INDICE

Avanti >>

.

METAPONTO: UNA COSTA DA SALVARE

Il fenomeno della erosione costiera si sta facendo grave nella fascia del Metapontino, mettendo a rischio anche le attività produttive legate allo sfruttamento delle spiagge. Gli studiosi mettono in guardia dalle ricette facili per fermare il degrado e avvertono che bisogna intervenire da più punti: monitoraggio, gestione coordinata degli interventi, studio dei fattori che influenzano l'equilibrio costiero.

Il "precario equilibrio del litorale metapontino: problemi e prospettive" è stato il tema del convegno svoltosi a Bernalda, per iniziativa della locale Pro-Loco e patrocinato dalla Regione Basilicata, dall'Amministrazione Provinciale di Matera e dal Comune di Bernalda. Un incontro proficuo in cui noti studiosi del mondo accademico, di varie Università italiane, hanno dibattuto sul tema formulando una serie di suggerimenti per indagare e meglio conoscere il fenomeno nella sua complessità. Il Metapontino convive da oltre 20 anni con questo grave fenomeno e si avverte la necessità di conoscere tutti gli elementi che lo determinano al fine di prevenire gli effetti che, a catena, si ripercuotono anche sulle attività produttive legate alla costa. La presenza di Sindaci ed Amministratori lucani, calabresi e pugliesi ha dimostrato quanto il problema sia sentito. Da più parti é stato osservato che i fattori che influenzano l'equilibrio costiero sono diversi e possono essere sintetizzati in:
1 - subsidenza o sollevamento;
2 - oscillazione eustatica del livello del mare;
3 - apporto solido da parte dei fiumi;
4 - dinamica litorale.
Il Prof. Pieri, dell'Università di Bari, ha evidenziato che l'arretramento costiero del Metapontino non è dovuto a subsidenza in quanto l'area in questione risulta essere in fase di sollevamento (come da ricerche del C.N.R. degli ultimi 20 anni). II dott. Mastronuzzi, dell'Università di Bari, ha osservato che le oscillazioni eustatiche sulla costa jonica non possono comportare fenomeni erosivi dell'entità riscontrata. Infatti, negli ultimi 3000 anni il livello del mare si è sollevato (2 metri al massimo) e nonostante ciò in quest'area si è avuta la progradazione della linea di costa (cioè il tasso di sedimentazione è stato maggiore del tasso di sollevamento eustatico).
Il dott. Tropeano, dell'Università di Basilicata, ha sostenuto che il fenomeno non può essere imputato ad una significativa variazione della dinamica costiera in quanto nell'area non sono mai state realizzate grosse opere quali: porti, scogliere, pennelli, ecc. Per quanto appena affermato e con gli elementi presentati dal prof. Pieri e dal dott. Mastronuzzi si evidenzia come l'arretramento sia determinato dal mancato apporto solido dei corsi d'acqua manifestatosi negli ultimi 40/50 anni.
Sono state avanzate ipotesi di intervento che potrebbero essere sintetizzate in due correnti di pensiero.
II Prof. Simeoni, dell'Università di Ferrara, ha sostenuto che a monte di qualsiasi scelta progettuale è necessario un monitoraggio continuo dei parametri continentali (portata liquida e solida dei fiumi, valutazione del fenomeno estrattivo in alveo, variazione delle linee di riva e dei cordoni dunali), e di quelli marini (dinamica meteomarina, idrologia, biologia, morfologia e sedimentologia dell'area costiera). Ha proposto anche principi di gestione e strategie d'intervento conseguenti all'erosione per motivi antropici. Qualsiasi opera dovrà inevitabilmente considerare i continui costi di gestione dei ripascimenti artificiali e contenere le valutazioni che le stesse potrebbero arrecare alle aree costiere limitrofe.
L'ingegnere Duni, del Ministero dei LL. PP. Ufficio del Genio Civile delle OO.MM., ha compiutamente illustrato le varie metodologie di intervento praticate su altri litorali. Ha sostenuto, inoltre, che l'impiego di strutture flessibili, a basso impatto ambientale - come le scogliere a berma sommersa - è necessario per interventi di sola urgenza (protezione di abitati o di opere pubbliche).
Il prof. Matarrese, dell'Università di Bari, infine ha trattato degli effetti che l'erosione costiera produce sugli ecosistemi marini. Le attività antropiche sono da non sottovalutare in quanto acceleratori dei fenomeni di erosione e di modificazione della fascia terra-mare e causa di danni rilevanti alle comunità floro-faunistiche esistenti.



tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996

Autore: Testo di D. MARSICANO - A. TRIVISANI

 

[ Home ]  [Scrivici]