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GIUSEPPE VENITA

da: "Basilicata" di F. Di Sanza (primi del '900)



Il 19 marzo 1774 nacque a Ferrandina da genitori ricchi Giuseppe Venita.

Giovane animoso, fu capitano ed, al tempo della Repubblica partenopea, aiutante di campo del generale Martignì.

Scontratosi un giorno solo, con un drappello di dragoni austriaci, ne uccise uno a colpi di pistola, ne ferì un altro a sciabolate, mise in fuga i rimanenti sbigottiti per l'indomito coraggio del giovane ufficiale.

Tornati a Napoli i Borboni, fu condannato e fu promessa una taglia a chi lo avesse, vivo o morto, consegnato ai suoi persecutori.

Il Venita trova scampo nelle campagne e lo segue vigile e premuroso il fratello. Caduto un giorno in un'imboscata, monta sul cavallo e dando sciabolate a dritta ed a manca, sfugge, mentre intorno a lui fioccano come una gragnola fitta e rabbiosa le palle dei gendarmi.

Minacciato, accerchiato, inseguito, l'intrepido giovane non pensa più alla sua salvezza, ma va intorno per la Provincia a portare dovunque la sua parola di incitamento alla ribellione contro i tiranni.

Le sofferenze della vita randagia, l'asprezza della ostinata ferocissima persecuzione, i disagi di quella vita di pericoli, di lotte, di inseguimenti, e forse anche il veleno di un traditore, spezzarono la sua eroica resistenza.

Ammalato, fu preso, legato, ingiuriato e percosso, e condannato a morte.

Il capo della polizia volle procurarsi la triste gioia di vederlo e di insultarlo.

- Dov'è Venita? - domandò ai gendarmi.

- L'ombra sua è qui, miserabile -, rispose fiero e sprezzante quel morituro.

Autore: Tratto da: "Basilicata" di F. Di Sanza (primi del '900)

 

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