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PARTE III

Quelli che, nelle adunate oceaniche di Piazza Sedile, issavano cartelli con « Vincere » e « Vinceremo », che gridavano, a squarciagola, davanti ai Gerarchi « Vincere » e « Vinceremo » si imboscarono tutti. Non li abbiamo visti nelle varie zone di operazioni, non li abbiamo incontrati nei campi di concentramento, non con le carni straziate dal piombo nemico, ma li abbiamo incontrati ancora in Piazza Sedile, issanti bandiere bianche o rosse e che, pur di mangiare e di mangiare bene e da soli, avevano abiurato persino alla bandiera tricolore. Incontrammo quei giovani moschettieri e ciclisti, schierati in perfetto ordine militare in Piazza, quelli della fanfara, quelli in borghese, plaudenti il Principe Umberto, attorniato dalle Autorità del tempo, sulla porta della Casa del Fascio.

Incontrammo tutti quei giovani, sui volti dei quali, anche se solo in fotografia e sono fotografie, quelle che presento, non fotomontaggi, si legge l'innocenza e la generosità dei loro verdi anni, nei loro gesti vi è l'espressione del loro impegno morale, del loro credo nei più alti valori umani, il loro amore verso la Patria.
Incontrammo quella gioventù che maturò nel sacrificio, che soffrì ma non tradì e che fu tradita due volte e che fu anche vilipesa: « quelli della guerra perduta » o « quegli sporchi fascisti ».
Queste erano le frasi più civili, e non ripeto quelle più volgari, vomitate da accattoni di posti e di prebende o di voti, con le quali si fecero largo, imbrogliando la gente.
Quella gioventù, sconfitta ma con dignità, lacera di fuori, lacerata di dentro, che aveva accettato gli eventi ma non accettava la cioccolata e le sigarette americane, era tornata con grande speranza, con la volontà di iniziare una nuova vita in un nuovo contesto di idee e di azioni, ma fu presto delusa. Amareggiata cercò rifugi nelle ale estreme del nuovo schieramento politico nazionale ma non vi erano rifugi ma congreghe, dove, in nome della libertà e della democrazia, mai tanto vituperate, nemmeno in periodo di dittatura, si commettevano abusi, soprusi, intrallazzi solo per la « torta », o almeno per la fetta più grossa. E il seguito è nella mente e nei ricordi di tutti perché è storia più recente ed esula dagli intenti di questo libro ma vorrei solo raccomandarla alla meditazione serena, obiettiva, cosciente di chi ha o si accinge ad avere il governo della cosa pubblica.
 

Onore ai Caduti per la Patria Ciclisti e Moschettieri in Piazza del Sedile... quelli che partirono credendo... Al canto di "Giovinezza"