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Passeggiando tra i vicoli di Melfi

Per chi volesse visitare la città, consiglierei d’iniziare l’itinerario dal Castello Normanno, dalla cui altezza, a colpo d’occhio, nel disteso panorama sottostante si possono individuare le antiche contrade ed i complessi edilizi dei signori dell’epoca.

È interessante scoprire gli antichi palazzi baronali che in ogni contrada hanno lasciato segni importanti per gli studiosi di storia e di arte applicata:

portali, bifore, pilastri e colonne portanti, piastrelle, ecc., rimanenze di ciò che è andato distrutto dai passati e millenari eventi sismici.

La passeggiata, iniziata dal Castello Federiciano, può proseguire, inoltrandosi tra i vicoli di Borgo S. Lorenzo, che prende il nome dall’omonima chiesa del XII secolo (vi rimane un campanile a torre ottagonale). Ed è proprio all’inizio di Via San Lorenzo che si presenta il portale dell’odierno Palazzo Palmieri, ieri Palazzo del Vicario del Regno ove, nell’interno, si potrebbero ammirare avanzi di colonne e cisterne ricche di bassorilievi. Sono tesori nascosti che nessuno potrà mai visitare quando l’arte si fa cosa privata!

Altre sorprese, scendendo lungo la via, si possono trovare in Porta Calcinaia e, salendo lungo il Pendino, altri portali, altre bifore, sino alla piazzetta Lanorma, piena di bassorilievi scolpiti nella pietra nera, avanzi di una chiesa o monastero del X o XI secolo. Più giù, si imbocca piazza Municipio, nel cui atrio si potrà ammirare la “Cisterna”, con iscrizioni sulla giustizia normanna.

Percorrendo Via R. Battista o la parallela via F. Del Zio ci s’inoltra nell’altro borgo antico di Chiuchiari e rione degli Albanesi, che parte dalla Porta Venosina ed arriva sino all’odierno edificio scolastico. Ed il primo impatto è con l’odierno Palazzo Araneo (ex Tribunale), probabilmente il vecchio Palazzo della Famiglia Mandina, che si snoda da Via Garibaldi, Via S. Antolino sino al Viale Re Ruggero. Nei vicoli di Chiuchiari si notano altri portali con stemmi di antiche famiglie, archi di chiese distrutte ed adattati ad ingressi.

Si arriva a piazza Duomo e s’ammira il Campanile Romanico, l’episcopio, l’ampia piazza con fontana del ‘700.

Da qui inizia Via Normanni dove si nota il palazzo del vecchio ospizio, già della vecchia Famiglia Tisbi, e lungo la via si rimane incantati di fronte a due graziose bifore del ‘200. Si ritorna, così, al punto di partenza.

Nella via del ritorno si consiglia di ripercorre­re Via Normanni e scendere per Corso V. Emanuele, dove si vede il prospetto di Palazzo Aquilecchia, già degli Altavilla, e si ritorna in piazza.

Si pensa che la storia di un luogo sia fatta solo delle grandi opere e delle grandi idee, ma si tralasciano le piccole cose, opere degli uomini, che con la loro fatica, hanno cercato di tramandare traccia della civiltà e del pensiero.

Talvolta sono le piccole cose che fanno grandi gli uomini.

Autore: Adolfo Cerillo - 1989

 

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