Chiesa di S.
Antonio da Padova
Chiesa campestre in località Epitaffio, distante dal paese circa 1 km.; è
presente sul territorio fin dal 1680.
È a pianta rettangolare, con la facciata molto lineare, sormontata da
cornicione ed al centro una coppia di monofore bugnate sugli stipiti e
bugnate a ventaglio sull'arco; il portale è in pietra, delimitato da
lesene, con volute laterali sormontato da arco ribassato a cornice
modanata. La cella campanaria è posta sul lato destro della facciata.
Sul lato sinistro dell'edificio si apre una porta secondaria, anch'essa
con portale in pietra (probabilmente realizzato nel XX secolo), delimitato
da lesene e sormontato da triglifi laterali; sull'architrave è riportata
la scritta: "A devozione popolo Trivigno Saverio Albano 1908".
Nella parte retrostante era sistemata l'abitazione del sacrestano-custode
("fratosch") che aveva anche il compito di questuare per provvedere alle
piccole necessità della chiesa e della sua famiglia; purtroppo, a partire
dalla fine degli anni '50, a causa delle mutate condizioni ambientali ed
economiche, è andata via via scomparendo la figura di questo fedele
custode.
All'interno, sui lati lunghi sono visibili due travi che formano tre
"falsi" archi simmetrici abbelliti da una serie di cornici modanate.
A destra, nel primo arco, si apre un vano che immette in sagrestia; al di
sopra è collocato un quadro del pittore Potito Galgano che raffigura un
bambino, disteso sull'erba e, a breve distanza un mulo, quindi il Santo
che appare avvolto in una nube di luce sopra una quercia.
Nell'arco centrale si apre la nicchia in cui è collocata la statua di
Sant'Antonio, in marmo bianco e policromo, delimitata da lesene sostenenti
cornice modanata e timpano volutiforme, sul plinto a sinistra si legge: "A
devozione di Giuseppe Gentile e famiglia Maggio". L'altare in marmo
policromo, dedicato originariamente a San Giovanni ha il paliotto
delimitato da cantonali e reca al centro, entro in tondo, un motivo
cruciforme.
Motivi geometrici ornano i postergali che presentano volute capialtare.
Alla base è riportata la scritta "Altare eretto dai procuratori della
festa 1886".
A destra dell'arco trova posto un piccolo quadro del pittore trivignese
Angelo Vignola (1948), raffigurante la Madonna con Bambino e, sullo
sfondo, appare un volto maschile.
Sul lato sinistro, nella campata centrale, si apre una porta secondaria
che immette all'esterno (probabilmente realizzata in un momento successivo
alla costruzione della chiesa); al di sopra di essa è collocato un organo
chiuso nella cassa di risonanza, con cantoria in legno decorata a traforo
con motivi floreali, poggiato su di una pedana sostenuta da due colonne.
Nel terzo arco è stato sistemato il tabernacolo, che era parte integrante
dell'altare maggiore, con portella che reca al centro un Ostensorio a
rilievo, delimitato da lesene che sorreggono l'architrave.
Sulla parete di fondo è collocato un altare, in marmo bianco, con la
raffigurazione dipinta al centro di un agnello accovacciato su un libro
chiuso, inquadrato da motivi floreali poggiato su uno zoccolo al cui
centro è scolpita la data 1910; è addossato alla parete di fondo, su cui
era presente un grande quadro di tela fissato al muro raffigurante
probabilmente S. Carlo Borromeo in meditazione di autore sconosciuto forse
risalente al 1700, ornato superiormente da una cornice con angeli scolpiti
a tutto tondo che reggono un ovale decorato sui lati da motivi floreali
rilevati; il quadro inglobava il tabernacolo, poi spezzato nella parte
superiore da coloro che hanno trafugato il dipinto negli anni '80,
sostituito da un'altra grande tela del pittore trivignese Vito Luongo
(1992) raffigurante l'omaggio di una mula inginocchiata dinanzi al SS.
Sacramento. La statua di Sant'Antonio era posta originariamente a destra
dell'altare su di un Trono sormontato da un baldacchino.
Il soffitto è decorato al centro da un dipinto con la raffigurazione del
Santo che si rivolge alla Vergine.
A Sant'Antonio di Padova molti cittadini, fin dalla seconda metà del 1600,
intestarono beni mobili e immobili, come terreni, animali, etc. Nel 1738
anche i Procuratori della Venerabile Cappella di Sant'Antonio di Padova
furono autorizzati a fare prestiti e ciò comportò un notevole incremento
delle rendite della Cappella. Il Comune di Trivigno, con la devoluzione
dei beni ecclesiastici fu tenuto a provvedere alla manutenzione della
chiesa, anche se già precedentemente aveva operato per la conservazione
dei luoghi sacri: infatti nel 1853 il sindaco Domenico Sassano incaricò i
mastri muratori Vincenzo Di Leo e Gaetano Spoto di effettuare riparazioni
alla chiesa per l'importo di 79,52 ducati. Agli inizi del 1900 il
Consiglio Comunale, preoccupato per le cattive condizioni statiche in cui
versava la Cappella "tanto cara al popolo che l'ha eretta con infiniti
sacrifici", ottenne dalla Curia Arcivescovile di Acerenza il permesso di
vendere gli ex-voto per far fronte alle spese necessarie per il restauro.
Il 12 aprile 1906 una Commissione, costituita dall'Arciprete Parroco Don
Ferdinando Abbate e dai Sigg. Saverio Albano (benestante) e Giovanni
Padula (agronomo), affidò agli appaltatori ed esecutori, muratori Giuseppe
Rocco Cammardella, Filippo Carrera, Antonio Vignola, il restauro della
chiesa per un ammontare di L. 54.200.
Si ritenne necessario rafforzare il muro retrostante l'edificio, rifare
gli scoli dell'acqua piovana e procedere all'imbiancatura; il falegname
Andrea Petrone rinnovò le porte e le finestre per un importo di L. 6.300;
il decoratore Gabriele Bottalico effettuò restauri per L. 2000; al
marmista, per l'altare di San Giovanni, furono pagate L. 24.250; si
provvide inoltre anche a stanziare la somma di L. 1.000 per l'acquisto di
un parato di ottone.
La chiesa però non era ancora completa; i fedeli nel 1915 decisero di
sostituire a proprie spese la campanella preesistente con una campana più
grande, di circa 130 kg. Di conseguenza fu necessario ampliare e
rinforzare la cella campanaria, dopo avere finalmente vinto le resistenze
del Parroco, Don Luigi Abbate.
L'edificio ha subito un'ulteriore ristrutturazione, a seguito del sisma
del 1980 e successivamente, per consentire ai numerosi fedeli di seguire
le funzioni religiose senza accalcarsi nella piccola cappella, si è
provveduto (anche con il contributo della stessa popolazione), a erigere
un altare all'esterno e a sistemare lo spiazzo antistante con un viale ed
aiuole, a cui si accede da una cancellata di ferro, presso la quale è
stata collocata un'antica edicola, che riporta la scritta "A devozione del
Conardo Filitti A.D. 1867". Tutta l'area circostante è stata completamente
recintata.
Testi tratti da
"Le chiese di Trivigno " di Raffaella Brindisi Setari,
1997
Pubblicazione autorizzata dall'autore |