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Chiesa Madre: gli stucchi
Gli stucchi
L’apparato decorativo in stucco che investe tutta la chiesa è opera di un gruppo di stuccatori milanesi: i fratelli Santillo, Giuseppe e Bernardino Tabacco e Sante Regolo. Così risulta da documenti dell’archivio parrocchiale visionati da me e dal prof. Varuolo.
Detti artisti, facevano parte di quelle famiglie di stuccatori lombardi, che per tradizione producevano artisti a schiere, che lavoravano insieme, si sostenevano a vicenda, doppiamente uniti nella solidarietà dell’arte e della parentela.
Tra queste famiglie, quella dei Tabacco è una delle più attive nell'Italia Meridionale, in un arco di tempo che va dal 1774 al 1786.
I lavori realizzati nella chiesa Madre di Pomarico, furono iniziati con la decorazione del coro, del presbiterio, della cupola, della navata maggiore e
della cappella della Concezione, con un costo complessivo di 796 ducati e 243 grana. Il contratto fu stipulato il 23 agosto 1796 dall'arciprete Don
Tommaso Pizzolla.
Il partito decorativo si presenta ricco sulle volte e sulle pareti con motivi floreali ed architettonici. Suggestivi sono i cartigli simmetricamente disposti
sulle sommità degli archi, a volte arricchiti della presenza di puttini alati e di corposi festoni.
Il modellato dei festoni fioriti e gonfi, del capitello a grosse volute, dei putti grassottelli, dei cartigli, dei rami di rose e di altri ornamenti vegetali ricordano i motivi ricorrenti nel repertorio lombardo di quegli anni.
Tra le composizioni più movimentate, troviamo gli angeli collocati ai quattro angoli della volta dai panni svolazzanti alle spalle in un risvolto finale e
tradotte con una esuberante vena popolare.
Da segnalare come elemento importante, nel repertorio iconografico dei Tabacco, le cariatidi che sostengono sul capo capitelli corinzi. Questi, adottati in larga misura dagli stuccatori intervesi, valdostani e ticinesi appaiono per la prima volta, così vivacemente inseriti nella cornice architettonica degli altari, nelle opere dei Ratti, eseguite nel 1699 nella cappella Beccaria in S. Vitale a
Parma e più tardi da Benedetto Silva, nella Chiesa del Carmine a Imola.
Ispirandosi alla stessa matrice e con accento sufficientemente marcato da far conoscere la cadenza tipica dei loro maestri, gli stuccatori milanesi
propongono a Pomarico le popolaresche figure cariatidi degli altari, trattati con plastica corposità ed esuberanza carnosa nei putti.
Sobrie nell'impostazione, nei movimenti delle braccia, nelle larghe pieghe delle vesti, nel rilievo saldo e denso, appaiono le figure della Passione collocate sul timpano degli altari minori.
Gli innumerevoli ornamenti di cui la Chiesa si arricchisce sono simili a quelli realizzati dai Tabacco a Ferrandina e a Molfetta.Autore: P. Varuolo