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Relazione al Progetto per la Costruzione del Ponte sul Fiume Agri

SPINOSO


RELAZIONE AL PROGETTO PER LA COSTRUZIONE DEL PONTE IN FABBRICA SUL FIUME AGRI TRA IL COMUNE DI SPINOSO E QUELLO DI MONTEMURRO
REDATTO IN DATA 12 LUGLIO 1864

Il fiume Agri l’è uno dei più importanti che solcano le montuose regioni della Basilicata, e le sue sorgenti si manifestano al piede delle montagne di Marsiconuovo. Solca, con letto ristretto e di poco declivio, per mezzo l’amena pianura detta “Vallo di Marsico”, nella quale diviene più imponente, e vi si passa per mezzo di vari ponti di legno grezzo affidati a travi verticali conficcati fortemente nel fondo terroso. L’ultimo di questi ponti, utilissimo al commercio, è quello detto di “S. Vito” tra Saponara e Viggiano, che cavalca il fiume a chilometri 24 dalla sorgente.

Da questo punto prosegue il fiume per altri chilometri 9 in dolce pendio fino al sito dell’antico ponte crollato tra Spinoso e Montemurro, nel qual tragitto s’ingrossa assai di più, raccogliendo molti affluenti, specialmente i torrenti Maglia e Sciaura. Dal cennato sito fino alla foce, l’Agri non ha più ponti, ed uno certamente dovrà costruirsi dove sarà incontrato, tra Montalbano e Tursi, dalla nuova strada in costruzione da Sapri allo Jonio. Dal denotato ponte crollato sino a quest’ultimo sito si percorrono dal fiume chilometri 68, nel quale cammino raccoglie le acque del Sauro, che ha origine nelle vicinanze di Corleto e che vi giunge a chilometri 40 di distanza. Prosegue poi l’Agri il suo corso per altri chilometri 29 sino al suo sbocco nel mare Jonio.

Il letto di questo fiume si avanza sempre con piccolo declivio tra l’uno e l’uno e mezzo per cento ed in direzione pressoché uniforme, formando una sola grande risvolta dopo l’incontro del Sauro deviato dalle falde delle montagne dette “dei giganti”. Il fiume dunque può considerarsi diviso in tre grandi tronchi quasi dritti; il primo dalla sorgente fin presso Alianello di chilometri 78, il secondo sino alla svolta “dei giganti” di chilometri 15 ed il terzo sino alla foce nel mare Jonio di chilometri 37. Sicché tutto il corso del gigantesco fiume è di chilometri 130. Esso è il confine tra il Circondario di Lagonegro e quello di Maratea.



L’antico ponte in fabbrica crollato era mostruoso, perché costruito molto stretto, con gli accessi assai ripidi, ed altissimo, ad un solo arco ed a tutto sesto. Scalzata dalla corrente, la sinistra spalla col passare degli anni crollava insieme all’arco senza potervisi mettere riparo. Eppure un tal ponte, benché incomodissimo al transito anche degli animali da soma, riusciva necessario ed utile per la comunicazione tra i paesi situati nelle due opposte sponde. Difatti di questo ponte si avvalevano Sarconi, Spinoso, S. Martino, S. Chirico Raparo, Castronuovo, Roccanova e Sant’Arcangelo, paesi messi poco lontani sulla sponda destra, per commerciare con Montemurro, Guardia, Armento, Gallicchio, Missanello, Aliano ed Alianello, posti a mediocre distanza sulla sponda sinistra.

Attualmente stante la rovina dell’antico ponte, si è costretti, per lo svariato commercio, allontanare di molti chilometri, deviando il cammino per sotto Saponara, onde attraversare il fiume per il ponte di S. Vito, del quale si è fatto menzione. I due paesi Montemurro e Spinoso, attivissimi nel commercio e lontani fra loro appena tre chilometri, sono totalmente divisi per la mancanza del ponte, mentre prima scambiavansi i prodotti ad ogni ora di ciascun giorno.



In epoca assai remota, allorquando tra Saponara e Montemurro prosperava la città di Grumento, popolata di circa 6.000 abitanti e messa sulla sponda destra dell’Agri, era questo fiume non molto lontano attraversato da maestoso ponte (le cui vestigia ancor si ravvisano) per il commercio di una città così importante con le contrade oltre la opposta sponda del fiume. Ora poi si veggono i paesi contigui che si formarono dopo che Grumento venne dalle guerre distrutta, i quali paesi uniti formano una popolazione assai più numerosa ed importante di quella che la detta città abitava. Per le esposte ragioni essenzialissima è la costruzione di un novello ponte non molto lungi dall’antico crollato, ma in un sito più convenevole per renderlo duraturo.



Inoltre è mestieri riflettere che, essendo utilissimo ed opportuno che la Strada Provinciale dal Cadossano (sulla Nazionale delle Calabrie) per Montesano e Molitemo, già in costruzione, si proseguisse per Spinoso a Montemurro, e di poi lungo la sponda sinistra dell’Agri s’innestasse con la Strada Nazionale da Sapri allo Jonio, che è pure in costruzione, sarà senza dubbio il proposto ponte necessario alla futura linea Provinciale.



Che se l’andamento di detta linea vorrà tracciarsi per altra direzione diversa, non potranno i molti Comuni sulle due sponde dell’Agri star privi sempre delle loro traverse rotabili, ed essendo essenziale una comunicazione tra le dette due sponde, dovrà di necessità attuarsi il proposto ponte, ed in maniera che sia transitabile con le ruote, il che dovrà certamente o presto o tardi verificarsi. E per queste due ragioni che cresce l’urgenza del cennato ponte e rilevasi la necesità di costruirlo per il traffico di veicoli a ruote.



Costruito il ponte in esame, sarà il transito del fiume Agri stabilito nel miglior modo possibile e proporzionatamente ai bisogni delle due opposte sponde. Infatti dalla sua sorgente fino al sito che or si dirà, tra Spinoso e Montemurro, l’Agri sarà accessibile a piccole distanze dai ponti di legno ora esistenti fino al ponte di S. Vito distribuiti sulla lunghezza di chilometri 24, nella quale il fiume è di mediocre importanza, e da questo ponte sino all’altro in esame s’intercedono soli chilometri 10, sicché sulla lunghezza di chilometri 34 avranno vicine e facili comunicazioni Marsico, Marsicovetere, Viggiano, Paterno, Tramutola, Moliterno, Saponara, Sarconi, Spinoso, Montemurro, S. Martino, S. Chirico Raparo, Castronuovo, Roccanova, S. Arcangelo, Armento, Gallicchio, Missanello, Aliano ed Alianello, la maggior parte vicini all’Agri, gli altri poco lontani.

Dal futuro ponte in disamina fino all’altro che apparterrà alla denotata strada dello Jonio, tra Tursi e Montalbano, s’intercederanno chilometri 67, ma sì gran distanza non deve fare meraviglia, perché non vi è paese alcuno fra le due sponde del fiume, il che avviene pure nella rimanente lunghezza di chilometri 29 sino al mare, lungo la quale non vi ha alcun altro paese vicino.



Il sito che si presta in preferenza per il novello ponte a costruirsi non è già quello dove fu l’antico ponte crollato, ma bensì un altro a circa metri 660 più sottocorrente, quale si è prescelto dopo maturo esame di tutte le locali particolarità.

Il sito vien denominato “Ficarella”, propriamente quello tra il vigneto degli eredi di Giuseppe Mazzilli di Spinoso e l’altro vigneto del Clero di Montemurro detto “Iarangelo”. Un tal sito presenta piuttosto facile accesso alle due sponde ed il letto del fiume è incassato. Ha le sponde naturalmente stabili formate da arenarea dura a banchi quasi orizzontali ed il letto del fiume, oltre ad essere ivi più stretto che in qualsivoglia altro punto, offre pure un andamento regolare ed invariabile e corre quasi in linea retta sopra e sotto corrente e con sponde solidissime. Dal basso fondo del fiume al pelo ordinario dell’acqua vi è l’altezza di metri 2,12 e nelle massime piene si eleva per altri metri 2,64, come da segni sulle sponde, di tal che nelle escrescenze l’acqua elevasi di metri 4,76 dal fondo. La pendenza del fiume è all’uno per cento e varia sino all’uno e mezzo in alcuni tratti, sia sopra che sotto corrente al sito in esame.

La cresta della sponda sinistra s’innalza di metri 12,45 dal pelo ordinario delle acque, l’altra opposta di metri 7,70. Però la campagna sulla sponda sinistra è in falsopiano e nella destra è in forte salita verso Spinoso, offrendo altezza di metri 0,94 sulla base di metri 3,20, ovvero al 29,4 per cento.



Dagli esposti elementi rilevasi facilmente che il novello ponte a costruirsi dovrà assolutamente essere ad una luce. Per evitare poi costruzioni in acqua molto dispendiose, soggette a danni per le inondazioni e di riuscita non tanto sicura è necessario piantare le spalle totalmente fuori il pelo ordinario delle acque, il che si otterrà dando alla luce l’apertura di metri 26. Né deve per ombra recar meraviglia una dimensione tanto ardita e forse insolita nelle nostre meridionali Province, perché altra difficoltà non esiste al nostro caso, fuorché quella della forma: ma atteso la poca altezza ed il sistema che si adotterà, tale difficoltà di esecuzione riuscirà insussistentemente ad evidenza.

L’arco medio è di raggio metri 16,40, mentre la curva dell’intradosso sarà una “semi-ovale a tre centri”, e i due all’imposta metri 6,60. La corda di questi è di metri 5,60, quella del semiarco medio metri 11,40. L’altezza del sesto della semiovale è di metri 9.

Si è preferito disegnarla coi detti raggi, perché così riesce molto più solida, quantunque sembra potersi dare alla stessa un raccordo più grazioso. Questo però porterebbe di necessità un aumento nel raggio del cerchio medio, condizione sfavorevole alla soprabbondante solidità. La grossezza in chiave è di metri 1,00, quella all’imposta di metri 2,90. Il disegno delle due semiovali per l’intradosso e l’estradosso rilevasi dalla figura “C”.



Poiché le due sponde sono di arenarea dura a banchi, s'intaglieranno per incassarvi la muratura delle spalle. Essendo la larghezza dell’alveo sul pelo ordinario di metri 24,33 e la corda metri 26, dovranno le facce interne delle spalle stesse piantarsi a metri 0,83 dall’orlo dell’acqua e il piano di fondazione potrà stabilirsi a metri 0,50 sul pelo ordinario. La grossezza delle spalle sarà di metri 3,00, dovendosi con solida muratura contrastare con la parete verticale dell’incasso fatto nella roccia arenarea. Vi saranno quattro semirostri, ognuno di base con raggio metri 2,00, e si eleveranno fino all’imposta. L’altezza dal pelo ordinario all’imposta sarà di metri 3,70 inclusa la fascia, ovvero metri 0,88 sopra il livello delle massime piene, potendo senza inconvenienti, nelle straordinarie alluvioni, elevarsi l’acqua per altri metri 3,00 sopra l’imposta, ovvero metri 3,88 sulle massime piene.



La larghezza del ponte sarà di metri 7,00 da fronte a fronte, avrà i due accessi in salita al tre per cento, pendenza che seguiranno i marciapiedi, i parapetti e la cornice. Esternamente poi gli archivolti di mattoni serberanno l’uniforme larghezza di un metro, sporgenti di metri 0,05 sui timpani. La muratura della volta sarà tutta di mattoni e con malta di calcina idraulica ed arena fluviatile: quella delle spalle e dei semirostri sarà di pietra arenarea e malta simile, però sia le spalle che i quattro semirostri saranno tutti rivestiti di pezzi lavorati a puntillo minuto, a corsi regolari e di arenarea dura, e tale pure sarà la fascia all’imposta di altezza metri 0,40, sporgente di metri 0,20.

I quattro muri di accompagnamento saranno di pietrame con rivestimento di pietra spuntata di arenarea dura. I quattro timpani saranno di pietrame, con simile malta e con rivestimento di mattoni. Tutti i pezzi della cornice e dei passamani saranno ricavati dall’arenareo duro, di cui sono formate le sponde come di sopra si è detto.

I pezzi di marciapiedi e liste di basoli a pie’ dei medesimi saranno di calcareo compatto, che trovasi nella collina al basso di Saponara. Tutte le rimanenti fabbriche (cioè eccettuate quelle di mattoni e le spalle sino all’imposta), saranno tutte costruite con malta di calcina grassa ed arena fluviatile. Tale arena trovasi a metri 5,30 circa sopracorrente al sito del ponte. Il pietrame ed i pezzi possono aversi da siti vicinissimi. La pietra della calcina idraulica sarà facile ritrovarla nelle adiacenti campagne, atteso la natura geologica delle stesse. La calcina grassa si paga lire 22 il quintale al sito dell’opera, incluso il trasporto a some dal confluente del torrente Maglia con l’Agri, a distanza di circa chilometri 3,700.



La forma sarà costruita a castello, al quale sistema prestasi la solidità e poco profondità dell’alveo del fiume e la mediocre altezza dell’intero ponte. Il castello consisterà di n. 50 colonne ad uniforme distanza, formate di più pezzi affrontati a dente semplice ed impernati. Ogni filo longitudinale del detto castello sarà concatenato da triplice poligono, il primo dei quali cominciando dall’imposta termina alla chiave. Sarà pure concatenato da doppio ordine di croci tra i detti tre poligoni e da un gruppo di razze inclinate ed incrociate. Le cinque fila longitudinali poi saranno tra loro connesse per mezzo di tiranti orizzontali impernati alle colonne, di guisa che la loro lunghezza sarà alternativamente di metri 5,40 e metri 3,80.



L’importo finale di tutti i lavori per la costruzione del ponte ascende a lire ottantaquattromila.



Potenza, 12 luglio 1864



Gli Architetti
NICOLA DENTE, GIUSEPPE PIPPO, MICHELE BARTOLOTTO

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