SAVOIA DI LUCANIA
La storia. Poche ed incerte sono le notizie sia sull’origine del
nome che sull’abitato di Savoia di Lucania. Il suo primo toponimo fu
Salvia derivante, per alcuni, dal latino Saulia, luogo
impiantato a salici”, per altri da salvia, pianta aromatica che
tuttora cresce spontanea nelle parti più assolate del territorio
comunale, molto usata per pietanze e decotti. I primi nuclei abitati
risalgono al 1130 quando i coloni, dediti alla coltivazione delle terre
appartenenti al Conte Vescovo, crearono i primi "casali" nelle località
ancor oggi denominate Casale, Castellaro, Casino di Monsignore.
Sicuramente ricadde sotto il dominio normanno, facendo parte del
Giustizierato di Principato. L’antico borgo medievale, che sorse nella
posizione dell’attuale paese, a dominio di una profonda gola scavata dal
corso del Melandro, subì quindi la sorte comune a tutti i paesi lucani,
passando di feudatario in feudatario, dai Sanseverino di Marsico a
Giovanni de Hansche, ai Gesualdo cui fu ceduto dagli Aragonesi, fino ai
Caracciolo. Il nome fu mutato da Salvia in Savoia a seguito
dell’attentato di Giovanni Passannante, originario del luogo, al re
Umberto I, avvenuto a Napoli il 17 novembre 1878. Fu lo stesso consiglio
comunale, per ribadire la fedeltà del paese alla dinastia sabauda, ad
approvare all’unanimità il cambiamento di nome a favore di quello che
ricordasse la illustre dinastia.
Cosa vedere. La visita all’abitato può cominciare dall’unica
chiesa del paese, la parrocchiale dedicata a S.Rocco.
Risalente al ‘500, conserva all’ingresso un bel portale di pietra
arenaria. Di forma quadrata, l’interno è a 3 navate, divise tra loro da
cinque arcate, con volte a tutto sesto, sorrette da pilastri a base
quadrata spigolata. Dalla nicchia centrale del monumentale altare
maggiore barocco, in pietra levigata grigia con venatura bianche,
troneggia una piccola ma preziosa statua in legno di sorbo, dedicata
all’Immacolata. Al centro del soffitto, un grande olio del ‘600,
successivamente ripassato a vernice, raffigura l’Assunzione. Nelle
pareti sottostanti le arcate delle navate laterali, si possono ammirare
sei tele del ‘600, attribuite al Pietrafesa, riproducenti scene del
Nuovo e Vecchio Testamento. Da notare la fervida fantasia delle
raffigurazioni, ricche di particolari e di personaggi, uniti a dare
intensità drammatica a tutto l’insieme pur nell’assenza di movimento.
Sul lato nord della chiesa si erge il maestoso campanile rinascimentale
a quattro piani, con copertura a cupola. Dall’antico castello medievale,
posto di fianco alla chiesa e recentemente restaurato, è stata ricavata
oggi un’abitazione che spicca, con la sua mole, tra i vicoli e le
piccole abitazioni del centro storico. Di minor rilievo artistico,
sebbene oggetto di devozione da parte della popolazione, sono le tre
piccole cappelle che si trovano a Savoia. In particolare, quella
dell’Annunziata ricorda la terribile peste del 1656, successivamente
alla quale fu costruita, che decimò molti dei paesi circostanti, come
Brienza, Pietrafesa e la stessa Salvia. Sempre nel nucleo abitato
troviamo la cappella votata alla Madonna del Carmine, già a S. Lucia,
mentre in contrada S. Maria si può visitare quella dedicata alla
Madonna del latte, la cui immagine è ritenuta miracolosa per le
gestanti.
Le escursioni.
L’area intorno a Savoia è ricca di boschi e scorci panoramici di
notevole interesse. Imboccando la strada che dal paese conduce a Vietri,
poco dopo aver lasciato l’abitato, sulla destra una strada sterrata
conduce al bosco Luceto. E’ un’escursione che si consiglia
particolarmente agli amanti della natura più incontaminata e selvaggia,
in una zona non ancora attrezzata, fitta di cerri e carpini dai rami e
dalle radici inestricabili, e priva di sentieri ben battuti. Se si è
muniti del giusto equipaggiamento, vale la pena spingersi fino al
Vallone del Tuorno (del tuono), affluente del Melandro (sulla
strada sterrata, indicazioni per “Vallone del Tuorno” e “Acqua
solforosa”): dopo una discesa tra gli alberi di circa 300 metri e un
tratto lungo il corso del torrente, un rumore di acque in caduta
anticipa la sorprendente scoperta di sei cascate, alcune alte fino a 20
metri, che pochi ancora conoscono. Il paesaggio del Luceto offre altri
scorci di selvaggia bellezza, come le millenarie stalattiti e
stalagmiti, che conserva al suo interno, le sorgenti di acqua solforosa,
e perfino un vecchio mulino ad acqua, detto “lu Mulniedd”’, che l’antica
sapienza contadina ha fatto giungere fino a noi. Per chi voglia
percorrere sentieri più facili ma non meno suggestivi, l’escursione più
consigliata è quella al Monte Carvanino, in località Macchia Carrara,
zona ricca di castagni (diffusi in tutto il Comune di Savoia) e felci
che, nelle stagioni opportune, abbonda di funghi galletti e piante di
fragole e lamponi.
Testo tratto da: "Le Valli del
Melandro"
di Comunità Montana del Melandro - 1998