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GLI ANTICHI RUDERI DI SATRIANO

La ricerca, in fase di svolgimento, sull'antica Satriano è coordinata da un'equipe di storici e tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Potenza ed ha come obiettivo la ricostruzione sia dalla vicenda storica che di quella architettonica e tecnologica dell'antico sito.
Nella valle che circonda Tito e Satriano di Lucania sorge, su un erto calle, una torre quadrata e dei ruderi, ormai unici testimoni di una fiorente e remota città quale l'antica Satriano.
Il ritrovamento di molti reperti archeologici ha fatto supporre che l'origine dell'abitato possa risalire al periodo romano.
Successivamente la città di Satriano ebbe coloni greco-bizantini e l'agiografia su S. Laverio del 1162 darebbe la più antica testimonianza che essa fu sede vescovile ubbidiente a Costantinopoli. Nell'XI secolo, con la conquista Normanna, passò al rito latino.
La Diocesi ebbe sede in Satriano fino al 1525, data in cui venne unita al Vescovado di Campagna.
La causa del suo trasferimento fu la stessa distruzione dell'antico borgo, avvenuta, secondo le fonti, tra il 1420 e il 1430.
Caduta Satriano, però, e prima che la sede di Campagna venisse istituita, i vescovi satrianesi tentarono di ricostruire o riparare l'antica cattedrale nella quale si continuarono a celebrare riti sacri in particolari occasioni.
Sulla distruzione della città esiste una singolare leggenda avente come protagonista la crudele regina di Napoli, Giovanna II, sorella di re Ladislao, la quale fece condurre da Terlizzi, in terra di Puglia, una giovane dama di compagnia scortata da milizie del Regno.
Quando il drappello attraversò la città di Satriano, la nobile donna venne rapita a causa della sua bellezza e Giovanna II, dopo l'affronto subito, ordinò una tremenda vendetta.
L'abitato, infatti, venne ridotto in cenere da uno spaventoso incendio che risparmiò solo la torre normanna ed alcuni muri di edifici.
La popolazione tutta si trasferì, così, nella sottostante città di Pietrafesa ribattezzata come "Satriano di Lucania" alla fine dell'Ottocento; da quell'episodio dell'antico borgo non si hanno più documenti.
Altra ipotesi sulla distruzione del sito, più attendibile della leggenda che caratterizza Satriano e sicuramente più scientifica, è da attribuire al terribile terremoto del 1456 che devastò la terra di Lucania; tesi, questa, già avallata da Robert Mallet nel 1857 quando visitò la Basilicata per approfondire i suoi studi sui terremoti.
Ad avvalorare quest'ultima ipotesi sono le tracce rimaste della stessa città, infatti anche agli occhi di un profano, l'antico borgo si presenta come un cumulo di macerie precipitate verso valle formatesi, sicuramente, in seguito ad un crollo improvviso, come può essere quello causato da un terremoto. I soli elementi di fabbrica che ancora oggi si conservano sotto forma di ruderi sono situati sulla parte più alta della collina, (956 m. s.l.m.) dove l'orografia si presenta pianeggiante.
Dal rilievo dello stato attuale si è ricavata una prima piattina del sito nella quale, con linee continue, sono stati indicati i paramenti murari leggibili, mentre con linee discontinue è stata evidenziata un'ipotesi di ricostruzione delle strutture che emergono dal terreno.
Naturalmente questo non è altro che un primo approccio alla ricerca In corso di svolgimento che prevede la completa ricostruzione del sito.
Ma già in questa fase dalla pianta si nota la particolare struttura dell'edificio "A" che può far pensare all'antica cattedrale di Satriano.
A rafforzare questa tesi à la presenza sia di resti formanti un ambiento quadrato adiacente "B", che ha tutto l'aspetto di un campanile, che di un vano sotterraneo "C" avente una geometria regolare, chiuso in sommità da una volta a botte che potrebbe essere stato utilizzato come cripta.
Pochi sono gli elementi architettonici significativi ancoro leggibili.
Tra questi è doveroso citare l'arco di accesso al presunto campanile (corpo "B") e la particolare volta di copertura della torre normanna (corpo "E").
Queste tracce costituiranno la base da cui partirà la studio delle tecniche costruttive adoperate dagli artigiani dell'epoca per la costruzione degli edifici che formarono Satriano, approfondendo, quindi, l'aspetto tecnologico della ricerca.
Altra componente fondamentale sono i paramenti murari, sia del corpo "A" che del corpo "D", caratterizzati da fori quadrati che mediamente assumono dimensioni di 20X20 cm, allineati lungo file orizzontali.
In questi fori, praticati nella sommità di muri alti circa cinque metri, erano alloggiate le teste delle travi di legno formanti la copertura degli edifici in oggetto.
Da questa osservazione si evince che la quota di calpestio originaria degli edifici prima esistenti era situata ad una quota inferiore rispetto a quella attuale.
Per ricostruire, quindi, anche altimetricamente la geometria degli edifici, e soprattutto della cattedrale, si sono effettuate delle indagini geoelettriche per individuare lo spessore di detriti che nei secoli si sono accumulati tra la quota primitiva e quella che oggi sussiste.
I dati di queste analisi praticate sul terreno sono in corso di elaborazione ma già i primi risultati forniscono un supporto scientifico alle ipotesi prima formulate.
Si effettueranno inoltre analisi diffrattometriche sui materiali da costruzione, che consentiranno la conoscenza della loro composizione e quindi della loro provenienza.
Si cercherà, quindi, con tutti i mezzi scientifici a disposizione, di ridare vita all'antica Satriano che da circa cinque secoli è piombata nel silenzio dell'abbandono.
In ogni caso il fascino sprigionato do questo sito è immenso sia per il mistero che avvolge le sue antiche origini e sia per la sua suggestiva posizione sul territorio.
La torre, infatti, posizionata sul punto più alto, domina tutta la valle sottostante, apparendo, in lontananza, un guerriero che vigila ancora oggi la sua città distrutta

Bibliografia

G. SPERA, L'antica Satriano in Lucania, Cava dei Tirreni 1886;

C. G. GATTINI, Delle armi de' comuni delle provincia di Basilicata, Matera 1910;

G. RACIOPPI, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Vol. II, Roma 1970;

L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Tomo VIII, Napoli 1804;
DE PILATO, Fondi, cose e figure della Basilicata, Roma 1922.

tratto da "BASILICATA REGIONE" Notizie

Autore: Maria Danzi

 

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