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I Santi Meridionali – San Rocco attraverso la storia e l’arte

Il santo è il patrono dei contagiati, emarginati, viandanti e pellegrini, operatori sanitari, farmacisti, volontari, animali; nell’iconografia San Rocco, di solito, è rappresentato da una giovane figura con il mantello da viandante, una corona del Rosario, i segni della peste sulla gamba sinistra e da un cane che reca in bocca un tozzo di pane.
La Festa si svolge il 16 Agosto, giorno della morte del Santo, nella maggior parte dei paesi, in cui è santo patrono.
La vita di San Rocco, come tante altre che si perdono lontano nel tempo, è costellata di misteri ed arricchita da leggende popolari.
La cronologia classica colloca la nascita di San Rocco a Montpellier nel 1295 e la sua morte a Voghera nel 1327, quindi a 32 anni.
Successivi studi hanno accertato che la peste ha colpito sia Montpellier sia l’Italia tutta dal 1348 al 1361. Altre ricerche parlano dell’udienza concessa al pellegrino Rocco a Roma dal Papa, che era certamente Urbano V, che occupò il trono pontificio romano solo dal 1367 al 1370, essendo, allora, la residenza del papato ad Avignone.
Alla luce di questi elementi e di altri la data di nascita e di morte del santo è stata ricollocata tra il 1345 (Nascita) e 1377 (morte).
Un testo medievale “Acta breviora”, scritto in lingua latina, da anonimo nel 1430 e rielaborato dal monaco domenicano Jean Phelipot, nel 1494, con il titolo di “La vie, lègende, miracles et oraison de Mgr. Saint Roch”, aggiunge molti particolari alla permanenza del pellegrino a Piacenza.
Un’altra biografia del santo, è stata pubblicata a Norimberga nel 1484, e poi tradotta in italiano ed in tedesco.
Nello stesso periodo si possono attingere altre notizie del Santo dall’opera del giurista veneziano, Francesco Diedo, che scrisse, in latino, “Vita Santi Rochi” sulla base di tradizioni orali.
Scavando ancora si ritrova un’altra “Vita Sancti Rochi” scritta, nel 1516, dal vescovo francese Jean Pins, ambasciatore di Francesco I a Venezia.
Una delle biografie più nuove sul santo è quella di Paolo Ascagni, dal titolo: “San Rocco contro la malattia. Storia di un taumaturgo”, pubblicata nel 1997 per le Edizioni San Paolo.
Nelle varie storie raccolte, si legge che Rocco rimase orfano, d’entrambi i genitori, ferventi cristiani, all’età di 19-20 anni. La famiglia di Rocco apparteneva alla nobiltà del luogo. Si legge ancora, che il giovane, vissuto sempre nell’agiatezza, vendette la sua proprietà per donarla ai poveri, (bellissimo è un quadro di Schnorr Julius Von Carolsfeld che rappresenta il giovane Rocco che distribuisce le sue ricchezze); si affiliò al Terz’ordine francescano e, indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Per comprendere più a fondo la storia è necessario tornare indietro nel tempo e studiare i fatti più importanti che nel periodo, oggetto di studio, sono avvenuti.
Il secolo 1300 è segnato da tre fenomeni che sono nell’ordine:
Il mutamento climatico, le continue guerre e le pestilenze.
Dal 1290 si verificarono in Europa lunghi periodi di carestia, provocati, principalmente, da un raffreddamento del clima che perdurò per circa 400 anni (Piccola era glaciale).
Nello stesso periodo, molte guerre portarono morte e devastazioni, sottraendo gli uomini dal lavoro dei campi con gravi conseguenze.
Il vero flagello del secolo 1300 fu la peste, che colpì a più riprese, mietendo il più gran numero di morti nel periodo 1346-1353 (peste nera). Una seconda ondata di peste scoppiò tra il 1360 ed il 1370, gli anni in cui Il pellegrino Rocco svolgeva la sua missione caritatevole.
La parte finale della storia del Santo è quella descritta da Mons. Filippo Tucci.
Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese. Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove chiese di entrare nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, il pellegrino diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Da Acquapendente Rocco si diresse, dopo tre mesi, verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza, al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste.
E’ del tutto probabile che Rocco si sia recato all’ospedale del Santo Spirito, a Roma, ed è qui che è avvenuto il più famoso miracolo: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce. Fu proprio questo cardinale a presentarlo al pontefice: l’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco.
Il pellegrino è segnalato poi in varie città dell’Emilia. Nel 1371 a Piacenza scopre di essersi ammalato di peste.
Intanto, in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Dopo una miracolosa guarigione Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del pellegrino, non sono verificabili. La leggenda ritiene che egli sia morto a Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. E’ invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo; per questo egli fu arrestato come persona sospetta e condotto a Voghera.
Interrogato, non volle rivelare il suo nome dicendo, solo, di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”. Messo in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione.
Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.
Il Concilio di Costanza nel 1414 lo invocò santo per la liberazione dall'epidemia di peste ivi propagatasi durante i lavori conciliari.
Dal 1999 è attiva presso la Chiesa di San Rocco in Roma, dove per volontà di Papa Clemente VIII dal 1575 è custodita un’Insigne Reliquia del Braccio destro di San Rocco, l’Associazione Europea Amici di San Rocco, con lo scopo di diffondere il culto e la devozione verso il Santo della carità attraverso l’esempio concreto d’amore verso i malati ed i bisognosi.
Il culto del santo è molto diffuso in Italia, in particolar modo nell’Italia meridionale.
A Tolve (PZ) si svolge una festa molto bella dedicata al Santo. Dietro la statua, portata in processione, alcune ragazze vestono l’abito del Santo pellegrino; altre indossano l’abito bianco da sposa che dopo sarà offerto, per devozione al Santo. La statua del santo appesantita da tutti gli ex voto d’oro è portata in processione dai giovani del paese.
A Pisticci sino a pochi anni fa, la gran comunità d’emigranti, inviava i dollari che servivano a creare un mantello che veniva deposto intorno alla statua del santo, 600 Kg. che portato a spalle attraversava tutte le vie principali del paese. In ogni strada, per far riposare i portatori, viene posto un tavolo di appoggio. Durante la fermata gli abitanti del rione fanno dono di cartamoneta al santo che viene attaccata con spille alle altre.
Molti famosi pittori hanno rappresentato la figura di San Rocco a partire dalla fine del 1400 (Parmigianino Francesco, Benedetto Zalone, Il Perugino, Luca Signorelli, Tintoretto, Tiepolo, Tiziano Vecellio, Moroni Giovanni Battista, Giacomo Cavedani, Civerchio Vincenzo, Pietro De Sani, Giorgione, Il Tanzio, Jacopo Robusti ed altri ancora). Oggi, immagini raffiguranti il santo si trovano presso musei di tutta Europa. Molte volte San Rocco e San Sebastiano, sono rappresentati insieme (Aloisi Baldassarre, Jacopo Da Ponte, Alessandro ernabei,Domenico Ghirlandaio,Lorenzo Lotto, Bernardo Luini, Bartolomeo Montagna). Le ferite che i due santi riportano sul corpo sono assimilate alla peste: per questo sono invocati contro le malattie contagiose.

Autore: Michele Santoro

 

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