di fronte il Palazzo de Luca appartengono alla Chiesa della Pietà, comunemente chiamata “Manti li morti”, distrutta durante il terremoto dell’ ‘80. Alla fine di via della Pietà, una stradina sulla sinistra scende a valle fino ad un piano erboso. Qui sorge la semplice Cappella dell’Annunziata, dove si venera I‘immagine della Madonna — Un gruppo statuario in gesso dell’ ‘800 - cui la popolazione di Sasso riserva una venerazione particolare. Di epoca incerta, se ne ha notizia già alla fine del ‘700.
Proseguendo per via Castello, ci si addentra nell’antico nucleo del paese, probabilmente risalente al 1500, fatto di vicoli e vicoletti caratteristici, ancora in parte abitati. Di qui, attraverso una scalinata e poi un antico tratturo, è possibile risalire verso il costone roccioso, denominato “Sassi”, su cui sono in parte ancora visibili i resti dell’antico Castello, appartenuto ai Gaetani d’Aragona.
Sul percorso si incontra una vecchia cappella, ben conservata, dedicata a San Nicola. Di modeste dimensioni, qualcuno ritiene che fosse la Cappella del Castello. Sulla effettiva dimensione e funzione dell’antica rocca, ci sono pareri contrastanti. Per alcuni, infatti, più che un castello vero e proprio, essa fu solo una torre di avvistamento, risalente già al XII secolo. Lo dimostrerebbe lo strettissimo viottolo di accesso, molto scosceso e percorribile solo a piedi, poco adatto ad un castello feudale destinato ad essere abitato, e la sua posizione isolata in questo posto di selvaggia natura. Visibili sono, oggi, lungo tutta la cima del promontorio su cui sorge, le tracce delle antiche mura della torre e i muretti dei parapetti del bastione. Lo sperone roccioso offre alla vista un panorama assai vasto, che spazia verso l’agro di molti dei Comuni vicini, e verso lo scosceso Vallone Manca. Ridiscendendo verso il paese su via S. Nicola, che segue sulla sinistra il percorso del Vallone, si suggerisce di perdersi nuovamente tra i vicoli dell’antico borgo. Scorci particolarmente suggestivi sono quelli offerti dal borgo Manca (prima traversa sulla sinistra di Via Casale), dove si trova l'arco in pietra che costituiva l’antico accesso del paese da Nord. Di qui parte il tratturo che, seguendo a mezza costa il Monte Serrone, consente di incamminarsi verso la Cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, prestando però molta attenzione per evitare di rotolare nella sottostante gola scavata dal torrente Arenazza. Ritornati su via Casale, prima di giungere alla Chiesa di S. Rocco, Patrono del paese, incontriamo la Chiesa di Sant’Antuono. Si ritiene che sia la chiesa più antica di Sasso, appartenente con tutta probabilità, insieme al complesso di abitazioni e vicoli circostanti, e al Castello feudale, all’originario nucleo urbano del paese. Poco distante è la Chiesa di San Rocco. Nata come piccola cappella, in epoca forse anteriore alla peste del 1656, è stata via via ampliata con il contributo dei fedeli, fino a diventare chiesa. La devozione particolare riservata a San Rocco dagli abitanti di Sasso è evidente già dalla gradinata di forma poligonale, che conduce all’ingresso, costruita grazie alle offerte di due devoti nel 1964. Anche l’interno, che si presenta ad unica navata divisa dall’abside da un ampio arco a tutto sesto e da una balaustra in marmo, reca varie dimostrazioni del forte sentimento religioso nei confronti del Patrono: offerta dei sassesi emigrati a New York è l’altare in marmo lavorato, e sono ex-voto molte delle statue qui conservate, da quella in cartapesta di S. Rocco, a quella di S. Antonio, e lo stesso pavimento ricoperto in marmette. Il campanile della Chiesa, indipendente dal resto dell’edificio, si presenta a quattro ripiani cubici di grandezza degradante, sormontati da una cupola ottagonale, un tempo riccamente ricoperta di maioliche oggi sostituite da lastre di piombo. Vi si conservano tre campane, tra cui una più piccola recante la data del 1782, probabilmente appartenuta alla originaria cappella.
In onore del Santo Protettore si svolge ancora oggi una grande festa, il 16 agosto, in occasione della quale rientrano i tanti sassesi emigrati in altre regioni o città. Usciti dalla chiesa, sulla sua sinistra, si può notare un edificio antico, che reca un’iscrizione risalente al ‘700. Si tratta della Taverna presso cui sostava il signore di Sasso, Marchese Litterio Caracciolo, quando ivi si recava per visitare le sue terre, per svolgervi battute di caccia con parenti ed amici o per discutere di problemi della comunità con i suoi amministratori. L’iscrizione, a ricordo delle visite, è sormontata da uno stemma a quattro sezioni, contenente due aquile e, sovrapposto, il cappello vescovile.
Di una certa evidenza monumentale è, sempre nei pressi della Chiesa di San Rocco, su via Beneventani, l’antico Palazzo Langone, attualmente disabitato. Da via Beneventani ci si può inerpicare, seguendo Via Calvario sulla sinistra, fino ad una collinetta, sulla cui sommità è stata posta una croce. E’ questo il percorso dei devoti durante la processione pasquale della Via Crucis. Da notare il serbatoio risalente all’epoca fascista, che costituisce una tipologia di edificio molto diffusa in tutta la Comunità Montana del Melandro, ricca di sorgenti sfruttate a fini potabili.

Escursioni
Il Comune di Sasso offre molte possibilità di escursioni. Del comprensorio comunale fanno parte infatti vette montuose di rilevante altezza, ed inoltre un numero altissimo di sorgenti che alimentano l’Acquedotto Pugliese. Da non perdere una visita alla ben nota faggeta di Sasso, raggiungibile seguendo le indicazioni per località “la Costara-S. Michele”. Ai margini di questo bosco, fitto di alberi svettanti, molto al di sopra dei 1000 metri di quota, nasce il Melandro. E’ possibile sostare per una giornata all’aria aperta, grazie alle aree attrezzate per il pic nic, ai “percorsi vita” per chi volesse fare sport all’aria aperta, ai sentieri battuti per escursioni in mountain-bike e a cavallo, che in qualche tratto costeggiano il fiume. Tutti i percorsi sono stati organizzati in modo da confluire in un unico punto, lì dove si erge, più alto di tutti, il faggio di S. Michele. Si tratta di un imponente albero secolare, la cui età è stata stimata approssimativamente tra i 300 e i 400 anni , che prende il nome dalla vicina cappella dedicata al Santo. Con le sue notevoli dimensioni (la circonferenza raggiunge gli otto metri), il faggio di S. Michele costituisce un simbolo particolarmente caro ai Sassesi, che da lontano potevano intuire I’arrivo della primavera vedendo la sua fioritura prima di quella di tutti gli altri. La cappella di S. Michele ArcangeIo si trovava in prossimità della sorgente del Melandro, ma fu demolita nel 1954 per effettuare opere di captazione e ricostruzione poco distante in forma ottagonale. E' meta della solenne processione durante la quale, l‘8 maggio, la piccola statua in alabastro di San Michele, opera del ‘600, viene portata dalla Chiesa Parrocchiale e vi ritorna il 29 settembre. Lasciata la località “la Costara — S. Michele”, la strada prosegue per Monte Arioso, complesso montuoso comprendente la cima dell’Arioso (1709 metri) e quella ancor più rilevante di Pierfaone con i suoi 1753 metri. In questo punto equidistante tra tre mari, l’Adriatico, Tirreno e lo Jonio, si dice che, in condizioni atmosferiche ideali, sia possibile vedere “in lontananza scintillare insieme le tre marine” (Giuseppe de Luca).
Il luogo è meta frequente di escursioni da parte degli appassionati di trekking e ciò ne dimostra la valenza paesistica e naturalistica. D’altronde questa cima fu una delle tappe della prima escursione della Sezione Lucana del Club Alpino Internazionale, nel lontano giugno del 1878 (una targa a ricordo è stata posta sulla cima dell’Arioso). Punto di arrivo di un moderno impianto di risalita per le piste da sci, la località offre anche la possibilità di fermarsi a dormire, grazie alla presenza , alle pendici del monte, di una piccola struttura ricettiva nei pressi della cappella della Madonna del Sasso, e, durante l’estate, di zone attrezzate per il campeggio. in un paesaggio di sicura suggestione, aperto com'è sulla valle sottostante.

Un sassese illustre
Don Giuseppe de Luca rappresenta un sicuro motivo di orgoglio per il popolo sassese. Nato a Sasso nel 1898, e morto a Roma nel 1962, è considerato uno dei più grandi protagonisti ed animatori della cultura cattolica del ‘900. Studioso, politico, meridionalista, fu amico di Ungaretti, Papini, Prezzolini, Togliatti, Bo, solo per citare alcuni degli artisti, poeti, intellettuali, che coinvolse nelle sue “Edizioni di Storia e Letteratura”. Si ricorda soprattutto il suo ruolo nel disgelo tra mondo occidentale e universo comunista, e il dialogo con Togliatti, che portò allo storico scambio di messaggi augurali tra Krushev e Giovanni XXIII. Sebbene trasferitosi a Roma in giovane età, monsignor De Luca ebbe sempre cara la Lucania e, soprattutto, i luoghi della sua gioventù vissuta a Sasso, di cui ha scritto con struggente nostalgia. “Tutte le volte, e non furono tante, che io son tornato nella casa dove nacqui (è in un paese montano, sul margine di faggete eterne che mai nessuno ha attraversato, nel cuore più nascosto della Basilicata...) .. d’un subito scoprivo, lì sulla costa di fronte, il mio paese nel sole...


da: "Le valli del Melandro" 1998
Comunità Montana del Melandro

Autore: .

 

[ Home ]  [Scrivici]