SAN GIOVANNI A PIRO (SA)
Verso l'anno 990 d.C., i monaci basiliani provenienti
dall'Epiro fondarono, in località Ceraseto - così denominata perchè all'epoca ricchissima di piante di ciliegio - l'Abbadia di S. Giovanni
Battista. Il Cenobio, diretto da illustri studiosi ed umanisti, fu uno dei
più importanti monasteri del monachesimo greco dell'Italia Meridionale. Le
notizie più cospicue ed attendibili sull'origine del Cenobio e della comunità di S. Giovanni a Piro, ci vengono fornite dall'avvocato Pietro
Marcellino Di Luccia. Questi, in una sua opera del 1700, ci ha lasciato
validi e sicuri elementi per la formazione di un attendibile disegno storico
della cittadina. L'importanza della sua documentazione è notevole in quanto
egli potrà consultare documenti oggi scomparsi. Il territorio dove sorge il
Cenobio, posto alle falde del monte, costituiva un rifugio sicuro e pressochè inattaccabile. I frati basiliani cercarono subito di iniziarne la
coltivazione, dando notevole impulso, oltre che a colture di ogni genere,
anche all'industria armentizia, in modo da garantire al sorto cenobio una
cospicua e necessaria risorsa economica che assicurasse una completa
indipendenza ed una vita propria alla nuova comunità. I monaci basiliani,
oltre a servirsi dell'operosa attività della scarsa popolazione del vicino
nucleo abitato, chiamarono sul posto anche numerosi coloni dei villaggi
circostanti che ben presto si stabilirono anch'essi ai piedi del monte di Bulgheria. Un primo nucleo abitato degno di tale nome sorse, sul territorio
ove è oggi S. Giovanni a Piro, soltanto nei primissimi anni del X secolo,
quasi sicuramente dopo la terribile distruzione della vicina Policastro del
915 ad opera dei Saraceni agropolitani. I numerosi policastresi scampati
alla rovina decisero di abbandonare la costa e rifugiarsi in luoghi più
sicuri e nascosti.. La popolazione crebbe in modo notevole, nuove dimore
furono costruite, ed il piccolo centro diventò ben presto un vero e proprio
borgo che, traendo il nome dal titolo della vicina Abbadia basiliana,
cominciò a chiamarsi S. Giovanni a Piro.
Origine del toponimo - Se gli storici si sono trovati quasi tutti
d'accordo sulle vicende che hanno determinato la nascita del paese, non
altrettanto si può dire per quel che concerne la derivazione filologica del
toponimo 'a Piro'. A molti è piaciuto ritornare ad un lontano passato per
ricercare la sua origine da 'ton-apeiron', termine greco che , secondo
quanto scrive il Cappelli, uno tra gli studiosi del monachesimo basiliano
nell'Italia meridionale, vuol dire 'il remoto', 'il nascosto', alludendo
proprio all'invidiabile posizione geografica che aveva l'abbazia. Un'altra
ipotesi lega il suddetto toponimo alla distruzione di Policastro, ricordando
un altro vocabolo greco 'pur-roV' che significa appunto 'fuoco'. Altri
storici ritengono che il toponimo in questione faccia riferimento all'usanza
dei profughi di rinnovare le memorie dell'abbandonata patria, per cui con il
termine 'ab Epiro', mutato poi, col passare dei secoli in 'a Piro', si
intende proprio il luogo di provenienza dei frati di San Basilio. A sostegno
di tale tesi concorrerebbe lo stemma vescovile di Monsignor Fra' Nicola,
eletto Vescovo di Policastro nel 1417, mentre era alla direzione del Cenobio
Basiliano, stemma su cui si legge, tra l'altro: 'Nicolaus ... Sancti Ioannis
ab Epiro'. Tra tante sofisticate e colte spiegazione emerge quella del Di Luccia che, "secondo quanto intese per tradizione dai vecchi di detto
paese", trae l'essenza storica del toponimo dal dialetto indigeno. Nel
linguaggio volgare pare, infatti, che il termine derivi da 'piro' ovvero da
albero di pero, in quanto nel luogo del sorto villaggio vi era appunto un
grande albero di pero. Oggi, concorde con tale tesi, lo stemma del Comune
rappresenta una pianta di pero con due leoni rampanti a testimonianza della
decisa volontà del popolo di resistere, ad ogni costo, alle difficoltà.
Analisi del paese - Il tessuto edilizio di San Giovanni a Piro,
situato a 450 m. s.l.m., si svolge sulle linee tradizionali di una
architettura fondata sul perseguimento di una elementare aderenza ai bisogni
dell'uomo che, all'epoca della fondazione, erano quelli della difesa e della
sicurezza. Le case del centro storico sorgono aggrappate l'una all'altra,
con un prezioso risparmio di mura, separate da passaggi strettissimi, legate
da ripide e lunghe scalinate. L'insediamento più compatto del paese è
dominato dai caratteristici profili della Chiesa madre e della torre
campanaria. Chiuso un tempo da mura, è oggi di difficile accesso e quasi
impenetrabile alla circolazione veicolare. L'insediamento sparso è piuttosto
raro e si riferisce in generale all'ultima fase della edificazione, legata
alla diffusione di case per vacanze e ville. L'intensità della storia
vissuta si manifesta pienamente nell'aspetto attuale del paese, che
trasmette al visitatore una forte e suggestiva atmosfera di antichità. La
caratteristica primaria dell'insediamento è la sua spontanea integrazione nell'ambiente paesaggistico, nel quale si prolunga con muri di confine,
terrazzamenti, muretti di sostegno e viottoli pavimentati, che sono stati
costruiti utilizzando la stessa pietra calcarea che è servita nei secoli a
costruire le case. Percorrendo il nucleo più antico di S. Giovanni a Piro si
può intuire quella che era la tipologia della casa contadina, un semplice
cubo, con modeste aperture che si riproduceva, proprio in virtù dell'andamento accidentato del terreno e dei dislivelli, con una ripetitività tale da non raggiungere mai effetti di monotonia. L'abitazione
era definita dalla sovrapposizione ad uno o più vani terranei, di vari
ambienti quali la cucina, la dispensa, la stanza per la panificazione, la
camera da letto, serviti con scala esterna in pietra da taglio o in muratura
addossata alla facciata. La costruzione esterna della scala, frequente nel
nucleo più antico del paese, era legata sia alla morfologia urbana che a
problemi di spazi, ma era anche elemento di facciata che conferiva al
manufatto edilizio un raccordo più articolato con il suolo. Sotto il
ballatoio vi era un locale destinato al ricovero degli animali e quindi
necessariamente separato dall'abitazione. I materiali usati nelle
costruzioni erano quelli presenti sul territorio e i più semplici da mettere
in opera. Si trattava prevalentemente di pietra calcarea, legno d'ulivo, di
castagno e di quercia, terracotta d'argilla gialla cilentana. Le pietre
provenivano dalle cave locali o da quelle vicine di Roccagloriosa e San
Severino.
I borghi "Paese e Tornito" - San Giovanni a Piro è caratterizzato da
due nuclei abitativi principali, conosciuti come il 'Paese' e il 'Tornito'.
Il paese ha avuto origine in seguito allo spostamento dei monaci italo-greci,
fondatori dell'Abbadia di S. Giovanni a Piro, dal luogo del Ceraseto ad una
zona ad esso poco distante. Un luogo scelto, ancora una volta, per la sua
configurazione naturalmente idonea alla difesa, accessibile solo da Pietra
Pacifica e da piazza dell'Aquila. Le abitazioni sorsero intorno ad una
cappella (distrutta negli anni '70) che fu la prima chiesa del paese. In
questo primo nucleo i fabbricati sono addossati gli uni agli altri,
costituendo delle vie a gradini strette e ripide e dando origine ad un
sistema difensivo compatto. Successivamente con la costruzione della chiesa
di S. Pietro Apostolo si verificò una nuova aggregazione caratterizzata da
vie più larghe di quelle del nucleo primitivo. Questi nuclei del paese, in
seguito alle incursioni corsare e piratesche, furono, nel 1500, protetti con
delle mura. Nel perimetro delle mura furono aperte cinque porte d'accesso al
paese, ubicate nelle odierne via Pietra Pacifica, via dell'Aquila, via Roma,
via Teodoro Gaza, e via Capocasale, che doveva costituire l'accesso
principale. Ne possedeva il controllo un 'castellano', che le chiudeva al
sopraggiungere della notte. Mura e porte furono, in seguito, demolite per comodità dei cittadini stessi, quando, con la cacciata dei barbari e con la
definitiva sconfitta dei pirati, il popolo potette, finalmente, ritrovare tranquillità e fiducia nell'avvenire. Il
'Paese' nasce, quindi, come nucleo
principale, il 'Tornito' (denominazione che pare si spieghi con il 'vai e torna' dalle mura cittadine) come una sua diramazione. La conseguente
subordinazione creatasi tra i due borghi produsse un antagonismo tale da
spingere il rione Tornito a incrementare il suo sviluppo verso la piena
autosufficienza. Si rese necessaria, a tal proposito, la costruzione di un
nuovo luogo di culto che, al pari di quello che aveva già radunato le case
del "Paese", raggruppasse le abitazioni del "Tornito". Nel 1940 esisteva
ancora tra i due nuclei un muro di separazione - abbattuto, in seguito, per
fare spazio alla strada di collegamento con Camerota - e solo una stretta
stradina di collegamento, per evidenziare in modo decisivo la volontà del
nuovo rione di differenziarsi dal "Paese". Al rione Tornito, quindi, si
accedeva, preferibilmente, dalla parte opposta, precisamente da via Fontana,
detta anche 'Scisa o turnito'. In quei pressi si trova una fonte d'acqua
detta appunto 'la fontana', con iscrizione del 1778, da cui deriva il nome
della strada, che rappresenta un'importante risorsa e un lavatoio per le
donne. Ancora oggi le donne vi si recano portando sul capo cesti di
biancheria, lavata poi con sapone di potassio.
tratto da:
http://www.comune.sangiovanniapiro.sa.it/zf/index.php/storia-comune