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Chiesa Madre: le tele

Tele importanti


La Vergine Incoronata tra Angeli, S. Francesco e l'Eterno Padre.

L'opera, inserita in una cornice settecentesca costituisce la nota più acuta e divergente nel panorama artistico della regione sul finire del '500, per il suo carico di novità in assoluto contrasto con le caratteristiche tipizzanti del linguaggio figurativo locale.

In quest'opera si può riconoscere il tenero pittoricismo del Teodoro D'Errico (DIRCK ENDRICKSZ di Amsterdam) pittore fiammingo alla moda presso Filippo II (1554-1598).

Nella parte superiore due angeli incarnano la Vergine, sulle cui ginocchia poggia il Bambino; in alto l'Eterno Padre benedicente regge la sfera
simboleggiante l'universo; quindi una folla di figure tra le quali si scorge un carnefice che sembra trattenere un bambino ed una figura femminile
che guarda lo spettatore.


La Maddalena

La Maddalena di Andrea Vaccaro è un'opera di notevole interesse per la storia artistica della Basilicata.

Il dipinto, insieme alla “Testa di Apostolo” di Francesco Francanzano, era custodito nell'antica sagrestia abbattuta negli anni '50.

La figura è rappresentata secondo il tipo penitente: ha infatti innanzi a se un teschio sul quale medita. Tale metodo di rappresentazione si sviluppò durante il periodo controriformistico.

I caratteri stilistici dell'opera, in particolare le reminiscenze luministiche caravaggesche, rimandano alla scuola napoletana del XVII secolo.
L'Immacolata di Pietro Antonio Ferro.
Una maestosa cornice, collocata nel braccio destro del transetto, racchiude una grande tela raffigurante “l’Immacolata”, brulicante opera di Putti scatenati e romanzanti, del noto pittore Pietro Antonio Ferro
(doc. 1601-1634).

Il Ferro è il maggiore pittore lucano che agli inizi del XVII sec., si impose, sul panorama regionale, in maniera perentoria rispetto agli altri artisti coevi. Ricalcando echi emiliani, romani e napoletani, egli diffuse in Basilicata il gusto per il quadro a soggetto religioso, tipico della controriforma, riproducendo brani pittorici che andavano per la
maggiore nelle capitali dell'arte barocca.

I suoi nobili natali e la sua agiatezza dovettero essergli di grande aiuto, sia per procurargli la committenza delle opere, sia per i viaggi di studio, che fruttarono alla nostra regione un aggiornamento artistico.

Dello stesso artista, a Pomarico, troviamo altre opere nelle Chiese di S. Rocco e S. Antonio.

L'Immacolata della Chiesa Madre può accostarsi, per i caratteri stilistici affini e per l'analogo potenziale devoto che la sottende, a quella della
Chiesa dei Cappuccini di Ferrandina.

Iconograficamente, infatti, l'Immacolata è rappresentata secondo le litanie lauretane del 1576; essa è assimilata alla SULAMMITA del Cantico dei Cantici, i cui attributi si identificano con quelli della Vergine nelle litanie.

L'opera realizzata secondo stilemi tardo-manieristici, appare sostenuta da
notazioni fiammincheggianti nell'insito grafismo con cui sono indagate le vesti delle Vergini.

La grande tela rappresenta: in alto, l'Eterno Padre che regge una sfera simboleggiante l’universo; al centro la Vergine circondata da angeli che reggono i simboli delle Laudi; in basso, le immagini di S. Francesco, che reca nella mano sinistra una croce, e S. Antonio che mantiene un giglio.
Sul fondo, su una collina le mura di un abitato, forse Pomarico, e in primo piano una Chiesa.

Il dipinto proviene dalla vecchia Chiesa Madre.

Autore: P. Varuolo

 

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