SANT'ANGELO LE
FRATTE
La storia
Situato su una collina sovrastata da un'imponente massa
rocciosa, a dominare il corso del fiume Melandro, il paese sorse nell'
attuale posizione sviluppandosi probabilmente, attorno ad un convento
Basiliano. Prese all’inizio il nome di Castrum Santcti Angeli de Fratis,
forse per sottolinearne I appartenenza alla chiesa. Le prime tracce di
insediamenti risalgono al VI sec. a.C., quando qui dimorarono con ogni
probabilità, tribù greche, come ancor oggi sembra ricordare il nome della
contrada "Fosso dei Greci". Tombe ed oggetti in ferro e bronzo, opere
laterizie e frammenti di are con epigrafi sepolcrali, nonché armi di origine
romana, portate alla luce durante più o meno, casuali ritrovamenti ,
testimoniano una frequentazione della zona intorno all’attuale paese dal IV
al I secolo a.C. I più cospicui ritrovamenti sono avvenuti in località
Vetraursa, come è comunemente chiamata dai contadini del posto (il nome
dialettale sembrerebbe derivare dal latino Veterum, vecchio, ed
Urseium, antica città, di cui si è perduta traccia, come molte altre
citate dagli storici romani). Probabilmente l’area fu abitata, più che
da indigeni o lucani, da disertori dell'esercito romano, o da soldati
scampati alla morte durante le guerre sannitiche (264 - 146 a.C.) e durante
la battaglia dei Campi Veteres (presso Vietri) dove secondo quanto
raccontato dallo storico Livio, Tito Sempronio Gracco fu trucidato dai
soldati di Annibale. Durante il regno normanno di Ruggiero II (XII sec.) S.
Angelo era un Casale, nucleo cioè di modeste dimensioni, formato da
pochi rustici casolari e appartenente al Giustizierato di Principato, come
tutti i paesi della valle del Melandro. Conobbe vari padroni, dai De
Jamvilla ai Gesualdo ai De Gennaro e visse un periodo importante quando, a
causa della distruzione della città di Satriano, sede vescovile, avvenuta
nel 1430 per mano di Giovanna d’Angiò (vedi Tito: Escursioni), il Vescovo
Frate Andrea da Venosa scelse S. Angelo quale sede provvisoria della Diocesi
di Satriano. Quando la diocesi fu annessa. nel 1525, a quella di Campagna,
molti dei prelati della cattedra di Satriano e Carnpagna preferirono
mantenere carne sede propria S. Angelo le Fratte, facendo molto per il
miglioramento del paese, che conobbe un progressivo aumento della
popolazione. Determinante per la storia del centro fu il Vescovo Giovanni
Caramuele Lobkovvitz, che qui dimorò tra il 1657 e il 1673. Teologo.
matematico e umanista, impiantò nel palazzo episcopale una elegante
tipografia, la prima del Meridione. Dopo la morte del Vescovo Marco Leone,
avvenuta nel 1790, nessun prelato dimorò più qui e il centro decadde. Gli
stabili episcopali e molti edifici sacri deperirono tanto che, oggi, di
quell’illustre periodo storico non rimane traccia neanche nella memoria dei
cittadini.
Cosa vedere
Due le emergenze degne di nota nel paese: la
Chiesa madre del Sacro Cuore e S. Michele, e la Cappella dell’Annunziata.
Alla prima, situata in Piazza dei Martiri, si accede da una gradinata
esterna, delimitata in alto da due leoncini, materiale di recupero
probabilmente proveniente dalla distrutta chiesa di S. Stefano. Fatta
erigere all'inizio del 1600, cattedrale durante la residenza dei vescovi
della Diocesi di Satriano, fu ricostruita completamente dopo il terremoto
del 1694, con grande ricchezza di decori. Ancor oggi, nell’interno a tre
navate a croce latina, è possibile ammirare l’altare maggiore in legno
dorato, con i vistosi ornamenti floreali e due cornucopie alle estremità
superiori, un crocifisso del 1726, una statua lignea del 1700,
rappresentante S. Michele Arcangelo, realizzata dall’artista Nicola Fumo e
un coro ligneo a 19 stalli con braccioli intarsiati. Pregevole è la grande
tela raffigurante la Madonaa del Rosario circondata da 15 riquadri
pittorici, uno per ogni sacro mistero, attribuita al pittore satrianese,
detto il Pietrafesa, per l'ovalità del volto e le sfumature
grigio-azzurrine. Si conservano, inoltre. due massicci bacili in pietra
marmorea su piedistallo scolpito (epoca ignota) e alcuni dipinti del XVIII
sec. La struttura subì ulteriori rimaneggiamenti a seguito degli eventi
sismici del 1826 e 1857. La chiesa dell’Annunziata, semplice e spoglia,
offre al visitatore un interessante gruppo di statue, raffiguranti la Pietà,
che rievoca le sculture lignee fiamminghe. Nel minuscolo campanile a due
spioventi si Conserva una Campana del 1703 appartenuta al vecchio convento
dei Frati Minori. Può valere la pena una visita alla grotta del vecchio
Convento basiliano, alla via del Cimitero, in cui è in esposizione
permanente, dal 1971, un presepe in poliestere. Sono ancora da segnalare,
nel centro storico, il Palazzo Galasso, sede municipale attualmente in
restauro, il monumento ai Caduti di tutte le guerre, opera di recente
realizzazione dell’artista Pierfrancesco Mastroberti, che si erge con la sua
mole su una terrazza a strapiombo su un suggestivo panorama e, infine, in
Contrada Fellana, la Villa Giacchetti, dove sono conservati pregevoli
affreschi della fine del '700.
Eventi e manifestazioni
Stare insieme e fare festa, come nello spirito più tradizionale
della cultura contadina: è questo ciò che anima, le manifestazioni di
agosto, occasione per chi vive ormai lontano, e qui ritorna in vacanza,
di ritrovare certi sapori certe atmosfere, e per chi e rimasto, per
recuperate o non dimenticare, la sapienza e la cultura di un popolo
millenario. In particolare a S. Angelo si svolge, con consolidato successo,
la manifestazione "Cantine aperte", percorso eno-gastronomico tra le
caratteristiche cantine ricavate direttamente nella roccia della montagna
sovrastante il paese, nella zona detta "Cupa delle Cantine". Essa ha luogo
nei giorni 12 13 14 agosto, ed offre la possibilità di gustare vino locale
ma anche formaggi ed altri prodotti tipici della gastronomia.
Molto sentita è la festa del 29 settembre in onore del Patrono S. Michele
Arcangelo che si conclude con suggestivi fuochi pirotecnici.
Escursioni
E’ di recente scoperta una grotta naturale con stalattiti e
stalagmiti proprio sotto l' abitato. Ma la meta escursionistica
assolutamente da non perdere è quella al Campo di Venere, una distesa a
perdita d’occhio di campi seminati a frumento, patate, grano. foraggio,
orzo, situata a 1300 metri di altitudine e immersa nel più assoluto
silenzio. Qui la presenza dell’uomo è infatti discreta, limitata a quei
pochi contadini che vi risiedono regolando la propria vita sui ritmi
immutabili della terra, in uno stile di vita quasi arcaico. Qui sopravvivono
ancora oggetti e utensili altrove dimenticati, come la 'rodda, il
contenitore a fasce di ferro che, caricano sul dorso del mulo, serve al
trasporto del fieno; oppure 'o strasceno, slitta di legno che scivola
agevolmente sull'erba. E possibile effettuare sia percorsi a piedi che a
cavallo.
da: "Le valli del Melandro"
di Comunità Montana del Melandro