GENZANO DI LUCANIA
"... o case candide sorgenti / d'una verde collina sul pendio / dolci
casette del paese mio"
(P. Albani)
La graziosa cittadina si trova su una lieve e morbida collina, ai
confini orientali della Puglia, a quasi 600 metri sul livello del mare.
Il primitivo abitato pare fosse fondato sulle rovine di un antico
“pagus” dell’antica “Bantia” probabilmente nel X secolo.
Aveva il nome di “Gentium” o “Cyntianum” dal gentilizio “Gentius”, che
fu trovato nelle iscrizioni locali. L’abitato venne fortificato dal
normanno Roberto il Guiscardo. Carlo I d’Angiò l’assegnò, come feudo, a
Pandolfo Fasanello. Successivamente passò alla regina Sancia ed in
seguito ai Sanseverino di Tricarico. Gli Aragonesi lo vendettero a
Matteo Ferrillo che lo diede in dote alla figlia Beatrice andata sposa a
Ferrante Orsini, duca di Gravina.
Alla fine del XVI secolo appartenne al duca di Melfi a cui fu tolta per
aver egli partecipato alla ribellione dei baroni contro Ferdinando.
A circa 18 chilometri dall’abitato, su una collina a 520 metri sul
livello del mare, vi è il castello di Monteserico, a cavaliere della
strada per Irsina e dominante la catena di Serra della Battaglia, ove
nel 1041 i Normanni sconfissero i bizantini. Il castello fu restaurato
ed ampliato dagli svevi e pare che fosse frequentemente visitato da
Federico Il. Presso il castello vi sono grotte preistoriche, già abitate
da monaci basiliani, e avanzi di un convento.
Oggi la cittadina è distinta in due parti ben caratterizzate: la parte
vecchia, posta su uno sperone, con viuzze e fabbricati antichi e la
nuova, edificata nella parte alta pianeggiante della collina, con larghe
strade e moderni edifici.
Alla fine del Corso Vittorio Emanuele si trova il grande “Parco delle
Rimembranze” con monumento ai caduti della guerra 1915-18. Un grande
castello, ora adattato a sede del Municipio, separa Genzano vecchia
dalla nuova. Al nome Genzano è stato aggiunto “di Lucania” per
distinguerla da Genzano di Roma.
Repertorio
artistico-turistico
Elegante castello settecentesco dei
De Marinis, con primo impianto angioino, che conserva una tela,
raffigurante Giovanni da Pronda, di Michele Bovio.
Chiesa trecentesca dell’Annunziata
con portale della prima metà del ‘500 e, nell’interno, una tela
raffigurante l’Annunciazione, del ‘500, probabilmente opera del
Perugino. Vi è conservato un dipinto del 1759. Firmato dal
pittore De Maio.
Chiesa del Carmine con un quadro del
XV sec. di autore ignoto, raffigurante la morte di san Giuseppe ed una
tela del sec. XVII con l’immagine della Madonna del Carmine.
Chiesa Madre di Santa Maria della Pietra,
quattrocentesca; conserva una icona bizantina in pietra della Madonna
col Bambino, un pulpito con fregi dorati del ‘400, un polittico del XV
di scuola veneziana attribuito a Lazzaro Bastiano o a Bartolomeo
Vivarini. Custodisce inoltre pregevoli oggetti d’argento a paramenti
sacri, tra cui un calice argenteo del sec. XVII ed una croce del ‘700.
Chiesa del Sacro Cuore: vi si
conservano alcune tele del XVI sec. della scuola di Luca Giordano, un
quadro raffigurante il miracolo della Porziuncola e San Francesco
d’Assisi (scuola napoletana) e dipinti vari del ‘400 e ‘500.
Custodisce anche una pregevole scultura in pietra viva del seicento.
Fuori dall’abitato sorge la monumentale Fontana
Cavallina, del ‘700, sormontata da una statua di Cerere del
I-II sec. d.C. Nei dintorni si erge il castello
svevo di Monteserico, con sottostanti grotte preistoriche,
nel medioevo rifugio di monaci basiliani.
da: "Guida Basilicata"
di P. Tucciariello
pubblicazione autorizzata