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Lagonegro, da "Basilicata" - primi del '900

da: "La Basilicata" di F. Di Sanzo - primi del '900

Cittadina poco popolosa, è posta nel territorio sul quale domina, dalla silenziosa austerità delle sue vette coperte di neve, il gruppo montuoso del Sirino, sul quale si stende calmo, nella placidità delle sue acque, il lago posto a specchio delle nubi, dei faggi secolari e delle rocce nevose.

Lago nero.

Non certo per la tinta delle acque o per i riflessi del cielo; ma per via di un'antica leggenda sulla misteriosa voracità del lago che inghiottiva chiunque si fosse avventurato nelle sue acque.

In verità il tentativo di controllare questo misterioso potere divoratore, fino a pochi anni fa, non s'era mai trovato chi avesse il coraggio di farlo. Ma poi qualcuno, cui forse era ignota la leggenda, un giorno volle farvi un bagno, ed attraversò il lago dall'una all'altra sponda senza essere inghiottito dal gorgo.

Da quel giorno, il lago non inghiottisce più nessuno; una leggera barca lo attraversa tutti i giorni per diletto di viaggiatori e di gitanti, che si inerpicano fino all'altezza della vetta su cui è posto.

Dall'alto del Sirino, dalla Chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, si domina tutta la zona che va dal mare di Maratea alla costa del mare Jonio, punteggiata dalle case bianche degli abitanti di innumerevoli paesi, Rivello, Nemoli, Maratea, Trecchina e Lauria con gli avanzi del castello di Ruggiero; tagliata dalle strade che menano verso i monti della Calabria e verso due mari; quasi sbarrata dalla mole bianca dell'Alpe di Latronico e del Pollino nevoso, mentre di fronte il piccolo Santuario del monte di Viggiano si illumina dei riflessi d'oro dell'aurora.

Autore: da: "La Basilicata" di F. Di Sanzo - primi del '900

 

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