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CENNI STORICI E ARTISTICI DELLE CHIESE DI ARMENTO

1 CHIESA MADRE

Il crollo della Chiesa Madre, avvenuto il 26 gennaio 1947 aperse un decennale periodo di spirituale disagio e di fervente attesa. Il culto, privo del suono delle campane si ridusse in una cappella umida e angusta, assolutamente inadatta ed insufficiente alle esigenze spirituali della Parrocchia, che allora contava poco meno di 3.000 abitanti. Fu messa la prima pietra della ricostruenda Chiesa il 2 luglio del 1957 in un sito più solido ed accessibile e già la notte di Natale del 1959, fra la generale commozione, vi potè risonare il primo Gloria in Excelsis Deo.

Dell'antica Chiesa andarono persi il soffitto a cassettoni del 1600, il coro, un paio di statue, qualche tela di poco valore.

Sono custodite nella nuova Chiesa la statua a mezzo busto di S. Filippo Nero del 1700, una Madonna seduta col bambino in legno dorato del 1500, una tavola raffigurante la Madonna del Rosario con S. Domenico e Santa Caterina contornata da piccoli riquadri dei quindici misteri fra due colonne lignee corenzie, una crocifissione fra S. Antonio e il Beato Ilario su tela del 1799, un crocifisso ligneo di epoca imprecisata (tutti bisognosi di restauro) e specialmente il prezioso Polittico, riportato sul fondo absidale sovrastante l'Altare Maggiore. Il Polittico, restaurato una prima volta in loco dal Prof. Brizzi nel 1930 a cura di Benito Mussolini, una seconda volta presso il castello Svevo di Bari nel 1964 e la terza volta dal Prof. Fausto Giannitrapani in Pisa nel 1980 sempre a cura della Soprintendenza.

E' un capolavoro del 1400 di autore ignoto, probabilmente di pittore abruzzese itinerante, Satumino Gatti, commissionato da qualche nobile e ricca matrona Armentese. Su robusta tavola di quercia a sfondo d'oro si stagliano tre figure maggiori: al centro la Madonna in splendido ammanto col Bambino al seno, a destra e a sinistra, S. Vitale con un libro e la cipolla agiografica e S. Luca con pastorale, entrambi nei solenni paludamenti Abbaziali. Due angioletti sorreggono la corona sul capo alla Madonna ai cui piedi si vedono due angeli più grandi musicisti. Corre lunga la base del quadro una sequenza di otto Apostoli ben riconoscibili (S. Pietro, S. Paolo, S. Giovanni, S. Andrea, ecc. con al centro Cristo Redentore. Chiude la sommità del politico tra un frascheggio aurato, uno spazio dove si squaderna la storica battaglia vittoriosamente combattuta dagli Armentesi nel 972, a guida di S. Luca, che cavalca un cavallo bianco: S. Luca a cavallo costituisce lo stemma del nostro Comune di Armento. Il paese di libero dalla preda e dalla strage che quei barbari minacciavano non invano: essi ritenevano che la spada contro i cristiani era la chiave del Paradiso secondo una sura del Corano.

Più che una vittoria militare fu la vittoria della santità e della preghiera di Luca e della fede dei nostri avi, che mossero contro i nemici al seguito del gonfalone della Santissima Croce, come si evidenzia dalla pittura del polittico.

La vittoria della civiltà contro la barbarie, della Croce contro la Mezzaluna. Lo scontro finale e vittorioso avvenire in località ancora oggi denominata Serra di S. Luca o Pietra di S. Luca, in tenimento di Armento. Dal 1400 la robusta tavola di quercia del polittico ha campeggiato sul coro dietro l'altare maggiore della Chiesa Madre e dopo il crollo di questa, dal 1959, in mirata continuità, dietro l'Altare Maggiore della nuova Chiesa parrocchiale.

Sono altresì custodite un Ostensorio del 1608, un braccio d argento con reliquia di San Luca del 1600, una crocetta reliquario della Vera Croce di Cristo in argento del 1700, una Croce lignea del 1500, numerosi Calici in tutto o in parte in argento della Madonna della Stella e del Bambino, ex voto in oro e argento.

Quale fiume di generazioni e io stesso, piccolo fuscello nella corrente, siamo cresciuti sotto l'augusto polittico, nei vesperi di pace, avvolti da un grembo d'oro, che la tenue luce del tramonto sprigionava dalla miracolosa tavola aurata, sotto lo sguardo materno della Gran Madre di Dio e di quello benedicente di S. Luca e di S. Vitale; degli Apostoli e degli Angeli in misteriosa e perenne conversazione con l'invisibile Iddio, disposti a ritornarvi sempre per apprendere il Santo Vero che doveva fortificarci nel cammino della vita. In verità S. Luca e S. Vitale, cui tanto deve la storia civile e religiosa di Armento, sono indissolubilmente uniti e inseparabili, come i Santi Pietro e Paolo per Roma civile e cristiana, come i Santi Ambrogio e Carlo per Milano, come i Santi Cirillo e Metodio per i popoli salvi.



2 CAPPELLA DI SAN VITALE

La cappella di S. Vitale, che nel decorso dell'anno riceve l'onore di copiose visite da turisti di passaggio e da ricercatori d interessi artistici, costituiva un tempo la cripta della soprastante millenaria Chiesa Madre, dalla quale vi si scendeva per ben 24 gradini, pur essendoci una porta esterna, che immetteva in un sopportico, a disposizione dei fedeli per assistere alle sacre novene: da essa usciva il 19 marzo di ogni anno, la processione della statua del Santo quando si baciava dai fedeli il bauletto con le sue venerabili Reliquie.

La statua, del 1830, rappresenta S. Vitale con mura e pastorale, in abito abbaziale, con una mano benedicente e con l'altra in atto di sostenere una cipolla, quella dell'agiografia, simbolo della sua vita santa e penitente.

Un altra statua, più antica, a mezzo busto, in abito eremitico, lo rappresenta con milra e pastorale perché, se non fu vescovo, fu Abate di una comunità di monaci, al seguito della Regola di San Basilio Magno, come si dirà in appresso.

La cappella presenta la volta a vela, sostenuta da quattro colonne con rivestimenti seicendeschi e con affreschi del 1630 di pittore ignoto, raffiguranti episodi della vita di S. Vitale, miracoli da lui operati, come guarigioni di ossessi, e il rinvenimento delle sue Reliquie ad opera del Vescovo Giovanni. A mano destra entrando si nota l affresco di una crocifissione tra S. Nicola Michele Arcangelo, eccellente fattura del 1600 ascritta al pittore Antonio Ferri, prestata alla Soprintendenza di Matera per una mostra del suddetto pittore tricaricese e non ancora restituita. Vi si ammira anche un mezzobusto ligneo di S. Francesco di Padova del 1600 di fine composizione, bisognava della disinfestazione dalle torre.

Quando la notte del 27 gennaio 1946 la millenaria Chiesa Madre rovinò, fra il compianto generale, a causa di preesistenti infiltrazioni di acque, trascinandosi 54 vani di abitazioni, senza causare vittime, furono travolti nel sottostante Fosso Lombardo metà campanile con le campane e la parte inferiore della Chiesa con l'organo e il battistero. Il rimanente, che pure presentava le crepe della vecchiaia, venne sistematicamente abbattuto ad opera del Genio Civile a scanso di pericoli per le case circostanti. Fu conservata la Cripta per il suo valore storico ed artistico e come punto d'unione fra il passato ed il futuro: le fu data una sistemazione esterna con una tettoia dalla forma in verità, non troppo felice e venne affidata dalla Soprintendenza, nel 1954, al pittore di Barletta Amerigo Barracchia che armonizzo le pitture per metà coperte di calce con quelle esistenti, totis animis novam paroecialem ecclesiam espctantibus.

E' la cappella di S. Vitale, in antico Chiesa del Soccorso o del Soccorto, Cripta della millenaria Chiesa Matrice del 1040, un fortilizio, piuttosto che un architettura a stile, perché recuperata da un ala del castello che il conte Tuscano dedicò alla venerazione dei corpi dei Santi Abati Luca e Vitale. La cappella è frequentata in occasione delle festività dei due Santi e anche di una Messa domenicale, per comodità dei fedeli di quel Rione, per incontri catechistici di Azione Cattolica, ecc. La pavimentazione su disegno, credo del Prof. Prajer è in ceramica, a cura della Soprintendenza: del Prof. Prajer è il medaglione esterno. Butterato dalle intemperie, che vuole essere rifatto sullo stesso disegno.



3 CAPPELLA DI SAN LUCA

Molto cara al rione Casale, danneggiata dagli ultimi terremoti e da rilevanti infiltrazioni d acqua che dal tetto penetra all'interno. La struttura si fa risalire al 1700 con pregevole pavimento a mattoni. Vi è venerata la statua di S. Luca oltre ad una Madonna antica seduta con Bambino

Sancta Maria Mater Domini, più una statua lignea antica di S. Vito martire. Vi è custodita una tela del 700 di San Lorenzo, un quadro del 1800 raffigurante San Vitale e un quadro del 1700 con la Madonna del latte.



4 CAPPELLA DELL'ADDOLORATA

In via di riparazione a cura della Soprintendenza. Custodisce una tela della Madonna di Lourdes del 1800, bisogna di restauro.



5 SAN ANTONIO EXSTRA MOENIA

In fase di ristrutturazione a cura della Soprintendenza, pregevole per antichità, meta di pellegrinaggio e di tradizioni popolari il 13 Giugno.

La Cappella, di notevoli dimensioni,che può chiamarsi Chiesa, con una pianta architettonica ammirevole, era un punto di riferimento, quando all'epoca della civiltà rurale, si predicava la benedizione degli animali, in onore di S. Antonio il 13 Giugno.

I dintorni della chiesa si coprivano di ogni sorta di animali accompagnati dai bovari, dai pastori, dai contadini. Le donne confezionavano i tortellini di pane che riempivano le gerle, ma tredici ornavano le corna dei buoi, sei per parte e una in mezzo. Dopo una Messe solenne, usciva il Sacerdote a benedire gli animali e il pane di S. Antonio che poi, per devozione e in segno di condivisione, si distribuiva ai presenti, si portava agli assenti, e non si escludevano gli stessi animali.

La tradizione è scomparsa, ma non la benedizione del pane; gli animali, ormai, sono stati sostituiti dalle macchine della civiltà industriale, fra il ronzio delle cineprese e i flash delle macchine fotografiche di paesani e forestieri.



6 CAPPELLA MADONNA DEL CARMINE

Gravemente danneggiata dal terremoto del 1980, restaurata a cura della Soprintendenza, vi si ammira una pregevole Statua della Madonna del Carmine del 1800.



7 CAPPELLA DI SAN ROCCO

Nel rione omonimo, assai malridotta con una pregevole statua del Santo assai venerata e una tela raffigurante San Rocco in contemplazione della Madonna.



8 SANTUARIO MADONNA DELLA STELLA

Eretto nel 1700 con la venerata Statua della Madonna della Stella del 1750, festeggiata come Patrona la seconda Domenica di Maggio e l'8 settembre. Designato come stazione giubilare, in occasione dell'Anno Santo con Bolla Vescovile.

Sorge in località omonima a circa mille metri di altitudine, quasi al centro di un vasto orizzonte di montagne, sulla cui vetta occhieggiano tanti Santuari Mariani, come se la fede dei nostri padri abbia voluto fare della cima dei nostri monti il marciapiede della Madonna. Guardando a levante, ecco la madonna del Pergamo di Gorgoglione e, più in la, S. Maria di Stigliano. Nelle vicinanze, a Nord, la Serra di S. Luca, l'intrepido Abate nostro, che ricorda la vittoriosa battaglia contro i saraceni. Colpisce il colore giallo-rosso ocraceo dell'argilla dei dirupi di Armento e la natura del luogo, il cui fondo e inciso dalla fiumara, basta da sola a spiegare perché in antico vi sorgesse la rinomata fabbrica di ceramica dipinta. Lontano, si erge massiccio Monte Raparo sulla cui vetta biancheggia la Cappella della Madonna della Rupe di S. Martino d'Agri. A ponente, siamo in direzione della Madonna di Servigliano di Montemurro e della Madonna di Viggiano, regina delle genti lucane. A Sud, da la Cappella della Madonna del Sauro, di Guardia Perticara e più vicino, la serra Lustrante, che tanti reperti archeologici ci regala.

La località ove sorge il Santuario della Madonna della Stella, circondata da un arborazione secolare e da un verde rigoglioso - contornata da civettuole case coloniche, biancheggianti come branco di pecore pascenti, ne fanno una zona climatica pregevole, dove non manca acqua freschissima di sorgente o del vicino serbatoio dell'Acquedotto dell'Agri.

Si va alla Cappella, con una processione di macchine, la seconda Domenica di maggio per accompagnare la venerata Statua della Madonna della Stella e si va a prelevarla l'8 Settembre per riportarla nella Chiesa Madre: ed è la festa grande, la festa Patronale; nei mesi estivi vi e sempre la una Messa Domenicale, sempre affollata, anche dagli emigrati, tornati in paese.



9 SAN ANTONIO INTRA MOENIA

Cappella gentilizia della famiglia Ambrosini con buone pitture del 1600 di autore ignoto e con l'altare in pietra scolpita.



10 CAPPELLA DI SAN GIUSEPPE

Cappella gentilizia della famiglia Sassone, con una tela del 1700, rappresentante lo sposalizio di San Giuseppe.




Testi di Don Domenico Angerosa
Pubblicazione autorizzata

Autore: Don Domenico Angerosa

 

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