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Alcune forme erosive nell’area calanchiva di Aliano (Mt)

INTRODUZIONE

L'ambiente calanchivo è spesso associato al ricordo di aree monotone prive di qualsiasi interesse, evocando ambienti lunari o desertici, entrambi inospitali sia per gli animali che per la vegetazione e inadatti per qualsiasi pratica agricola.
In Basilicata il fenomeno calanchivo interessa il 30% (circa 3.000 Km 2 ) del territorio regionale ed occupa quasi integralmente le aree collinari digradanti verso il Mar Ionio (Del Prete et al. 1993).
L'ampia diffusione delle aree calanchive, nel territorio lucano ed in altre aree italiane, ha stimolato l'interessamento di studiosi, che oltre ad indagare per risalire alla genesi di questo fenomeno, l'hanno analizzato per recuperare aree sempre più marginali a causa dell'avanzare della desertificazione.
I primi studiosi che si occuparono dell'origine dei calanchi collegarono direttamente l'assetto strutturale delle formazioni argillose con la genesi calanchiva. I calanchi quindi sono forme di erosione che modellano i versanti a reggipoggio molto acclivi e resistenti al degrado dei movimenti di massa, perciò sede di erosione lineare (Azzi, 1912; 1913; Castiglioni, 1933; 1935).
Per alcuni autori, tra cui Passerini (1937, 1957), sono invece determinanti le condizioni microclimatiche dei versanti: l'esposizione a Sud favorisce l'erosione idrometeorica per le accentuate escursioni termiche e la maggiore umidità. Dello stesso parere sono Panicucci (1972) e Lulli e Ronchetti (1973) che indicano, tra i fattori che favoriscono i processi di formazione dei calanchi, l'esposizione dei versanti nei quadranti meridionali. In occasione di eventi meteorici di una certa importanza, le alteriti di copertura possono essere soggette a movimenti di massa che non modificano sensibilmente la geometria delle forme calanchive (Vittorini, 1979; Rodolfi e Frascati, 1979; Alexander, 1980). Questo denudamento favorisce l'azione di ruscellamento diffuso e concentrato e sembra sia la causa principale della genesi calanchiva. In uno studio del 1982 Dramis et al. hanno affermato che le caratteristiche litologico-strutturali e le condizioni microclimatiche legate all'esposizione controllano la genesi e la distribuzione dei calanchi, mentre i fattori antropici, soprattutto il disboscamento, avrebbero un'influenza diretta sulla rapidità di impostazione del reticolo calanchivo.
L'obiettivo di questo articolo è di fornire le basi conoscitive minime necessarie per apprezzare le suggestive aree calanchive, ricche di innumerevoli e singolari sculture orografiche. Per studiare in dettaglio le forme dovute all'erosione calanchiva, è stata selezionata un'area ricadente all'interno del Bacino di Sant'Arcangelo. Quest'area fa parte del territorio comunale di Aliano ed è delimitata a Nord dal torrente Sauro, a Sud dal fiume Agri, ad Est dalla confluenza Agri-Sauro e ad Ovest dal limite tra le Argille grigio-azzurre e le Sabbie di Aliano.
La descrizione della morfologia e della genesi delle diverse forme erosive a calanco di seguito descritte, scelte tra le più belle e rappresentative di un ambiente molto variegato ed in continuo cambiamento, non mancherà di suscitare l'interesse di tutti coloro che amano la natura.

GEOLOGIA

L'area interessata dallo studio ricade integralmente nel Bacino di Sant'Arcangelo formatosi nel Pliocene superiore in seguito alla sedimentazione dei depositi appartenenti al Ciclo di Caliandro. Più in dettaglio l'area rilevata ricade nella parte orientale del bacino dove affiorano le Argille grigio-azzurre plioceniche del Ciclo di Caliandro che occupano il versante destro del torrente Sauro.
Le argille plioceniche sono dure ed a frattura concoide segnate da sottili intercalazioni sabbiose giallognole. In contatto tettonico con le argille plioceniche affiorano, in una vasta area compresa tra la valle del Sauro e la valle dell'Agri, le Argille grigio-azzurre pliopleistoceniche del Ciclo del
Sauro. Le argille pliopleistoceniche hanno una fatturazione subconcoide, non hanno una stratificazione
distinta e di rado si osservano livelli di natura sabbioso-siltosa di colore grigio chiaro che contengono abbondanti resti di molluschi. La formazione passa poi eteropicamente verso Ovest alle Sabbie di Aliano. Lo spessore massimo complessivo delle Argille grigio-azzurre è pari a circa 1000 m (S. Carbone et al. 1991; P. Pieri et al. 1994). Tutta l'area rilevata è soggetta ad un continuo sollevamento causa principale della struttura monoclinale che immerge verso NNE. I calanchi si sviluppano sia nelle Argille grigio-azzurre appartenenti al Ciclo di Gannano che in quelle del Ciclo del Sauro entrambe composte prevalentemente da illite e smectiti, minerali tipici delle argille.

CARATTERI CLIMATICI

Il clima riveste grande importanza nello studio delle aree affette da erosione a calanco, ed è per questo
che particolare attenzione è stata dedicata allo studio della tipologia climatica della zona. L'area indagata è compresa tra 163 m s.l.m. e 395 m s.l.m. ed i versanti calanchivi sono prevalentemente esposti a Sud. Il diagramma climatico (Walter e Lieth 1960) è stato costruito con i dati pluviometrici e di temperatura media mensile misurati nella stazione di Aliano, situata a 497 m s.l.m., tra il 1923 ed il 1984. Da questo diagramma si evince che l'area è caratterizzata da un periodo secco che inizia a metà maggio e finisce a fine settembre. La temperatura media annua è pari a 14.2 °C e per ben 8 mesi all'anno risulta superiore a 10 °C, mentre nel periodo arido i valori oscillano tra 21.6 °C e 24.6 °C. La precipitazione media annua risulta pari a 723 mm. Pertanto, il clima è tipicamente mediterraneo ed è classificabile come: "mediterraneo collinare interno".

FORME EROSIVE

"I calanchi sono forme digitate di erosione lineare veloce" (Del Prete et al. 1994) che si originano solo in terreni prevalentemente argillosi ed occupano gran parte del territorio indagato delineando un paesaggio molto caratteristico. In genere i versanti a calanco sono quelli più acclivi ed esposti a Sud perché generati dall'azione combinata del sole e dell'acqua piovana. Il sole essicca l'argilla dando luogo ad una rete di fessure dove l'acqua piovana circolando erode. I versanti esposti a Nord hanno una pendenza decisamente minore che favorisce la formazione del suolo agrario e di conseguenza l'attecchimento e la crescita di oliveti, macchia mediterranea e prato-pascoli. Le forme erosive nell'area calanchiva considerata sono tante, ma qui di seguito vengono descritte solo alcune tra le più rappresentative di un ambiente in continuo e veloce cambiamento tanto che molte di queste forme hanno una vita breve prima di essere completamente smantellate dall'erosione idrometeorica. Da uno sguardo d'insieme si evince che l'area indagata è quasi tutta interessata da rilievi monoclinali digradanti verso NNE. I calanchi si sviluppano lungo i versanti più acclivi a reggipoggio esposti a Sud, mentre quelli meno pendenti a franapoggio esposti a Nord non presentano forme calanchive e nella fotografia vengono messi in risalto dalla presenza di seminativi. Le forme probabilmente più rappresentative delle aree calanchive sono i fronti calanchivi che si sviluppano lungo i versanti a reggipoggio con inclinazione compresa tra 36° e 43° ed hanno una forma concava segnata da rivoli convergenti a ventaglio verso l'impluvio. Durante i periodi piovosi la coltre di alterazione superficiale, spessa non più di 60 cm, è soggetta a movimenti di massa di piccola entità che danno luogo a piccole colate di fango o a scorrimenti traslazionali. Alla base dei fronti calanchivi spesso si incontrano forme molto particolari che si presentano con una serie di piccoli rilievi tondeggianti uno addossato all'altro digradanti a valle verso forme isolate. Queste aree vengono chiamate a calanco mammellonare.
Le forme mammellonati sono di transizione alle biancane, piccoli rilievi tondeggianti isolati frutto della dissezione trasversale degli interfluvi verso valle. La superficie di queste cupolette di argilla è percorsa da una fitta rete di rivoli a sviluppo radiale che seguono le crepacciature per disseccamento del materiale in superficie. Le biancane presentano diversi gradi di maturità direttamente rapportabili alla propria forma geometrica. Da uno studio morfometrico eseguito su 20 biancane si è visto che le forme più mature sono generalmente quelle piccole e simmetriche con assi longitudinali e trasversali quasi uguali. Le forme immature, invece, sono caratterizzate da una accentuata asimmetria degli assi e da una differenza di quota tra il livello di base a monte e a valle molto evidente.
L'azione erosiva predominante sulla superficie di una biancana non è provocata tanto dalle acque dilavanti, ma dall'azione meccanica della pioggia battente e dal comportamento dispersivo delle argille. Il nome "biancana" è stato dato dai contadini toscani perché, durante le stagioni estive, le cupollette di argilla sono ricoperte da una patina bianca frutto della trasudazione salina. Una caratteristica tipica delle biancane presenti nella zona studiata è quella di avere la sommità occupata da cespugli di lentisco (Pistacia lentiscus), pianta della macchia mediterranea che, nelle aree calanchive, predomina rispetto alle altre (S. Fascetti et al. 1990). Gruppi di biancane sono numerosi in tutta l'area ed occupano sempre la parte bassa dei versanti risultando assenti sopra la quota di 275 m s.l.m.. Lungo i versanti in erosione numerosi sono i fossi calanchivi caratterizzati da profili trasversali a "V".
Di frequente i fossi calanchivi non sono isolati, ma disposti uno accanto all'altro con andamento subparallelo divisi da sottili crinali. In questi fossi caratteristica è la presenza di un sistema di drenaggio estremamente gerarchizzato. L'erosione continua dei versanti dei fossi col tempo assottigliano i displuvi dando luogo a creste sottilissime chiamate a lama di coltello. Queste forme molto belle in genere si sviluppano in terreni con una leggera prevalenza della componente siltosa su quella argillosa. Prima della formazione dei fossi calanchivi l'acqua comincia ad incanalarsi lungo piccole incisioni lineari originate dall'unione questo studio. Il lavoro di rilevamento delle forme calanchive e lo studio della loro genesi proseguirà per fornire successivamente, a tutti gli appassionati, un volume che illustri tutte le sculture orografiche che si possono osservare nelle aree calanchive della Basilicata.





Bibliografia

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tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1998

Autore: Mario Bentivenga

 

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