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Terremoto, Brienza ed emozioni, di Aldo Colangelo, Toronto, Canadá

Terremoto, Brienza ed emozioni


Alle 16.30 di ieri pomeriggio, 25 novembre 1980, stavo ascoltando dalla CBC (Canadian Broadcasting Corporation) il giornale-radio. Volevo sapere altri particolari della nostra tragedia. E, per una coincidenza quasi irreale, dopo pochi minuti ascolto che "...the village of Brienza was reported to have collapsed almost entirely". Provo la stessa sensazione del momento in cui so della morte di mio padre, nel 1960. Perché mi sento cosí? Perché si é parlato di Brienza, per la prima volta, in Inglese, in Canadá e, forse, nel mondo, se Brienza non esisteva, prima, tra le parole, anche se lette, di un cronista anglo-sassone?

Il terremoto ti ha distrutto, l'altro ieri pomeriggio, con una seconda scossa, tanto dura quanto la prima, eppure sei risorta, in me, come d'incanto, grazie alle emozioni che hai suscitato, con la tua scomparsa.

Brienza. Rocce, vigneti e filossera. Monumento a Mario Pagano e "casino" - una piccola tenuta di campagna, comprata, a S. Cono (una localita’ a circa 6 chilometri dall’abitato), con i suoi risparmi, dal nonno, Antonio Colangelo (1860-1922) emigrato in Brasile e, successivamente, tornato a casa.

Brienza, rifugio di noi, Colangelo, dai bombardamenti “democratici”, su Napoli, del 1942-1943. Emigrazione senza ritorno, per molti dei tuoi figli. Brienza dalla ferrovia Calabro-Lucana (la nostra Calabro-Lumaca...) e dagli asinelli pazienti e gagliardi. Brienza, dalla Festa del Crocefisso, dalla bottega di Mario Carbone dove, per la prima volta, imparai l'espressione, riprodotta su una targa metallica "insaccati misti" (e poi si dice che, nel Meridione, non sappiamo l'Italiano...). Brienza, secca d'estate, con la fonte "pidocchiosa", dove si andava a riempire i barili, portati a braccia, giú, lungo un sentiero irto e profumato.

Brienza, con Max Wolgemuth, il confinato ebreo, reo di non essere "ariano", che fabbricava scacchiere, per sopravvivere, con la stessa maestría con cui, si sapeva, aveva fabbricato pianoforti, a Berlino, e che ci aveva insegnato una filastrocca, in Tedesco, con oltre 25 sillabe nella stessa parola.

Brienza e S. Cono. Il campicello ed il "casino" dove, con mio fratello Antonio, portatore dello stesso nome del nonno emigrato, come é usanza dalle nostre parti, giocando, costruimmo, per la prima volta, una capanna di rami d'albero, immaaginando di essere degli "Indiani".

Brienza dal fiume Pérgola, dal castello diruto e scheletrico dei Caracciolo, vestigio di una nobiltá scomparsa o risucchiata nel dimenticatoio della Storia. Brienza, dalle vespe stordite, cadute al suolo, che Antonio ed io, ogni tanto, buttavamo, nel formicaio, ai piedi dell'albero dalle prugne squisite, contemplando, con la feroce tranquillitá di bambini curiosi, alla ricerca di una risposta impossibile al perché di una lotta per la sopravvivenza tra l'insetto, che tagliuzzava le sue assalitrici, e le formiche che, nel frattempo, lo divoravano.



Brienza, dal boschetto fitto fitto in cui, si diceva, gironzolavano lupi ed al quale non ci avvicinavamo, per la paura folle che ci incuteva. Brienza dal vino aspro e traditore che, in un torrido giorno d'estate, di tantissimi anni fa, mi provocó un'ebbrezza che fece ridere mio padre ed arrabbiare mia madre. Brienza, dalle enormi panelle rotonde e croccanti, dalle donne dal gozzo sviluppato, come un seno di riserva, alla portata di sguardi maschili, sempre avidi di carne. Brienza.

Una Brienza, mille Brienze in una. Le radici, la linfa di quello che sono diventato, appartiene a te. Da anni, ho pregato i figli, e la moglie, di spedirmi a te, come un pacco postale, se moriró all'estero. Perché é da te che voglio tornare, non importa se da vivo o da morto, perché tu sei la Terra, tu sei l'Amore che covo per mio padre Giuseppe (1899-1960), e la passione che nutro per il bisnonno Giuseppe (ucciso in Brasile verso il 1864-1865) e per il nonno Antonio (1860-1922), i pionieri coraggiosi che, morendo o lottando in Brasile, fecero uscire i Colangelo dalle tenebre delle privazioni economiche e sociali alle quali tanti di noi, Italiani, siamo ancora condannati.

Ti sono grato, oh Brienza, perché per te sono stato educato ad amare il povero; a rispettare il tormentato, a difenderlo contro le varie violenze a cui é sottoposto, a credere nella sua liberazione finale. Ti venero perché il ruggito, che ti ha spaccato le visceri, é un mónito per coloro che si credono onnipotenti. Ti ho nel cuore, come Italiano, perché rappresenti le diecimila Brienze che, nel nostro Paese, diventano importanti soltanto quando sono distrutte. Ti venero, Brienza mia, perché tu potrai essere rasa al suolo ma non scomparsa; disprezzata, perché povera ma non umiliata da dubbie ricchezze; ignorata dai poteri umani ma non discussi da quelli del cuore.

Oggi, Brienza, sei entrata nella Storia: in quella del dolore di ognuno di noi, che ti abbiamo lasciato ed in quella di coloro che hanno avuto il coraggio di rimanervi, per ricostruirla. Per noi, di fuori, sei rientrata nel nostro cuore ed in esso rimani, per insegnarci che non é impossibile ritrovare, anche se per un terremoto spaventoso, il significato ed il sentiero dell'amore verso il prossimo ed il posto da cui proveniamo.

Toronto, 26 novembre 1980

Aldo Colangelo [email protected]

Autore: Aldo Colangelo

 

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