CHIESA DELL'ANNUNZIATA con annesso l'ex
convento dei padri domenicani
E' l'unica Chiesa che insieme al convento attiguo non fu fatta costruire a
cura del popolo, ma per interessamento di un signore, o, meglio, di una
signora, Zenobia Scaglione, vedova di Giuseppe Caracciolo, signore di
Avigliano e di Ruoti.
Sorge in mezzo al paese, nell'antico borgo omonimo, tra la "lavanga" , la
"piazzetta" e la "piazza".
Risale - come risulta da un atto notarile, stipulato da Francescantonio
Masi - al 1605.
Motivo della costruzione: la difficoltà da parte dei domenicani di Venosa
di recarsi ad Avigliano, specie nella cattiva stagione, per ascoltare le
confessioni della vedova, che li aveva a propri padri spirituali.
Così vennero anche i domenicani ad Avigliano.
La relazione GAUDIOSO sulla Basilicata del 1736 annota questo convento
"dei padri domenicani colla famiglia di 14 religiosi che tiene la rendita
di ducati 1500 che ricava da censi ed affitti di case, oltre delle
industrie di vacche, pecore e giomente".
Ad esso era soggetta - come abbiamo già ricordato - anche la cappella di
San Vito, fuori dell'abitato.
I domenicani, una volta andati via, lasciarono però traccia della loro
permanenza sia nel linguaggio che nei costumi.
Così, ancora oggi, per dire che uno si prende un giorno di festa gratis,
fuor dell'ordinario, si dice prendersi "i quatte r'auste", alludendo al
giorno in cui i domenicani - festeggiando il loro patrono san Domenico -
aprivano le porte del convento ed offrivano gratis - a quanti volevano
partecipare, specie tra la gente bisognosa - un sontuoso banchetto nel
cortile che affianca la Chiesa.
Il nome di "Domenico" poi è ancora oggi molto comune tra i nostri
cittadini, assieme a quello di Vito, Antonio e Carmine.
Durante il regno di Gioacchino Murat il convento fu soppresso e il 1 °
novembre del 1809 i locali furono adibiti a Real Collegio fino al 1821,
anno in cui la bella istituzione fu definitivamente trasferita a Potenza.
Nel 1851, poi, lo stabile fu destinato ad ospitare un Orfanotrofio
Provinciale, funzione cui tutt'ora è adibito.
La Chiesa è a tre navate. Il soffitto - a volte - è a cassettonato con
fiore. Ha sei altari in finto marmo, oltre quello centrale.
Oltre ad altre tele di un certo interesse artistico, ospita il dipinto di
fra Giordano, raffigurante Santa Chiara, di rilevante valore, proveniente
dal monastero delle Clarisse, ora demolito, come altrove abbiamo
ricordato.
Titolare della Chiesa è la Madonna Annunziata: dal 1814 al 1831 ha
ospitato la parrocchia del Rosario, eretta da Mons. Bartolomeo De Cesare e
poi da lui stesso soppressa dietro ricorsi del clero, del Sindaco e della
confraternita, con decreto di Ferdinando II del 10-12-1831 nel quale si
legge: "Il vescovo proceda canonicamente alla soppressione della
parrocchia del SS. Rosario eretta nel 1814 nel Comune di Avigliano e alla
riunione di essa alla Chiesa Matrice".
Testo tratto da "Avigliano città di Maria" di
Don A. Verrastro, 1983
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