Policoro, nella piana
di Metaponto, è uno dei più giovani comuni della Basilicata. Ha
ottenuto l’autonomia soltanto nel 1959 (decreto del Presidente della
Repubblica n. 124 del 26 febbraio 1959), distaccandosi da Montalbano
ionico, da cui dipendeva come frazione. Due mesi dopo, il 26 aprile
1959, ha avuto inizio la sua vita autonoma.
La sua superficie
territoriale, interamente pianeggiante, è costituita nella sua quasi
totalità dal feudo del barone Berlingieri espropriato dall’Ente
Riforma Fondiaria, i cui effetti negli anni ‘50 furono senza dubbio
sconvolgenti. Si può dire un vero e proprio uragano, che mutò
profondamente il territorio e l’ambiente stesso. Il risveglio di
energie umane, la costruzione di infrastrutture, strade, canali di
bonifiche, scuole, acquedotti, nonché la massiccia migrazione da
ogni parte della Regione e dell’Italia verso la pianura bonificata
(per la sua popolazione eterogenea, Policoro è stata denominata
“piccola stati uniti”), produssero una notevole crescita
demografica, che vide passare il numero degli abitanti da 861 nel
1951 all’inizio della riforma, a 4.118 nel 1959 all’atto
dell’autonomia.
Policoro è il primo
comune d’Italia sorto in una zona di riforma agraria. In pochi
decenni ha compiuto passi da gigante.
Ora conta oltre 15.000
abitanti.
E tutti vennero
nella terra promessa
Un paese in crescita,
dunque, caratterizzato da una popolazione giovane e da uno sviluppo
demografico eccezionale, al quale ha concorso per i primi vent’anni
anche una notevole immigrazione, attratta da possibilità di lavoro e
da migliori condizioni di vita.
Policoro presenta,
infatti, sotto il profilo delle attività economiche, una
configurazione del tutto privilegiata rispetto agli altri comuni
della Regione, dotato, come l’intero Metapontino, di risorse
naturali e, di conseguenza, di prospettive di sviluppo, che, con il
passare del tempo, si vanno realizzando.
Ma quali sono, in
concreto, queste risorse: la più importante è l’agricoltura, risorsa
primaria dell’economia di Policoro. Siamo in presenza di
un’agricoltura altamente specializzata, in continua evoluzione,
grazie all’irrigazione, alle condizioni climatiche ed ambientali ed
alla tecnica di avanguardia usata nelle coltivazioni.
La California del
Sud
I prodotti
ortofrutticoli di Policoro e del Metapontino sono conosciuti non
solo in Italia
,
ma anche all’estero. Per la precocità di molte specie, tra cui la
fragola, l’intera zona è anche conosciuta come la California del
Sud. Negli anni più recenti, poi, si è sviluppata la coltivazione di
frutti esotici, come il kiwi. Di rilievo anche l’impianto di
acquacoltura, con allevamenti ittici, che si inserisce nel
territorio utilizzando i terreni marginali e golenali, adiacenti ai
fiumi in magra.
Con le industrie di
trasformazione per il collocamento del prodotto agricolo e per la
surgelazione dell’ortofrutta, sono sorte iniziative anche per la
produzione di materiale plastico, per la confezione di contenitori e
di imballaggi, che sono di complemento e di servizio
all’agricoltura.
Un mare da bandiera
blu
L’altra fonte di
ricchezza è costituita dalla risorsa turismo. Policoro dispone di
una spiaggia dalla sabbia finissima e da un tratto di mare dove la
parola inquinamento è ancora sconosciuta. A più riprese si è
fregiato della bandiera blu d’Europa, che significa mare in salute,
litorale pulito e fornito di servizi, salvaguardia dell’ambiente.
Gli insediamenti sono
stati studiati ed ubicati salvaguardando il litorale, la natura,
l’ambiente, il mare. Sulla costa di Policoro si può ancora scoprire
un bosco in riva al mare, che rappresenta l’ultimo lembo dell’antica
foresta planiziaria che ricopriva gran parte dell’arco ionico
lucano. E’ un’area considerata di eccezionale valore naturalistico
per gli aspetti floro-faunistici.
Assieme al turismo
balneare, Policoro offre anche quello culturale con richiami e
reperti storico-archeologici delle antiche civiltà della Magna
Grecia, di Siris ed Heraclea da cui Policoro trae le sue origini.
La città cresce in
modo ordinato
La programmazione
comunale, attraverso gli strumenti urbanistici, ha assecondato io
sviluppo delle risorse territoriali, per una crescita ordinata della
città.
La struttura
urbanistica presenta tipologie insediative per fasce parallele alla
costa: una fascia di sviluppo turistico, una fascia agricola, una
fascia per le attività produttive, una fascia prevalentemente
residenziale, a monte della litoranea jonica sull’altopiano e la
restante parte del territorio comunale a destinazione agricola.
La direttrice dello
sviluppo urbano è nella direzione opposta al Parco Archeologico e
alla zona dei Castello, in modo da assicurare la tutela e la
valorizzazione del patrimonio archeologico e storico.
Per
la parte extra-urbana, caratterizzata da un diffuso insediamento
sparso, si è garantito il soddisfacimento di ogni fabbisogno di
servizi, in modo da ottenere condizioni di vita equivalenti a quelle
dei residenti nel centro urbano.